Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/309


[35]
Ruggier che tolto hauria non ſolamète
     Viuer Chriſtiano per amor di queſta
     Com’era ſlato il padre, e antiquamente
     L’auolo, e tutta la ſua ſtirpe honeſta:
     Ma per farle piacere, immantinente
     Data le hauria la vita che gli reſta,
     Non che ne l’acqua (dine) ma nel fuoco
     Per tuo amor porre il capo mi ſia puoco.

[36]
Per battezarſi dunque, indi per ſpofa
     La Dona hauer, Ruggier ſi meſſe in via,
     Guidando Bradamante a Vali’ omhroſa
     (Coſi ſu nominata vna badia)
     Ricca e bella ne men religioſa
     E corteſe a chiunque vi venia,
     E trouaro all’uſcir de la foreſta
     Donna che molto era nel viſo meſta,

[37]
Ruggier ch ſempre huma ſemp corteſe
     Era a ciaſcun, ma piú alle donne molto,
     Come le belle lachryme compreſe
     Cader rigando il delicato volto,
     N’hebbe pietade, e di diſir s’accefe
     Di ſaper il ſuo affanno, & a lei volto
     Dopo honeſto ſaluto domandolle
     Perc’hauea ſi di pianto il viſo molle.

[38]
Et ella alzando i begli numidi rai
     Humaniſſimamente gli riſpoſe :
     E la cagion de ſuoi penoſi guai
     Poi che le domando, tutta gli eſpofe,
     Gentil Signor (diſſe ella) intenderai
     Che queſte guancie ſon ſi lachrymoſe
     Per la pietá, ch’a vn giouinetto porto
     Ch’ in vii cartel q pſſo, hoggi ſia morto.

[39]
Amando vna gentil giouane e bella
     Che di Marſilio Re di Spagna e ſiglia,
     Sotto un vel bianco e in feminil gonella
     Finta la voce e il volger de le ciglia,
     Egli ogni notte ſi giacea con quella
     Senza darne ſoſpetto alla famiglia,
     Ma ſi ſecreto alcuno eſſer no puote
     Ch’ai lúgo adar nò ſia chi’l vegga e note

[40]
Se n’accorfe vno, e ne parlo con dui
     Gli dui con altri: inſin ch’al Re ſu detto,
     Venne vn fedel del Re laltr’ hieri a nui
     Che queſti amanti ſé pigliar nel letto,
     E ne la rocca gliha fatto ambedui
     Diuiſamente chiudere in diſtretto,
     Ne credo p tutto hoggi e’ habbia ſpatio
     Il Giouen che nò mora í pena e i ſtratio.

[41]
Fuggita me ne ſon per non vedere
     Tal crudeltá, che viuo l’arderanno,
     Ne coſa mi potrebbe piú dolere
     Che faccia di ſi bel giouine il danno,
     Ne potrò hauer giamai tanto piacere
     Che non ſi volga ſubito in affanno,
     Che de la crudel ſiama mi rimembri
     C habbia arſi i belli e delicati membri.
[42]
Bradamate ode, e par ch’assai le prema
     Queſta nouella, e molto il cor l’annoi
     Ne par che men per quel dannato tema
     Che se foſſe vno de i ſratelli ſuoi,
     Ne certo la paura in tutto ſcema
     Era di cauſa, come io diro poi,
     Si volſe ella a Ruggiero e diſſe parme
     Ch’in fauor di coſtui ſien le noſtr’arme.