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sono vani. Dicesi presente il primo tempo, perchè accenna azione o stato di tempo presente. La parola preterito è la latina praeteritum, cioè passato; ma perciò che si può rappresentare l’azione nel tempo passato sì come continuante, e quindi imperfetta, all’epoca di cui si parla, o come finita e perfetta; questo tempo si dimise in due, e si disse l’uno perfetto e l’altro imperfetto; e ciò altrove più largamente si ragionerà. Il tempo futuro non abbisogna omai di definizione. Sono stati alcuni che hanno ripieni i volumi solamente per comunicare la scienza della etimologia de’ verbi. A me pare questo un modo di mostrare un labirinto in luogo di una via piana e retta, la quale si può ottenere col semplificare le difficoltà, e col sottometterle a regole generali, come ora m’ingegnerò di dimostrare. La nostra etimologia dei verbi sarà di poche pagine, e conterrà più che i volumi che si eran per l’addietro pubblicati sopra di essi. Prima daremo in intero li tre verbi regolari, i quali serviranno di base agli altri; e poi gli ausiliarj. Avere ed essere si chiamano ausiliarj dal latino auxilium, aiuto; perchè servono d’aiuto a formare i tempi composti del verbo principale.
Il tempo si divide in sei forme, che si chiamano persone, perchè sono governate da esse, cioè 1. quella che parla, io; 2. quella a cui si parla, tu; 3. quella persona o cosa di cui si parla, ella, egli, esso, o qualunque nome. Le altre tre persone sono il plurale di queste, cioè 1. noi; 2. voi; 3. eglino, elleno, essi, esse, o qualunque nome nel plurale. Parlando dei verbi, per analogia si chiama persona anche la cosa che regge la terza forma del tempo.