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Che canti, Che tema1 Che senta,
Che canti, Che tema, Che senta,
Che cantiamo2 Che temiamo, Che sentiamo,
Che cantiate, Che temiate, Che sentiate,
Che cantino. Che temano. Che sentano.
imperfetto3
Che cantassi, Che temessi, Che sentissi,
Che cantassi, Che temessi, Che sentissi,
  1. Questa persona si trova negli autori terminante anche in i. Spesso si erra, pure in Toscana, nell’uso della terza persona del singolare imperativo dei verbi in ere, e per conseguenza nella prima e terza del presente congiuntivo, col dare a quelle la desinenza in i; per la ragione che i verbi in are appunto terminano detta persona in i, e la seconda del congiuntivo dei verbi in ere ha le due forme, in a e in i. Ben si dice (ella) pigli da pigliare; ma (ella) prenda e non prendi da prendere; benché si possa dire bisogna che tu prendi. Che fa se ne trovi anche nel Boccaccio? Dio non voglia ch’io SOFFERI che mio marito sia seppellito a guisa d’un cane. B. Io dico che non è da imitarsi per non confondere ogni cosa. Un esempio cotale lo trovo in una lettera del Giordani al Monti: O siano fasti consolari, o minori che SEGUINO i giorni vietati al pretore, ecc.; dove è detto seguino in luogo di seguano. Altri fanno l’errore contrario, cioè di terminare in a i verbi in are; per esempio, bisogna che io canto, che io suona, in luogo di canti e suoni.
  2. Il Galateo del Casa dice: Questo vi manda significando il vescovo, e pregandovi che voi v’INGEGNIATE del tutto di rimuoverne. In una edizione trovai ingegnate, senza la i, per errore di stampa; però che alla seconda persona plurale del presente congiuntivo, ai verbi che finiscono in gnare, non si può levare la i; e bisogna dire ingegniate, vergogniate, guadagniate; come è necessario protrarre le vocali delle sillabe cia e gia in procacciamo, procacciate, adagiamo, adagiate, nell’imperativo e nel congiuntivo, alquanto più lunghe che nelle stesse forme che appartengono all’indicativo. Uno error romanesco è quello di dire vi prego che m’aspettate, in luogo di aspettiate.
  3. Questo può essere imperfetto di tempo futuro, e di tempo passato; e si chiama imperfetto, non tanto per il tempo indeterminato che esprime, quanto per l’incertezza del caso.