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Occasu. s. m. Occidente: occaso.

Occhiali. V. ucchiali.

Occhialuni. V. gadduzzu d’acqua. || V. gammitta al 2 §.

Occhiata. V. ucchiata.

Occhiettu. s. m. Quel piccolo foro nelle vestimenta, per dove si abbottonano: ucchiello, occhiello, e a Siena dicono occhietto. || V. acchiettu.

Occhittara. s. f. Donna che fa occhielli: occhiellaja.

Occhittera. s. f. La parte del vestimento ove si affibbia: occhiellatura.

Òcchiu. s. m. Parte nota della testa: òcchio. || Vista, sguardo: occhio. || met. Intelletto o simile: occhio. || La parte dell’albero pel quale rampolla: occhio, gemma. || Parte della briglia, cioè quel buco che è nella guardia, dove entran i portamorsi: occhio. || Finestra rotonda che si pratica in varie parti della casa, della chiesa ecc.: occhio. || Foro nel mezzo della martellina o martello dove si ferma il manico: occhio. || La parte della zappa, zappone ecc. dov’entra il manico: occhio. || Quelle belle macchie rotonde che ha nella coda il pavone: occhio. || Buco, apertura, foro qualunque: occhio. Onde essiri occhi occhi o un crivu d’occhi, essere sforacchiato. || – di lu catinazzu, ciascun anello ov’entra la stanga del chiavistello: boncinello. || I vetri dell’occhiale: lenti. || – di la riti, i voti delle maglie. || La prima pagina avanti il frontespizio, dov’è il titolo di un libro o simile: antiporta (Zan. Voc. Met.) || – di puleggia. T. mar. Apertura bislunga in sulla cima di un albero di pappafico, nella quale si mette la rotella d’un bozzello destinato al passaggio dell’amante di drizza: incornatura (Zan. Voc. Met.). || – di cupìa T. mar. Fori tondi accanto alla ruota di prua, per i quali passano le gomene dell’ancora: cubìe (Car. Voc. Met.). || – di la staffa: l’occhio. || – di l’ogghiu, gocciole d’olio o di grasso galleggianti in forma di piccole maglie sopra acqua o altro: scandelle. || occhiu, si dire in genere a cosa preziosa e bella. || – d’acqua, luogo onde scaturisca acqua, vena: polla. || T. tip. La grandezza della lettera alfabetica, non compresa l’asta: occhio. || ad occhi chiusi, posto avv., senza misura, senza pensarvi su, alla cieca: a occhi chiusi, a chius’occhi.|| ad occhi aperti, avvedutamente. || jiri ad occhi chiusi, andar liberamente senza intoppi: andar a chius’occhi. || ad occhiu, posto avv., senza misura: ad occhio. || V. innestu a occhiu. || grapiri l’occhi o stari cu tanti d’occhi aperti o teniri l’occhi aperti, fig. por mente, usar somma cura, badare: aprire gli occhi, stare cogli... o tener gli occhi aperti, star in guardia. Onde si dice: grapi l’occhi sai! bada vè! || fari grapiri l’occhi ad unu, farlo accorto, farlo ravvedere: aprire gli occhi ad alcuno. || a quattr’occhi, posto avv., da solo a solo: a quattr’occhi. || pariri bonu all’occhi, esser di bella vista: aver occhio o buon occhio. || stari cu l’occhi di supra ad unu, star attento a ciò che altri fa: aver l’occhio addosso ad alcuno. || nun aviri occhi, fig. non aver buona cognizione: aver gli occhi di dietro || nun aviri occhi nè oricchi, non guardar e non sentire: non avere nè occhi nè orecchie. || nun chiudiri occhiu, non dormire: non chiuder occhio o gli occhi. || chiudiri l’occhi a qualchi cosa, far vista di non vederla, passarla senza considerazione: chiuder gli occhi a checchessia. || chiudiri un occhiu, dissimulare, fingere di non vedere: chiuder un occhio. || chiudiri o scattaricci l’occhi, ass., morire: chiuder gli occhi. || un battiri d’occhi, un istante: un batter d’occhio. || jittari a ’nn occhi o ad occhiu, rinfacciare: batter negli occhi alcuna cosa. || jittari purvuli ’ntall’occhi. ingannare, far le lustre per far credere: buttar la polvere negli occhi. E per sedurre. || custari un occhiu, o un biancu d’occhiu, esser carissimo: costare o valere un occhio. || essiri l’occhiu drittu, esser il favorito o il sostegno di alcuno: esser l’occhio dritto o destro o semplicemente l’occhio d’alcuno. || scacciari l’occhiu, accennare checchessia ad alcuno: strizzar gli occhi; accennare più nascostamente che si può: far d’occhio. || scacciaricci l’occhiu ad unu, accennargli una cosa con una strizzata d’occhio e con lieve cenno: dar d’occhio ad alcuno. || jittari l’occhiu supra qualchi cosa, vedere: venir veduto. Guardarla con compiacenza e desiderio: gettar l’occhio in checchessia. || jittarisi l’occhi, cacare. Vale anco: vomitare, recere. || taliari di bonu o mal occhiu, veder volentieri o no: guardare o vedere di o con buon o mal occhio o a mal occhio. || mal occhiu, affascinamento: mal occhio. || mettiri davanti l’occhi, rappresentare, descrivere, far prevedere, far ponderare, persuadere: mettere innanzi gli occhi. || perdiri di occhiu, smarrire, non veder più: perder d’occhio. || aviri o staricci ’na cosa ’nta l’occhi, restar impresso: star fitto negli occhi; vale anche quasi prevedere: aver dinanzi degli occhi. || dari o stari ad o all’occhiu, spiccar nelle altre cose: dar nell’occhio. || occhi agri, lagrimosi per indisposizione. || – a vanidduzza, a pampinedda, o occhiu all’ammicusu, socchiusi, molli, affettuosi: a sportello, occhi ammammolati, occhio pio. E, fari l’occhiu a pampinedda: far l’occhio pio o gli occhi di triglia. || – assicchiati, illanguiditi. || – cacati o micciusi, sporchi di cispa: occhi cisposi. E chi li ha così: cispellino. || – pisciati, stillanti. E si dice anco a un uccellino che è una specie di capinera. || – di crapa, l’iride interrotta o una nuvoletta nera nunzia di procella. || – di gatta, o occhiu gattu, di color verde giallognolo, come quello del gatto. || – di granciu, i calcoli gastrici di una specie di granchio, usati già in medicina. || – di grassu. V. di l’ogghiu; vale pure fig. apparenza di bene, di favore, di prosperità ecc. || – di lucirtuni, grandi, belli. || – di schirpiuni, indagatori. || – di pirnici, specie di pasta minuta: occhi di pulce (in Firenze). E ad occhi di pirnici si dice per esprimere una cosa piccolina. || – di suli, sito che guarda il mezzogiorno, e gode più del sole: solatìo. Onde a l’occhi di lu suli: a solatìo. || – fausi, guercio, ovvero burbo, e anco inesperto. || – ’ngruttati, incavati per infermità, o per mal’umore raggrottati. || – ’nvitriati, fissi e