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ROT — 839 — RUC


giràndola. || – di suvaru, arnese con cui si monda il riso, il miglio ecc.: brillatojo. || rota rutedda, giuoco o danza fanciullesca che si fa tenendosi tutti per le mani in cerchio: gira ’n tondo, girotondo. Così quando van cantando rota rutedda, lu pani a fedda a fedda ecc., che i toscani fanciulli cantano: giro giro tondo – il pane come un pan tondo – Un mazzo di viole – per darle a chi le vuole. Ovvero cantano: gira ’n tondo dell’amore... il resto non rammento. || fari la rota, ballare in cerchio; disporsi in giro. Dante ha: quei che vanno a ruota.

Rota. V. dota.

Rotabbili. V. rutabbili.

Ròtula. s. f. Osso del ginocchio: rotula, rotella, ruota. || Tavoletta rotonda per uso di comprimere il cacio fresco quando esso si lavora: rotella (Car. Voc. Met.).

Ròtula. s. pl. Così chiamasi in Palermo il cimitero attuale, e scambiasi colla voce cimitero stesso. Onde iri a li rotula, sarebbe come a Firenze dice: andar alle ballòdole.

Ròtulu. s. m. Peso equivalente a chilogrammi 0,793.

Rotunnamenti. avv. met. vale del tutto, assolutamente, totalmente.

Rotunnissimamenti. avv. sup. met. Assolutissimamente.

Rotunnità, Rotunnitati, Rotunnizza. s. f. Qualità di ciò che è rotondo: rotondità, rotonditade, rotonditate, rotondezza, ritondezza.

Rotunnu. add. Tondo: ritondo, rotondo. Sup. rotunnissimu: rotondissimo.

Rozzamenti. avv. Con rozzezza: rozzamente.

Rozzissimamenti. avv. sup. Rozzissimamente.

Rozzu. add. Non ripulito, che non ha avuto la sua perfezione, dicesi di pietra, legno ecc.: rozzo. || fig. D’uomo, ignorante, incivile: rozzo. Sup. rozzissimu: rozzissimo.

Rralìcula. Idiotismo di Noto per reliquia V.

Rre. V. re e seg. || V. rreri.

’Rreri. Aferesi di arreri V.

Rriddoggiu. V. roggiu.

Rrimiari. v. a. Percuotere con remo.

Rrìriri. V. rìdiri e seguenti, essendo vizio di nostra pronunzia, pronunziare forte quasi tutte le consonanti in principio di parola e specialmente la r, salvo che questa non sia in luogo della d come riri per diri.

Rriti. V. riti.

’Rrivari. Aferesi di arrivari.

Rrobba. V. robba.

Rrugna. V. rugna.

Rruina. V. ruina e così molte altre voci che dovrebbero scriversi con doppia r.

Ru'. V. dui.

Rua. V. strata (Fr. rue e ital. ant. ruga). || rui rui, per le strade, per le vie. Vale anche qua e colà detto di luoghi aspri specialmente.

Ruagnu. V. A. (Scob.). V. rinali e càntaru.

Rubbareddu. s. m. Gioco di carte, in cui le carte vinte si mettono scoperte e possono esser prese dall’avversario come le altre carte che son in tavola: rubamonti. || jucari a rubbareddu: far a rubamonti.

Rubbari. V. arrubbari. || a rubbari. V. in rubbareddu.

Rubbarìa. s. m. Luogo dove si serbano le vesti dei religiosi: vestiario.

Rubbazza. pegg. di robba: robaccia.

Rubbeddu. V. ribbelli.

Rubberi. s. m. Chi nelle comunità ha cura delle vesti dei religiosi ecc.

Rubbia. s. f. T. bot. Pianta la cui radice si adopera a tigner i panni, specialmente in rosso: robbia. Rubia tinctorum L.

Rubbicedda. dim. e vezz. di robba: robetta, robettina, robicciuola. || starisi ’nta li so rubbiceddi, al suo posto.

Rubbicunnu. add. Rosseggiante, vermiglio: rubicondo.

Rubbigghia. s. f. Quasi dire roba, ma sa del diminutivo: robiccia, cenci, robuccia. || Sopravveste indossata da’ servienti delle Chiese nelle solennità: assisa, zimarrone.

Rubbina. V. rubbinu.

Rubbineddu. dim. di rubbinu: rubinetto.

Rubbinettu. V. cannolu.

Rubbinìa. s. f. T. bot. Sorta di pianta: falsagaggìa. Robinìa o pseudo acacia.

Rubbinu. s. m. Gemma rossa: rubino.

Rubbiolu. s. m. Sorta di panno rosso.

Rubbittarìa. s. f. V. rubbarìa || Dispensa nel podere ove si tengono le provvisioni da mangiare pei lavoratori dello stesso.

Rubbitteri. s. m. Colui che ha cura della rubbittarìa. || Dispensiere.

Rùbbiu. V. ruscianu (Rocca). Più vicino al latino.

Rubbrica. s. f. Sunto di libro o di capitoli di libro, forse così detto dall’essere stato per lo più scritto in rosso: rubrica. || In pl. T. eccl. Quelle regole registrate al principio del breviario e del messale, che insegnano come dicasi l’uffizio o la messa: rubriche. || essiri di rubbrica, d’usanza, quasi di legge: essere di rubrica. || T. st. nat. Argilla rossa, matita rossa, sinopia: rubrica.

Rubbricari. v. a. Processar in causa criminale, detto così dal chiamarsi rubbrica in linguaggio del foro il sunto del reato: inquisire, formar processo. P. pass. rubbricatu: inquisito.

Rubbrichista. s. m. T. eccl. Colui che fa i prescritti delle rubriche, e che invigila per la loro osservanza: rubricista.

Rubbunazzu. pegg. e accr. di rubbuni.

Rubbuneddu. dim. di rubbuni.

Rubbuni. s. m. Veste talare nera comune ai preti. In italiano si chiamava robone o robbone una veste signorile, usata già dai cavalieri, dai dottori ecc. || Sopravveste di panno ruvido che copre il busto: casacca. || scutulari lu rubbuni, met. dar busse: spianar le costure. || megghiu la facci ca lu rubbuni, così dice chi non vuole scìupati gli abiti: meglio percuotermi in viso.

Rubbustizza. V. robbustizza.

Ruca. V. aruca.

Ruccaloru. V. babbaluci (forse da rocca).

Ruccari. V. arruccari.

Ruccaru. V. ruccuni.

Ruccata. s. f. Quella quantità di lino o lana che si mette in una volta sulla rocca per filare: roccata, conocchia, pennecchio. || Colpo di rocca: roccata.