Opere volgari (Alberti)/Nota sul testo (volume II)/Profugiorum ab ærumna

Profugiorum ab ærumna

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Nota sul testo (volume II) - Theogenius Nota sul testo (volume II) - De Iciarchia
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III

PROFUGIORUM AB ÆRUMNA LIBRI III

A) TESTIMONIANZE

manoscritti


Firenze
Biblioteca Nazionale
1. Cod. Magl. XXI. 152 (già Strozzi in-4° N. 219) (Fa).

Cod. cart. sec. XVII; mm. 208 x 148: cc. 81 anticamente numerate, più tre carte bianche in principio e sette in fine non numerate; bianche le cc. 25v, 29r-v, 49r e 51r-v. Contiene:

cc. 1r-81v: Della Tranquillità dell’Animo di Leon Battista Alberti (titolo aggiunto da mano diversa da quella del testo).
n 2. Cod. Magl. XXI. 171 (provenienza: Med. Palat.) (Fb).

Cod. cart. sec. XVI; mm. 237 x 173; cc. 75 con antica numerazione, più tre cc. di guardia in principio, di cui la seconda scritta (col titolo: Della Tranquillità dell’Animo dell’Alberti). Contiene soltanto quest’opera (cc. 1r-74v).

3. Palatino 455 (F3).
cc. 1r-36r: adesp. e anepigr. Profug. ab ærumna libri.

Per la descrizione del cod. vedi pp. 370-71 del vol. I della presente edizione. [p. 420 modifica]


Biblioteca Laurenziana
4. Palatino 112 (L1):

cc. 1f-34v; (2a num.): L. B. Alberti Profugiorum ab erumna libri III.

Per la descrizione del cod. vedi vol. I, pp. 369 n. 3 e 450 della presente edizione (e correggi ivi l’errata affermazione che quest’opera è incompleta in L1), e cfr. p. 441 di questo volume.

5. Gaddiano 84 (L2):
c. 1r: lettera di Carlo Alberti a Lorenzo Vettori intorno alla fortuna del De profugiis erumnarum del fratello;
cc. 8r-5or: adesp. e anepigr. Profug. ab cerumna.

Descritto nelle pp. 450-451 del vol. I della presente edizione.

6 . Ashburnham 494 (A).

Cod. cart. sec. XV; mm. 295 x 218; cc. 50 numerate modernamente più 2 cc. membr. di guardia in principio non numerate. Contiene:

cc. 1r-50r: adesp. e anepigr. Profug. ab ærumna riveduto e corretto dall’Alberti stesso.


Al verso della carta non numerata immediatamente precedente il testo (mano, pare, del copista): Dialoghi morali di Leon Batista Alberti, e sotto (mano forse del ’600): Della tranquillità dell’animo. In fondo alla stessa carta una nota di possesso: Di Filippo Pandolfini (evidentemente della prima metà del ’600).

Roma
Biblioteca Nazionale

7. Cod. 738, fondo Vittorio Emanuele (già Strozzi in-4° N. 57) (R).

Cod. cart. sec. XV; cc. 75 numerate più due guardie in principio non numerate (una, la seconda, membranacea) e due in fine (la prima membranacea); legatura del ’400 (in cui le cc. 2 e 10 hanno scambiato posto). Al recto della prima carta non numerata (mano del ’400): ' [p. 421 modifica]AlAlberti L. B. Profugiorum ab ærumna libri tres; e al verso della prima carta membr. un ritratto a penna dell’Alberti. Contiene:

cc. 1r-75r: adesp. e anepigr. Profug. ab ærumna.

Il cod. apparteneva una volta ad Alessandro Alamanni; il suo nome si legge sulla carta membr. dietro il testo, e il suo stemma figura in fondo alla c. 1r.

Per una descrizione più particolareggiata del cod. e del ritratto vedi C. Grayson, A Portrait of L. B. Alberti, in «Burlington Magazine», voil. XCVI, numero 615, giugno 1954, pp. 177-178.

edizione

L. B. Alberti, Opere volgari, a cura di A. Bonucci, voi. I, pp. 7130 (preceduta a pp. 5-6 dalla lettera di Carlo Alberti al Vettori).

Edizione fondata (dice il Bonucci, pp. 3-4) su R, tenendo presenti anche L1 , L2 , Fb .

B) LA PRESENTE EDIZIONE

Nel cod. Gaddiano (L2) il testo è preceduto dalla seguente lettera di Carlo Alberti, fratello di Battista, indirizzata a Lorenzo Vettori1:

Carolus Albertus s. d. Laurentio Victorio

Tu mi chiedesti molte volte, più tempo fa, questi libri De profugiis ærumnarum, quali a noi erano perduti, per buono rispetto non dirò come. Ma tu conosci la natura di messer Battista mio fratello; e non sa negare a persona cosa la quale gli sia chiesta. Non dirò più. Un certo suo domestico li chiese questi libri subito che furono compiuti, già passati anni circa trenta, ed ebbe la prima copia originale. Poi dede scusa e negolla avere, e noi non sapavamo onde recuperarla. Ora la ritrovamo. Però me ne ralegro teco, e mandotela.

Messere Battista scrisse questa opera con impeto d’animo allora giovenile, commosso da ingiurie di certi perfidi uomini suoi emuli, occulti inimici. [p. 422 modifica]Converratti leggendo presupporti che in certi luoghi della opera lui, in quanti modi e’ può, si sforza d’essere infestissimo a que’ tali invidiosi e iniuriosi; e debbi stimare che niuna cosa tanto dispiace a chi ti porta odio quanto vederti dotto, buono e virtuoso, come e tu e chi conosce mie fratello sempre lo indicasti.

Voi adunque insieme, quali amate messere Battista, leggete questi libri con diletto; e in quel modo sarete molesti a chi n’ha offeso, e aretene utilità, però che ’l primo libro disputa in che modo si vive sanza ricevere a sé maninconia: el secondo vi dà via e modo di purgare dell’animo tuo gli sdegni e dispetti, quando tu gli avessi in qualche parte ricevuti a te: el terzo libro raconta più modi utili a levarsi dalla mente le offese e dolori più gravi, quando tu fussi al tutto oppresso da loro e quasi sunto. Adunque leggera’li, e abbiatene cura che non si smarrischino più. Vale.
La lettera non è autografa e non è datata, ma si può assegnare all’anno 1471 all’incirca per le seguenti ragioni. Carlo parla ivi di Battista come ancora vivo, e perciò la lettera è sicuramente anteriore all’aprile 1472; ma non di molto per il fatto che, secondo Carlo, erano «già passati anni circa trenta» dalla data della composizione originale dell’opera, e questa dovette accadere nel 1441-42, come si può concludere dalla discussione intorno al futuro secondo certame coronario nel libro II, p. 144 (il primo certame era già avvenuto nell’ottobre 1441).

Da questa lettera si dovrebbe poter desumere: a) che il titolo dell’opera era De profugiis erumnarum libri; b) che l’opera fu subito sottratta, appena composta, in copia originale da un domestico, e forse per conseguenza ebbe poca diffusione per un buono spazio di tempo; c) che l’autore per trenta anni non ne ebbe a sua disposizione nessuna copia; d) che questa copia ora mandata al Vettori (L2 sarebbe copia di questa copia: non ho potuto individuare l’esemplare mandato al Vettori) corrisponde all’originale da poco ritrovato; e) che la concezione dell’opera trasse motivo principale da certe ingiurie fatte all’Alberti da emuli e nemici, e il trattato è perciò in un certo senso un’opera polemica.

Il titolo citato da Carlo non figura in quella forma in nessun codice: troviamo invece in due codici (L 1 e R) il titolo: Profugiorurn ab erumna libri III. Negli altri manoscritti del sec. XV (L2 F3 A) manca qualsiasi titolo. Solo in Fa Fb si legge il titolo: Della tranquillità dell’animo (cioè a partire dal sec. XVI), sotto il quale l’opera, dall’edizione del Bonucci in poi, è comunemente nota. Rimane il dubbio che questo titolo volgare non sia voluto dall’autore, e ho preferito attenermi a quello latino (dei codd. L1 R), confortato anche dall’abitudine dell’Alberti di dare simili titoli latini ai suoi scritti volgari (cfr. De Familia, Theogenius). [p. 423 modifica]

Per quanto riguarda gli altri punti rilevati sopra nella lettera di Carlo, è difficile far quadrare le sue osservazioni con la storia e la fortuna del testo come è lecito ricostruirle dai codici superstiti. Il codice A fu certamente copiato intorno alla metà del ’400, e porta una trentina di correzioni fatte dall’autore stesso; ed è più facile, stando alla lettera di Carlo, credere che queste fossero eseguite all’inizio anziché alla fine di quell’iato di trenta anni. Questo codice avrebbe l’aria perciò di corrispondere con ogni probabilità alla copia originale asportata e poi ritrovata. Ma mentre è vero che gli altri codici superstiti sono di età più tarda e tutti probabilmente posteriori al 1472 (fatto che parrebbe confermare la poca diffusione dell’opera durante la vita dell’A.), e mentre L2 corrisponde grosso modo al testo corretto di A, c’è motivo di credere che la copia originale non fosse A bensì un altro codice da cui discende invece L1 . Quest’ultimo codice, copiato da Giovanni Strozzi nello stesso torno di tempo in cui trascrisse il Magl. XXI. 90, e precisamente nel 1483, si distingue nettamente dagli altri non solo perché non rispecchia gran parte delle correzioni autografe fatte su A (le quali sono invece passate in maggior numero negli altri codici), ma anche perché contiene certi passi — omessi senza dubbio per errore dagli altri codici — i quali dovettero figurare nella stesura originale dell’opera. D’altra parte L1 ha qua e là alcune parole e frasi in più degli altri codici, il che fa sorgere l’ipotesi che risalgano ad un altro codice riveduto anche esso dall’autore. Tutto ciò non esclude la possibilità che per Carlo Alberti il cod. A rappresentasse la copia originale, ma da quanto verrà qui dietro esposto si vedrà come la tradizione manoscritta dell’opera fosse più complessa che non lasci pensare la lettera al Vettori.

La seguente tavola dimostra in che misura le aggiunte e correzioni autografe fatte su A sono rispecchiate negli altri codici, e rivela già una situazione abbastanza complicata di rapporti tra di loro2. Escludo dalla tavola il codice Fa che pare una copia eseguita su Fb e in certi punti rimaneggiato (soprattutto all’inizio dei libri II e III); basti qui rimandare alle comuni lezioni citate sotto nell’apparato (pp. 113, 25-28; 155, 10 e 19; 161, 15; 164, 19; 165, 20; 167, 11; 169, 17; 170, 2; 178, 15; 179. 3; 181, 26: fuori di queste varianti tipiche si cita nell’apparato soltanto Fb). [p. 424 modifica]

Agg. o corr. autografa<br>su A L1 L2 R F3 Fb
Lib. I
108, 33 di lettere
110, 8 pur lo sento
115, 2 a noi agg. altra mano
115, 23,24 e'... qui
116, 23 alti dii
116, 29 quello che indico io
117, 2-3 lezione originaria:
acqua da entro della terra >
prima correzione:
acqua attinta per fondo da entro della terra >
seconda correzione:
acqua che surgeva fuori da entro della terra = lezione originaria di A
= ma om. da entro
= R = R
122, 15 de la famiglia mia de’ miei ma om. mia
123, 27 straccare < extracciare excrucciare stratiar corr < exercitar straziare
126, 31 ad
127, 5 colle
130, 21 in noi
131, 7 lui
133, 21 e’
135, 14 dello < d’
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Agg. o corr. autografa
su A
L1 L2 R F3 Fb
135, 20 (?) conpremendo
< che premendo
135 .24 noi
Lib. II
138, 16 piacerei < gioverei
139 , 3 quel che
139 , 8 poi ieri sera
139 , 9 et < altrui ✓ + ben
140,20 Quinci el vendicare, el punire e rendere alle offese agg. altra mano
140, 30 vi < mi
144, 19 stimiamo
< sentiamo
148,23 disse rispuose
150, 32
152, 30 se ove
154 ,26 quanto
163, 16, 17 e...e
164, 19 piangiosi
< paurosi om. lacrimosi lacrimosi
166, 6 vivere in tristezza
< in tristezza vivere
173 , 1 miserie
174,22 o imposte
175,23-24 e costui non però so se e' potesse in noi agg. altra mano
183, 15 degna tranquillità
< tranquillità degna
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I seguenti passi che figurano soltanto in L1paiono risalire ad una stesura originale dell’opera e mancare per errore nel resto della tradizione manoscritta:

p. 141, 4 Addurremo adunque prima a ciascun morbo que’ (e’) propri rimedi...
p. 142, 25-26 né so se molti più furono padri e madre quali facessero essequie a’ suoi minori che non furono figliuoli quali piangessero e’ suoi maggiori.
p. 148, 12-16 ... chi è offeso e soffre, facile induce col suo soffrire a chi l’offende un vergognarsi di tanto perseverare in sua malignità. Numa re de’ Romani abducendo e’ cittadini suoi dall’uso ed essercizio dell’arme al culto e osservanza della religione gli rendè meno infestati e meno molestati da’ suoi finittimi e vicini, e acquistò loro amore e reverenza. E vuoisi sapere perdere qualche volta quando il vincere sia non necessario; ed è in guadagno quella perdita onde pello avvenire segue che tu men perda.
p. 169, 7-8 questo è che l’uno di loro ti si porgea tutto bavoso e tutto muccilutoso; l’altro era non in tutto quanto costui a vederlo sozzo e iniocundo. Miravagli Pirteo e dicea...

Anche nei casi che non si spiegano facilmente con l’omeoteleuto è chiaro che il senso non corre bene senza i passi in corsivo, che dovettero cadere dal testo fin dalle prime trascrizioni. Mi pare molto più diffìcile (salvo forse l’ultimo esempio) che possano essere aggiunte posteriori alla stesura originale.

Il cod. L1 si distingue inoltre dagli altri per le seguenti parole e frasi, che è difficile dire se appartenessero alla stesura originale o rappresentino aggiunte fatte dall’autore o da qualcun altro su quel testo:

p 126, 23 Galba, quello uno de’ dodici primi principi romani.
p 127, 14 Ma di questo altrove si dirà.
p 130, 16 ... el musico che insegna ballare salmonia alla gioventù (lezione che non riesco però a spiegarmi).
p 134, 17 Cornelio Tacito
p 139, 3 ... non dubito piace quel che piace a voi.
p 139, 9 ... circa a moderare e ben assettare gli animi nostri.
p 140, 3-4 ... ogni animo perturbato sente d’insania e pazzia...
p 143, 3 ... a chi più spera e più ne gode...
p 153, 34 ... fundare tra voi testé nuova benivolenza.
p 154, 17-18 ... che... ove che sia truovi costumi...
p 156, 11 ... uccisero suo madri e uccisero e’ suoi figliuoli...
p 163, 15 Facile precetto a dirlo, Agnolo, facile a dirlo.
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p. 164, 29 S’io volessi mostrarti quanto el sapere, come e’ dicono, vorare la inezia del volgo e quanto el sapere piegarsi...
p. 165, 1 ... a chi sia ben confìrmato con ragione in sé e bene...
p. 168, 23 ... allora giova (L1 giovo) loro el piangere...
p. 168, 26 ... conosciamo che nulla ne giova el nostro piangere.
p. 168, 34 ... seggi. Adunque Pirtoo, quando e’ divenne...
p. 176, 26 ... adormentollo. Dicono que’ vetusti teologi limone essere la terra, Latona nocte, e alla nocte essere proprio nome il dimenticarsi, già che la nocte dà sonno e ’l sonno induce oblivione. Stratonices...

Diversa è pure in L1la fine del libro 1, che termina in questo codice alla p. 135, 36 non con una domanda bensì con una affermazione di Agnolo Pandolfini, e mancano le ultime due battute del dialogo. È difficile sapere se questo sia dovuto a negligenza del copista o a deliberata intenzione dell’autore. Certo è che a giudicare dalle altre opere dell’Alberti la promessa della continuazione della discussione indicata dalla fine del libro I così com’è negli altri codici, sembra più caratteristico dell’autore.

Con queste e altre varianti, tutte registrate nell’apparato, il codice L1 si differenzia dunque nettamente dal resto dei manoscritti. Ma tutti dovevano in un primo tempo risalire ad un comune archetipo che contenesse i seguenti errori:

p. 144, 4 egrie (per egregie) si legge in A R L1F3 (corretto in quest’ultimo da mano più tarda). La forma corretta che si trova in L2 potrebbe forse spiegarsi coll’intervento del copista; in Fb ugualmente o con la correzione già fatta in F3 (vedi qui sotto).
p. 147, 30 A L2 Fa micodiano, R mi chodeano, L1 micódeano: ma Fb mi odiano.
p. 167, 11 sasso manca in A R L2 F3; figura in L2 ma non al posto giusto (altra correzione del copista o aggiunta marginale fatta sull’originale senza precisa indicazione di collocazione?). Fb (e Fa che lo segue) lo riporta invece correttamente (forse per intelligente intervento del trascrittore?).


Entro il gruppo A R L2F3 Fb certe affinità sono già visibili dalla tavola delle correzioni autografe riportata sopra. Altre conviene esporre qui più particolarmente. Il fatto che la maggior parte delle correzioni figura nel testo degli altri codici suggerisce l’ipotesi che A stia a capo di questa famiglia, ma le parentele non risultano chiare e l’ipotesi incontra non poche difficoltà. Il codice R non solo riporta meno delle correzioni autografe, ma si distingue dagli altri per molte varianti, di [p. 428 modifica]cui alcune sono dovute certamente ad errori, altre invece sembrano genuine. Queste differenze spiegano in parte le non poche divergenze tra l’edizione presente e quella del Bonucci basata precipuamente su questo codice R. Scartando quelle dovute probabilmente ad errori, si rimanda alle seguenti varianti di R, che sembrano escludere la possibilità che esso dipenda direttamente da A (segno con asterisco le più importanti):

pp. 109, 35; 119, 18; 122, 2; 124, 1; 126, 12; 127, 10; 128, 2; 128, 18, 22 *; 131, 13*; 132, 20*; 135, 4*; 135, 24*; 138, 23; 140, 5; 141, 5, 9; 146, 21; 151, 7 *; 155, 1*; 157, 10, 11; 161, 12; 167, 36 *; 168, 9, 16; 170, 2 *; 173, 14*; 173, 28; 178, 13, 21*; 178, 27; 179, 17, 19*; 180, 2.

Tra gli altri codici Fb sembra per certi rispetti il più vicino a R (vedi le varianti: pp. 119, 14; 120, 9, 28; 121, 22; 126, 31; 139, 20; 143, 21; 147, 29; 152, 3; 176, 35); ma è impossibile che Fb sia disceso da R, come vedrà chi scorra le altre varianti dell’apparato (soprattutto laddove mancano in R passi che figurano in Fb). Fb mostra invece rapporti con F3 (cfr. pp. 116, 20; 127, 7; 130, 13; 134, 2; 135, 20; 156, 35; 164, 19; 169, 2; 180, 28), e con R F3 insieme (pp. 117, 2-3; 118, 5; 126, 23), ma è evidente pure che Fb non fu copiato da F3 non solo per le lezioni comuni soltanto con R citate sopra, ma anche per altre (cfr. pp. 130, 12; 150, 14, 17; 155, 10, 19; 156, 1; 156, 29; 167, 11; 169, 17; 178, 15).

D’altra parte sia R che Fb si legano per certe lezioni a L1.

R / L1: pp. 109, 24; 115, 2; 134, 29; 141, 20; 156, 35; 161, 7; 173, 1.
Fb / L1: pp. 112, 10; 116, 30; 162, 10; 163, 5; 167, 33.


E pure L2 si attacca in certi punti a L1: pp. 169, 31; 174, 6.

Più numerose son quelle varianti che ravvicinano R ad A F3 L2; ma entro questo gruppo i rapporti s’intrecciano. Si vedano per esempio:

A R L F3: pp. 117, 16; 126, 12; 127, 31; 138, 8; 152, 34; 156, 29; 161, 15; 162, 10; 179, 3.
A R L2: pp. 111, 18, 30; 159, 27.
A R F5: p. 149, 15.
A L2 F5: pp. 107, 13; 161, 7; 165, 17; 172, 16.
R F3 L2: p. 179, 13.
R L2: p. 157, 25.
L 2 F3: p. 109, 22.
A F3: pp. 116, 10; 130, 12; 165, 23.
[p. 429 modifica]

In base a queste varianti mi pare impossibile ricostruire con sicurezza lo stemma dei codici. Ho voluto segnalarle minutamente perché dimostrano una situazione assai più complessa di quella suggerita dalla lettera di Carlo Alberti, e perché mettono bene in rilievo le difficoltà che insidiano la costituzione di questo testo. Il codice A corretto dall’autore dovrebbe darci la garanzia di un testo attendibile e autorevole, ma dal confronto con L1 pare più che probabile che la copia A rispetto all’originale fosse già corrotta; ed è strano, sebbene non incomprensibile, che l’Alberti non se ne sia accorto e che non sia intervenuto per sanarla. L’errore nostro forse può essere di credere che egli pensasse a dare a quest’opera (e non solo a questa) un assetto definitivo su un unico codice. I fatti paiono dimostrare invece che non se ne preoccupasse molto; anzi che forse correggesse più di una copia in tempi diversi. Riesce difficile altrimenti spiegarsi nei rapporti tra A e L1 perché quest’ultimo rispecchi soltanto la metà all’incirca (numericamente) delle correzioni autografe fatte su quello. Nel caso degli altri codici la mancanza di qualche correzione potrebbe forse attribuirsi a trascuratezza di copisti, ma l’indipendenza per molti lati di L1 sembra escludere assolutamente l’applicazione al caso suo di un simile ragionamento. Il problema si riduce dunque a questo: mettendo da parte i passi riportati solo da L1 che forse risalgono alla stesura originale, quale sarebbe il testo voluto dall’autore, A o L1, o A + L1? Risolvo il problema qui a favore di A, che ha il merito di essere almeno una versione che sappiamo con certezza curata dall’autore (anche a dispetto degli errori che contiene). Il presente testo dunque si fonda su A; include quei passi di L1 che paiono caduti dalla stesura originale, ma non i piccoli ritocchi evidenti in questo codice (elencati sopra, p. 426 sgg.); per la risoluzione dei singoli problemi suscitati dal confronto di A con gli altri codici mi sono affidato al raziocinio. Se il mio raziocinio non corrisponde a quello del lettore, egli avrà nell’apparato almeno gli elementi necessari per dissentire.

In questa opera, a differenza delle altre sue opere volgari, l’Alberti cita in latino passi di poeti antichi, ed essi costituiscono, insieme con altre citazioni classiche in volgare, un problema particolare che meriterebbe più lungo discorso in altra sede. Delle citazioni latine alcune corrispondono ai testi volgati, altre a determinate o determinabili tradizioni manoscritte (generalmente del ’400), altre ancora o sono da attribuire alla cattiva memoria dell’Alberti oppure ad un suo voluto rimaneggiamento, per servire ai propri scopi, di testi che conosceva benissimo. Il Bonucci, quando gli riusciva di trovarne le fonti, rimediava [p. 430 modifica]alle citazioni ‘sbagliate’ e con ciò nascondeva il vario procedimento dell’Alberti di fronte ai classici che voleva citare. Noi invece ci siamo comportati diversamente, rispettando entro i limiti del possibile la tradizione manoscritta dell’opera albertiana, e citando nell’apparato, ove occorre, la lezione, e talvolta anche le varianti, della fonte latina. In qualche raro caso ci siamo permessi di correggere veri e propri errori; ma in altri, anche laddove la ‘citazione’ albertiana è lontana dal testo conosciuto e non confortata da varianti note di esso, abbiamo lasciato la lezione data dai codici. In questo settore abbiamo voluto insomma rilevare anziché risolvere tutta una serie di particolari problemi, per cui non esiste un’unica soluzione valevole per tutti i casi, e che meriterebbero un’indagine a parte volta a chiarire i testi adoperati dall’Alberti e il suo atteggiamento scrupoloso o disinvolto verso le fonti della cultura classica che maneggiava3.

C) APPARATO CRITICO

Libro I
p. 107 8. Fa salutatoci ei disse 13. A L2 F3 frequentavano; Fa sacri 20. Fa brinata corr. ex bruna 28. L2 chiamavano.
p. 108 9. L2 mansueschi 17. L2 faccio 29. L1 om. degli Alberti 30. L1 suo terzo libro, A terzo, ma cancellato, altri codd. om. 33. A di lettere agg. m. a. (figura in tutti gli altri codd.).
p. 109 1. L2 autorità 14-15. F2 senza alcuna perturbatione publica proxima, cancellato e sostituito in marg. dalla lezione degli altri codd. 21. A F3 l’arroganza, audacia, L1 L2 arroganza, audacia 22. L2 importunità del peccatore, F3 peccatore corr. in peccare 24. L1 R contro ai 28. L2 consonazione 30. R voci o suoni 33. R om. 35. R discutere.
p. 110 8. A pur lo sento agg. m. a., R om. pur lo sento 22. L2 om. te 30. L2 om. era.
[p. 431 modifica]
p. 111 9. L2 Fa Fb vincermi 18. A R L2 asserto 24. L2 obstinere 30. A R L3 scrivieno, Fb scrivono.
p. 112 3. A potete, R potè 4. L2 raccontandosi (già lezione anche di A, ma corr. m. a.?) 10. L1 Fb constituiti (già lezione di F3, ma corr.) 32. L2 abandona.
p. 113 5. L2 quando, F3 quanto corr. ex quando 10. L2 attratti 16. L2 per ragione 24. L1 gran peso 25-28. Fa Fb om. per omeotel. e innata gravezza... imposto incarico 26. L1 L2 F5 conferma.
p. 114 4. L2 Dice; cfr. Asclep., III, 26 b, in Hermetica (ed. W. Scott), I, 1926, p. 346 26. L2 vedendo 35. A male, L1 F3 Fb e mala.
p. 115 2. A a noi agg. m. a., L1 R om. a noi, F5 a noi agg. in interlinea da altra mano 22. L1 R F3 Fb dell’animo 23, 24. A e’ e qui agg. m. a. 32. R Quanti.
p. 116 10. A F3 viver lieto lauto, con lieto cancellato (cfr. De Iciarchia, p. 192, 22) 12-14. A in marg. agg. mano più tarda: Erravit auctor nana hi stoici non fuerunt. al. non quadrat. 14. L2 servare 18. R Dione (ma i codd. — e forse anche l’Alberti — sbagliano: bisognerebbe leggere Biante, cfr. Diog. Laert., 87): L’ L2 Fb cosa 20. A Ma miraviglio, già lezione di F3 corr. in Ma io mi miraviglio, Fb ma io mi maraviglio (seguo L1 L2 R) 23. R om. per; A alli dii agg. m. a. (figura in tutti i codd.) 29. A quello che indico io agg. m. a. (in tutti i codd.) 30. L1 Fb om. credo poi.
p. 117 1. L2 Fb tempo 2-3. A acqua da entro della terra, prima corr. m. a. coll’aggiunta di attinta per fondo dopo acqua, poi cancellato e di nuovo corr. m. a. in margine di quella solo che surgeva fuori da entro della terra, R F3 om. da entro (ma agg. poi in marg. in F3 da altra mano), Fb acqua di quella che surgea fuori della terra, L2 e bevere altro che acqua da entro della terra 9. L1 e nulla 16. A R L2 F3 molte maggior crudezza, L1 Fb molto maggiori) crudezze 19. L2 E gli altri 21. R e alle 33. R Gone, Fb Dione (intendi però Bion, e cfr. Sen. Dial., IX, 8, 3).
p. 118 3. Enn. Sc., 392. 5. Fb detti, Fb R F3 dottore 11. L2 contro 12. R quelli 15. A R F3 Fb e premeditata ragion disputarne, L2 e per meditata ragion disputarne (seguo L1) 16-17. L2 viddi... confutarmi, essendo l’ingegno 20. R quelle cose 23. R queste 26, 28. L2 om. questo 26. Fb il mio Battista 33-35. Plin. N. H., VII, 83: nos quoque vidimus Athanatum...
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p. 119 14. R Fb trista veste, F3 om. furono contenti... quali (agg. in marg. altra mano con lezione uguale a R Fb) 18. R l’esser 34. F2 nella durezza.
p. 120 9. R Fb o deputazione 16. R perturbarsi; L2 l’animo disdutto dalla ragione 18. R efetti 28. R Fb la ragione 32. A L2 surge, L1 surga 33. R om. propria 34. L1 altrove
p. 121 4. L2 om. la molestia de’ venti 8. L2 om. fermi 11. R L1 Fb accommodaremo 22. R Fb om. el 34. L2 parole.
p. 122 2. L2 cogitazione, R cagione e ragione 3. A L2 vene, R viene 11. A L2 R F3 Fb lascerolla, L1 lasceroll’io 15. A la famiglia agg. m. a. (il copista aveva scritto de mia), L1 de’ miei, R della famiglia e della... (gli altri codd. hanno la lezione corr. di A).
p. 123 1. Sarà da intendere Aristotile? (cfr. Top., 3, 118 a 6-15) 7. L1 R pregiare 16-17. Codd. dedit miseris, om. sibi (cfr. Man., I, 80-81) 20. A non spesso corr. m. a. ex expresso 27. A straccare corr. m. a. ex extracciare, L2 extracciare, L1 excrucciare, Fb straziare, F3 exercitar corr. in marg. da altra mano stratiar, R straccare (il verbo corrispondente non pare figurare nella fonte, che sarebbe Suet. Claudius, § 4) 32. L1 Fb potranno.
p. 124 1. R l’avverse 3. L1 ch’elle ne 4. A L2 R Fb F3 quel buon filosofo (seguo L1, ma non trovo il detto tra quelli attribuiti a Bion) 5. L1 cosa 10. L1 desideri 18. Cic. Tusc., V, 37 (Pacuvio), ma il detto si trova anche in altri autori 28. R fa amici 32. Ovid. E. P., I, 5, 6: ut capiant...
p. 125 3. R pur andiamo 19. L1 quant’opera li bisogna 20. L1 a sanità 26. Sen. De tranqu. an., XVII, 7 27. L1 doppo l’ora 34. L1 ci affatichiamo, L2 om. ci affanniamo in più nostre faccende.
p. 126 5-6. L1 fatiga, altri codd. fatiget; Prop., II, 22, 49-50: et rursus puerum quaerendo fatigat / quem, quae scire timet, dicere fata iubet (la variante, quaerere plura, è attestata da codici quattrocenteschi) 12. A R L2 F3 pigliavano: R per exercitarai 13. L1 non faremo se: L2 alla necessità 14. L1 le necessità 23. A L2 de’ xii principi re, R Fb F3 de’ xii principi, niuno, L1 de’ xii primi principi romani (ma primi non era essenziale, essendo il richiamo a Suet. De vita XII Caes., Galba, IX) 31. A ad agg. m. a., R Fb om. ad 36. L1 om. apporti seco ogni ambizione e.
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p. 127 4. R grande 5. Cat., 62, 16: iure igitur vincemur, amat victoria curam; A colle agg. m. a. innanzi a concertazioni (figura in tutti i codd. salvo L1) 7. R L2 e troppo perturba, A e troppo perturbati, Fb F3 e troppo perturbano (F 3 corr. ex perturba); seguo L1 10. R e dolersi 14. L1 ...altrove si dirà 31. A L1 R F3 cosa 32. R om. e distogliessero dalle continue sue investigazioni, L1 stoglessero
p. 128 2. R gli avesse forse rotti 5. L1 intercludere 14. L1 valli o siepi 18. R comunicare 22. R in presenza degli amici tuoi 25. L1 teatri 33. Il nome manca in tutti i codd., e non riesco ad identificarlo.
p. 129 4. L1 niuno 5. F3 sopra pulce agg. altra mano bugie (!) 21. L2 la volontà, L1 le volupta 29. A R L2 Fb F3 disciolga (o discioglia); seguo L1 .
p. 130 1-14. Traduce molto liberamente Herod., III, 40 4. L1 della tua fortuna 11. L1 e di quelle (lascio stare il pur curioso costrutto con a degli altri codd.) 12. A F3 doverebbono 13. L1 gettane (cfr. 11), F3 Fb gittarle 15. L1 om. a 16. L1 ballare salmonia alla gioventù (?) 21. A in noi agg. m. a., L1 R om. in noi 28. L1 e’ non pregava 32. L1 villane e risposte contro.
p. 131 3. L1 L2 tempi 4. L1 persino 7. A lui agg. m. a., L1 l’obliga 13. R comodissimo; L1 Dice 17-18. Intendi M. Bibulus e Gabiniani (cfr. Val. Max., IV, 1, 15) 20. L1 om. per 32. L1 con nostre fatiche.
p. 132 1. Enn., V, 18 18. L1 a quel 20. R avezzarsi 27. Iul. Cap. Ant., 2, 6 29. L1 om. a (cambiando così costrutto e senso della frase)33-36. Sil., VI, 373-6, secondo cui correggo la lectio facilior dei codd. illum per illuviem (r. 33).
p. 133 6. L1 delicatezze; R seguiremo 15. L1 con l’adurirsi 21. A e’ agg. m. a., R L1 Fb om. e’ 22. Sen. De tranqu. an., VIII, 7 26-30. Var. Men., 404.
p. 134 2. F3 Fb bisognarti 3. A L2 F3 Fb bisognarti 14-16. Cfr. Diog. Laert., I, 68 17. L1 Cornelio Tacito 22. A R L1 F1 Fb distendono, L1 distengeno (cfr. Curt. Ruf., V, 12) 25. A R L2 connumereremo, già forse lezione anche di F3, corr. poi in marg. da Z. A. comminuiremo (come L1 Fb) 29. L1 R ingenerano 30. L1 dalla contumelia.
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p. 135 4. R maxime 14. A dello corr. m. a. ex d’, L1 voluttà in affaticarsi 16. L1 voglio non 18. L1 a cognizione 20. A conpremendo corr. m. a. (?) ex che premendo, R che premendo, F3 Fb mano premendo, L4 quale la mano che ripremendo 24. A noi agg. m. a., L1 (solo) om. noi: R abian detto 27. L1 Fb da investigare 30. L1 Io contai 24. L1 om. tu (tutta questa frase diventa in L1 una affermazione che conclude il libro I).
p. 136 1-4. L1 om. le due ultime battute del dialogo.


Libro II
p. 137 11. L1 discretissimo.
p. 138 8. A R L4 F3 infecti 14. L1 gioveremo noi dove (questo noi figura in A, ma cancellato) 16. A piacerei corr. m. a. ex gioverei, L1 gioverei 18. A voltolsi, R L2 Fb voltosi 23. R amenissimi.
p. 139 L1 non so se io traducessi 3. A quel che agg. m. a. (in tutti i codd.): L1 piace quel che piace a voi 8. A poi e sera m. a., L1 om. poi e sera 9. A & corr. m. a. ex altrui, L1 et ben assettare, L2 e rassettare 13. L1 Aremo forse 20. R Fb turbamento 22. R om. quasi.
p. 140 3-4. L1 d’insania e pazzia, e infinite... delle pazzie 5. R appetia 20. A Quinci el vendicare, el punire e rendere alle offese agg. m. a., rispecchiata in tutti i codd. salvo L1 (in F3 agg. in marg. da mano più tarda) 30. A vi corr. m. a. ex mi, R mi 32. A ne con n espunto con puntini sotto, L4 om. ne, F3 ne agg. in interlinea 34. A protervi(t)a (col t espunto), altri codd. protervità.
p. 141 4. Codd. (salvo L1) om. adunque prima a ciascun morbo qu(e) 5. R addatatici 9. R se fusse 20. L1 R che li altri, L4 om. e sentenze... moglie 24. R virtù.
p. 142 2. L1 volontà e ansietà 5. L1 duri... vi astrinse 20. L1 ricchezza 25-26. Codd. (salvo L1) om. facessero essequie a' suoi minori che non furono figliuoli quali 28-29. L’A. rifa qui Mart., 12, 34, 10-11: Nulli te facias nimis sodalem: / gaudebis minus et minus dolebis 31. R Canneio, Fa Canticio, Fb Canucio (Plin. N. H., VII, 36: P. Catienus Philotimus).
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p. 143 2. L1 considerarle 3. L1 e più ne gode 14-17. Verg., II, 726-9 21. R Fb om. si sia 28. L1 dicea; Cat., 22, 20 33-34. Prop., 1,9,7: ... peritum.
p. 144 4. A R L1 F3 egrie (in F3 corr. in egregie), L3 Fb egregie (cfr. Tac. Ann., XV, 20, 3) 19. A stimiamo corr. m. a. ex sentiamo, L1 sentiamo 30. A exercitare con er espunto, L1 L3 excitare, altri exercitare 34. L2 R F3 vostra opera, L1 vostre opere, A lezione incerta tra sing. e plur.
p. 145 13. R e in quel 22. R pensano 27. L1 om. né nuocono non le avendo.
p. 146 5. R om. somme, F3 somme agg. in interlinea da altra mano 15. L1 elleno 21. R d’altronde 31. L1 F3 Fb e’ bisogna, A e’ espunto.
p. 147 2. L1 seguir io. L1 si è (in A e porta lo spirito aspro greco) 21. Plaut. As., 494 27. Cic. Ep., IX, 12 29. R Fb om. gravità 30. A L3 F3 micodiano, L1 micôdeano, R mi chodeano, Fb mi odiano; cfr. Cic. Ep. ad fam., X, 23, 5: In quo capio voluptatem, quod certe, quo magis me petiverunt, tanto maiorem iis frustratio dolorem attulit. Ma non ci si può fondare per correggere chiedeano (petiverunt), perché l’A. ha cambiato il senso della seconda parte della frase (frustratio / biasimarmi).
p. 148 3. L1 L3 infrangete 12-16. Codd. (salvo L1) om. Numa re de’ Romani... sia non necessario 17. R è un guadagno 21. L1 non sono io, no, quello 23. A disse corr. m. a. in marg. ex (presenza) d’(Antonino), L1 in sua (con u espunto) presenza di Antonino Pio rispuose (cfr. Iul. Cap. Ant., X, 5) 10. Cfr. Liv., 11, 3, 4 32. R sì intero 35. Cfr. Nonius, 126, 30.
p. 149 13. Tutti i codd. lasciano lo spazio per il nome (sarebbe forse da integrare: Polo; ma non trovo il detto di Socrate nel Gorgias) 14. R. om. ove accadde 15. A R F3 tumulento 27. L1 mogliere 28. R ostensione 32. R om. ma 35. Aen., I, 36.
p. 150 1. Cfr. Il., IX, 496 sgg. 6. R fragellarla 11-21. Curt. Ruf., V, 5, 10-12: Euctemon (l’A. traduce e parafrasa questo passo) 14. A L3 R om. dicea, F3 agg. in marg. disse, Fb dissono (seguo L1) 16. L1 si è 17. L1 ed è la calamità querula e la felicità superba, F3 si è superba 28-30. Sil., XV, 819-21: Compressit lacrimas Poenas minuit que ferendo / constanter mala et inferias in tempore dignas / missurum fratri clauso commurmurat ore 32. A se agg. m. a., L2 om. se, L1 qual se conoscea 33-34. Tib., III, 2, 5-6.
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p. 151 4.L1 libando 7. R emendatissima 11. L1 e incorse 28. L1 om. se non 34. L1 R et thisippus.
p. 152 3. R Fb ribattuto 14. Fb Melananca, altri codd. Melancum (cfr. Odyss., 19, 70 sgg., e intenda Melantho) 27. R om. si 30. A se agg. m. a., L1 noi ove forse;, R deliberremo 34. A R L2 F3 discurso et excluderemo.
p. 153 23. L1 om. in 25-27. L1 stimiamo, a lui qual fu incontinente... el dolore, né stanno e’ tuoi incommodi... in la tua opinione 34. L1 fundare tra voi testé nuova.
p. 154 12. L1 L2 altronde 13-15. Mart., 12, 6, n-12: ... sed tu, ecc. 17-18. L1 avviene che tu forse ove che sia trovi 20-21. L1 vi sono omini, tante ivi sieno trappole, quante vi s’usa parole, tante sieno bugie... 21. F3 vi s’usano bugie..., Fb vi s’usino 26. A quanto agg. m. a. in marg., R om. quanto 28-29. Juv., 7, 197-8 (198 fiet / fies Ω).
p. 155 1. R si conviene oggi 6. I codd. hanno tutti o Manilio o Mamilio, e lascio stare l’errore (? dell’Alberti), ché il verso è di Virgilio, Eneide, II, 402 8. A L1 R Lacaon, L1 Lacon 10. A R P L1 om. Pallade (lasciano, salvo L2, lo spazio bianco), L1 Pallade agg. mano più tarda, Fa Fb Minerva 19. Fa Fb qualche fiata per fatale condizione 25. Prop., II, 8 A, 7: Omnia vertuntur... 26. Prop., II, 28, 32 32. A L l F3 imnensis, L2 immensis, Fb inmenesis (cfr. Diog. Laert., IX, 80).
p. 156 1. L1 L2 Fb abrividava 7. L1 qual 11. L1 madri e uccisero e’ suoi 15. A questi con st espunto, R questi 16. Cfr. Apologhi in Op. mor. (Bartoli), p. 393 24. Intendi Pheraeus Jason e cfr. Plin. N. H., 7, 166 28. L1 L2 e prepararci 29. A R L2 Fa prepari (seguo L1 Fb) 35. A L1 R om. la Sibilla, lasciando lo spazio bianco (A la Sibilla agg. in marg. mano più tarda), L2 Vergilio, F3 Fb la Sibilla (nel testo).
p. 157 3. L2 F3 Fb reris (Aen., VI, 95-97: reris) 7. L1 tu poni 10. R e di grazia 11. R che da noi 14. L1 iocosissime 25. R L2 isse secondo mio arbitrio.
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Libro III
p. 159 19. L1 sentì 27. L1 prossime di prima, A L2 R prossimi.
p. 160 6. L1 né seppi 7. L1 adirizzarmi 14. L1 interviene 20. L1 F3 apresso 24. R accommodati 26. L1 e come 28. L’A. pensa ad Andronicus Cyrrestes, costruttore di un famoso orologio ad Atene (Vitr., I, 25), ma non inventore del pavimento figurato. Per il nome e la variante Cipreste, v. Thes. Linguae Lat., Nom. Propria, Cyrr(h)estes 32. Il nome del tempio manca in tutti i codd.: strana omissione se, come crediamo, si tratta del tempio di Efeso; più curioso ancora il periodo di 700 anni della costruzione (cfr. Plin. N. H., 36, 21: templum Ephesiae Dianae CXX annis factum a tota Asia).
p. 161 7. A L8 F3 conattatogli, Fb coattatigli, L1 R coattogli (cfr. 162, 4) 8. L1 quadre e compose 12. R de' Greci 15. A R L8 F3 parti, Fa Fb e quella pratica di due filosofi stoici estesero i parti (!) 17. L1 e posonvi 20. Fb ma qui interviene proprio... 27. R litterali 28-29. L1 ragionare... raccoglierle 30. L1 adattezze, Fb attezza 35. L1 dovervisi.
p. 162 3. L1 tanto varie 4. L1 consite 10. L1 Fb maravigliosa; A R L2 F3 et concetto 13. L1 modi 24. L1 ène 29. L1 un dissimulare 33. L‘ L2 R protervità (cfr. 140, 34).
p. 163 5. L1 Fb a esserti 6. A mai non fu disutile con dis espunto, L1 mai fu non disutile (altri codd. = A) 15. L1 dirlo. Agnolo, facile... 16, 17. A e agg. m. a. avanti perdette, altri codd. om. e 20. L1 membri.
p. 164 1. L1 L2 rinnuova 4. A L1 L2 ripetono dulces dopo exuviae (Aen., IV, 651: sinebat / sinebant) 6. L1 rispondati 7 - Cfr. Diog. Laert. Sol., I, 63 19. A piangiosi corr. m. a. ex paurosi, R om. piangiosi, F3 lacrimosi, Fa Fb lacrimosi si esercitava 21. Fb insegna pure onoratissima, A publico sottolineato e corr. in marg. premio evidentemente da tardo revisore che non capiva insigne sostantivo 29. L1 volgo e quanto el sapere piegarsi 30. L1 non solo agg. in marg. dopo populare (ma non se ne vede la ragione).
p. 165 1. L1 con ragione in se e bene 11. L1 quei 16. L1 om. più 17. A L2 F3 inseperabile 20. L1 non mutare, A non scritto ma cancellato, F3 non agg. in interlinea, Fb non si può mutare 22. L1 F3 Fb mostrarti 23. A F3 atutta, Fa Fb tutta 34 sgg. Bon. M. Lucio, ma si tratta di Salinator (cfr. Liv., 27, 34).
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p. 166 i. L1 om. lo 2. L1 piazze 6. A vivere in tristezza corr. m. a. ex in tristezza vivere, R in tristezza vivere, L1 tristezze 10-11. L1 om. un certo ardore... ha in sé 12. L1 chiamiamo, F3 chiamavo corr. ex chiamamo 18. L1 disduce e distiene 32. L1 di disonestar.
p. 167 5. L1 F3 Fb cosa alcuna 6. L1 pel; R venne 11. A L1 R F1 om. sasso, L2 sasso dopo diventa (r. 10); seguo Fa Fb 15-16. L1 qui... inchiusa, F3 quivi corr. ex qui 21. L1 non tendere, L3 non cadere 29. L1 in loro 33. L1 Fb om. a (ma ritengo il dativo dopo modera) 36. L1 L1 F2 Fb medica, A midica, R mitiga (accolgo medica in base a Aesch. Prom., 379-80).
p. 168 4-9. Eurip. Hec., 219 sgg. 9. R del savio 13. A R F3 stracceremo 15. L1 e sosterremo, Fb storremo 16. R frenati 23. L1 giovo loro el piangere 26. L1 che nulla ne giova el nostro piangere 26 sgg. La favola fu forse ispirata da Luciano, VIII, 25 30. L1 fra 34. L1 seggi. Adunque Pirtoo quando... fratelli, si fermò.
p. 169 2. R traformata, F3 Fb tra(n)sformata; L3 Fb vedevagli, L1 F2 vedevegli (il ti si porgea del r. 6 mi persuade a mantenere la lezione di A R) 3. A collo concilio con con espunto, L1 con lo intercilio 6. L1 questa che 7-8. Tutti i codd. (salvo L1) om. l'altro era non in tutto quanto costui a vederlo sozzo e iniocundo 16. L1 in se un viso 17. L1 e’ summirava Fa Fb poi mirava 18. R om. loro 25. R om. forse 31. A R F3 Fb settecentomilia (accolgo la cifra data da L1 L3 che corrisponde a Jos. Flav. De bello heb., V, 569) 32. L1 ma e dimenticavansi.
p. 170 2. Fa Fb altro amore, R altro dolore 4. A amici e cari rovesciato poi m. a. con l’indicazione b-a, altri codd. amici e cari 16. A perderemo... commettemo, L1 perdemo... commettemo (seguo gli altri codd.) 19. L1 et non 23. L1 e opinione 24. L1 odi et ai il, R odi tu 31. L1 mari; Aen., I, 93-94: ingemit et duplicis tendens ad sidera palmas / talia voce refert... 33. L1 di nulla.
p. 171 17. L1 umbre (ma cfr. p. 174, 1) 20. L1 s’excruciano 22. L1 siamo etsuto (?) imprudentissimi, Fb om. e 23 sgg. Plut. Consol. ad Apoll., IX (ma cfr. Val. Max., VII, II, Ext. 2) 28. L1 soma 31. L1 affetti e immoderate volontà, Fb affetti 33. Codd. Hic finis... illam (Aen., II, 554 - 57).
p. 172 4. Questo vuoto è in tutti i codd.; Bonucci congettura gli Egiziani 16. A L3 F3 membri, R membri da volerli espeditissimi 17. R obvolute 18. L1 carco di macchie (lezione che pare nascere da un errore, evidente pure in A dove il copista scrisse ma / thie e l’Alberti aggiunse in fin di riga la; R lutoso fetido 26. L1 appresso di noi, L8 di me, R diurni 27. Hor. Carm., I, 1, 1: Maecenas atavis edite regibus 28. R om. tanta 30. A dormire corr. m. a. ex dolere.
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p. 173 1. A miserie agg. m. a., L1 R om. miserie 14. R benigni 19. L1 potere dire in te quello 21. R o chieste 24. L1 da nostro 28. R dolerti 32. L1 virtù t’accusa.
p. 174 3. L1 quanto 4. R t’insegna 6. L1 L8 malizia 16. A Fa Fb così tu ogni, R L8 così in ogni, L1 così tu in ogni 19. L1 o con qualche grata 22. A o imposte (sic) agg. in. a., L8 ho imposte; seguo L1 F2 Fb 23. Sono parole di Venere non di Enea: Aen., I, 239; fatis contraria fata rependens 31. A F2 Fb L8 cosa (i versi, perduti, ricalcano Aen., I, 198-99: o socii... o passi graviora, dabit deus his quoque finem) 34. Aen., I, 203: mittite: forsan et haec olim meminisse iuvabit.
p. 175 3. Aen., IV, 655 4-8. Iliad., 22, 303-5 14. L1 buone speranze 23-24. A e costui non però so se e’ potesse in noi e noi (dopo potemo) agg. m. a.; queste parole mancavano in F8, ma sono state aggiunte in marg. da Z. A.; figurano negli altri codd. (in R però confusamente) 27. A R questo.
p. 176 2-3. Sen. De tranqu. an., XVII, 8 10. R om. sempre 15. L1 in raccontargli 26. L1 (dopo adormentollo) Dicono que’ vetusti teologi Iunone essere la terra, Latona la nocte, e alla nocte essere proprio nome il dimenticarsi, già che la nocte dà sonno e ’l sonno induce oblivione. Stratonices... 33. L1 pare a me pure 35. Fb Fedria (correzione giusta: cfr. Ter. Eun., 216 sgg., in ispecie 220); R Fb dicea.
p. 177 1-4. Iliad., 24, 130 7. L1 nominoronsi; Fb detta così perché; L1 in cima alla carta vicino a queste righe si legge questa nota (aggiunta dalla stessa mano): Versi di Solon filosofo presso a Eusebio Panfilo: Nunc mihi sit Veneris mine Muse nuncque Liei / dulce opus: hoc hominum bona gaudia menti refert (non li trovo in Eusebio; cfr. Plut. Amat., 5, p. 75 i d) 16. A R L2 F1 Fa Fb solea viver di mangiare (ma cfr. Iul. Cap. Max., 4, 1 sgg., tradotto quasi letteralmente dall’Alberti) 27. L1 F2 Fb a più e più.
p. 178 2- 3. Aen., III, 660-661; il 2° emistichio del v. 661 figura nella tarda tradizione manoscritta del poema 4-5. L1 di Pittagora quali affermano 6. R consolato 13. R e più a me giovi 15. Fa Fb ne so se fusse comodo instituto 21. Codd. (salvo R) om. pio, L8 Fb F8 più el riconoscersi 22. R o lascivia 23. L2 retarci, A R F3 Fb ritrarci; seguo L1 27. R sollazzarsi 29. L1 produrre 32. Hor. Ep., I, 19, 47: ‘displicet iste locus’ clamo et diludia posco.
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p. 179 3. A R L2 F2 qual fu men non solo, L1 Scipione fulme non solo, Fa Fb quale fu lume non solo (scelgo quest’ultima lezione malgrado la lectio difficilior di L1, per cui cfr. Aen., VI, 843, et al.); A F5 L1 L2 R impeto, Fa Fb imperio 4. A F3 Fb latiana, L1 tatiana, R L2 Fa latina 6. R perinsino a 13. L2 R F3 marelle, Fa Fb morelle, L1 parelle 17. R balzare 19. R in mente 26. L1 venendo da (lascio stare a col senso di ab; cfr. Col.; 12, 4, 2-3) 35. R om. romano.
p. 180 2. R ottimo e prestantissimo 6 sgg. Suet. Tib., 44 io. L1 Fb dalla fessitudine 12. L1 extrudere 13. L1 infingervi 25. R turbazioni pensieri e agitazione 28. F3 Fb om. poi, L1 l’animo non suo mal poi può imperare, R impetrare, L3 imparare.
p. 181 2-6. La forma Angeronia (contro Angerona) e la interpretazione in Macr. Sat., I, 10, 7. 20. Bonucci inventa rapitore (dopo uccello), ma non si trova in nessun cod. 22. L1 o del vicino 26. L1 disduce, Fa disolve, Fb dissolve 33. L1 per istormi 34. R da me.
p. 182 3. L1 conedificai, R mente o edificai 9. L1 disentire 15. A matematici corr. ex matematica, altri codd. matematica; il De motibus ponderis è finora perduto 31. L1 maravigliose investigazioni.
p. 183 15. A tranquillità degna invertiti poi m. a. con b-a, L1 R tranquillità degna 18. R om. malvagità.


Note

  1. Lo stesso Vettori, cioè, a cui venne mandata la Villa (v. vol. I, p. 457, sul cod. Pal. 267 di Parma trascritto da Carlo Alberti).
  2. Col segno ✓ indico nella tavola la presenza negli altri codici delle aggiunte e correzioni fatte su A.
  3. Cfr. i problemi analoghi del Theogenius, a cui si accenna a p. 412||||. Per tre riferimenti a Seneca, De tranqu. animi, sono debitore alla tesi della dott.ssa Marta Basiola, Appunti sul testo critico del «De profugiis crumnarum» di L. B. Alberti, discussa all’Università di Firenze, 1951-52, e gentilmente prestatami dal prof. Folena.