L'elemento germanico nella lingua italiana/Appendice

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APPENDICE


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Aggaffare accaffare, tôrre di mano. Lo sp. è gafar, fr. gaffer uncinare e vengono da t. gaifan tagliare via, gaifung cerchio di ferro.

Alleppare allippare, fuggire. Con napol. allippare da ger. slipan ing. slip anrd. slëppa sfuggire. V. Leppare.

Alloccare, appostare (antiq.). Risp.: fr. [re] luquer, norm. luquer sbirciare. Da aat. lôkan, donde mat. luogen, ags. locian ing. look guardare osservare.

Ammann-are-ire-vare-vire, preparare (le due ultime sono forme dial. del modenese). Credo che questo gruppo debba connettersi a prov. amanavir, cat. amanir, afr. manevir amanevir, e quindi ricondursi a ger. got. manvian preparare, e non a l. manna covone, o manus mano. V. Il Cimone, Corriere del Frignano, an. X, n. 11.

Annizzare, eccitare istigare (dial. montal., Nerucci). Con pic. ainheter eccitare da aat. anazan istigare. Le Glosse di Reichenau hanno bl. anetsare. V. Caix 153.

Ansa, società mercantile (neolog.). Questo term. stor. con fr. hanse riflette tm. Hanse, da mat. hans hanse, aat. got. hansa corporazione.

Arpare, rapire rubare. Con sp. prov. rapar da bt. rapen. [p. 548 modifica]

Arrabattarsi, affaticarsi strenuamente (Vettori, Allegri, sec. 16º). Forse procedè direttamente da sp. arrebatar rapire, strappare, che pare risalire a ger. arabeitan, got. arbaidian donde tm. arbeiten faticare sforzarsi. Quindi riposerebbe sul ramo got.

Arraffare arfiare, rapire rubare. Da ger. raffen.

Arri, grido che si fa ai giumenti. Con afr. hare haro, vb. harier eccitare, da ger. hare qui, e forse da vb. harên gridare chiamare.

Aschero, voglia viva (dial. tosc. ed emil.). Spetta a ceppo ger. che appare in nd. aeskia desiderare, ags. âscian chiedere, ing. to ask, aat. eisca richiesta.

Baghero, sorta di vettura (dial. tosc.). Con lomb. bagar bagher, tirol. bágherle procedette da ger. wagan wager carro. Dovette entrare mediante i Longobardi. Anche bagatello carro, spetta a q. ceppo.

Baita, capanna (dial. lomb.). Da aat. baitôn donde ing. abode dimorare.

Baldovino asino (antiq.). Con fr. baudouin d’ug. sig. da mat. Baldewin donde tm. Balduin, appellativo dato nella favola all’asino (in fr. anche baudet), per la letizia ch’esso mostra nel ragliare. Ha per base ger. bald ardito lieto. V. Baldo.

Barone. Con fr. baron [afr. ber, accus. baron], prov. bar, sp. varon procede direttamente da bl. baro-nis riposante a sua volta su aat. mat. bar baro uomo, da vb. bëran portare. Mat. barûn, tm. ing. ol. baron hanno per base il fr. Una tale etim. è ormai accettata dai piu chiari filologi. Secondo Waltemath qui si sarebbe verificato il segnente svolgimento logico: ger. bar = portatore-uomo robusto-uomo segnalato.

Barzelletta. Anzichè rannodarlo col Zambaldi a barricella dim. di barra stanga, il che richiede una evoluzione ideologica stranissima, credo più giusto ricondurlo a ger. barzan, aat. mat. barzen contenente l’idea di [p. 549 modifica]infuriare impazzire. Da questa non è difficile il passo a quella di “far ridere, ridere”. Barzelletta presuppone un dimin. * barzella e questo un * barza.

Berciare, vociare gridare (tosc.). Con lomb. bercià pare riflettere un ger. berkian che mostrasi in anrd. * berkia gridare, ags. borcian, ing. bark abbajare. Bergolare smergolare è forse congenere.

Bietta, zeppa. Pare riprodurre aat. bletz toppa lardello, tm. bletzen mettere una toppa.

Biovà sbiojà, cuocere (dial. lomb.). Da aat. bruojan mat. brüejen brüen bruciare con corrente calda.

Boga, sterco, fango (dial. com.). Pare connesso ad afr. boe fr. boue. Risale a ger. baugian spazzare, e più precisamente a ceppo di mat. bâht sterco pattume, sles. bôcht. Di là anche ing. bog palude, boggy paludoso.

Bolgia, sorta di bisaccia o tasca o recipiente (Dante, Vit. SS. PP.). Paralleli: afr. bolge bouge boge, fr. bouge d’ug. sig. e avente a base il ceppo ger. che diè aat. bulga, mat. tm. bulge sacco di pelle, svizz. bulgge, donde ing. bilge bulge ventre d’un vaso. Ma l’it. risale direttamente ad un aat. * bulgia, che mostrasi in anrd. bylgia, sv. bölja, dan. bölge, ing. billow. Aat. bulga spetta a rad. di vb. belgan gonfiare, donde anrd. bolginn gonfiato, got. balgs otre, sacco di cuoio, ing. belly ventre. Il celt. offre ir. bolc bolg, gael. builg borsa, tasca, donde bl. bulga. Ma la derivazione del gruppo rom. da un l. * bulgea svoltosi da bulga, è oggi respinta dai più. Bl. bugia bougia riposa evidentemente sulle voci fr. Da fr. bougette originarono a. ing. bogett bougett, ing. budget valigia, bilancio.

Bordoni, spuntoni delle penne. Forse da aat. brort, ags. brord, anrd. broddr punta stimolo, con elisione della r intermedia.

Boto, stupido (tosc.). Con sp. port. boto ottuso, prov. boti, valac. botaciu riflette probabilmente un ceppo ger. che appare in got. bauths, bt. batt, dan. but, ol. bot ottuso zotico. [p. 550 modifica]

Bradone, falda di vestito che pende dalla menatura della spalla (Libr. Astrol., Volgar. Bibbia). Secondo me è della stessa famiglia di a. sp. brahon [da bradon] pezzo di cencio, prov. bradon brazon brahon, afr. brajon bradon [sec. 15.º], loren. bravon ing. brawn pezzo di carne o di cencio, nonostante la divergenza parziale di signif. che riscontrasi in talune di queste voci. Perciò io inclino a credere che costituisca un ceppo solo con it. brandone brano e che abbia la stessa origine; e che sia anzi il tramite per cui dal voc. ger. si passò a brandone brano, posto che queste due ultime parole s’abbiano veramente a riportare da aat. brato come sostiene il Diez. V. Brandone e Brano.

Braida breda. È nome proprio di parecchi luoghi dell’Italia superiore (ad es. Braida presso Sassuolo, Bra in Piemonte, Braida Brera a Milano ecc.); ma nel medio-evo era nome comune col signif. di “campo suburbano, campo marzio, spianata, distesa”. Questo senso ci è presentato dal bl. nelle sue varie forme di braida brayda bragida bradia braja, ricorrenti spesso in documenti tutti relativi all’alta Italia. Tali fra gli altri una carta longobarda di Re Desiderio, un luogo del Monacus Patav. parlante della brayda veronensis, un altro del Memor. Potest. Reg. all’an. 1217. Il Ferrari trasse questo vocab. da ger. breit ampio disteso, donde ags. brad ing. broad, belgic. sv. breed, dan. bred. Il got. è braids. La diffusione del nome nell’Italia settentrionale, che fu sede principale dello stanziamento dei Longobardi, e più il signif. di “area campo, spianata di campo” che una glossa dà ad aat. gabreita capraite mat. gibreite, senso attestato anche dallo Schmeller nel suo Bayer. Wört. 1, 269, rendono certissima una tale derivazione, accettata anche dal Galvani. Però invece di porre a base del nome l’agg. ger., mi pare gli si debba mettere il sost. aat. breita praite donde mat. breite tm. Breite distesa. Per alcune voci s’adatterebbe meglio la forma got. braidei, e per breda as. dan. bred. Anche qui si verifica [p. 551 modifica]che la varietà delle forme ger. si è ripercossa esattamente anche nell’it., argomento di più per ritenere sicura l’etim. da noi propugnata. Berleda, voce non rara e che vale “distesa di terreno incolto lungo un fiume”, credo sia corruzione e ampliamento di breda. Il nome ger. originò da vb. got. braidjan distendere.

Braido, lesto agile vispo (Guittone, e dial. aret.). Credo che risalga a ceppo ger. di mat. bereite bereit “pronto volonteroso accorto destro”, corrispondendo bene e senso e forma. Di là tm. bereit pronto, bereiten apparecchiare.

Branda, sorta di lettuccio pensile (Tramater). È neologismo introdotto, pare, dai marinai. Evidentemente la denominazione è dovuta all’idea di “movimento oscillazione” contenuta nel ceppo ger. di brant branden e nei derivati it. di quello, brandire brando; ma del resto non si può stabilire con certezza se il nome branda siasi formato nel campo it., ovvero se sia venuto direttamente dal ted., oppure da una delle lingue neol. sorelle. Tuttavia, considerato che brandano in certi dialetti it. (per es. nel modenese) vale “cencio straccio”, non è improbabile che branda valesse da principio “pezzo di panno o cencio per fare il letto” poi “letto fatto di quel panno”. Lo sp. brandis vale “sopravvesta”.

Brando2, sorta di ballo sollevato (Castiglione). È verosimile, considerato specialmente l’autore che usa il vocabolo, la provenienza immediata da sp. brandon tresca; che del resto è della stessa orig. ger. di brando1, risalendo a brant, o meglio al verbo rom. da quello sviluppatosi.

Bretelle, striscie di cuojo o di panno (neolog. di questo sec.). Immediatamente da fr. bretelles usato sin dal sec. 16.º, e formatosi da aat. brittel correggia, che rivedremo sotto brida.

Bricco, pezzo di pietra, rupe (neolog. di q. sec.). Riproduce direttamente fr. brique mattone, annon. borgog. brique pezzo. Questo aveva a base ags. brice ing. brick pezzo staccato. [p. 552 modifica]

Briccone, uomo perverso e disonesto (Villani, Stor. Rin. da Montalb.). Risp.: afr. prov. bric brico bricon furfante truffatore, cui il Diez dà per base ger. brëcho mariuolo ladro, donde mat. brëche, gebrëche magagna errore. L’ags. è brica, ing. breaker rompitore violatore. Il sost. ger. proveniva da vb. brikan da cui aat. brëhhan, mat. brechen tm. brechen rompere, ags. brëcan ing. to breack rompere. Ed effettivamente il nome brëche prëcho era dapprima usato in composizione con hus [haus] casa, e husbrëcho valeva “rompitor della casa per derubarla, predatore”. Poi il signif. si generalizzò in quello di “delinquente birbone”. Anche il composto stesso passò in it. colla forma sbricco. Tutto questo ha un’analogia in ags. brica, afris. breker tm. verbrecher malfattore, verbrechen delinquere misfare, ed anche in breccia rottura. Il Settegast propose invece as. wrecchio, aat. reckio reccho ing. wretch bandito ribaldo; ma il cangiamento di w in b sarebbe inesplicabile. Il Mackel mette questo vocabolo nel suo 2º gruppo; e anche per ciò io credo che l’it. immediatamente proceda dalle forme franco-provenzali. Der.: briccon-accio-ata-cello-eggiare-eria; imbricconire.

Brida, briglia (Castiglione). Paralleli: prov. sp. port. brida, afr. fr. bride d’ug. sig. Il fr. ne cavò anche vb. brider ed altri nomi. Base: ger. * brida, di cui, benchè non documentato, la esistenza è dimostrata dai numerosi derivati che offre l’aat. come brîdel brittil, mat. bridel ing. bridle. Il Mackel assegna questo vocabolo al 2º gruppo; quindi è d’importazione posteriore alle emigrazioni. Afr. bridel, rispondente ad it. predella, rappresenta, secondo lo stesso Mackel, aat. bridel di cui riprodusse anche il suffisso. Ma it. brida, ignoto al bl., è verosimilmente ripercussione delle voci sorelle franco-spagnuole, e non direttamente di ger. * brida. Il nome ger. spetta a rad. di vb. briten tessere annodare. Da aat. brittil britl venne briglia, e da prittil predella. V. queste parole. [p. 553 modifica]

Bron, pozzo (dial. lomb.). Evidentemente da aat. longob. brunno, donde tm. Brunnen d’ug. sig.

Bruzzolo, punta della paglia o del legno (Nerucci). Con sp. broza cascami delle piante spazzola, viene dal Caix rimenato ad aat. burst brusta pettine stregghia. Der.: dibruzzolare.

Buristo, salsicciotto (dial. sen.). Da ger. wurst d’ug. sig.

Camicia-scia, camice-scio, sorta d’indumento bianco (Dante). Risp.: sp. port. camisa, fr. chemise. Immediatamente da bl. camisia, specie di veste militare, ricorrente gia in S. Girolamo † 420. Ma il Kluge seguito dal Mackel, riporta bl. camisia a un tema ger * kamithio hamisia, donde got. * hamethia, aat. hamidi, mat. hemede, tm. Hemd camicia, anrd. hams da hamisa. Quindi questo come burg sarebbe uno de’ pochi nomi ger. entrati in l. prima delle invasioni, e mediante il linguaggio militare. Secondo il Kluge anche cimb. hefis e a. ir. caimmse devon ricondursi al ger., a cui pare affine sans. camulya d’ug. sig.

Caragnà, lamentarsi (dial. lomb.). Da ger. karon, donde aat. charôn mat. caren curarsi lamentarsi.

Cianca, coscia gamba. Come zanca dipende da ceppo ger. di aat. scënkel gamba.

Cidelo, solletico (dial. aret.). Da radicale ger. che diè ags., citelan ing. kittle, t. kitzeln, anrd. kitl.

Colza, navone (Tommasèo). È neolog. che riflette direttamente il fr. colza colzat, vall. colza, annon. colsa, venuto a sua volta da ol. kool-zaat, fiamm. kool-soed, t. Kohl-saat seme di cavoli. Il fr. compare dapprima in Richelet † 1698.

Dicco, argine (Villani XII, 34). Riproduce direttamente ol. dyk, poichè il Villani usa parlando dei Frisoni, la cui parola egli italianizza e spiega. Ol. dyk penetrò poi in it. anche colla forma parallela diga. V. q. p.

Farabutto, Immediatamente da sp. faraute d’ug. sig., e questo da fr. heraut araldo. V. Araldo. [p. 554 modifica]

Fatappio, stordito melenso (Sacchetti). Suppone un * fatappiare riproduzione di aat. pitepian piteppan, da cui mat. beteben sopire, mediante dissimilazione.

Fesa, buccia (lomb.). Da aat. fësa corteccia, mat. fëse.

Finferlo, sorta di fungo (neolog.). Con fr. fifrelin rappresenta t. Pfifferling.

Fos, avido (lomb.). Da ger. fûs, funs pronto volonterosi, anrd. fuss.

Gabeaurr, uomo rustico (lomb.). Da aat. gabûro donde mat. geburo contadino.

Gaggio. Questo nome proprio di non pochi luoghi dell’alta Italia, che in origine eran probabilmente recinti, boschi, e per boscaglie designati (Gaggio Montano, Gaggio di Piano in prov. di Bologna, Gajato nel Frignano ecc.) è probabilmente venuto da ceppo ger. di aat. gahag, mat. gehege geheg tm. Géhege recinto bosco, ags. gehäg prato. Passò anche in fr., nella forma semplice, non nella composta; cioè in quella di haje venuto da aat. hag, m. ol. haeghe.

Gamina, complotto (lomb.). Da aat. long. gameini unione associazione.

Gheina, fama (lomb.). Evidentemente da vb. aat. geinôn, mat. geinen aprir la gola. Notevole che nella montagna moden. abbiamo goina = gola, che dev’essere alterazione di lomb. gheina. Il trapasso dei sensi è assai ovvio: cfr. it. gola.

Giunta, sorta di magistratura (Pallavicino, Salvini, sec. 17º). C’è chi lo crede formatosi da vb. giungere, e chi lo crede riproduzione di sp. iunta d’ug. sig. La prima ipotesi è poco verosimile: però anche ammessa la seconda, sp. iunta non potrebbe avere a base bl. zunfta da aat. mat. tm. Zunft che vale “adunanza, magistrato che tratta affari”? Questo bl. ricorre spesso nei sec. 14º 15º. Però bl. iuncta in territ. sp. è alquanto anteriore. [p. 555 modifica]

Gra, vecchio (lomb.). Dall’aat. gra canuto.

Grezà, eccitare (lomb.). Forse da aat. * ga-reizan d’ug. sig.

Lama, pianura bassa ove l’acqua si stende ed impaluda (Dante). Sp. port. hanno lama, delf. lamma. Il Diez lo crede venuto da raro l. lama usato anche da Orazio. Però P. Diacono I 15 ci dà lama piscina, come parola longobarda, che C. Meyer Spr. d. Langob. p. 294 rannoda ad as. * hlamon. Il longob. sarebbe stato * hlama. Il nome ger. deve per lo meno avere influito sulla diffusione del nome rom.

Litta, minuta arena del letto dei fiumi. Questo vocabolo lombardo più che it., riposa su aat. letto leddo, mat. lette argilla creta. Isl. ledhja = fango.

Malla, valigia della posta (Annuar. Estens. anno 1774). Rispondono afr. male [sec. 13º], fr. malle, vall. male prov. sp. port. mala d’ug. sig. Il nome ricorre bensì nel bl. di Jo. de Genua (1250); ma è affatto ignoto all’it. scritto. Quindi credo che se qualche poco fu adoperato nel sec. scorso negli usi della vita, ciò sia dovuto all’influenza francese. Il gruppo rom. deriva certamente da ger. malha sdoppiatosi in aat. malha, mat. malhe, ol. maal maale, ing. mail bisaccia, mantica. Così la pensano il Littré e il Mackel: lo Scheler propone anche gael. malaelh málah sacco. Ma la maggior diffusione del ger. e la più perfetta sua omogeneità gli fanno dare la preferenza.

Monatto. Il Manzoni crede che q. nome possa originare dat. monathlic mensuale, e che fosse applicato a certi servi perchè erano pagati a mese. Fa difficoltà il non trovarsi in ted. il nome usato in tal senso.

Picca, arme in asta (Machiavelli, Art. Guer. 2, 34). È certamente riproduzione di t. Pike d’ug. sig., come rilevasi anche dal fatto che il Machiavelli, che fu il primo ad usare il vocab., il fa appunto parlando di Tedeschi e Svizzeri. [p. 556 modifica]

Renna, sorta di mammifero del Nord (Spet. Nat., sec. 18º). Con fr. renne, usato prima dal Buffon, riproduce nd. hreinn, sv. ren, ags. hrann d’ug. sig. In t. appare nel composto Renn-thier. L’it. pare procedere immediatamente dal fr. V. Rangifero.

Scaltro, astuto. Procederebbe da ceppo ger. di scalk furbo volpone? La forma skálkr dell’anrd. spiegherebbe l’it.

Scaracchio, sputo. Con afr. racher fr. cracher, prov. escracar, sic. scraccari, procede da ger. anrd. hrâki saliva. Der.: scarcagliare.

Scuderia, stalla riccamente architettata e fornita (Tramater). Nelle lingue sorelle troviamo: fr. écurie (sec. 13º) da * escurie, prov. escuria escura, valac. sure, ungher. tsur, aventi a base bl. scuria skiura: Lex Sal., Lex Alam., Lex Bajuw., Edict. Caroli M. et Calvi, Incmaro di Reims. Il bl. rifletteva aat. scura granaio donde tm. Scheuer, ol. schuur d’ug. sig. Per quanto alcuni vogliano fare dipendere la voce it. da scudiere, io credo ch’essa ancora proceda dal bl. scuria o meglio dalle forme delle lingue sorelle sotto l’influsso però di scudo scudiere, dovuto a falsa interpretazione popolare.

Smessor, coltello (lomb.). Da ger. aat. mezzers, mat. mezzer donde tm. Messer d’ug. sig.

Stip, erta (lomb.). Da ceppo ger. stup ricorrente in ags. steap, ing. steep salire.

Vagone, carro ferroviario (neolog. di q. sec.). Pel tramite di fr. vagon venne da ing. waggon carro, riannettentesi a ger. aat. wagan, mat. tm. wagen d’ug. sig.