Don Giovanni/Atto primo

Atto primo

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Personaggi Atto secondo
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ATTO PRIMO


scena prima.

Atrio corrispondente al palazzo del Commendatore. Notte.

Leporello, indi Don Giovanni e Donn’Anna,
ed in ultimo il Commendatore.

(Leporello entrando dal lato destro con lanterna in mano s’avanza cauto e circospetto)

Lep. Notte e giorno faticar

     Per chi nulla sa gradir;
     Pioggia e vento sopportar.
     Mangiar male e non dormir!
     Voglio fare il gentiluomo,
     E non voglio più servir.
Oh che caro galantuomo
     Vuol star dentro con la bella
     Ed io far la sentinella!...
     Voglio fare il gentiluomo.
     E non voglio più servir...
     Ma mi par che venga gente...
     Non mi voglio far sentir. (si ritira).
(Don Gio. dal palazzo del Comm. inseguito da Donn’Anna; cerca coprirsi il viso, ed è involto in un lungo mantello)
Anna Non sperar, se non mi uccidi, (trattenendo D. Gio.)
Ch’io ti lasci fuggir mai.
Gio. Donna folle! indarno gridi:
Chi son io tu non saprai.
Lep. (Che tumulto!... Oh ciel! che gridi!)
Il padron in nuovi guai!... (Avanzandosi)
Anna Gente!... servi!... al traditore!...
Gio. Taci o trema al mio furore.
Anna Scellerato!
Gio.   Sconsigliata!
(Questa furia disperata
Mi vuol far precipitar)
Anna Come furia disperata
Ti saprò Perseguitar
Lep. Sta a veder che il malandrino
Mi farà precipitar.
Com. Lasciala indegno!
(con spada e lume. Anna, udendo la voce del padre, lascia Gio. ed entra incasa)
Battiti meco.
Gio. Va: non mi degno
Di pugnar teco.
Com. Così pretendi
Da me fuggir?
Lep. (Potessi almeno
Di qua partir)
Gio. Misero! attendi
Se vuoi morir, (si battono. Il Commend. è ferito.)
Com. Ah soccorso!... son tradito...
  L’assassino m’ha ferito...
  E dal seno palpitante...
  Sento l’anima partir...
Gio. Ah! già cade il sciagurato...
  Affannosa e agonizzante
  Già dal seno palpitante
  Veggo l’anima partir. (il Comm. muore)
Lep. (Qual misfatto, qual eccesso!

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Entro il sen, dallo spavento,

Palpitar il cor mi sento,
E non so che far, che dir.)
Gio. Leporello, ove sei? (sottovoce)
Lep. Son qui, per mia disgrazia. E voi?
Gio.   Son qui,
Lep. Chi è morto? voi o il vecchio?
Gto. Che domanda da bestia! il vecchio.
Lep.   Bravo:
Due imprese leggiadre:
Tentar la figlia, ed ammazzare il padre.
Gio. L’ha voluto: suo danno.
Lep.   Ma donn’Anna...
Gio. Non mi seccar. Vien meco, se non vuoi
Qualche cosa ancor tu.
Lep. Non vo’ nulla, signor; non parlo più. (Alzando da terra la lanterna ed il mantello) (partono)

scena ii.

Duca Ottavio, Donn’Anna, e Servi con lumi.

Anna Ah! del padre in periglio

In soccorso voliam.
Ott.   Tutto il mio sangue
Verserò se bisogna:
Ma dov’è il scellerato?
Anna   In questo luogo.
Ah! qual mai s’offre o Dei, (Vede il cadavere)
Spettacolo funesto, agli occhi miei!
Il padre!... padre mio!... mio caro padre!... (cade quasi svernuta sul corpo del padre)
Ott.   Signora...
Anna   Ah! l’assassino
Me ’l trucidò... Quel sangue...
Quella piaga... quel volto
Tinto e coperto del color di morte...
Ei non respira più... fredde ah le membra...
Padre mio!... caro padre!... io manco... io moro... (sviene)
Ott. Ah! soccorrete, amici, il mio tesoro.
Cercatemi, recatemi
Qualche odor, qualche spirito... Ah! non tardate. (partono due servi
Donn’Anna!... sposa!... amica!.. Il duolo estremo
La meschinella uccide!
Anna   Ahi!
Ott.   Già rinviene.
Datele nuovi aiuti. (ritornano i servi)
Anna   Padre mio!
Ott. Celate, allontanate agli occhi suoi
Quell’oggetto d’orrore. (viene portato via il cadavere)
Anima mia, consolati fa core!

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Anna Fuggi, crudele. Fuggi!

Lascia che mora anch’io
Ora ch’è morto, oh Dio!
Chi a me la vita diè.
Ott. Senti, cor mio, deh! senti
Guardami un solo istante:
Ti parla il core amante
Che vive sol per te.
Ann. Tu sei! pardon mio bene.
L’affanno mio.. le pene...
Ah! il padre mio dov’è?
Ott. Il padre.. lascia, o cara,
La rimembranza amara:
Hai sposo e padre in me.
Anna Ah! vendicar, se il puoi
Giura quel sangue ognor.
Ott. Lo giuro agli occhi tuoi
Lo giuro al nostro amor.
a 2 Che giuramento, oh Dio!
Che barbaro tormento!
Fra cento affetti e cento
Vammi ondeggiando il cor.
  (Anna parte coi servi)

scena iii.

Ottavio solo.

Come mai creder deggio.

Di delitto sì nero
Capace un cavaliere
Ah! di scoprir il vero
Ogni mezzo si cerchi. Io sento in petto
E di sposo e d’amico il dover che mi parla:
Disingannarla io voglio e vendicarla.
  Dalla sua pace la mia dipende,
  Quel che a lei piace vita mi rende,
  Quel che le incresce morte mi dà.
  S’ella sospira sospiro anch’io,
  È mia quel’ira quel pianto è mio,
  E non ho bene s’ella non l’ha. (parte)

scena iv.

Recinto d’antico castello con veduta d'una locanda (Alba.)

Don Giovanni e Leporello.

Gio. Orsù, spicciati presto. Cosa vuoi?

Lep. L’affar di cui si tratta
È importante.
Gio.   Lo credo.
Lep.   È importantissimo.
Gio. Meglio ancora! finiscila.
Lep.   Giurate.
Di non andar in collera.
Gio. Lo giuro sul mio onore.
Purché non parli del Commendatore.
Lep. Siamo soli.
Gio.   Lo vedo.
Lep. Nessun ci sente.
Gio.   Via.
Lep.   Vi posso dire
Tutto liberamente...
Gio.   Sì.
Lep. Dunque, quand’è così,

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Caro signor padrone,

La vita che menate è da briccone.
Gio. Temerario! in tal guisa?...
Lep.   E il giuramento?
Gio. Non so di giuramento. Taci, o ch’io...
Lep. Non parlo più, non fiato, o padron mio.
Gio. Così saremo amici. Or odi un poco:
Sai tu perchè son qui?
Lep.   Non ne so nulla.
Ma, essendo l’alba chiara, non sarebbe
Qualche nuova conquista?
Io lo devo saper per porla in lista.
Gio. Va là, che sei il grand’uomo! Sappi ch’io sono
Innamorato d’una bella dama,
E son certo che m’ama.
La vidi, le parlai; meco al casino
Questa notte verrà... Zitto: mi pare
Sentir odor di femmina..
Lep.   Cospetto...
Che odorato perfetto!
Gio. All’aria mi par bella.
Lep. (Che occhio, dico!)
Gio. Ritiriamoci un poco.
E scopriamo terren.
Lep. (Già prese foco), (vanno in disparte)

scena v.

Donna Elvira dalla locanda.

Elv. Ah! chi mi dice mai

  Quel barbaro dov’è,
  Che per mio scorno amai,
  Che mi mancò di fé?
Ah! se ritrovo l’empio.
  E a me non torna ancor,
  Vo’ farne orrendo scempio.
  Vo’ trapassargli il cor.
Gio. Udisti? qualche bella (piano a Lep.)
Dal vago abbandonata... Poverina!
Cerchiara di consolare il suo tormento, (avanzandosi)
Lep. (Così ne consolò mille e ottocento.)
Gio. Signorina...
Elv.   Chi è là?
Gio.   Stelle! che vedo!
Lep. (Oh bella! Donna Elvira!)
Elv.   (Don Giovanni!...)
Sei qui, mostro, fellon, nido d’inganni!...
Lep. (Che titoli cruscanti! Manco male
Che lo conosce bene!)
Gio. Ah! cara Donn’Elvira
Calmate quella collera... sentite...
Lasciatemi parlar...
Elv.   Cosa può dire
Dopo azion si nera? In casa mia
Entri furtivamente. A forza d’arte.

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Di giuramenti e di lusinghe, arrivi,

A sedurre il cor mio;
M’innamori o crudele!
Mi dichiari tua sposa. E poi, mancando
Della terra e del ciel al santo dritto,
Con enorme delitto
Dopo tre dì da Burgos t’allontani,
M’abbandoni, mi fuggi, e lasci in preda
Al rimorso ed al pianto
Per pena forse che l’ami cotanto.
Lep. (Pare un libro stampato?)
Gio.   In quanto a questo
Ebbi le mie ragioni!
(a Lep. ironicamente) È vero!
Lep   È vero.
E che ragioni forti!
Elv.   E qual sono.
Se non la tua perfidia,
La leggerezza tua? Ma il giusto cielo
Volle ch’io ti trovassi
Per far le sue, le mie vendette.
Gio. Siate più ragionevole... (Mi pone
A cimento costei). Se non credete
Al labbro mio, credete
A questo galantuomo.
Lep.   (Salvo il vero).
Gio. Via, dille un poco,..
Lep. (sottovoce a Gio.) E cosa devo dirle?
Gio. Sì sì. dille pur tutto. (parte non visto da Elv.)
Elv.   Ebben, fa presto.
Lep. Madama... veramente... questo mondo...
Conciossiacosaquandofossechè
Il quadro non è tondo...
Elv. Sciagurato!
Così del mio dolor giuoco ti prendi?
Ah! voi!... Stelle! l’iniquo (verso Gio. che non crede partito)
Fuggì!... misera me!... Dove? in qual parte?
Lep. Eh! lasciate che vada. Egli non merta
Che su di lui pensiate.
Elv.   Scellerato!
M’ingannò, mi tradi...
Lep. Eh! consolatevi;
Non siete voi, non foste e non sarete
Né la prima nè l’ultima. Guardate
Questa non piccol lista; è tutta piena
De’ nomi di sue belle.
Ogni villa, ogni borgo, ogni paese
È testimon di sue donnesche imprese.
  Madamina, il catalogo è questo
  Delle belle che amò il padron mio:

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  Un catalogo egli è che ho fatt’io;

  Osservate leggete con me.
In Italia seicento e quaranta.
  In Germania duegento e trentuna.
  Cento In Francia, in Turchia novantuna.
  Ma in Ispagna son già mille e tre.

V’han fra queste contadine,
  Cameriere, cittadine,
  V’han contesse, baronesse,
  Marchesine, principesse,
  E v’han donne d’ogni grado,
  D’ogni forma, d’ogni età.
Nella bionda egli ha l’usanza
  Di lodar la gentilezza;
  Nella bruna, la costanza;
  Nella bianca, la dolcezza;
  Vuol d’inverno la grassetta
  Vuol d’estate la magrotta
  E la grande maestosa,
  La piccina ognor vezzosa;
  Delle vecchie fa conquista
  Pel piacere di porle in lista.
  Ma passion predominante;
  E la giovin principiante;
  Non si picca se sia ricca,
  Se sia brutta, se sia bella;
  Purchè porti la gonnella,
  Ogni donna per lui fa.
  (parte)

scena vi.

Elvira sola.

Elv. In questa forma dunque

Mi tradì il scellerato? È questo il premio,
Che quel barbaro rende all’amor mio?
Ah! vendicar vogl’io
L’ingannato mio cor. Pria ch’ei mi fugga
tfi ricorra... si vada... Io sento in petto
Sol vendetta parlar, rabbia e dispetto.
In quali eccessi, o Numi! in quai misfatti
Orribili, tremendi,
È avvolto il sciagurato!
Ah no. non può tardar l’ira del cielo,
La giustizia tarda. Sentir già parmi
La fatale saetta,
Che gli piomba sul capo! Aperto veggio
Il baratro mortal. Misera Elvira!
Che contrasto d’affetti in sen ti nasce!
Perchè questi sospiri e queste ambasce?

  Mi tradì quell’alma ingrata,
  Infelice, o Dio! mi fa.
  Ma tradita e abbandonata
  Provo ancor per lui pietà,
  Quando sento il mio tormento
  Di vendetta il cor favella,
  Ma se guardo il suo cimento
  Palpitante il cor mi va.
  (parte)

scena vii.

Zerlina, Masetto e Coro di contadini d’ambo i sessi che cantano, suonano e ballano.

Zer. Giovinette, che fate all’amore.

  Non lasciate che passi l’età:
  Se nel seno vi brulica il core,

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Il rimedio vedetelo qua.

La ra la, la ra la, la ra la.
Che piacer! che piacer che sarà!
Coro La rà la, ecc.
Mas. Giovinetti, leggeri di testa,
Non andate girando qua e ià:
Poco dura de’ matti la festa,
Ma per me cominciato non ha.
La ra la, la ra la, la ra la.
Che piacer! che piacer che sarà!
Coro La ra la. ecc.
Zer. Mas. Vieni, vieni, carin, godiamo,
E cantiamo e balliamo o suoniamo.
Vieni, vieni, carin, godiamo,
Che piacere! che piacer che sarà!

scena viii.

Don Giovanni, Leporello e Detta

Gio. Manco male e partita... Oh guarda, guarda

Che bella gioventù, che belle donne!
Lep. (Fra tante, per mia fè,
Vi sarà qualche cosa anche per me).
Gio. Cari amici, buon giorno. Seguitate
A stare allegramente.
Seguitate a suonar, o buona gente.
C’è qualche sposalizio?
Zer.   Sì, signore,
E la sposa son io.
Gio.   Me ne consolo.
Lo sposo?
Mas.   Io, per servirla.
Gio. O bravo! per servirmi; questo è vero
Parlar da galantuomo.
Lep. Che eccellente marito!
Zer.   Oh! il mio Masetto
È un uom d’ottimo core.
Gio.   Anch’io, vedete.
Voglio che siamo amici. Il vostro nome?
Zer. Zerlina.
Gio.   E il tuo?
Mas.   Masetto.
Gio. Oh, caro il mio Masetto!
Cara la mia Zerlina! ti esebisco
Le mia protezione... Leporello?...
Cosa fai li, birbone?... (a Lep., che fa scherzi alle
altre Contadine
)

Lep. Anch’io, caro padrone,
Esebisco la mia protezione.
Gio. Presto: va con costor: nel mio palazzo

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Conducili sul fatto; ordina che abbiano

Cioccolata, Caffè, vini, pvesciutti;
Cerca divertir tutti,
Mostra loro il giardino,
La galleria, le Camere: in effetto
Fa che resti contento il mio Masetto.
Hai capito?
Lep.   Ho capito. Andiam. (ai villani)
Mas.   Signor...
Gio. Cosa c’è?
Mas.   La Zerlina
Senza me non può star.
Lep.   In vostro loco
Ci sarà sua eccellenza, e saprà bene
Fare le vostre parti,
Gio. Oh! la Zerlina
È in man d’un cavalier. Va pur: fra poco
Ella meco verrà,
Zer.   Va, non temere:
Nelle mani son io d’un Cavaliere.
Mas. E per questo...
Zer.   E per questo
Non c’è da dubitar...
Mas.   Ed io, cospetto!...
Gio. Olà, finiam le dispute; se subito.
Senz’altro replicar, non te ne vai, (mostrandogli la spada)
Masetto, guarda ben, ti pentirai.
Mas. Ho capito, signor si!(a Don Gio.)
  Chino il capo, e me ne vo.
  Giacché piace a voi così.
  Altre repliche non fo.
Cavalier voi siete già,
  Dubitar non posso affè,
  Me lo dice la bontà
  Che volete aver per me.
Bricconaccia, malandrina, (a Zer. a parte)
  Fosti ognor la mia ruìna.
  Vengo, vengo! (a Lep.) Resta, resta! (a Zer.)
  È una cosa molto onesta,
  Faccia il nostro cavaliere
  Cavaliere ancora te.
(Masetto parte con Leporello ed i Contadini).

scena ix.

Don Giovanni e Zerlina.

Gio. Alfin siamo liberati,

Zerlinetta gentil, da quel scioccone.
Che ne dite, mio ben, so far pulito?
Zer. Signore, è mio marito...
Gio.   Chi! colui?

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Vi par che un onest’uomo,

Un nobil cavalier, com’io mi vanto.
Possa soffrir che quel visetto d’oro,
Quel viso inzuccherato
Da un bifolcaccio vil sia strapazzato?
Zer. Ma, signore, io gli diedi
Parola di sposarlo.
Gio.   Tal parola
Non vale un zero, Voi non siete fatta
Per esser paesana; un’altra sorte
Vi procuran quegli occhi bricconcelli,
Que’labbretti sì belli,
Quelle ditucce candide e odorose:
Parmi toccar giuncata e fiutar rose.
Zer. Ah!... non vorrei...
Glo.   Che non vorreste?
Zer.   Alfine
Ingannata restar, lo so che rado
Colle donne voi altri cavalieri
Siete onesti e sinceri.
Gio.   È un’impostura
Della gente plebea. La nobiltà
Ha dipinta negli occhi l’onestà.
Orsù, non perdiam tempo; in questo istante
Io vi voglio sposar.
Zer.   Voi!
Gio.   Certo, io.
Quel casinetto è mio; soli saremo,
E là, gioiello mio, ci sposeremo.

Là ci darem la mano.
  Là mi dirai di sì,
  Vedi non è lontano:
  Partiam, ben mio, di qui.
Zer. (Vorrei, e non vorrei...
  Mi trema un poco il cor..
  felice, è ver, sarei;
  Ma può burlarmi ancor).
Gio. Vieni, mio bel diletto!
Zar.   (Mi fa pietà Masetto;.
Gio.   Io cangerò tua sorte.
Zer.   Presto... non son più forte.
a 2 Andiamo, andiam mio bene
  A ristorar le pene
  D’un innocente amor!
(s’incamminano verso il casino)

scena x.

Donna Elvira e detti.

Elv. Fermati, scellerato! il ciel mi fece

Udir le tue perfidie. Io sono a tempo
Di salvar questa misera innocente
Dal tuo barbaro artiglio.
Zer. Meschina! cosa sento!
Gio.   (Amor, consiglia).
Idol mio, non vedete (piano a D. Elvira)
Ch’io voglio divertirmi?
Elv.   Divertirti,
È vero? divertirti... io so, crudele,

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Come tu ti diverti.

Zer. Ma, signor cavaliere,
È ver quello ch’ella dice?
Gio. La povera infelice (piano a Zer.)
È di me innamorata,
E per pietà degg’io fingere amore,
Ch’io son: per mia disgrazia, uom di buon cuore.

Elv. Ah, fuggi il traditor!
  Non lo lasciar più dir:
  Il labbro è mentitor,
  Fallace il ciglio.
Da’miei tormenti impara
  A credere a quel cor,
  E nasca il tuo timor
  Dal mio periglio
(parte conducendo via Zerlina)

scena xi.

Don Giovanni, poi Don Ottavio e Donn’Anna vestita a lutto.

Gio. Mi par ch’oggi il demonio si diverta

D’opporsi a’ miei piacevoli progressi;
Vanno mal tutti quanti.
Ott. Ahi ch’ora, idolo mio, son vani i pianti, (a D. Anna)
Di vendetta si parli... Oh don Giovanni!
Gio. (Mancava questo in ver!)
Anna   Amico! a tempo
Vi ritroviam, avete core, avete
Anima generosa?
Gio. (Sta a vedere.
Che il diavolo le ha detto qualche cosa).
Qual domanda! perchè?
Ott.   Bisogno abbiamo
Della vostra amicizia;
Gio. (Mi torna il fiato in corpo). Comandate...
I congiunti, i parenti,
Questa man, questo ferro, i beni, il sangue
Spenderò per servirvi.
Ma voi, bella donn’Anna,
Perchè così piangete?
II crudele chi fu che osò la calma
Turbar del viver vostro...

scena xii.

Don Elvira e Detti.

Elv. Ah! ti ritrovo ancor, perfido mostro! (a D. Gio.)

Non ti fidar, o misera (a D. Au.)
Di quel ribaldo cor:
Me già tradì quel barbaro,
Te vuol tradire ancor.
A. O. (Cielo, che aspetto nobile!
Che dolce maestà!
Il suo dolor, le lagrime.
M’empiono di pietà).
Gio. La povera ragazza
È pazza, amici miei:
Lasciatemi con lei;
Forse si calmerà.
Elv. Ah! non credete al perfido
Restate, oh Dei, restate...
Gio. È pazza non badate...
Anna Ott. A chi si crederà?

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(Certo moto - d’ignoto - tormento

  Dentro l’alma girare mi sento,
  Che mi dice - per quella infelice"
  Cento cose che intender non sai.
Elv. (Sdegno, rabbia, dispetto, spavento
  Dentro l’alma girare mi sento,
  Che mi dice di quel traditore
  Cento cose che intender non sa).
Ott.   Io di qua non vado via (ad Anna)
  Se non so com’è l’affar;
Anna.   Non ha l’aria di pazzia (ad Ott.)
  Il suo volto, il suo parlar.
Gio.   (Se me ’n vado, si potria
  Qualche cosa sospettar).
Elv.   Ah! dal ceffo si potria (ad Anna e ad Ott.)
  La ner’alma giudicar.
Ott.   Dunque quella?... (a Gio.)
Gio.   È pazzarella...
Anna.   Dunque quegli?...
Elv.   È un traditore.
Gio.   Infelice!
Elv.   Mentitore!
Anna, Ott.   Incomincio a dubitar, (passano dei Contadini)
Gio.   Zitto, zitto, che la gente (piano ad Elv.)
  Si raduna a noi d’intorno:
  Siate un poco più prudente;
  Vi farete criticar.
Elv.   Non sperarlo, o scellerato:
  Ho perduto la prudenza.
  Le tue colpe ed il mio stato
  Voglio a tutti palesar.
Anna, Ott.   (Quegli accenti sì sommessi,
  Quel cangiarsi di colore,
  Son indizi troppo espressi
  Che mi fa determinar. (Elv. parte)
Gio. Povera sventurata! i passi suoi
Voglio seguir, non voglio
Che faccia un precipizio:
Perdonate bellissima, donn’Anna:
Se servirvi poss’io,
In mia casa v’aspetto: amici, addio!
(parte frettoloso)

scena xiii.

Donn’Anna e Duca Ottavio.

Anna Don Ottavio... son morta!

Ott.   Cos’è stato
Anna Per pietà, soccorretemi..,
Ott.   Mio bene,
Fate coraggio.

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Anna.   Oh Dei! quegli è il carnefice

Del padre mio,..
Ott.   Che dite?
Anna Non dubitate più. Gli ultimi accenti,
Che l’empio proferì, tutta la voce
Richiamar nel cor mio di quell’indegno
Che nel mio appartamento...
Ott.   Oh ciel possibile
Che sotto il sacro patto d’amicizia?...
Ma, come fu narratemi.
Lo strano avvenimento,
Anna   Era già alquanto
Avanzata la notte,
Quando nelle mie stanze, ove soletta
Mi trovai per sventura, entrar io vidi
In un mantello avvolto
Un uomo che al primo istante
Avea preso per voi;
Ma riconobbi poi
Che un inganno era il mio...
Ott.   Stelle seguite.
Anna Tacito a me s’appressa,
E mi vuole abbracciar: sciogliermi cerco,
Ei più mi stringe: grido:
Non vien alcun; con una mano tenta
D’impedirmi la voce.
E coll’altra m’afferra
Stretta così, che già mi credo vinta.
Ott. Perfido!... alfin?...
Anna   Alfin il duol, l’orrore
Dell’infame attentato
Accrebbe sì la lena mia, che a forza
Di svincolarmi, torcermi e piegarmi,
Da lui mi sciolsi.
Ott.   Ohimè! respiro
Anna   Allora
Rinforzo i stridi miei, chiamo soccorso.
Fugge il fellon; arditamente il seguo
Fin nella strada per fermarlo, e sono
Assalitrice ed assalita: il padre
V’accorre; vuol conoscerlo, e l’iniquo.
Che del povero vecchio era più forte,
Compie il misfatto suo col dargli morte.

Or sai chi l’onore
  Rapire a me volse;
  Chi fu il traditore’
  Che il padre’ mi tolse;
  Vendetta ti chieggio,
  La chiede il tuo cor.
Rammenta la piaga
  Del misero seno:
  Rimira di sangue
  Coperto il terreno.
  Se l’ira in te languc
  D’un giusto furor.
(partono)

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scena xiv.

Leporello, poi Don Giovanni.

Lep. Io deggio, ad ogni patto,

Per sempre abbandonar questo bel matto.
Eccolo qui: guardate
Con quale indifferenza se ne viene!
Gio. Oh Leporello mio! va tutto bene.
Lep. Don Giovannino mio! va tutto male.
Gio. Come va tutto male?
Lep.   Vado a casa.
Come voi m’ordinaste,
Con tutta quella gente.
Gio.   Bravo!
Lep.   A forza
Di chiacchiere, di vezzi e di bugie.
Che ho imparato si bene a star con voi.
Cerco di trattenerli...
Gio.   Bravo!
Lep.   Dico
Mille cose a Masetto per placarlo,
Per torgli dal pensier la gelosia...
Gio. Bravo, in coscienza mia
Lep.   Faccio che bevano
E gli uomini e le donne:
Son già mezzo ubbriachi,
Altri canta, altri scherza,
Altri seguita a ber... In sul più bello.
Chi credete che capiti?
Gio.   Zerlina?
Lep. Bravo! e con lei chi venne?
Gio.   Donn’Elvira?
Lep. Bravo! e disse di voi?...
Gio. Tutto quel mal che in bocca le venia?
Lep. Bravo, in coscienza mia!
Gio. E tu cosa facesti?
Lep.   Tacqui.
Gio.   Ed ella?
Lep. Seguì a gridar.
Gio.   E tu?
Lep.   Quando mi parve
Che già fosse sfogata, dolcemente
Fuor dell’orto la trassi, e con bell’arte,
Chiusa la porta a chiave,
Io di là mi cavai,
E su la via soletta la lasciai.
Gio. Bravo! bravo! arcibravo!
L’affar non può andar meglio. Incominciasti,
Io saprò terminar; troppo mi premono
Queste contadinotte:

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Le voglio divertir finchè vien notte.


Finchè dal vino
  Calda han la testa
  Una gran festa
  Fa preparar.
Se trovi in piazza,
  Qualche ragazza,
  Teco ancor quella
  Cerca menar.
Senza alcun ordine
  La danza sia:
  Chi ’l minuetto,
  Chi la follia,
  Chi l’alemanna
  Farai ballar.
Ed io frattanto
  Dall’altro canto
  Con questa e quella
  Vo’amoreggiar.
Ah! la mia lista
  Doman mattina
  D’una diecina
  Devi aumentar. (partono)

Scena Xv.

Giardino e casino di Don Giovanni.
Zerlina, Masetto e Contadini.

Zer. Masetto... senti un po’.. Masetto, dico...

Mas. Non mi toccar.
Zer. Perchè?
Mas. Perchè, mi chiedi?
Perfida! il tutto sopportar dovrei
Da una mano infedele?
Zer. Ah! no! taci, crudele!
Io non merto da te tal trattamento.
Mas. Come! ed hai l’ardimento di scusarti?
Star sola con un uom! abbandonarmi
Il dì delle mie nozze porre in fronte
Ad un villan d’onore
Questa marca d’infamia!... Ah! se non fosse,.
Se non fosse lo scandalo, vorrei...
Zer. Ma se colpa io non ho: ma se da lui
Ingannata rimasi; e poi, che temi?
Tranquillati, mia vita,
Non mi toccò la punta delle dita.
Non me lo credi?... Ingrato!
Vien qui, sfogati, ammazzami, fa tutto
Di me quel che ti piace,
Ma poi, Masetto mio, ma poi fa pace

Batti, batti, o bel Masetto
  La tua povera Zerlina:
  Starò qui come agnellina
  Le tue botte ad aspettar.
Lascerò straziarmi il crine,
  Lascerò cavarmi gli occhi;
  E le care tue manine
  Lieta poi saprò baciar.
Ah! lo vedo, non hai core;
  Pace, pace, o vita mia!
  In contenti ed allegria
  Notte e dì vogliam passar.
(parte)

scena xvi.

Masetto, poi Don Giovanni, di dentro e di nuovo Zerlina.

Mas. Guarda un po’ come seppe

Questa strega sedurmi! Siamo pure

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I deboli di testa!

Gio. Sia preparato il tutto a una gran festa.
Zer. Ah! Masetto, Masetto, odi la voce
Del monsù. cavaliero!...
Mas.   Ebben, che c’è?
Zer. Verrà...
Mas.   Lascia, che venga.
Zer.   Ah! se vi fosse
Un buco da fuggir...
Mas.   Di cosa temi?
Perchè diventi pallida?... Ah! capisco:
Capisco, bricconcella.
Hai timor ch’io comprenda
Com’è tra voi passata la faccenda.
Presto, presto... pria che venga,
Por mi vo da questo lato...
C’è una nicchia... qui celato
Cheto, cheto mi vo’ star.
Zer. Senti, senti... dove vai?
Non t’oscondere, Masetto.
Se ti trova, poveretto.
Tu no sai quelche può far.
Mas. Faccia, dica quel che vuole.
Zer. Ah no giova le parole... (sottovoce)
Mas. Parla forte, e qui t’arresta.
Zer. Che capriccio hai nella testa!
Mas. (Capirò se m’è fedele,
E in qual modo andò l’affar.) (si nasconde)
Zer. Quel ingrato, quel crudele
Oggi vuol precipitar)

scena xvii.

Don Giovanni, Contadini e Servi.
Zerlina, e Masetto nascosto.

Gio. Su, svegliatevi: da bravi!

  Su, coraggio, o buona gente.
  Vogliam stare allegramente,
  Vogliam ridere e scherzar.
Coro Su, svegliatevi, ecc.
Gio.   Alla stanza - della danza
  Conducete tutti quanti, (a servi.)
  Ed a tutti in abbondanza
  Gran rinfreschi, fate dar.
Coro Su svegliamoci, ecc. (partendo coi servi)

scena xviii.

Don Giovanni, Contadini, Zerlina, e Masetto nascosto.

Zer. Tra questi alberi celata

  Si può dar che non mi veda, (vuol nascondersi)
Gio.   Zerlinetta mia garbata.
  Ti ho già vista, non scappar, (la prende)

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Zer. Ah! lasciatemi andar via...

Gio.   No, no, resta, gioia mia!
Zer.   Se pietade avete in core!...
Gio.   Idol mio! son tutto amore...
  Vieni un poco in questo loco
  Fortunata io ti vo far,
Zer.   (Ah! se vede il sposo mio,
  So ben io quel che può far.)
Gio.   Masetto! (Gio. scuopre Masetto)
Mas.   Sì, Masetto
Gio. E ascoso lá, perchè?
La bella tua Zerlina
Non puote, poverina!
Più star senza di te.
Mas. Capisco, sì signore. (iron.)
Gio. Adesso fate core.
I suonatori udite:
Venite omai con me.
Mas. Zer. Sì sì facciamo core,
Ed a ballar cogli altri
Andiamo tutti tre. (partono)

scena xix.

(Si va facendo notte)

Duca Ottavio, Donn’Anna e Donna Elvira in bautta; poi Leporello e don Giovanni alla finestra

Elv. Bisogna aver coraggio,

O cari amici miei,
E i suoi misfatti rei
Scoprir potremo allor
Ott. L’amica dice ben:
Coraggio aver conviene.
Di scaccia, o vita mia (ad’A.)
L’affanno ed il timor.
Anna Il passo e periglioso,
Può nascer qualche imbroglio
Temo pel caro sposo,
E per voi temo ancor (ad’E)
Lep. Signor guardate un poco
Che maschere galanti!
Gio. Falle passare avanti,
Di che ci fanno onor,
An. Ott. (Al volto ed alla voce
Ott. Elv. Si scopre il traditor.
Lep. Psi, psi, Signore maschere
psi, psi...
Anna, Elv.   Via rispondete.
Lep. Psi... psi... (ad Ottavio)
Ott.   Cosa chiedete?
Lep. Al ballo, se vi piace,
V’invita il mio signore.
Ott. Grazie di tant’onore.
Andiam compagne belle.
Lep. (L’amico anche su quelle
Prova farà d’amor.)
(Entra e chiude la finestra)
A. Ot. Protegga il giusto cielo
Il zelo del mio cor.
Elv. Vendichi il giusto cielo
Il mio tradito amor. (entrano)

scena xx.

(Sala nella casa di Don Giovanni.)

Don Giovanni, Leporello, Zerlina, Masetto,
villani e villane.

Gio. Riposate, vezzose ragazze.

Lep. Rinfrescatevi, bei giovinotti.
Gio. Lep. Tornerete a far presto le pazze,
Tornerete a scherzare, a ballar.
Gio. Ehi! caffè.
Lep.   Cioccolata.
Gio.   Sorbetti.
Mas. Ah! Zerlina, giudizio! (piano a Zerlina)
Lep.   Confetti.

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Mas.Zer. Troppo dolce comincia la scena,

In amaro potria terminar.
(vengono portati e distribuiti i rinfreschi)
Gio. Sei pur vaga e brillante, Zerlina! (prendendola per mano)
Zer. Sua bontà.
Mas.   (La briccona fa festa.)
Lep. Sei pur cara, Giannotta, Sandrina! (imitando D.Gio.)
Mas. (Tocca pur; che ti cada la testa) (Guardando Gio.)
Zer. (Quel Masetto mi par stralunato.
Brutto brutto si fa quest’affar.)
Gio. Lep. (Quel Masetto mi par stralunato,
Qui bisogna cervello adoprar.)

scena xxi.

Duca Ottavio, Donn’Anna, Donna Elvira, e Detti.

Lep. Venite pur avanti.

  Vezzose mascherette.
Gio.   È aperto a tutti quanti.
Tutti   Viva la libertà!
Anna, Ott.   Siam grati a tanti segni
e Elv.   Di generosità.
Gio. Ricominciate il suono.
  Tu accoppio i ballerini. (a Lep.)
  Meco tu dei ballare,
  Zerlina, vien pur qua.
Lep. Da bravi, via ballate. (ballando)
Elv.   Quella è la contadina. (ad Anna)
Anna   Io moro! (ad Ottavio)
Ott.   Simulate!
Lep., Mas.   Va bene in verità! (con ironia)
Gio. A bada tien Masetto. (a Lep.)
  Il tuo compagno io sono,
  Zerlina, vien pur qua..
Lep.   Non balli, poveretto?
  Vien qua, Masetto caro,
  Facciam quel ch’altri fa (fa ballare a forza Mas.)
Mas. No, no, ballar non voglio.
Lep.   Eh! balla, amico mio.
Anna   Resister non poss’io! (ad Ott.)
Ott. Elv.   Fingete, per pietà. (ad Anna)
Gio. Vieni con me, mi vita... (ballando conduce via Zer.)
Zer.   Oh Numi! son tradita!..,
Mas.   Lasciami... Ah... no... Zerlina?
(entra sciogliendosi da Lep.)
Lep.   (Qui nasce una ruina.) (entra)
Anna, Elv., Ott.   L’iniquo da se stesso
  Nel laccio se ne va. (fra loro)
Zer. Gente!... aiuto!... aiuto! gente?
Anna. Elv. Ott.   Soccorriamo l’innocente... (i suonatori partono)
Mas.   Ah! Zerlina!...

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Zer.   Scellerato! (di dentro)


Anna, Ott., Elv.   Ora grida da quel lato...
  Ah! gettiamo giù la porta...
Zer. Soccorretemi, o son morta!...
  Anna, Ott., Elv. e Mas.
  Siam qui noti per tua difesa.
Gio. (esce colla spada in mano, conducendo per un braccio
  Lep., e finge di non poterla sguainare per ferirlo)
  Ecco il birbo che t’ha offesa,
  Ma da me la pena avrà.
Mori iniquo!
Lep   Ah! cosa fate?...
Gio.   Mori, dico....
Ott. (cavando una pistola) No ’l sperate...
Anna, Ott. Elv.   (L’empio crede con tal frode
  Di nasconder l’empietà.) (si cavano la maschera
Gio. Donn’Elvira!
Elv.   Sì, malvagio!
Gio. Don Ottavio!
Ott.   Sì, signore!
Gio. Ah! credete.,.. (Ad Anna)
Anna   Traditorei
Zer. e Mas.   Tutto, tutto già si sa.

Tutti, fuorchè Gio. e Lep.

Trema, trema, o scellerato.

  Saprà tosto il mondo intero
  Il misfatto orrendo e nero.
  La tua fiera crudeltà,
Odi il tuon della vendetta
  Che ti fischia intorno intorno:
  Sul tuo capo in questo giorno
  Il suo fulmine cadrà.
Gio. e Lep. Non più quel ch’ faccia
  È confusa la testa,
  E un’orrìbile tempesta
  Minacciando già va!
Ma non manca in coraggio.
  Non o
  Se cadesse ancora il mondo,
  Nulla mai temer fa.