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Lo fa con diaboliche ſue larue
Parer da quel diuerſo che ſolea:
Gigante ad altri, ad altri vn villan panie
Ad altri vn cauallier di faccia rea:
Ogn’ uno in qlla ſorma i che gli apparile
Nel boſco il Mago, il Paladin vedea,
Si che per rihauer quel che gli tolſe
Il Mago, ogn’ uno al Paladin ſi volſe.
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Ruggier, Gradaſſo, Hiroldo, Bradamate
Brandimarte, Praſildo, altri guerrieri,
In queſto nuouo error ſi fero inante
Per diſtruggere il Duca acceſi e ſieri,
Ma ricordoſſi il corno in quello inſrante
Che ſé loro abbaſſar glianimi altieri,
Se non ſi ſoccorrea col graue ſuono
Morto era il Paladin ſenza perdono,
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Ma toſto che ſi pon quel corno a bocca
E fa ſentire intorno il ſuono horrendo
A guiſa de i Colombi quando ſcocca
Lo ſcoppio, vano i cauallier ſuggendo,
Non meno al Negromante ſuggir tocca,
Non men ſuor de la tana eſce temendo
Pallido e ſbigottito, e ſé ne flunga
Tato che’l ſuono horribil no lo giunga.
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Fuggi il guardia co i ſuo prigiòi, e dopo
De le ſtalle ſuggir molti caualli,
Ch’altro che ſune a ritenerli era vopo
E ſeguiro i patron per varii calli,
In caſa non reſto gatta ne topo
Al ſuon che par che dica dalli dalli,
Sarebbe ito con glialtri Rabicano
Se no ch’all’uſcir véne al Duca in mano.
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Aſtolfo poi e’ hebbe cacciato il Mago
Leuo di ſu la ſoglia il graue ſaſſo,
E vi ritrouo ſotto alcuna imago
Et altre coſe che di ſcriuer laſſo,
E di diſtrugger quello incato vago
Di ciò che vi trouo fece ſraccaſſo,
Come gli moſtra il libro che far debbia
E ſi ſciolſe il palazzo í fumo e in nebbia.
[24]
Quiui trouo che di catena d’Oro
Di Ruggiero il cauallo era legato,
Parlo di quel che’l Negromante Moro
Per mandarlo ad Alcina glihauea dato,
A cui poi Logiſtilla fe il lauoro
Del ſreno: ond’era in Francia ritornato.
E girato dal’India all’Inghilterra
Tutto hauea il lato deſtro de la terra.
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Non ſo fe vi ricorda che la briglia
Laſcio attacata all’arbore, quel giorno
Che nuda da Ruggier ſpari la ſiglia
Di Galafrone, e gli fe l’alto ſcorno,
Fe il volante deſtrier, con marauiglia
Di chi lo vide, al maſtro ſuo ritorno
E con lui ſtette in fin’ al giorno ſempre
Che de l’incanto fur rotte le tempre.
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Non potrebbe eſſer ſtato piú giocondo
D’ altra auentura Aſtolfo che di queſta,
Che per cercar la terra e il mar, fecondo
C hauea deſir, quel ch’a cercar gli reſta,
E girar tutto in pochi giorni il mondo
Troppo vèia qſto Hippogrypho a feſta
Sapea egli ben quáto a portarlo era atto
Clí l’hauea altroue assai prouato i fatto.