Grammatica filosofica della lingua italiana/Capitolo III

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Capitolo II Capitolo IV
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CAP. III.

DEL VERBO

La voce verbo dal Latino verbum, significa parola; quasi sia stata la prima di cui abbian fatto uso gli uomini. Il verbo serve a esprimere azione o stato. L’azione si fa per le persone, e anche si può fare per le cose constituite agenti, come il fuoco mi cuoce. L’azione inoltre può essere di corpo in corpo reale, come stringere la spada; o mentale, come esprimere i pensieri. Parimente il verbo può significare lo stato di una persona o di una cosa; per esempio, io vivo, seggo; il sol cade; o piove, nevica, etc. I verbi che dinotano azione formano i tempi composti con avere, e quelli di stato con essere. L’azione e lo stato può aver luogo, e si può descrivere, in diversi modi o maniere, e in varj [p. 7 modifica]tempi; e possono procedere da una o più persone; quindi il verbo si divide in modi, tempi, persone, singolare, e plurale. Il verbo si divide in sei modi, che son l’Infinito, il Participio, l’Indicativo, il Condizionale l’Imperativo, e il Congiuntivo. Chiamasi il primo modo infinito, perchè l’azione, l’atto, o lo stato, che accenna è indefinito nella maniera e nel tempo. Participio è detto il secondo modo, perchè si vuole che partecipi della virtù dell’aggettivo; il che si può dire qualche volta del participio passato solamente; nondimeno si può concedere anche al presente l’idea di partecipazione, come quello che partecipa dell’azione d’un altro verbo, e si accoppia con esso al medesimo fine, come vedremo a suo luogo. L’indicativoè termine bastantemente chiaro; così nominato, perchè accenna il tempo e il modo positivo. È il latino indicativus, che con vocabolo più italiano si direbbe dimostrativo; ma conservo il latino per non confondere questo modo del verbo con l’aggettivo e il pronome dimostrativo. Si dà il nome di condizionale al quarto modo, perchè va sempre soggetto a condizione. Imperativo viene dal latino imperare, comandare. Congiuntivo, tolto da congiungere; così denominato, perciò che generalmente è giunto nella medesima proposizione con un altro verbo, e a quello soggetto; come, per esempio, vorrei che tu dicessi; il che si dimostrerà più diffusamente a suo luogo. Il modo può contenere infino a quattro tempi semplici, come l’indicativo, il quale ha presente, preterito imperfetto, preterito perfetto, e futuro; gli altri li chiameremo tempi composti a maggior semplificazione, perchè i nomi che vi si appongono [p. 8 modifica]sono vani. Dicesi presente il primo tempo, perchè accenna azione o stato di tempo presente. La parola preterito è la latina praeteritum, cioè passato; ma perciò che si può rappresentare l’azione nel tempo passato sì come continuante, e quindi imperfetta, all’epoca di cui si parla, o come finita e perfetta; questo tempo si dimise in due, e si disse l’uno perfetto e l’altro imperfetto; e ciò altrove più largamente si ragionerà. Il tempo futuro non abbisogna omai di definizione. Sono stati alcuni che hanno ripieni i volumi solamente per comunicare la scienza della etimologia de’ verbi. A me pare questo un modo di mostrare un labirinto in luogo di una via piana e retta, la quale si può ottenere col semplificare le difficoltà, e col sottometterle a regole generali, come ora m’ingegnerò di dimostrare. La nostra etimologia dei verbi sarà di poche pagine, e conterrà più che i volumi che si eran per l’addietro pubblicati sopra di essi. Prima daremo in intero li tre verbi regolari, i quali serviranno di base agli altri; e poi gli ausiliarj. Avere ed essere si chiamano ausiliarj dal latino auxilium, aiuto; perchè servono d’aiuto a formare i tempi composti del verbo principale.

Il tempo si divide in sei forme, che si chiamano persone, perchè sono governate da esse, cioè 1. quella che parla, io; 2. quella a cui si parla, tu; 3. quella persona o cosa di cui si parla, ella, egli, esso, o qualunque nome. Le altre tre persone sono il plurale di queste, cioè 1. noi; 2. voi; 3. eglino, elleno, essi, esse, o qualunque nome nel plurale. Parlando dei verbi, per analogia si chiama persona anche la cosa che regge la terza forma del tempo. [p. 9 modifica]

DEI VERBI REGOLARI

Coniugazione1 del verbo.
MODO INFINITO.
Cantare. Temere. Sentire.
participio presente
Cantando. Temendo. Sentendo.
participio passato
Cantato. Temuto. Sentito.
MODO INDICATIVO
presente
Canto, Temo, Sento,
Canti, Temi, Senti,
Canta, Teme, Sente,
Cantiamo, Temiamo, Sentiamo,
Cantate, Temete, Sentite,
Cantano, Temono, Sentono,
preterito imperfetto
Cantava, Temeva2 Sentiva,
Cantavi, Temevi, Sentivi,
Cantava, Temeva, Sentiva,
Cantavamo, Temevamo, Sentivamo,
Cantavate, Temevate, Sentivate,
Cantavano, Temevano.3 Sentivano.
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preterito perfetto
Cantai, Temei,4 Sentii,
Cantasti, Temesti, Sentisti,
Cantò, Temè, Sentì, 5
Cantammo,6 Tememmo, Sentimmo,
Cantaste, Temeste, Sentiste,
Cantarono.7 Temerono. Sentirono.
futuro
Canterò, Temerò, Sentirò,
Canterai, Temerai, Sentirai,
Canterà, Temerà, Sentirà,
Canteremo, Temeremo, Sentiremo,
Canterete, Temerete, Sentirete,
Canteranno. Temeranno. Sentiranno.
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MODO CONDIZIONALE
Canterei, Temerei, Sentirei,
Canteresti, Temeresti, Sentiresti,
Canterebbe, Temerebbe, Sentirebbe,
Canteremmo,8 Temeremmo, Sentiremmo,
Cantereste, Temereste, Sentireste,
Canterebbero.9 Temerebbero. Sentirebbero.
MODO IMPERATIVO
Canta, Temi, Senti,
Canti,10 Tema, Senta,
Cantiamo, Temiamo, Sentiamo,
Cantate, Temete, Sentite,
Cantino. Temano. Sentano.
MODO CONGIUNTIVO
presente
Che11 canti, Che tema, Che senta,
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Che canti, Che tema12 Che senta,
Che canti, Che tema, Che senta,
Che cantiamo13 Che temiamo, Che sentiamo,
Che cantiate, Che temiate, Che sentiate,
Che cantino. Che temano. Che sentano.
imperfetto14
Che cantassi, Che temessi, Che sentissi,
Che cantassi, Che temessi, Che sentissi,
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Che cantasse, Che temesse Che sentisse,
Che cantassimo, Che temessimo, Che sentissimo.
Che cantaste Che temeste, Che sentiste,
Che cantassero. Che temessero. Che sentissero.
tempi composti
Avere cantato. Avere temuto. Avere sentito.
Avendo cantato. Avendo temuto. Avendo sentito.
Aveva cantato. Aveva temuto. Aveva sentito.
Ho cantato. Ho temuto. Ho sentito.
Avrei cantato. Avrei temuto. Avrei sentito.
Che avessi cantato. Che avessi temuto. Che avessi sentito.


osservazioni

Tutti i verbi regolari sono compresi in queste tre terminazioni are, ere, ire; e però dalla terminazione dell’infinito si può vedere sopra quale di questi tre si abbia a formare un verbo che si voglia coniugare.

A coniugare un verbo per la precedente tavola, si cambian le lettere che precedono are, ere, ire, dei verbi posti per norma, con quelle che precedono are, ere, ire, del verbo che si vuol coniugare. Per esempio a formare campare, sopra cantare, si mutan le lettere cant in camp in ogni persona e tempo e modo. Nei verbi che terminano in giare, ciare, sciare, come mangiare, cacciare, lasciare, etc., nei quali la lettera i serve a modificare le sillabe ga, ca, e sca, la i diventa inutile al futuro e al condizionale; scrivendosi mangerò, mangerei; caccerò, caccerei; lascerò, lascerei. Per lo contrario, a quelli che finiscono in care, gare, e scare, come fabbricare, sbrigare, trescare, si deve [p. 14 modifica]supplire un’h in tutte quelle forme del verbo, nelle quali la c cade davanti all’e o all’i, affin che si ritenga il suono gutturale delle sillabe ca, ga, e sca così fabbrichi, sbrigherò, trescherei. Nei verbi alleviare, premiare, risparmiare etc, le sillabe via, mia essendo divisibili in vi-a mi-a, la seconda persona dell’indicativo presente, la terza persona dell’imperativo, e il singolare congiuntivo, si debbono scrivere con due i, allevii, premii, risparmii ma in apparecchiare, abbagliare, impacciare, e in empiere, le sillabe chia, glia, cia, e pie, essendo indivisibili, s’ha a scrivere apparecchi, abbagli, impacci, empi.

dei verbi ausiliarii Essere ed Avere.

Modo infinito: Essere; Avere. Participio presente: Essendo; Avendo. Participio passato: Stato15; Avuto. Modo indicativo, presente: Sono, sei, è, siamo, siete, sono. Ho, hai, ha16, abbiamo, (avemo poet.) avete, hanno. Pret. imperfetto: Era17, eri, era, eravamo, eravate, erano. Aveva, avevi, aveva, avevamo, avevate, avevano18. Pret. perfetto: Fui, fosti, fu, fummo, foste, furono19. Ebbi, avesti, ebbe, avemmo, aveste, [p. 15 modifica]ebbero. Futuro: sarò, sarai, sarà, 20 saremo, sarete, saranno. Avrò, avrai, avrà, avremo, avrete, avranno. Modo condizionale: Sarei, saresti, sarebbe21. Saremmo, sareste, sarebbero. Avrei, avresti, avrebbe, avremmo, avreste, avrebbero. Modo imperativo: Sii, sia, siamo, siate, siano, o sièno. Abbi, abbia, abbiamo, abbiate, abbiano. Modo congiuntivo, presente: Che sia, sii o sia, sia, siamo, siate, siano o sièno. Che abbia, abbia o abbi, abbia, (aggia, poet.) abbiamo, abbiate, abbiano. Imperfetto: Che fossi, fossi, fosse, fossimo, foste, fossero. Che avessi, avessi, avesse, avessimo, aveste, avessero. Tempi composti: Sono stato, ecc., era stato, essendo stato ecc. Ho avuto, aveva avuto, avendo avuto ecc.

DE’ VERBI IRREGOLARI

Di questi verbi io darò solo le forme irregolari, e di esse, quante bastino a fin che il discente supplisca il rimanente da se per mezzo dei verbi regolari. Consiglio quindi, a chi impara, che si scrivano in intero tutti i seguenti verbi, nel medesimo ordine, di modi e di tempi, che son messi i regolari. Rispetto ai tempi composti convien determinare quali sieno i verbi che richiedono l’ausiliario essere, essendo questi in numero molto minore di quelli che vogliono avere. Tutti quei verbi che non ricevono dopo di se alcun oggetto [p. 16 modifica](vedremo la definizione di questo termine), vale a dire quelli che non soffrono dopo di se nè l’una nè l’altra di queste parole, una persona, una cosa, o l’equivalente di esse, senza l’aiuto d’alcuna preposizione, cotai verbi vonno l’ausiliario essere; per esempio, andare, stare, vivere, correre. Montare e salire sono della medesima categoria, benchè si dica montare un cavallo, salire una scala; perciò che la preposizione sopra è sottintesa, e quindi cavallo e scala non rappresentano l’oggetto. Per non lasciare chi studia nell’incertezza, per ora metteremo una forma di tempo composto a ciascun verbo degli irregolari. I verbi dormire, desinare, cenare, e altri, sono eccettuati dalla regola sopra citata, e domandano avere, benchè non comportino oggetto. Tutti i verbi altresì nei quali la medesima persona rappresenta l’agente e l’oggetto, vale a dire l’agente opera sopra se medesimo, come addormentarsi, dolersi, sconciarsi, pentirsi, senza eccezione, si debbon coniugare con essere. Vi sono delle altre osservazioni molto più estese sopra questo soggetto, che si troveranno nel capitolo de’ Participj.

verbi irregolari che terminano in are.

I tempi e i modi essendo posti nel medesimo ordine dei verbi regolari, lo studioso li potrà distinguere

dalla loro terminazione, senza che sia apposto il nome a ciascuno. I modi, i tempi, e le persone che mancano sono regolari, e alcune di queste sono segnate con linea. [p. 17 modifica]

andare

Vo o vado, vai, va, — , — , vanno. Andrò o anderò, etc. Andrei o anderei, etc. Va, vada, — , — , vadano. Che vada, etc.22. Sono andato, etc.

dare

Do, dai, dà, — , — , danno. Diedi o detti, desti, diede o dette, demmo, deste, diedero o dettero23. Darò. Darei. Dà, dia o dea, — , — , diano o dièno. Che dia. Che dessi. Ho dato.

fare

Facendo. Fatto. Fo o faccio, fai, fa, facciamo, — , fanno. Faceva24. Feci, facesti, fece, facemmo, faceste, fecero. Farò. Farei. Fa, faccia, facciamo, — , facciano. Che faccia. Che facessi. Ho fatto.

stare

Sto, stai, sta, — , — , stanno. Stetti, stesti, stette, stemmo, steste, stettero. Starò. Starei. Sta, stia o stea, — , — , stiano. Che stia. Che stessi25. Sono stato.

della terminazione in ere.

I verbi del tutto regolari della coniugazione in ere essendo in piccol numero, daremo prima uno elenco di quelli, perchè si possan vedere in un batter d’occhio. [p. 18 modifica]

verbi regolari che terminano in ere

Battere.26 Godere. Rendere. Spremere.
Capere.27 Mietere. Ricevere. Stridere.
Cedere.28 Mescere. Resistere. Succumbere.
Credere. Pascere. Riflettere. Suggere.
Empiere. Pendere. Ripetere. Temere.
Fendere.29 Perdere.30 Scernere. Tondere.
Fremere. Prescindere. Spandere. 31 Vendere.
Gemere. Procedere. Splendere.

I verbi assistere, consistere, esistere, e resistere, hanno il participio passato irregolare, cioè assistito etc. I verbi nascere, scernere, splendere, stridere, succumbere, suggere non hanno participio passato.

verbi terminanti in ere

che hanno più irregolarità

Condurre. Dovere. Rimanere. Tenere.
Bevere. Nuocere. Sapere. Togliere.
Cadere. Parere. Scegliere. Trarre.
[p. 19 modifica] Chiedere. Piacere. Sedere. Valere Dire. Porre. Svellere. Vedere. Dolersi, Potere. Tacere. Volere.

Le irregolarità di questi verbi si daranno qui appresso. Ora, lo studioso che abbia bisogno di vedere se un verbo sia regolare o irregolare, lo potrà immantinente sapere, scorse che abbia le due tavole sovrapposte. Se non lo trova in quelle, ne dedurrà che sia uno de’ seguenti aventi il preterito perfetto solo e il participio passato irregolare.

VERBI IN ERE AVENTI IL PRETERITO PERFETTO
E IL PARTICIPIO IRREGOLARE

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Infinito. Preterito Perfetto. Participio.
Tor Cere,32      torsi,     Torto.
Accendere,     accesi,     acceso.
Uccidere,33     uccisi,     ucciso.
Leggere,     lessi,     letto.
Distruggere,     distrussi,     distrutto.
Friggere,     frissi,     fritto.
Spingere,     spinsi,     spinto.
Accorgere,     accorsi,     accoto.
Cogliere,     colsi,     colto.
Spegnere,     spensi,     spento.
Distinguere,     distinsi,     distinto.
Espellere,     espulsi,     espulso.
Premere,      pressi,      presso.
Esprimere,      espressi,      espresso.
Presumere,      presunsi,      presunto.
Rompere, ruppi, rotto.
Conoscere, conobbi, conosciuto.
Mettere, misi, messo.
Scrivere, scrissi, scritto.
Assolvere, assolsi assolto.
Correre. corsi, corso.
Discutere, discussi, discusso.
Percuotere, percossi, percosso.
Commuovere, commossi. commosso.

Assolvere fa anche assoluto nel participio; e premere, premei, premuto. Il Davanzati ha risolvei regolare.

Ho divise queste terminazioni dal loro principio, perciò che non solo i suddetti verbi, ma tutti quelli ancora che hanno la terminazione eguale ad una delle contenute nella sopra esposta tavola formano similmente il perfetto e il participio; per esempio intendere terminando in ndere come accendere per trovare il perfetto e il participio passato si cambierà ndere in si e in so e ne riuscirà intesi inteso. Vi sono degli eccettuati, e sono i seguenti.

ECCEZIONI

Infinito. Preterito Perfetto. Participio Passato.
Cuocere, cossi, cotto.
Fondere, fusi, fuso o fonduto.
Nascondere, nascosi, nascoso o nascosto.
Stringere, strinsi, stretto.
Dirigere, diressi, diretto.
Esigere, esigei, esatto.
Negligere, neglessi, negletto.
Mergere, mersi, merso. [p. 21 modifica]
Nascere, nacqui, nato.
Flettere, flessi, flesso.
Vivere, Vissi, vissuto o vivuto.
Solvere, solvei, soluto.

Trovata che sia per le esposte tavole, e dalla terminazione del verbo, la prima persona del preterito perfetto, si forma la terza mutando l‘ i finale della prima io e , e la sesta dalla terza aggiungendovi ro. La seconda persona del singolare, la prima e la seconda del plurale, son sempre regolari, e si formano mutando la finale re dell‘ infinito in sti, mmo, ste.

ESEMPIO

Tor si, Torce mmo,
Torcere Torce sti, Torce ste,
Tors e, Torse ro,

Quando un verbo ò contratto , come conducere in condurre, le tre persone regolari si debbono estrarre dalla forma primitiva originale. Di questo numero sono porre, bere, dire, corre, sciorrè, trarre, sincopati di ponere, benere, dicere, cogliere, sciogliere, traere.

In un verbo che contenga la sillaba uo, quando l‘ accento passa a una vocale seguente , si deve trarne l‘ u, il quale , per principio d ortografia e d' armonia, non può stare unito all‘ o , se non quando l‘ accento vi cade ; il che avviene solamente in quattro persone dei tempi presenti. Così da muovere sì fa muovo, muovi, muove, moviamo, movete, e non muoviamo, muovete, come malamente si scrive da tutti senza distinzione, scrittori e non scrittori, letterati e non letterati, e stampatori. Non solamente i. verbi, ma ogni altra parola va [p. 22 modifica]soggetta a tale modificazione; così da tuono si dice tonare e non tuonare, da nuovo, novamente, da buono, bonamente. Il Perticari nel suo trattato del Trecento dice dovremo quindi scuoprire queste male radici, in vece di scoprire. Il Bartoli mi va a spolverare i testi antichi per provare che si possa scrivere suonato, brievissimo e gielo; ma come ho già detto, in quanto a ortografia, tutti ci accordiamo alla moderna. Come ho di già consigliato, intendo che lo studiante scriva in intero tutti i seguenti verbi irregolari con lo aiuto delle sottoposte regole; il che lo raffermerà nella scienza de’ verbi, e gli terrà la noia d’aver a leggere e rileggere volumi sopra tal materia, senza perciò poterne trarre alcuna teorica. Abbiam già veduto che la maggior parte de’ verbi in ere non hanno più che due forme irregolari, le quali si posson trovare, in un batter d’occhio. Le irregolarità di quelli che rimangono si riducono a pochissime, semplificandole come segue. La seconda persona singolare del presente indicativo è quasi sempre regolare, e la terza similmente; ma se la seconda è irregolare, la terza si forma da questa mutando l’i in e; conduci, conduce. La seconda del plurale è sempre regolare, e si prende dall’infinito; il quale se è contratto, tal persona si trae dalla parola originale, come conducete da conducere. La terza persona del plurale si ottiene aggiungendo no alla prima del singolare; conduco, conducono. La prima persona plurale dell’imperativo e del presente congiuntivo è sempre eguale alla corrispondente dell’indicativo; conduciamo. Questi e il perfetto sono i modi e i tempi che [p. 23 modifica]van più sottoposti a irregolarità. La seconda plurale dell’imperativo è per sempre regolare; conducete. Le tre prime persone del presente congiuntivo sono, senza eccezione, eguali alla terza dell’imperativo; conduca; la seconda ha due forme, conduchi e conduca; questa è più usata. La seconda plurale del presente congiuntivo si forma dalla prima mutando iamo in iate; conduciamo, conduciate. La terza plurale dell’imperativo e del presente congiuntivo si toglie dalla terza del singolare, aggiungendovi no; conduca, conducano. Se il perfetto è irregolare, data la prima, le altre si ottengono per la regola già posta al verbo torcere. Con queste regole, sì come io ho già esperimentato, si posson far imparare i verbi anche ai fanciulli, facendogli loro scrivere due o tre o anche quattro volte, più tosto che travagliar loro il cervello con l’imparare a memoria; il che, come io dissi nella introduzione, nuoce allo sviluppo della facoltà intellettiva.

verbi che hanno più irregolarità
già nominati a carte 18

condurre sincope34 di conducere.

Conducendo. Condotto. Conduco, etc. Conduceva, etc. Condussi, etc. Condurrò, etc. Condurrei. Conduci, conduca. Che conducessi. Ho condotto.

bevere o bere

Questo verbo è regolare; ma si può dire egualmente bevo o beo, etc. beveva o beeva; beverò o [p. 24 modifica]berò; beverei, berei o berrei. Il perfetto ha tre maniere, bevei, bevetti o bevvi. Ho bevuto o beuto.

cadere

Caddi. Caderò o cadrò. Caderei o cadrei. Sono caduto.

chiedere

Chiesto. Chiedo o chieggo, Chiedi, etc. Chiesi o chiedei. Chieda o chiegga. Ho chiesto.

dire sincope di dicere

Dicendo. Detto. Dico, dici o di’, dice, diciamo, dite —. Diceva. Dissi. Dirò. Direi. Di’, dica. Che dicessi. Ho detto.

dolersi

Mi dolgo o doglio, ti duoli, si duole, ci dogliamo, vi dolete, si dolgono. Mi dolsi. Mi dorrò. Mi dorrei. Duoliti o duolti, dolgasi o dogliasi, dogliamoci doletevi, dolgansi. Mi son doluto.

dovere

Debbo, devo o deggio, debbi, devi o dei, debbe, deve o dee, dobbiamo, —, debbono, deggiono, devono o deono. Dovrò. Dovrei. Che debba o deggia. Ho dovuto.35

nuocere36

Nociuto. Nuoco o noccio, nuoci, —, nocciamo, —, —. Nocqui. Nuoci, noccia o nuoccia. Ho nociuto.

parere

Paruto o parso. Paio, pari, —, paiamo, —, —. Parvi. Parrò. Parrei. Pari, paia. Son paruto. [p. 25 modifica]

piacere

Piaciuto. Piaccio, piaci, — , piacciamo, — , — . Piacqui. Piaci, piaccia. Son piaciuto. Il verbo giacere ha le stesse irregolarità.

porre sincope di ponere

Ponendo. Posto. Pongo, poni, - poniamo, ponete, — . Poneva. Posi. Porrò. Porrei. Poni, ponga. Ponessi. Ho posto.

potere

I participj son regolari, ma si trova anche possendo. E non possendo la sua possibilità sostenere le spese. B. Posso, puoi, può, possiamo, — , — . Potrò. Potrei. Che possa. Ho potuto.

rimanere

Rimaso o rimasto. Rimango, rimani, rimane, etc. Rimasi, Rimarrò. Rimarrei. Rimani, rimanga. Sono rimaso.

sapere

So, sai, sa, sappiamo, — , sanno. Seppi. Saprò. Saprei. Sappi, sappia, — , sappiate,37 — . Ho saputo.

scerre o scegliere

Scelto. Scelgo o sceglio, scegli. Scelsi. Scegli, sceglia o scelga. Ho scelto.

sedere

Siedo, seggo o seggio, siedi, — , sediamo o [p. 26 modifica]seggiamo, -, -. Siedi, sieda, segga o seggia. Sono seduto. Possedere si forma sopra sedere ma non ha passeggioposseggiamo; e il tempo composto è ho posseduto.

svellere

Svelto. Svelgo o svello, svelli. Svelsi. Svelli, svella o svelga. Ho svelto.

tacere

Taciuto. Taccio, taci, — tacciamo, — , — . Tacqui o tacetti.38 Taci, taccia. Mi son taciuto.

tenere

Tengo, tieni, — , teniamo, — , — . Tenni. Terrò. Terrei. Tieni, tenga. Ho tenuto.

togliere

Tolto. Toglio o tolgo, togli, etc. Tolsi. Toglierò o torrò. Toglierei o torrei. Togli, tolga o teglia. Ho tolto. Queste doppie forme le hanno tutti i verbi che finiscono in ogliere.

tratte o traere

Traendo. Tratto. Traggo, trai, — , traiamo o traggiamo, traete, — . Traeva. Trassi. Trarrò. Trarrei. Trai, tragga. Traessi. Ho tratto.

Nota che qualunque verbo abbia la radice di alcuno di questi, va soggetto alle medesime varietà; cosi contrarre e sottrarre si formano da trarre; indurre e produrre da condurre; accadere da cadere; disdire, interdire da dire; apparere da parere; frapporre, opporre, imporre da porre. [p. 27 modifica]

valere

Valgo o vaglio, vali, — , vagliamo, — , — . Valsi. Varrò, Varrei. Vali, valga o vaglia. Son valuto.

vedere

Vedo, veggo o veggio, vedi, — , vediamo o veggiamo, — , — . Vidi. Vedrò. Vedrei. Vedi o ve’, veda, vegga, o veggia. Ho veduto.

volere

Voglio o vo’, vuoi, vuole, vogliamo, — , vogliono o vonno39 Volli.40 Vorrò. Vorrei. Che voglia. Ho Voluto.

della terminazione in ire

Questi verbi, fuor che sei che daremo quì appresso, si coniugano tutti come il verbo unire che segue, il quale è irregolare nei tempi presenti solamente; ma siccome i regolari sono pochi, metteremo prima sott’occhio questi.

I verbi regolari in ire sono i seguenti, e’ loro composti.

Aprire. Fuggire. Servire.
Avvertire. Mentire.41 Sentire.
Bollire. Partire. Tossire.
Convertire. Pentire.42 Vestire.
Dormire.
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Aprire, coprire, e scoprire, fanno al perfetto aprii e apersi, coprii e copersi etc. La seconda forma è migliore. Il participio passato è aperto, coperto, e scoperto. Concepire fa concepito e conceputo.

Dunque, fuor che questi pochi e’ loro composti, come consentire di con e sentire, e li sei verbi che hanno irregolarità diverse, posti quì sotto, appresso unire, tutti gli altri che terminano in ire sono coniugati come il seguente.

unire

Unisco, unisci, unisce, uniamo, unite, uniscono. Unisci, unisca, etc. Che unisca, etc. Le stesse regole si osservano per questi verbi, che si sono stabilite per quelli in ere.

Apparire ha le due forme apparisci e appari, apparisce e appare, appariscono e appaiono. Il preterito, apparvi , e così comparvi e disparvi. Ne sono alcuni, come abborrire che hanno tutte le persone di doppia forma, cioè abborrisco e abborro ; abborrisci e abborri , etc. Sofferire o soffrire fa sofferisco, soffero o soffro; soffersi, sofferii o soffrii; sofferto.


VERBI DELLA CONIUGAZIONE IN ire CHE HANNO
DIVERSE IRREGOLARITÀ


morire

Morto. Muoio, muori, — , moiamo, — , — , Morrò. Morrei. Muori, muoia. Sono morto.

salire

Salgo, sali, — , sagliamo, — , — . Sali, salga. Son salito. [p. 29 modifica]

seguire

Seguo o sieguo, segui o siegui, — , seguiamo, — , — . Segui o siegui, segua o siegua. Ho seguito.

udire

Odo, odi, — , udiamo. — , — . Odi, oda. Ho udito.

uscire

Esco, esci — , usciamo, — , — . Esci, esca. Sono uscito.43

venire

Venuto. Vengo, vieni, — , etc. Venni. Verrò. Verrei. Vieni, venga. Son venuto.

VERBI DIFETTIVI

gire

Le forme non quì poste questi verbi non l’hanno.

Gito. Gite. Giva o gìa, givi. etc. Gisti, gì o gìo, gimmo, giste, girono. Girò, girai, etc. Girei, etc. Gite. Che gissi etc.44 [p. 30 modifica]

ire

Ito. Ite. Iva (egli), ivano. Iremo, irete, iranno. Ite. È ito.

riedere

Riedi, riede, riedono. Riedi, rieda, riedano.

olire

Olite. Oliva, olivi, oliva, olivamo, olivate, olivano.

olire

Mi cale, ti cale, gli cale, ci cale, vi cale, loro cale. Mi caleva, ti caleva etc. Mi calse, ti calse etc. Non ti caglia, non vi caglia.

esercere

Esercendo. Esercì, eserce, eserciamo, esercete. Eserceva, eie. È buono in tutte quelle forme ove siano le sillabe ce o ci; ma non dove sono co, ca, o cu.

solere

Solendo. Solito. Soglio, suoli, suole, sogliamo, solete, sogliono. Soleva, etc. Fui solito, etc. Che soglia, etc.

Le forme adoperate dal Macchiavello, arebbero per avrebbero, sentivi per sentivate, eri per eravate, etc. son cadute; e quantunque egli abbia scritto egregiamente per lo stile e per le idee, gli errori fiorentini che usa nei verbi non sono della lingua toscana, non ne avendo fatto uso il Boccaccio; e tocca a [p. 31 modifica] chi pubblica le sue opere a farne avvertito chi legge. Se io avessi a dare una edizione del Macchiavello, torrei via tutti quegli errori, come si è fatto di tanti altri d’ortografia e anche di sintassi sparsi nelle antiche scritture; che nessuno dubiterà, se la lingua dal Trecento in quà è venuta perdendo nello stile, aver guadagnata l’ortografia quasi interamente, e questa si potrebbe ridurre alla perfezione, se da tutti si volesse convenire in una, sola e ragionevole.



Note

  1. Questa parola viene dal latino coniugare, che significa giungere con; e ciò a cagione dell’armonia con cui si lega una desinenza con l’altra, e della collegazione de’ tempi e de’ modi.
  2. In tutti i verbi in ere si può togliere la v della forma dell’imperfetto, e dire temea, dicea, perdea.
  3. I verbi in ere e in ire hanno questa forma anche in ièno: Tali furono che sopra alcuna tavola ne ponièno; Quasi abbandonati, per tutto languièno; Da grossi salarj e sconvenevoli, tratti, servièno. B. E così morièno, contenièno. Alcuni hanno la poetica forma in èn, coma facèn, potèn.
  4. La prima persona, la terza del singolare, e la terza del plurale, si scrivono anche così temetti, temette, temettero.
  5. Aperse i granai, e i viveri RINVILIO. Nella prima battaglia fu rotto; RIFEOSI, e prese il reame. Arminio levati dalla riva gli arcieri suoi, CHIEDEO i nostri levarsi. Dav. Le forme tronche cantò, temè, sentì, erano in origine scritte cantoe, temeo, sentio, voci assai più soavi. Il Davanzati le usa con parsimonia, e con tal precauzione io le userei tuttavia.
  6. Molti fanno l’errore di dire cantassimo, temessimo, sentissimo, facendo cosi uso dell’imperfetto del congiuntivo, in vece dell’indicativo perfetto. Non posso intendere per qual cagione abbian gl’Italiani sì poca cura di parlare correttamente! I Toscani fanno anche l’altro errore di dire cantorono, chiamorono, in vece di cantarono e chiamarono.
  7. Le tronche cantaro, temero, e sentiro; e cantar, temer, sentir, sono usate in verso e in prosa, e son belle: Il giovane andò, e gli abbottinati QUETARSI alquanto. Dav. Li due giovini non PENAR troppo a deliberarsi. B. Verso la casa di lui si DIRIZZANO. B. Queste forme erano state abbandonate nella prosa a torto; perchè servono molto alla varietà, e quindi alla eleganza dello scrivere, per essere di piacevol suono e brevi.
  8. Anche di questa persona del condizionale son pochi quelli che ne facciano uso; quasi tutti dicono canteressimo, temeressimo, sentiressimo, la qual forma non si trova pur nel verbo. Ho sentito dire da alcuni, che ben si accorgono che questi sono errori, ma che pure non ardiscono astenersene per non parere affettati. Strana e vergognosa timidezza, di voler più tosto parlare scorrettamente, che mostrare di saper la propria lingua!
  9. Si dice anche canterìan, temerìan, sentirìan; e canterièn, temeriòn, sentirièn, con diverso accento. Incinqueriènsi i magistrati; manderiènsi sossopra le leggi. Sapendo che i primi successi darièno al resto reputazione. Si trovano anche le forme canterebbono, sentirebbono, temerebbono.
  10. Ma guardati dal mettere il che all’imperativo, alla francese, come trovai in una traduzione dell’Otello di Shakespeare: Che non ti sia d’impedimento; Che cessi ogni strepito. Perchè questo che in italiano? Non ti sia d’impedimento; Cessi ogni strepito.
  11. Metto il che al congiuntivo, non perchè ne venga di assoluta conseguenza che il verbo cui precede che sia sempre in quel modo; ma perchè, per lo più, quando il verbo è nel congiuntivo, come vedremo è preceduto da che.
  12. Questa persona si trova negli autori terminante anche in i. Spesso si erra, pure in Toscana, nell’uso della terza persona del singolare imperativo dei verbi in ere, e per conseguenza nella prima e terza del presente congiuntivo, col dare a quelle la desinenza in i; per la ragione che i verbi in are appunto terminano detta persona in i, e la seconda del congiuntivo dei verbi in ere ha le due forme, in a e in i. Ben si dice (ella) pigli da pigliare; ma (ella) prenda e non prendi da prendere; benché si possa dire bisogna che tu prendi. Che fa se ne trovi anche nel Boccaccio? Dio non voglia ch’io SOFFERI che mio marito sia seppellito a guisa d’un cane. B. Io dico che non è da imitarsi per non confondere ogni cosa. Un esempio cotale lo trovo in una lettera del Giordani al Monti: O siano fasti consolari, o minori che SEGUINO i giorni vietati al pretore, ecc.; dove è detto seguino in luogo di seguano. Altri fanno l’errore contrario, cioè di terminare in a i verbi in are; per esempio, bisogna che io canto, che io suona, in luogo di canti e suoni.
  13. Il Galateo del Casa dice: Questo vi manda significando il vescovo, e pregandovi che voi v’INGEGNIATE del tutto di rimuoverne. In una edizione trovai ingegnate, senza la i, per errore di stampa; però che alla seconda persona plurale del presente congiuntivo, ai verbi che finiscono in gnare, non si può levare la i; e bisogna dire ingegniate, vergogniate, guadagniate; come è necessario protrarre le vocali delle sillabe cia e gia in procacciamo, procacciate, adagiamo, adagiate, nell’imperativo e nel congiuntivo, alquanto più lunghe che nelle stesse forme che appartengono all’indicativo. Uno error romanesco è quello di dire vi prego che m’aspettate, in luogo di aspettiate.
  14. Questo può essere imperfetto di tempo futuro, e di tempo passato; e si chiama imperfetto, non tanto per il tempo indeterminato che esprime, quanto per l’incertezza del caso.
  15. Si trova usato anche sendo e suto, in luogo di essendo e stato, massimamente dal Macchiavello.
  16. La forma have per ha è graziosa molto, come appare da questi esempj: E similmente ciò che l’intelletto have a schifo; Have una donna attutato un sollevamento, che non è stato da tanto l’imperatore? Dav.
  17. Ero per era è errore; e tutti gli imperfetti in o.
  18. Avièno per avevano è usato anche in prosa; avèn è poetico.
  19. Si trovano anche le forme contratte fur e furo: Alla vista dell’armata il porto e la marina, e mura, e tetta, e le più alte vedette fur piene di turba mesta, domandantesi etc. Dav.
  20. Fia per sarà è usatissimo anche in prosa; e talvolta fièno e fièn per saranno.
  21. Fora è voce poetica; sarìan, sarièn e sarièno, anche della prosa.
  22. La prima persona e la terza del plurale presente congiuntivo sono sempre eguali alle medesime dell’imperativo; la seconda si forma dalla prima mutando iamo in iate.
  23. Anche dier: Dièr de’ remi in acqua. B. E in poesia dierno. I composti riandare, trasandare, son regolari.
  24. V’è anche fea per faceva; e facèn in Dante, per facevano: Ahi come facèn lor levar le berze! V’è fero, poet., per fecero.
  25. Generalmente e Toscani e Romani dicono andiedi o andetti per andai, dassi per dessi, stassi, per stessi; e alcuni stiedi per stetti, vai per va, stai per sta. Noto questi brutti errori acciò che se ne guardino, e altri non si lasci indurre dall’autorità del luogo a credere che tutto quivi sia perfezione. Ho sentito alcun moderno de’ buoni usar stassi per stessi, ma non trovo con che approvarlo. Contrastare e sovrastare sono regolari.
  26. Tutti i composti di questi verbi e di una preposizione, come abbattere, combattere, appendere, dipendere, sono regolari.
  27. Il congiuntivo presente è irregolare, e fa cappia: Io son contento che cosi ti cappia nell’animo. B.
  28. Cedere e concedere hanno anche cessi, concessi e concesso.
  29. Offendere e difendere sono irregolari nel preterito e nel participio, come gli altri verbi in ndere.
  30. Sperdere e disperdere hanno il preterito e il participio irregolari.
  31. Spandere fa spanto nel participio: Stomacò sopra tutto la casa in piazza, parata a festa, lo spanto convito a porte spalancate, e corte bandita. Dav.
  32. (1)Rilucere non ha participio
  33. (2)non approvo il Conchiuggono Del Monti del Giordani .
  34. Sincope, dal greco taglio e con vuol dire, pare a me, trar fuori una o più sillabe, e poi rimetter le altre insieme.
  35. V’è chi vorrebbe escludere devi e deve dalla prosa, io non so perchè.
  36. Vedi l’osservazione al verbo muovere, a carte 21.
  37. Veramente l' imperativo di questo verbo, come quello d' avere, altro non è che un presente del congiuntivo, al quale si sottintende voglio che; perché il sapere o l' avere una cosa non si può costringere in altrui, ma dipende dal volere di colui che parla. Questa é la ragione perché li due accennati verbi escono dalla regola generale, e non hanno la seconda dello imperativo eguale a quella del presente indicativo.
  38. Domandommi consiglio ed io tacetti. D.
  39. Altri sono sì lenti e sì pigri che vi vonno gli sproni. Bart.
  40. Volse ne fa uso il Davanzati, ma mi par da fuggire per lo senso ambiguo.
  41. V’è anche mentisco: E l’innocente danniamo che mentisce per duolo. Dav. Ma, mento, menti, più usato.
  42. Pèntere è pure usato: Tito, vedendo questo, vinto da vergogna si volle pèntere: La fortuna quasi pentuta della subita ingiuria fatta a Cimone... B.
  43. Dalle cui scuole ESCÌ l’autore della Gerusalemme; Quì ESCIREBBERO parole indegne della gravità delle nostre questioni, dice il Perticari, in luogo di uscì e uscirebbero, il che mi par guastare le forme de’ verbi come egli dice farsi per li Fiorentini.
  44. Se, come dice il Monti nella Proposta (al verbo gire) questo verbo, così come andare, si potesse usare nel senso di morire, ogni qual volta si dicesse ad alcuno, con ira, gite o andate, ei si potrebbe credere che si volesse mandare all’altro mondo. Il Boccaccio dice: Acciò che, morendo io, vedendo il viso suo, ne possa andar consolato; e il Monti vuole che si chiosi possa morir. Ma chi non intenderà qui nel suo vero senso andar per andarne da questo mondo? Dante Purg. Ben faranno i Pagan, quando il demanio lor sen girà: E qui ancora ha ellissi delle parole da questo mondo. Onde si vede che solamente per le circostanze che si accennano si può in questi due casi sostituire morire a gire e andare; ma il mettere nel vocabolario che gire si usi per morire, sarebbe un voler tornare alle tenebre donde egli cerca di farne uscire. Voglio dire che altro è una espressione ellittica, e altro una metafora; che non si hanno a confondere l’una con l’altra; perciò che perire, il qual verbo, per latina origine, significa cadere, usato per morire essendo proprio metaforico, in qualunque modo, e tempo, e persona si usi, sempre conserverà la medesima forza, senza aggiungere circostanza alcuna: perì, perirem, perirebbero, perire, e finalmente spegnere per uccidere; il che non avviene degli altri due verbi. Di questa distinzione mi occorrerà parlarne più lungamente altrove, per distruggere altri errori.