Orlando furioso (sec. la stampa 1532)/Canto 22

Canto 22

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Canto 21 Canto 23

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CANTO XXII



[1]

C
Orteſi donne e grate al voſtro amante

     Voi che d’un ſolo Amor ſete contente
     Comeche certo ſia, ſra tante e tante
     Ch rariſſime ſiate in queſta mente,
     Non vi diſpiaccia quel ch’io diſſi inante
     Quando contra Gabrina ſui ſi ardente
     E s’anchor ſon per ſpéderui alcun verſo
     Di lei biaſmando l’animo peruerſo.

[2]
Ella era tale, e come impoſto ſummi
     Da chi può in me, non preteriſco il vero,
     Per qſto io non oſcuro gli honor ſummi
     D’una e d’unaltra ch’abbia il cor ſincero,
     Quel che’l Maeſtro ſuo per trenta numi
     Diede a Iudei, nò nocqꝫ a Iani o a Piero,
     Ne d’Hipermeſtra e la fama mai bella
     Se ben di tante inique era ſorella.

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[3]
Per vna che biaſmar cantando ardiſco
     Che P ordinata hiſtoria cofiviiole:
     Lodarne cento incontra m’offeriſco
     E far lor virtú chiara piú che’l Sole:
     Ma tornando al lauor che vario ordiſco
     Ch’ a molti (lor merce) grato eſſer ſuole
     Del cauallier di Scotia io vi dicea
     Ch’ un’ alto grido appretto vdito hauea.

[4]
Fra due mótagne entro i vn ſtretto calle
     Onde vſcia il grido; e no ſu molto inante
     Che giunſe doue in vna chiuſa valle
     Si vide vn cauallier morto dauante:
     Chi ſia diro, ma prima dar le ſpalle
     A Francia voglio, e girmene in leuante
     Tanto ch’io troni Aſtolfo Paladino
     Che per ponete hauea preſo il camino.

[5]
Io lo laſciai ne la citta crudele
     Onde col ſuon del ſormidabil corno
     Hauea cacciato il populo inſedele
     E gran periglio toltoſi d’intorno:
     Et a compagni fatto alzar le vele
     E dal litto ſuggir con graue ſcorno:
     Hor ſeguendo di lui, dico che preſe
     La via d’Armenia, e vſci di quel paeſe.

[6]
E dopo alquanti giorni in Natalia
     Trouoſſi, e inuerſo Burſia il camin tene,
     Onde continuando la ſua via
     Di qua dal mare in Thracia ſé ne vene,
     Lungo il Danubio andò per l’Vngaria
     E come haueſſe il ſuo deſtrier le penne
     I Moraui e i Boemi paſſo in meno
     Di vèti giorni, e la Fraconia e il Rheno.

[7]
Per la ſelua d’Ardenna in Aquiſgrana
     Giúfe, e i Barbate, e i Fiádra al ſin s’ibarca
     L’aura che fonía verſo Tramontana
     La vela in guiſa in ſu la prora carca,
     Ch’a mezo giorno Aſtolfo non lontana
     Vede Inghilterra oue nel lito varca:
     Salta a cauallo, e in tal modo lo punge
     Ch’ a Lodra quella ſera anchora giuge.

[8]
Qtliui ſentèdo poi che’lvecchio Othone
     Giá molti meſi inanzi, era in Parigi,
     E che di nuouo quali ogni barone
     Hauea imitato i ſuoi degni veſtigi,
     D’andai Cubito in Francia ſi diſpone
     E coſi torna al porto di Tamigi,
     Onde con le vele alte vſcendo ſuora
     Verſo Caleffio ſé drizzar la prora.

[9]
Vn ventola] clic leggiermente all’orza
     Ferèdo, hauea adefeato il legno all’Oda,
     A poco a poco creſce e ſi rinforza
     Poi vieti ſi ch’al Nocchier ne foprabòda
     Che li volti la poppa al ſine e ſorza
     Se non gli cacciera ſotto la ſponda:
     Per la ſchena del mar tiè dritto il legno
     E fa camin diuerſo al ſuo diſegno.

[10]
Hor corre a deſtra hor’ a finiſtra mano
     Di qua di la doue Fortuna ſpinge,
     E piglia terra al ſin preſſo a Roano
     E come prima il dolce lito attinge
     Fa rimetter la fella a Rabicano:
     E tutto s’arma, e la ſpada ſi cinge,
     Prede il camino, & ha ſeco quel corno
     Che gli vai piú ch mille huomini ítorno.

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[11]
E giunſe trauerſando vna foreſta
     A pie d’un colle ad vna chiara ſonte:
     Nel hora che’l monton di paſcer reſta
     Chiuſo in capana, o ſotto vn cauo mote,
     E dal gran caldo e da la ſete infeſta
     Vinto, ſi traſſe l’elmo da la ſronte,
     Lego il deſtrier tra le piú ſpeſſe ſronde
     E poi venne per bere alle freſche onde.

[12]
Nò hauea meſſo anchor le labra i molle
     Ch’ un villanel che v’ era aſcofo appſſo
     Sbuca ſuor d’úa macchia, e il deſtrier tolle
     Sopra vi ſale, e ſé ne va con eſſo
     Aſtolfo il rumor ſente e’l capo eſtolle
     E poi che’l danno ſuo vede ſi eſpreffo
     Laſcia la ſonte, e ſatio ſenza bere
     Gli va dietro correndo a piú potere.

[13]
Quel ladro non ſi ſtende a tutto corſo
     Che dileguato ſi faria di botto:
     Ma hor lètado, hor raccoglièdo il morſo
     Se ne va di galoppo e di buon trotto:
     Eſcon del boſco dopo vn gran diſcorfo
     E l’uno e l’altro al ſin ſi ſu ridotto
     La doue tanti nobili Baroni
     Eran ſenza prigion piú che prigioni.

[14]
Dentro il palagio il villanel ſi caccia
     Co ql deſtrier che i veti al corſo adegua
     Forza e ch’Aſtolfo, ilql lo ſcudo ipaccia
     l’elmo e l’altr’ arme, di lontan lo ſegua:
     Pur giúge anch’ egli, e tutta qlla traccia
     Che ſin q hauea ſeguita ſi dilegua:
     Che piú ne Rabican ne’l ladro vede
     E gira gliocchi eidarno affretta il piede.

[15]
Affretta il piede e va cercando in vano
     E le loggie, e le camere, e le ſale,
     Ma per trouare il perfido Villano
     Di ſua fatica nulla ſi preuale,
     Non fa doue habbia aſcofo Rabicano
     Quel ſuo veloce fopra ogni animale
     E ſenza ſrutto alcun, tutto quel giorno
     Cerco di ſu, di giú, dentro, e d’intorno.

[16]
Confuſo e laſſo d’ aggirarli tanto
     S’ auuide che quel loco era incantato,
     E del libretto e’ hauea ſempre a canto
     Che Logiſtilla in India glihauea dato,
     Accio che ricadédo in nuouo incanto
     Poteſſi aitarli, ſi ſu ricordato,
     All’indice ricorſe e vide toſto
     A quáte carte era il rimedio poſto.

[17]
Del palazzo incantato era difuſo
     Scritto nel libro, e v’ era ſcritti i modi
     Di fare il Mago rimaner confuſo
     E a tutti quei prigion di ſciorre i nodi,
     Sotto la ſoglia era vno ſpirto chiuſo
     Che facea qſti inganni e queſte ſrodi,
     E leuata la pietra ou’ e ſepolto
     Per lui fará il palazzo in ſumo ſciolto.

[18]
Deſideroſo di condurre a ſine
     Il Paladin ſi glorioſa impreſa:
     Non tarda piú che’l braccio non inchine
     A prouar qjto il graue marmo peſa:
     Come Atlante le man vede vicine
     Per far che l’arte ſua ſia vilipeſa
     Soſpettofo di quel che può auuenire
     Lo va con nuoui incanti ad aſſalire.

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[19]
Lo fa con diaboliche ſue larue
     Parer da quel diuerſo che ſolea:
     Gigante ad altri, ad altri vn villan panie
     Ad altri vn cauallier di faccia rea:
     Ogn’ uno in qlla ſorma i che gli apparile
     Nel boſco il Mago, il Paladin vedea,
     Si che per rihauer quel che gli tolſe
     Il Mago, ogn’ uno al Paladin ſi volſe.

[20]
Ruggier, Gradaſſo, Hiroldo, Bradamate
     Brandimarte, Praſildo, altri guerrieri,
     In queſto nuouo error ſi fero inante
     Per diſtruggere il Duca acceſi e ſieri,
     Ma ricordoſſi il corno in quello inſrante
     Che ſé loro abbaſſar glianimi altieri,
     Se non ſi ſoccorrea col graue ſuono
     Morto era il Paladin ſenza perdono,

[21]
Ma toſto che ſi pon quel corno a bocca
     E fa ſentire intorno il ſuono horrendo
     A guiſa de i Colombi quando ſcocca
     Lo ſcoppio, vano i cauallier ſuggendo,
     Non meno al Negromante ſuggir tocca,
     Non men ſuor de la tana eſce temendo
     Pallido e ſbigottito, e ſé ne flunga
     Tato che’l ſuono horribil no lo giunga.

[22]
Fuggi il guardia co i ſuo prigiòi, e dopo
     De le ſtalle ſuggir molti caualli,
     Ch’altro che ſune a ritenerli era vopo
     E ſeguiro i patron per varii calli,
     In caſa non reſto gatta ne topo
     Al ſuon che par che dica dalli dalli,
     Sarebbe ito con glialtri Rabicano
     Se no ch’all’uſcir véne al Duca in mano.

[23]
Aſtolfo poi e’ hebbe cacciato il Mago
     Leuo di ſu la ſoglia il graue ſaſſo,
     E vi ritrouo ſotto alcuna imago
     Et altre coſe che di ſcriuer laſſo,
     E di diſtrugger quello incato vago
     Di ciò che vi trouo fece ſraccaſſo,
     Come gli moſtra il libro che far debbia
     E ſi ſciolſe il palazzo í fumo e in nebbia.

[24]
Quiui trouo che di catena d’Oro
     Di Ruggiero il cauallo era legato,
     Parlo di quel che’l Negromante Moro
     Per mandarlo ad Alcina glihauea dato,
     A cui poi Logiſtilla fe il lauoro
     Del ſreno: ond’era in Francia ritornato.
     E girato dal’India all’Inghilterra
     Tutto hauea il lato deſtro de la terra.

[25]
Non ſo fe vi ricorda che la briglia
     Laſcio attacata all’arbore, quel giorno
     Che nuda da Ruggier ſpari la ſiglia
     Di Galafrone, e gli fe l’alto ſcorno,
     Fe il volante deſtrier, con marauiglia
     Di chi lo vide, al maſtro ſuo ritorno
     E con lui ſtette in fin’ al giorno ſempre
     Che de l’incanto fur rotte le tempre.

[26]
Non potrebbe eſſer ſtato piú giocondo
     D’ altra auentura Aſtolfo che di queſta,
     Che per cercar la terra e il mar, fecondo
     C hauea deſir, quel ch’a cercar gli reſta,
     E girar tutto in pochi giorni il mondo
     Troppo vèia qſto Hippogrypho a feſta
     Sapea egli ben quáto a portarlo era atto
     Clí l’hauea altroue assai prouato i fatto.

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[27]
Quel giorno in India lo prouoche tolto
     Da la fauia Melitta ſu di mano
     A quella federata, che trauolto
     Glihauea I Mirto filueſtre il viſo humáo
     E ben vide e noto come raccolto
     Gli ſu ſotto la briglia il capo vano
     Da Logiſtilla, e vide come inſtrutto
     Foſſe Ruggier di farlo andar per tutto.

[28]
Fatto diſegno l’Hippogrifo torſi
     La fella ſua, ch’appffo hauea, gli meſſe:
     E gli fece, leuando da piú morſi
     Vna coſa & vn’ altra, vn che lo rette,
     Che de i deſtrier ch’in ſuga erano corſi
     Quiui attaccate eran le briglie ſpeffe,
     Hora vn penſier di Rabicano ſolo
     Lo fa tardar che non ſi leua a volo.

[29]
D’amar quel Rabicano hauea ragione
     Che no v’era vn miglior p correr lácia:
     E l’hauea da l’eſtrema regione
     De l’India caualcato infin’in Francia,
     Penſa egli molto, e in lomma ſi diſpone
     Darne piú toſto ad vn ſuo amico macia:
     Che laſciandolo quiui in ſu la ſtrada
     Se l’habbia il primo ch’a paſſarui accada

[30]
Staua mirando ſé vedea venire
     Pel boſco o cacciatore, o alcun villano:
     Da cui far ſi poteſſe indi ſeguire
     A qualche terra, e trarui Rabicano,
     Tutto quel giorno, e fin’ all’apparire
     Del’altro, ſtette riguardando in vano,
     L’altro matin ch’era anchor l’aer ſoſco,
     Veder gli parue vn cauallier pel boſco.

[31]
Ma mi biſogna s’ io vo dirui il reſto
     Ch’ io troni Ruggier prima e Bradamáte
     Poi che ſi tacque il corno, e che da qſto
     Loco la bella coppia ſu diſtante,
     Guardo Ruggiero: e ſu a conoſcer pſto
     Quel che ſin q glihauea naſcoſo Atlate:
     Fatto hauea AtlaU che fin’ a qll’hora
     Tra lor non s’ eran conofeiuti anchora.

[32]
Ruggier riguarda Bradamante, & ella
     Riguarda lui con alta marauiglia,
     Che tanti di l’habbia offuſcato quella
     Illuſion ſi l’animo e le ciglia,
     Ruggiero abbraccia la ſua Donna bella
     Che piú che roſa ne diuien vermiglia
     E poi di ſu la bocca i primi fiori
     Cogliendo vien de i ſuoi beati amori.

[33]
Tornaro ad iterar gli abbracciamenti
     Mille ſiate, & a tenerli ſtretti,
     I duo felici amanti, e ſi contenti
     Ch’a pena i gaudii lor capiano i petti,
     Molto lor duol, che per incantamenti
     Mentre che fur ne gli errabondi tetti
     Tra lor non ſeran mai riconofeiuti,
     E tanti lieti giorni eran perduti.

[34]
Bradamante diſpoſta di far tutti
     I piaceri che far vergine ſaggia
     Debbia ad vn ſuo amator, ſi che di lutti
     Sèza il ſuo honore oſſedere il ſottraggia
     Dice a Ruggier, ſé a dar gli vltimi ſrutti
     Lei novuolſemp hauer dura e ſeluaggia
     La faccia domandar per buoni mezi
     Al padre Amon, ma prima ſi battezi,

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[35]
Ruggier che tolto hauria non ſolamète
     Viuer Chriſtiano per amor di queſta
     Com’era ſlato il padre, e antiquamente
     L’auolo, e tutta la ſua ſtirpe honeſta:
     Ma per farle piacere, immantinente
     Data le hauria la vita che gli reſta,
     Non che ne l’acqua (dine) ma nel fuoco
     Per tuo amor porre il capo mi ſia puoco.

[36]
Per battezarſi dunque, indi per ſpofa
     La Dona hauer, Ruggier ſi meſſe in via,
     Guidando Bradamante a Vali’ omhroſa
     (Coſi ſu nominata vna badia)
     Ricca e bella ne men religioſa
     E corteſe a chiunque vi venia,
     E trouaro all’uſcir de la foreſta
     Donna che molto era nel viſo meſta,

[37]
Ruggier ch ſempre huma ſemp corteſe
     Era a ciaſcun, ma piú alle donne molto,
     Come le belle lachryme compreſe
     Cader rigando il delicato volto,
     N’hebbe pietade, e di diſir s’accefe
     Di ſaper il ſuo affanno, & a lei volto
     Dopo honeſto ſaluto domandolle
     Perc’hauea ſi di pianto il viſo molle.

[38]
Et ella alzando i begli numidi rai
     Humaniſſimamente gli riſpoſe :
     E la cagion de ſuoi penoſi guai
     Poi che le domando, tutta gli eſpofe,
     Gentil Signor (diſſe ella) intenderai
     Che queſte guancie ſon ſi lachrymoſe
     Per la pietá, ch’a vn giouinetto porto
     Ch’ in vii cartel q pſſo, hoggi ſia morto.

[39]
Amando vna gentil giouane e bella
     Che di Marſilio Re di Spagna e ſiglia,
     Sotto un vel bianco e in feminil gonella
     Finta la voce e il volger de le ciglia,
     Egli ogni notte ſi giacea con quella
     Senza darne ſoſpetto alla famiglia,
     Ma ſi ſecreto alcuno eſſer no puote
     Ch’ai lúgo adar nò ſia chi’l vegga e note

[40]
Se n’accorfe vno, e ne parlo con dui
     Gli dui con altri: inſin ch’al Re ſu detto,
     Venne vn fedel del Re laltr’ hieri a nui
     Che queſti amanti ſé pigliar nel letto,
     E ne la rocca gliha fatto ambedui
     Diuiſamente chiudere in diſtretto,
     Ne credo p tutto hoggi e’ habbia ſpatio
     Il Giouen che nò mora í pena e i ſtratio.

[41]
Fuggita me ne ſon per non vedere
     Tal crudeltá, che viuo l’arderanno,
     Ne coſa mi potrebbe piú dolere
     Che faccia di ſi bel giouine il danno,
     Ne potrò hauer giamai tanto piacere
     Che non ſi volga ſubito in affanno,
     Che de la crudel ſiama mi rimembri
     C habbia arſi i belli e delicati membri.
[42]
Bradamate ode, e par ch’assai le prema
     Queſta nouella, e molto il cor l’annoi
     Ne par che men per quel dannato tema
     Che se foſſe vno de i ſratelli ſuoi,
     Ne certo la paura in tutto ſcema
     Era di cauſa, come io diro poi,
     Si volſe ella a Ruggiero e diſſe parme
     Ch’in fauor di coſtui ſien le noſtr’arme.

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[43]
E diſſe a quella meſta io ti conſorto
     Che tu vegga di porci entro alle mura.
     Che fe’l giouine anchor no haurá morto
     Piú non l’uccideran ſtanne ſicura,
     Ruggiero hauédo il cor benigno ſcorto
     De la ſua Donna e la pietoſa cura:
     Senti tutto infiammarti di deſire
     Di non laſciare il giouine morire.

[44]
Et alla Donna a cui da gli occhi cade
     Vn rio di pianto, dice hor che s’ aſpetta?
     Soccorrer qui non lachrymare accade
     Fa ch’oue e qſto tuo pur tu ci metta:
     Di mille lancie trar di mille ſpade
     Tel promettian pur che ci meni in fretta
     Ma ſtudia il pafTo piú ch puoi, che tarda
     Non ſia l’aita, e in tanto il fuoco l’arda.

[45]
l’alto parlare e la ſiera ſembianza
     Di quella coppia a marauiglia ardita
     Hebbon di tornar ſorza la ſperanza
     Cola dond’era giá tutta ſuggitta,
     Ma perch’ anchor piú che la lontananza
     Temeua il ritrouar la via impedita
     E che faria per queſto indarno preſa
     Staua la Donna in ſé tutta foſpefa.

[46]
Poi diſſe lor, facendo noi la via
     Che dritta e piana va fin’ a quel loco
     Credo ch’a tempo vi ſi giungerla
     Che no farebbe achora acceſo il fuoco,
     Ma gir conuien per coſi torta e ria.
     Che’l termine d’un giorno faria poco
     A riufeirne, e quando vi faremo
     Che trouiam morto il giouine mi temo.

[47]
E perche non andian (diſſe Ruggiero)
     Per la piú corta ? e la Donna riſpoſe :
     Perche vn caſtel de conti da Pontiero
     Tra via ſi troua, oue vn coſtume poſe
     Nò ſon tre giorni anchora: iniquo e fiero
     A cauallieri e a donne auenturoſe
     Pinabello il peggior huomo che viua
     Figliuol del conte Anſelmo d’Altariua.

[48]
Quindi ne cauallier ne donna paſſa
     Che ſé ne vada ſenza ingiuria e danni,
     l’uno e l’altro a pie reſta, ma vi laſſa
     Il guerrier l’arme, e la donzella i panni:
     Miglior cauallier lancia non abbaſſa
     E non abbaſſo in Francia giá molt’anni
     Di quattro che giurato nano al cartello
     La legge mantener di Pinabello.

[49]
Come l’uſanza (che non e piú antiqua
     Di tre di) comincio, vi vo narrare,
     E ſentirete ſé ſu dritta o obliqua
     Cagion che i cauallier fece giurare,
     Pinabello ha una donna coſi iniqua
     Coſi beſtial ch’al mondo e ſenza pare,
     Ch co lui, no ſo doue, andado vn giorno
     Ritrouo vn cauallier che le ſé ſcorno.

[50]
Il cauallier perche da lei beffato
     Fu d’ una vecchia che portaua in groppa
     Gioſtro con Pinabel, ch’era dotato
     Di poca ſorza: e di ſuperbia troppa,
     Et abbatello, e lei ſmontar nel prato
     Fece, e prouo s’ andaua dritta o zoppa,
     Laſciolla a piede, e ſé de la gonella
     Di lei veſtir l’antiqua damigella.

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[51]
Quella ch’a pie rimaſe, diſpettofa
     E di vendetta ingorda e ſitibonda
     Congiunte a Pinabel, che d’ogni coſa
     Doue ſia da mal far, ben la feconda,
     Ne giorno mai ne notte mai ripoſa
     E dice che non ſia mai piú gioconda
     Se mille cauallieri e mille donne
     No mette a piedi, e lor tolle arme e góne.

[52]
Giunſero il di medeſmo (come accade)
     Quattro gran cauallieri ad vn ſuo loco,
     Liquai di rimotiſſime contrade
     Venuti a queſte parti eran di poco,
     Dí tal valor, che non ha noſtra etade
     Tant’ altri buoni al bellicoſo gioco,
     Aquilante, Griphone, e Sanſonetto
     Et vn Guidon Seluaggio giouinetto.

[53]
Pinabel con ſembiante assai corteſe
     Al cartel ch’io v’ho detto, gli raccolſe:
     La notte poi tutti nel letto preſe
     E preſi tenne, e prima non li ſciolſe
     Che li fece giurar ch’un anno e vn meſe
     (Queſto ſu apunto il termine che tolſe)
     Stanano quiui, e ſpogliarebbon quanti
     Vi capitaffon cauallieri erranti.

[54]
E le donzelle e’ haueſſon con loro
     l’ornano a piedi, e torrian lor le veſti:
     Coſi giurar coſi conſtretti ſoro
     Ad oſſeruar, ben che turbati e meſti,
     Non par che fin’ a qui contra coſtoro
     Alcun poſſa gioſtrar ch’a pie non reſti,
     E capitati vi ſono inſiniti
     Ch’a pie e fenz’arme ſé ne ſon partiti.

[55]
E ordine tra lor, che chi per ſorte
     Eſce ſuor prima, vada a correr ſolo,
     Ma ſé troua il nimico coſi ſorte,
     Che reſti in fella, e getti lui nel ſuolo:
     Sono vbligati glialtri, infili’ a morte
     Pigliar l’imprefa tutti in vno ſtuolo
     Vedi hor ſé ciaſcun d’effi e coſi buono
     Quel ch’efier de ſé tutti inſieme ſono.

[56]
Poi non conuiene all’importantia noſtra,
     Che ne vieta ogni indugio ogni dimora:
     Che punto vi fermiate a quella gioſtra
     (E preſuppogo che vinciate anchora)
     Che voſtra alta preſentia lo dimoſtra,
     Ma non e coſa da fare in vn’ hora,
     Et e gran dubbio che’l giouine s’ arda
     Se tutto hoggi a foccorrerlo ſi tarda.

[57]
Diſſe Ruggier no riguardiamo a queſto
     Faccia nui quel che ſi può far per nui,
     Habbia chi regge il ciel cura del reſto
     O la Fortuna, ſé non tocca a lui,
     Ti ſia per queſta gioſtra manifeſto
     Se buoni ſiamo d’aiutar colui
     Che per cagion ſi debole e ſi lieue:
     (Cóe n’hai detto) hoggi bruciar ſi deue

[58]
Senza riſponder’ altro la Dózella
     Si meſſe per la via ch’era piú corta,
     Piú di tre miglia non andar per quella
     Che ſi trouaro al ponte & alla porta
     Doue ſi perdon l’arme e la gonnella:
     E de la vita gran dubbio ſi porta,
     Al primo apparir lor, di ſu la rocca
     E chi duo botti la campana tocca.

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[59]
Et ecco de la porta con gran fretta
     Trottádo s’un rozino vn vecchio vſcio,
     E quel venia gridando aſpetta aſpetta
     Reſtate oh la che qui ſi paga il ſio,
     E ſé l’ufanza non v’e ſtata detta
     Che qui ſi tiene, hor ve la vo dir’ io,
     E contar loro incomincio di quello
     Coſtume, che ſeruar fa Pinabello.

[60]
oi ſeguito, volendo dar conſigli
     Com’era vſato a glialtri cauallieri:
     Fate ſpogliar la donna (dicea ſigli,)
     E voi l’arme laſciateci e i deſtrieri,
     E no vogliate metterui a perigli
     D’ádare incontra a tai quattro guerrieri:
     Per tutto, veſti, arme, e caualli, s’ hanno
     La vita ſol, mai non ripara il danno.

[61]
Nò piú (diſſe Ruggier) no piú ch’io ſono
     Del tutto inſormatiſſimo, e qui veni
     Per far proua di me, ſé coſi buono
     In fatti ſon, come nel cor mi tenni,
     Arme, veſti, e cauallo, altrui non dono
     S’ altro non ſento che minacie e cenni:
     E ſon ben certo anchor, che per parole
     Il mio compagno le ſue dar non vuole.

[62]
Ma per Dio fa ch’io vegga toſto in ſrote
     Quei ch ne voglio torre, arme, e cauallo
     C habbiamo da paſſar ancho ql monte,
     E qui non ſi può far troppo interuallo,
     Riſpoſe il vecchio, eccoti ſuor del potè
     Chi vien per farlo, e non lo diſſe in fallo
     Ch’ un cauallier n’ufei, che fopraueſte:
     Vermiglie hauea di bianchi fior coteſte.

[63]
Bradamante prego molto Ruggiero
     Che le laſciaffe in corteſia l’all’unto
     Di gittar de la fella il caualliero
     C hauea di fiori il bel veſtir trapunto:
     Ma non potè impetrarlo, e ſu meſtiero
     A lei far ciò che Ruggier volſe apunto,
     Egli volſe l’impreſa tutta hauere
     E Bradamante ſi ſteſſe a vedere.

[24]
Ruggiero al vecchio domado chi foſſe
     Queſto primo ch’ufeia ſuor de la porta
     E Sanſonetto (diſſe) che le roſſe
     Veſte conoſco e i bianchi fior che porta,
     L’uno di qua l’altro di la ſi moſſe
     Senza parlari], e ſu l’indugia corta
     Che s’andaro a trouar co i ferri baffi
     Molto affrettando i lor deſtrieri i paſſi.

[65]
In queſto mezo de la rocca vſciti
     Eran co Pinabel molti pedoni:
     Preſti per leuar l’arme & eſpediti
     A i cauallier ch’ufeia ſuor de gl’arcioni
     Venianſi incontra i cauallieri arditi
     Fermando in ſu le reſte i gran lancioni
     Groſſi duo palmi di natiuo cerro
     Che quaſi erano vguali inſino al ferro.

[66]
Di tali n’ hauea piú d’una decina
     Fatto tagliar di ſu lor ceppi viui
     Sanſonetto a vna ſelua indi vicina,
     E portatone duo per gioſtrar quiui:
     Hauer ſcudo e corazza adamantina
     Biſogna ben che le percoſſe ſchiui
     Haueane fatto dar toſto che venne
     L’uno a Ruggier l’altro per ſé ritenne.

[p. 279 modifica]


[67]
Con queſti che paſſar douean gl’incudi
     Si ben ferrate hauean le punte eſtreme:
     Di qua e di la fermandoli agli feudi
     A mezo il corſo ſi ſcontraro inſieme:
     Quel di Ruggiero che i demoni ignudi
     Fece ſudar, poco del colpo teme
     De lo ſcudo vo dir che fece Atlante
     De le cui ſorze io v’ho giá detto inante.

[68]
Io v’ ho giá detto che con tanta ſorza
     L’incantato ſplendor ne gliocchi fere,
     Ch’ai diſcoprirſi ogni veduta ammorza
     E tramortito l’huom fa rimanere:
     Per ciò s’ un gran biſogno non lo sforza
     D’ un vel coperto lo ſolea tenere,
     Si crede ch’ancho impenetrabil foſſe
     Poi ch’a queſto incontrar nulla ſi moſſe.

[69]
L’altro c’hebbe l’artefice men dotto
     Il grauiſſimo colpo non foſſerſe:
     Come tocco da ſulmine di botto
     Die loco al ferro, e pel mezo s’aperfe
     Die loco al ferro, e quel trouo di ſotto
     Il braccio, ch’assai mal ſi ricoperſe,
     Si che ne ſu ferito Sanſonetto
     E de la fella tratto al ſuo diſpetto.

[70]
E qſto il primo ſu di quei compagni
     Che quiui mantenean l’ufanza fella
     Che de le ſpoglie altrui no ſé guadagni
     E ch’alia gioſtra vſci ſuor de la fella,
     Conuien chi ride ancho talhor ſi lagni
     E Fortuna talhor troui ribella
     Quel da la rocca replicando il botto
     Ne fece a glialtri cauallieri motto.

[71]
S’era accoſtato Pinabello intanto
     A Bradamante, per ſaper chi ſuſſe
     Colui, che con prodezza e valor tanto
     Il cauallier del ſuo cartel percuſſe,
     La giuſtitin di Dio, per dargli quanto
     Fra il merito ſuo, vi lo conduſſe
     Su quel deſtrier medeſimo, ch’inante
     Tolto hauea per ingano a Bradamante.

[72]
Fornito apunto era l’ottauo meſe
     Che con lei ritrouandoſi a camino
     (Sei vi raccorda) queſto Maganzeſe
     La gitto ne la tomba di Merlino:
     Quando da morte vn ramo la difeſe
     Ch ſeco cadde, anzi il ſuo buon dettino:
     E traſſene: credendo ne lo ſpeco
     Ch’ella foſſe ſepolta, il deſtrier ſeco.

[73]
Bradamante conoſce il ſuo cauallo
     E conoſce per lui l’iniquo Conte:
     E poi ch’ode la voce, e vicino hallo
     Con maggiore attention mirato in ſronte
     Queſto e il traditor (diſſe) ſenza fallo.
     Che peaccio di farmi oltraggio & onte
     Ecco il peccato ſuo che l’ha condutto
     Oue haura de ſuoi inerti il premio tutto.

[74]
Il minacciare e il por mano alla ſpada
     Fu tutto a vn tépo, e lo auètarſi a quello:
     Ma inanzi tratto gli leuo la ſtrada
     Che non potè ſuggir verſo il cartello,
     Tolta e la ſpeme ch’a ſaluar ſi vada
     Come volpe alla tana, Pinabello,
     Egli gridando e ſenza mai far teſta
     Fuggendo ſi caccio ne la foreſta.

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[75]
Pallido e ſbigottito il miſer ſprona
     Che poſto ha nel ſuggir l’ultima ſpeme,
     l’animoſa Donzella di Dordona
     Gliha il ferro a i ſischi e lo pcuote e pme
     Vien co lui ſempre e mai no l’abbadóna
     Grade e il rumor, e il boſco itorno geme
     Nulla al caſtel di qſto anchor s’ intende
     Perho ch’ognuo a Ruggier ſolo attède.

[76]
Glialtri tre cauallier de la ſortezza
     In tanto erano vſciti in ſu la via
     Et hauean ſeco quella male auezza
     Che u’ hauea poſta la coſtuma ria
     A ciaſcun di lor tre, che’l morir prezza
     Piú c’hauer vita, che con biaſmo ſia:
     Di vergogna arde il viſo, e il cor di duolo
     Che tati ad aſſalir vadano vn ſolo.

[77]
La crudel meretrice e’ hauea fatto
     Por quella iniqua vſanza & oſſeruarla
     Il giuramento lor ricorda e il patto
     Ch’effi fatti P hauean di vendicarla,
     Se ſol con queſta lancia te gli abbatto
     Per che mi voi co altre accópagnarla ?
     (Dicea Guidò ſeluaggio) e s’ io ne mèto
     Leuami il capo poi ch’io ſon contento.

[78]
Coſi dicea Griphon coſi Aquilante
     Gioſtrar da ſol a ſol volea ciaſcuno,
     E preſo e morto rimanere inante
     Ch’ incòtra vn ſol volere ádar piú d’uno
     La Donna dicea loro, a che far tante
     Parole qui ſenza profitto alcuno?
     Per torre a colui l’arme io u’ho qui tratti
     Non per far nuoue leggi e nuoui patti.

[79]
Quado io v’ hauea í pgione era da farme
     Queſte eſcuſe e no hora, che ſon tarde:
     Voi douete il preſo ordine ſeruarme
     Non voſtre lingue far vane e bugiarde:
     Ruggier gridaua lor, eccoui P arme:
     Ecco il dſtrier e’ ha nuouo e fella e barde
     I panni de la Donna eccoui anchora
     Se li volete, a che piú far dimora?

[80]
La Donna del caſtel da un lato preme
     Ruggier da P altro li chiama e rapogna:
     Tanto ch’a ſorza ſi ſpiccaro inſieme
     Ma nel viſo inſiammati di vergogna.
     Dinanzi apparue P uno e l’altro ſeme
     Del Marcheſe honorato di Borgogna:
     Ma Guido ch piú graue hebbe il cauallo
     Venia lor dietro co poco interuallo

[81]
Con la medeſima haſta con che hauea
     Sanſonetto abbattuto, Ruggier viene
     Coperto da lo ſcudo che ſolea
     Atlante hauer ſu i monti di Pyrene:
     Dico quello incantato che ſplendea
     Tanto c’humana viſta noi foſtiene,
     A cui Ruggier per l’ultimo ſoccorſo
     Ne i piú graui perigli hauea ricorſo.

[82]
Ben che ſol tre ſiate biſognolli
     E certo in gran perigli vſarne il lume:
     Le prime due, quando da i regni molli
     Si traſſe a piú lodeuole coſtume,
     La terza, quando i denti mal ſatolli
     Laſcio de l’Orca alle marine ſpume
     Che douean deuorar la bella nuda
     Che ſu a chi la campo poi coſi cruda,

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[83]
Fuor che queſte tre volte, tutto’l reſto
     Lo tenea ſotto vn velo in modo aſcofo,
     Ch’a diſcoprirlo eſſer potea ben preſto
     Che del ſuo aiuto l’offe biſognoſo:
     Quiui alla gioſtra ne venia con queſto
     Come io v’ ho detto anchora, ſi animoſo
     Che quei tre cauallier che vedea inanti
     Manco temea che pargoletti infanti.

[84]
Ruggier ſcontra Griphone oue la péna
     De lo ſcudo alla viſta ſi congiunge,
     Quel di cader da ciaſcun lato accenna
     Et al ſin cade e reſta al deſtrier lunge,
     Mette allo ſcudo a lui Griphon l’amena
     Ma pel trauerſo e nò pel dritto giunge:
     E perche lo trouo ſorbito e netto
     L’andò ſtrifeiando e ſé contrario effetto.

[85]
Roppe il velo e ſquarcio che gli copria
     Lo ſpauentofo & incantato lampo
     Al cui ſplendor cader ſi conuenia
     Co gliocchi ciechi e no vi s’ha alcú ſcapo
     Aquilante ch’a par ſeco venia
     Straccio l’auanzo, e ſé lo ſcudo vampo:
     Lo ſplendor feri gliocchi a i duo ſratelli
     Et a Guidon che correa doppo quelli.

[86]
Chi di qua chi di la cade per terra
     Lo ſcudo non pur lor gliocchi abbarbaglia
     Ma fa che ogn’ altro ſenſo attonito erra:
     Ruggier che nò fa il ſin de la battaglia,
     Volta il cauallo, e nel voltare afferra
     La ſpada ſua che ſi ben punge e taglia:
     E neſſun vede che gli ſia all’incontro
     Che tutti eran caduti a quello ſconlro.

[87]
I cauallieri e inſieme quei ch’a piede
     Erano vſciti, e coſi le donne ancho
     E non meno i deſtrieri, in guiſa vede
     Che par che per morir battano il ſianco
     Prima ſi marauiglia e poi s’ auuede
     Che’l velo ne pendea dal lato manco,
     Dico il velo di ſeta in che ſolea
     Chiuder la luce di quel caſo rea.

[88]
Preſto ſi volge: e nel voltar cercando
     Con gliocchi va l’amata ſua guerriera:
     E vien la doue era rimaſa, quando
     La prima gioſtra cominciata s’era,
     Penſa ch’andata ſia (non la trouando)
     A vietar che quel giouine non pera
     Per dubbio ch’ella ha ſorſè, ch no Tarda
     In queſto mezo ch’a gioſtrar ſi tarda.

[89]
Fra glialtri che giacean, vede la Donna
     La Donna che l’hauea quiui guidato
     Dinanzi ſé la pon ſi come aſſonna
     E via caualca tutto conturbato:
     D’ un mato ch’eſſa hauea fopra la gonna
     Poi ricoperſe lo ſcudo incantato:
     E i ſenſi rihauer le fece, toſto
     Che’l nociuo ſplédore hebbe nafeoſto.

[90]
Via ſé ne va Ruggier con faccia roſſa
     Che per vergogna di leuar non oſa,
     Gli par ch’ognuno iprouerar gli poſſa
     Quella vittoria poco glorioſa,
     Ch’emenda pofs’ io fare? onde rimoſſa
     Mi ſia vna colpa tanto obbrobrioſa?
     Che ciò ch’io vinfi mai, ſu per fauore
     ^iran) d’incanti, e non per mio valore.

[p. 282 modifica]


[91]
Mentre coſi penſando ſeco giua,
     Vene I quel che cercaua a dar di cozzo,
     Che’n mezo de la ſtrada fopr’ arriua
     Doue profondo era cauato vn pozzo,
     Quiui l’armento alla calda hora eſtiua
     Si ritrahea, poi e’ hauea pieno il gozzo
     Diſſe Ruggiero, hor proueder biſogna
     Che non mi facci o ſcudo piú vergogna.

[92]
Piú non ſtarai tu meco, e queſto ſia
     l’ultimo biaſmo e’ ho d’ hauerne al mòdo
     Coſi dicendo ſmonta ne la via
     Piglia vna groſſa pietra e di gran pòdo
     E la lega allo ſcudo, & ambi inuia
     Per l’alto pozzo a ritrouarne il fondo
     E dice, coſta giú ſtatti ſepulto
     E teco ſtia sépre il mio obbrobrio occulto.

[93]
Il pozzo e cauo e pieno al somo d’acq3
     Grieue e lo ſcudo, e qlla pietra grieue:
     Non ſi fermo ſin che nel fondo giacque
     Sopra ſi chiuſe il liquor molle e lieue,
     Il nobil’atto e di ſplendor, non tacqj
     La vaga fama, e diuulgollo in breue
     E di rumor n’ empi Tuonando il corno
     E Frácia e Spagna, e le puincie intorno.

[94]
Poi che di voce in voce ſi ſé queſta
     Strana auentura in tutto il mondo nota
     Molti guerrier ſi trufferò all’inchieſta
     E di parte vicina e di remota:
     Ma non ſapean qual foſſe la foreſta
     Doue nel pozzo il ſacro ſcudo nuota:
     Che la donna che ſé l’atto paleſe
     Dir mai non volſe il pozzo ne il paeſe.

[95]
Al partir che Ruggier ſé dal cartello
     Doue hauea vinto con poca battaglia:
     Che i quattro gra campion di Pinabello
     Fece reſtar come huomini di paglia,
     Tolto lo ſcudo, hauea leuato quello
     Lue, ch gliocchi e gli animi abbarbaglia
     E quei che giaciuti eran come morti
     Pieni di merauiglia eran riforti.

[96]
Ne per tutto quel giorno ſi fauella
     Altro ſra lor, che de lo ſtrano caſo
     E come ſu, che ciaſcun d’effi, a quella
     Horribil luce vinto era rimaſo,
     Mentre parlali di queſto, la nouella
     Vien lor di Pinabel giunto all’occafo
     Che Pinabello e morto hanno l’auifo
     Ma nò fanno perho chi l’habbia vcciſo.

[97]
l’ardita Bradamante in queſto mezo
     Giuto hauea Pinabello avn paſſo ſtretto
     E cento volte glihauea fin’ a mezo
     Meſſo il brando pei ſianchi e p lo petto:
     Tolto e’ hebbe dal modo il puzzo e’l lezo
     Ch tutto itorno hauea il paeſe iſetto,
     Le ſpalle al boſco teſtimonio volſe
     Co quel deſtrier che giá il fello le tolſe,

[98]
Volſe tornar doue laſciato hauea
     Ruggier, ne ſeppe mai trouar la ſtrada
     Hor per valle hor per monte s’ auuolgea
     Tutta quali cerco quella contrada
     Non volſe mai la ſua fortuna rea
     Ch via trouaſſe onde a Ruggier ſi vada
     Queſto altro canto ad aſcoltare aſpetto
     Chi de l’hiſtoria mia prende diletto.