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Se pur voleui Amor darmi tormento
Che t’ increſceſſe il mio felice ſtato
D’alcun martir doueui ſtar contento
Che foſſe achor ne glialtri amati vſato,
Ne tra gli huomini mai ne tra l’armento
Che femina ami femina ho trouato:
Non par la donna all’altre donne bella
Ne aceruie ceruia, ne all’agnelle agnella
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In terra, in aria in mar, ſola fon’ io
Che patiſco da te ſi duro ſcempio:
E queſto hai fatto accio che l’error mio
Sia ne l’imperio tuo l’ultimo eſempio,
La moglie del Re Nino hebbe diſio
Il figlio amando: federato & empio,
E Myrrha il padre, e la Cretéfe il Toro
Ma glie piú ſolle il mio ch’alcú de i loro.
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La femina nel maſchio ſé diſegno
Sperone il ſine, & hebbelo come odo
Paſiphe ne la vacca entro del legno:
Altre per altri mezi, e vario modo,
Ma ſé volaſſe a me con ogni ingegno
Dedalo, nò potria ſcioglier quel nodo
Che fece il maſtro troppo diligente
Natura d’ogni coſa piú poſſente.
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Coſi ſi duole e ſi conſuma & ange
La bella Donna, e nò s’accheta in fretta:
Talhor ſi batte il viſo: e il capei ſrange
E di ſé, contra ſé, cerca vendetta,
La mia ſorella per pietá ne piange
Et e a ſentir di quel dolor conſtretta,
Del ſolle e vari diſio ſi ſtudia trarla
Ma non fa alcun profitto, e in vano parla.
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Ella ch’aiuto cerca, e non conſorto
Sempre piú ſi lamenta e piú ſi duole,
Era del giorno il termine hormai corto
Che roſſeggiaua in Occidente il Sole,
Hora oportuna da ritrarſi in porto
A chi la notte al boſco ſtar non vuole,
Quádo la Dona inuito Bradamante
A queſta terra ſua poco diſtante.
[38]
Non le ſeppe negar la mia ſorella:
E coſi inſieme ne vennero al loco
Doue la turba ſcelerata e fella
Poſto m’hauria (ſé tu no v’eri) al fuoco,
Fece la dentro Fiordiſpina bella
La mia ſirocchia accarezzar non poco,
E riueſtita di feminil gonna
Conoſcer ſé a ciaſcun ch’ella era Dona.
[39]
Perho che conoſcendo che neſſuno
Vtil trahea da quel virile aſpetto.
Non le parue ancho di voler ch’alcuno
Biaſmo di ſé: per queſto foſſe detto,
Fello acho accio che’l mal e’ hauea dal’uno
Virile habito: errando giá còcetto,
Hora con l’altro diſcoprendo il vero
Prouaſſi di cacciar ſuor del pernierò,
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Comune il Ietto hebbon la notte inſieme
Ma molto differente hebbon ripoſo,
Che l’ima dorme, e l’altra piange e geme
Che ſempre il ſuo deſir ſia piú ſocoſo,
E fe’l ſonno talhor gliocchi le preme
Quel breue ſonno e tutto imaginoſo,
Le par veder che’l ciel l’habbia gceſſo
Bradamante cangiata in miglior feſſo.