La chioma di Berenice (1803)/Considerazione XII
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considerazione xii
Chiome bionde.
Era per gli antichi popoli d’assai pregio la bionda capigliatura e la fulva. Bionde sono le favolose persone de’ Greci: Arianna (Ovid., de arte, lib. i, 532), Atalanta (Eliano, stor. var. xiii, 1; Stazio, Tebaid. iv, 262), Cariclea (Eliodoro, lib. 11, in Æthiop.), Europa (Ovid. Fast. v, 609), Rodogine (Filostrato, nelle immag’ini lib. ii), Narciso (Callistrato, nelle Statue), Cupido (Apulejo, metam. lib. 5), Fetonte (Ovid., metam. ii), Antiloco (Filostr. ibid.). E molti eroi: Giasone (A. Gellio, notti att. lib. ii, 26), Achille (Iiad. xxii. 141 et passim.; Filostr., nel proemio delle immag .), Menelao (Iliade x, 240; Odiss. i, 285, ed altrove), Radamanto (Odissea lib. vii, 323), Meleagro (Iliad. lib. ii, 149), per non dir di tant’altri in Omero. Sappiamo che Davide (lib. de‘ regi, i, cap. xvi, 17) Erat rufus, et pulcher aspectu, decoraque facie; e biondo era il grand’Alessandro (Elian., histor. var. xii, 14) e Filadelfo (Teocr. Idil. xvii, 103). Molte celebri donne: Lucrezia (Ovid. Fast. ii, 763), Aspasia (Elian., stor. var. xii, 1), Poppea (Plin., xxxvii, 3). Darete frigio fa biondi tutti gli eroi e le eroine dell’Iliade, ed Omero dà questo attributo a’ cavalli (Iliad. ix, 407; viii, 185). E piacemi di riferire i più gentili passi de’ poeti che dipingono le bionde chiome. Euripide dice che Amore
φιλεῖ κάτοπτρα, καὶ κόμης ξανθίσματα
Ama gli specchi e della chioma i biondeggiamenti:
e nell’Elettra, v. 1071:
Ξανθὸν κατόπτρῳ πλόκαμον ἐξήσκεις κόμης.
I biondi ricci della chioma ti componevi allo specchio.
Teocrito, volendo divisare la beltà di un pastore e la giovinezza di un altro: Idil. vi.
— ἦς δ' ὀ μὲν αὐτῶν
πυῤῤος, ὀ δ'ἡμιγένειος.
Un d’essi rosso, l’altro erasi imberbe.
Ed altrove riunisce questi due pregi (idil. vili, v. 3):
Ἄμφω τώγ' ἤτην πυῤῥοτρίχω, ἄμφω ἀνάβω.
Era ad ambo il pel rosso, e imberbe il mento.
Donde Virgilio formò quel suo verso gentile, con che dipinse Mercurio (Eneid. lib. iv, 559):
Et crines flavos et membra decora iuventae.
Quando Aconzio in Ovidio (eroid. xx, v. 57) descrive tutte le bellezze della sua Cidippe.
Hoc flavi faciunt crines et eburnea cervix,
quaeque, precor, veniant in mea colla mantis.
Ed Ociroe, nelle Metamorfosi, lib. ii, v. 635:
Ecce venit rulilis humeros protecta capillis
fllia Centauri.
Bionda è la Didone di Virgilio: Eneid. iv, 589:
Terque quaterque manu pectus percussa decorum
flaventesque abscissa comas:
E v. 698.
Nondum illi flavum Proserpina vertice crinem
Abstulerat, Stygioque caput damnaverat Orco.
E nel lib. xii, dove dipinge con gii stessi atteggiamenti la disperazione di Lavinia:
Filia prima manu flavos Lavinia crines,
Et roseas laniata genas.
Nell’viii, v. 659:
Aurea caesaries ollis, atque aurea vestis
Virgalis lucent sagulis; tum lactea colla
Auro innectuntur.
Ed Ovidio si servi di questa dipintura, facendo risaltare sulle spalle de’ centauri il biondeggiar de’ capelli (metam. xii, 395); e forse ebbe in mente i versi Virgiliani.
Barba erat incipiens: barbae color aureus; aureaque
Ex humeris medios coma dependebat in armos.
Così l’amico mio, che dagli antichi derivò le maggiori bellezze della sua poesia, nel ìv del Bassville.
E furtive dall’elmo e sfolgoranti
Uscian le chiome della bionda testa,
Per lo collo e per l’omero ondeggianti.
Properzio e Tibullo fanno bionde le loro amiche. Tib. lib. i, eleg. v, 44:
Non facit hoc verbis, facie tenerisque lacertis
Devovet, et flavis nostra puella comis.
E Properzio nella ii elegia del lib. ii, dove canta le bellezze della sua Cinzia. Ediz. Brouck.
Gloria Romanis una es tu nata puellis.
Romana accumbens una puella Iovi.
. . . . . . . . . . . . . .
Fulva coma est, longaeque manus, et maxima tota
Corpore; et incedit vel Jove digna soror.
E questa capigliatura fulva era la leonina, così dipinta da tutti i poeti latini; ed un nostro italiano, di cui mi ricordo il verso, ma non ricordo né il luogo né il nome, chiama il leone
Il fulvo imperador della foresta;
o fors’anche fu quel dilicato colore tra il nero e l’aureo, di cui scrive Ovidio: Amor., i, elegia xiv, 9.
Nec lamen ater erat, neque erat tamen aureus illis,
Sed, quamvis neuter, mixtus uterque color.
Qualem clivosae madidis in vallibus Idae
Ardua direpto cortice cedrus habet.
Peleo padre di Achille è detto biondo da Catullo in quel poemetto ove mi paiono stemperati tutti i colori di Lucrezio e di Virgilio, v. 97:
Qualibus incensam jacltastis mente puellam
Fluctibus, in favo saepe hospite suspirantem!
Né meraviglierai di tante chiome bionde, e sì passionatamente cantate: erano in altissimo pregio in Roma; e da un passo di Catonempresso Servio ( Eneide, iv, 698), appare che le matrone si fingessero bionde: Flavo cinere unctilabant, ut rutilae essent. Ed affettavano chiome bionde le donne amorose ed eleganti sin da’ primi giorni della repubblica. Ovid. Fast.ii, v. 763:
Forma placet, niveusque color, flavique capilli,
quique aderat nulla factus ab arte decor.
Delle parrucche bionde parlano Marziale e molti de’ moderni. Ovidio allude a’ crin biondi, di cui faceano traffico i compratori degli schiavi germani (Amor. i, elegia xiv, 45), quando l’amica del poeta perdé le chiome:
Nunc tibi captivos mittet Germania crines.
Per le candide spalle abbandonando
In due liste le chiome, con dorato,
Onde poi rintrecciarle in lunghe anella,
Pettine le scevrava.
Alcuni degli imperadori si compiaceano de’ loro fulvi, e biondi capelli, non imitando Augusto che sebbene li avesse di questo colore, e mollemente ritorti, li trascurava, tosandosi troppo sovente (Sveton., cap. 29). Non così Nerone (Svet., 51), né Ottone (Tacito, Stor. lib. i); ed il primo cantò in certi versi mentovati da Plinio (lib. xxxvii, cap. 3) i capelli di Poppea, chiamandoli succinos, colore tra il nero e l’aureo, di cui parla distesamente l’autore citato. Lucio Vero, se s’ha a credere a Giulio Capitolino, dicitur sane tantam habuisse curam flaventium capillorum, ut capiti auri ramenta respergeret, quo magis coma illuminata flavesceret. Similmente di lui Elio Lampridio: Fuit capillo semper fucato, et auri ramentis illuminato. Né sia di meraviglia che le donne belle e gl’imperadori (perocché l’une e gli altri inebriati per continue adulazioni affettano divinità) coltivassero le bionde capigliature. Apollo e Bacco, bellissimi numi, Mercurio e Minerva, protettori de’ capelli (vedi considerazione nostra iv), erano biondi. Ne’ frammenti dell’inno alle Grazie da me citato, il capo di Pallade è detto Πυῤῥόκαμος; ecco la mia versione:
Involontario nel Pierio fonte
Vide Tiresia giovinetto i fulvi
Capei di Palla, liberi dall’elmo,
Coprir le rosee disarmate spalle;
Sentì l’aura celeste, e mirò le onde
Lambir a gara della diva il piede,
E spruzzar riverenti e paurose
La sudata cervice e il casto petto
Che i fulvi crin discorrenti dal collo
Coprian siccome li moveano l’aure.
Ovidio, di Minerva; Trist. i, eleg. 9):
Est mihi sitque, precor, flavae tutela Minervae.
E nel primo degli Amori, eleg. 1, vers. 7:
Quid, si praeripiat flavae Venus arma Minervae,
ventilet accensas flava Minerva faces?
Ma le Grazie stesse: Pindaro, ode Nemea v, versi ultimi.
Ἄνθεα ποιάντεα φέρειν στεφανώ-
Ματα, σὺν ξανθαῖς Χάρισιν.
I fiori verdeggianti portano corona-
Menti con le bionde Grazie.
E lo stesso poeta loda i Greci pe’ biondi capelli. Nemea ix, v. 40:
Ξανθοκόμᾱν Δαναῶν
Ἦσαν μέγιστοι.
Ma ben conveniva alle Grazie la capigliatura di colore dilicato e soave, che presume il candore delle membra, e non isbatte sì fortemente sulla tinta rosea del volto. Piacemi di riferire la traduzione de’ frammenti greci da me citati dianzi, e a pag. 115.
— Or delle Grazie
Nè d’aurei raggi liberale è il crine
Siccome è il crine del divino Apollo
Allor ch’ei monta per lo sacro clivo
D’Olimpo, e più s’infocano i cavalli
Non pur del grido e de’ spumosi morsi
Al comandar, o della sferza al fischio;
De’ dardi il tintinnir dentro il turcasso
Aureo, capace, e pien di eterna possa
Quei quattro corridori incalza, quando
Del saturnio signor veggon le case
Meta di Febo. Nè di foco rosse
Sono le trecce delle care Grazie,
Quali sotto il cimier contien Bellona
Pari alla giuba delle sue poledre
Che pel di lionessa hanno e vigore.
Nè son ricciute come il crin d’Amore
Non come quel di Cintia cacciatrice
Pallide, e tutte rannodate al collo.
Ma donde spesse cascano le chiome
Sembran più fosche, e sono auree le ciocche
Che sparse al vento van mutando anella
E mostran varj ognor biondeggiamenti.
Spiran soave odor, ma non di mirra
Non delle rose di Cirene odore,
Inclite rose! Ma cotal fragranza
mandano pari all’armonia, che diede
D’Orfeo la lira, allor che al sacro capo
Dalle baccanti di Bistonia infissa,
Venne nell’alto Egeo, spinta dai monti,
E un’armonia suonò tutto quel mare,
E l’isole l’udiano e il continente,
Sebben né vate mai né arguta corda
Di Lidia cantatrice a quel fatale
Suono die’ legge e nome . . . .
Quantunque questa poesia non abbia i caratteri della nobile semplicità Omerica, e senta, al mio parere, la raffinatezza de’ poeti latini, veggonsi nondimeno disjecti membra poetae, ed un ardire felice. Ecco dove si dipinge Giove, che scende ai convito apprestato da Venere in Tempe.
Della luce infinita i rai deposti
Tutto-veggenti e il telo onnipotente
Scendeva in terra fra l’ambrosie tazze
Giove, dell’universo animatore.
Rizzarsi i Numi, e Cipria riverente
Cedeagli il loco; armonizzar le lire
S’udiano allor delle vergini Muse
E cantar Febo, ed olezzare i boschi,
E risuonare i Tessali torrenti,
E risplendere il cielo, e delle Dive
Raggiar più bella l’immortal bellezza
Chè Giove padre sorrideva, e, in lui
con gli occhi intenta, l’aquila posava.
Or torno alle chiome bionde, alle quali il Winckelmann (Monumenti inediti) ed il buon Lavater concedono la preminenza. Milton fa bionda la madre del genere umano (Parad. perd., cant. iv). Ne’ poemi di Ossian sono in più pregio le chiome nere, perché il clima freddo de’ Caledonj era ferace di biondi: per la contraria ragione Callimaco esalta in Berenice
Devotae flavi verticis exuviae.
Tuttavia non mancano in Ossian rossi-criniti, e bellissima fra le altre è questa pittura:
La bionda ricciaja cadegli per le rubiconde
Guance in lunghe liste
D’ondeggiante luce.
Son biondi gli angeli in Dante: Purgat. cant. viii, 34:
Ben discerneva in lor la testa bionda.
E Manfredi re di Sicilia: Purgat. cant. iii, 107):
Biondo era e bello e di gentile aspetto.
E bionda era l’amica di Dante: Canzone Così nel mio parlar voglio esser aspro, stanz. 5:
E fareil volentier, sì come quegli
Che ne’ biondi capegli,
Ch’Amor per consumarmi increspa e ’ndora,
metterei mano e piacereile ancora.
Clorinda, Erminia ed Armida in Torquato Tasso son bionde, e bionda era la sua donna, per cui sì mestamente cantò. Ma il dotto mondo corre dietro le fredde eleganze del Cardinal Bembo, e di tutta quella schiera di cortigiani e monsignori, senza pur mai nominare il canzoniere di Torquato, ove le molte colpe del secolo sono vinte dalle bellezze, degne di quell’alto ingegno e dell’amore infelicissimo ch’ei cantava.
E bionda è Bradamante e molte eroine in Ariosto. Del Petrarca non par lo: assai ritratti, che serbansi ancora di Laura, mostrano ch’ei non immaginò bionda la sua amante, come fecero i monsignori, i quali, per imitare in tutto il Petrarca, finsero amanti ritrose e chiome bionde. Il Casa unico de’ poeti minori degno di essere letto, nella canzone del pentimento dipinge il biondeggiar delle chiome:
— o se due trecce bionde
sotto un bel velo fiammeggiar lontano.
Ed il Bronzino dipingendo una gentildonna vestita alla foggia di Madonna Laura tenente il canzoniere, fa appunto che le chiome biondeggino soavemente sotto un velo. 11 ritratto è pieno di passione e di verità, doti della scuola toscana. Il Pickler nel suo cameo di Saffo colse lo stesso pensiero del poeta e del pittore: la natura aveva creata la gemma tutta per quell’artefice insigne. Aveva il vermiglio de’ labbri, le rose delle guance, il candore del collo e l’aureo delle chiome coperto da un bianchissimo velo, da cui trasparivano: appiamo che Saffo era bruna; ma chi vorrà incolpare l’artefice, se attribuì all’amorosa ed immortale fanciulla il crine d’amore, e de’ numi? Frattanto questo miracolo della natura e monumento eterno dell’arti moderne non è più in Italia; né so a che mani è commesso.