Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870)/Rassegna bibliografica/Supplemento nono alle notizie bibliografiche dei lavori pubblicati in Germania sulla Storia d'Italia
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SUPPLEMENTO NONO
alle
NOTIZIE BIBLIOGRAFICHE
nei lavori pubblicati in germania
SULLA STORIA D’ITALIA
compilate
DA ALFREDO REUMONT
Bonna sul Reno, Settembre 1870.
(Vedi Archivio Storico Italiano, Serie III, vol. V, parte II)
Nelle Forschungen zur teutschen Geschichte, voi. I. Gottinga, 1862. In questa dissertazione si difende l’autenticità delle donazioni Caroline, ma si espone eziandio l’antagonismo tra il pontefice e Carlo poi imperatore, riguardo al significato dell’autorità pontificia nei dominii dati e confermati alla Chiesa.
La «Relazione dello Stato dell’imperio e della Germania fatta dopo il ritorno dalla sua nunziatura appresso l’imperatore, 1628», pubblicata da J. G. Müller nell’Archiv für die Kunde östreich. Geschichtsquellen, vol. XXIII, pag. 101-449 (Vedi Ranke, Röm. Päpste, nelle note del III vol. al num. 1121. Di Carlo Carafa sono: Commentaria de Germania sacra restaurata, prima ediz. Antverp. 1640. Esso rimase nunzio presso Ferdinando II dal 1621 al 28.
Sull’Anzeiger für Kunde der teutschen Vorzeit, 1868, num. 11. Lettera indirizzata da Milano ai duchi Guglielmo e Lodovico di Baviera da Gasparo Wintzerer, cavaliere, nobile bavarese, capitano di Lanzichinecchi sotto Giorgio Frundsberg e Marco Sittico di Hohenems.
All’introduzione, che procede dalle origini della religione cristiana in Roma, ma specialmente dai tempi di Costantino sino ai Longobardi, fa seguito il libro I, contenente Gregorio Magno e il settimo secolo, sin al 715. Il libro II espone la politica pontificia nell’epoca degli imperatori iconoclasti e in quella dei Carolingi, dall’anno 715 all’858, ossia da Gregorio II a Benedetto III. Il volume II comprende in due libri i tempi susseguenti sino a Gregorio VII. Lavoro molto diligente e nell’insieme imparziale, quantunque nel senso protestante. L’autore, docente di teologia nella Università di Bonna, morì ivi giovine nel 1869 appena compiuta la presente opera.
Stampando i Diurnali di Matteo Spinelli nel vol. VII degli Scriptores, il Muratori non accennò ai dubbj fattigli nascere e dall’idioma e dal contenuto di tale scritto. Ne fa però menzione nelle lettere a Gian Berardino Tafuri, inserite nell' Arch. Stor. Ital., N. S., IX, 2. «Non so intendere come sia scritto in volgare - però vo sospettando, che possa taToperetta essere stata volgarizzata» (pag. 13). «Non (so) io capire, come uno scrittore contemporaneo, quale si suppone esso Spinelli, possa aver fallato in assegnare il tempo di cose accadute ai giorni suoi» (pag. 16). E a Uberto Benvoglienti, il quale, mentre credeva i Diurnali scritti veramente in volgare, quantunque forse originalmente in latino, e poi riformati nella lingua molto tempo dopo: «Io non mi ostinerei a credere originale il volgare degli Annali dello Spinelli, ma nè pure ad altri riescirebbe facile il mostrare il contrario». (Lettere inedite di L. A. Muratori, Firenze, 1854, pag. 356). Ferdinando Galiani, credendo all’autenticità dei Diurnali, ma osservando che il dialetto pugliese moderno era diverso dal napoletano, aiutavasi coll’ammettere, veramente strano, che il dialetto pugliese del dugento fosse passato a Napoli, ma venuto fuor d’uso nelle stesse Puglie! Mentre in Italia gli sbagli storico-cronologici dello Spinelli attribuivansi parte all’avere scritto esso qualche tempo dopo accadute le cose narrate, parte all’incuria ed ignoranza dei copisti, uno straniero, il duca di Luynes, tentò di raddrizzare la narrazione, argomentando che Matteo avesse notati i singoli avvenimenti secondo che accadevano, indicando il mese e il giorno e finalmente l’ora, ma omettendo spessissimo l’anno, e che poi tali note fossero state raccozzate e copiate coll’aggiungere i millesimi, ma ad arbitrio e molte volte falsamente. Con questa supposizione il dotto Francese (Commentaire historique et chronologique sur les ephémérides intitulés Diurnali ec, Parigi, 1839) si mise a disporre in altro modo i paragrafi dei Diurnali onde farli corrispondere alla cronologia nota ed accettata. Sistema adottato ancora dall’editore dei medesimi nei Monumenta Germaniae histor., (vol. XIX pag. 464-493) H. Pabst, il quale però spesso differisce dal critico francese. Metodo arbitrario, il quale riposa sopra fondamento fallace, giacchè di necessità suppone il primo copista essersi sottoposto a grandissima fatica, nel ridurre nell’ordine, o per meglio dire nel disordine, quale l’abbiamo in tutti i codici (dei quali non ve n’è di più antico del cinquecento), le note lasciato dal cronista del dugento. Metodo col quale poi nemmeno sanansi parecchi dei gravi sbagli dei Diurnali. Onde all’ultimo editore italiano dei medesimi, Camillo Minieri Riccio (Cronaca di M. Sp. da G. ridotta alla sua vera dizione ed alla primitiva cronologia, Napoli, 1865) non riescì difficile il confutare il critico francese, il quale, secondochè egli osserva con verità, volendo correggere la (creduta) erronea cronologia dello Spinelli, questa e gli avvenimenti confonde in modo, da rendere la cronaca tutta diversa da quella la scrisse l’autore. Non così gli venne fatto di dimostrare l’esattezza storica della narrazione, la quale egli trovasi costretto a raddrizzare in vari luoghi coll’aiuto di congetture, a dir vero, meno arbitrarie di quelle dello scrittore francese, ma che non si accordano in nessun modo coi codici.
L’edizione del Minieri Riccio non era nota al Bernhardi professor berlinese allorchè egli pubblicò la sopraccitata dissertazione che s’ingegna di dimostrare, che col sistema del Luynes adottato dal Pabst non si corregge ma al contrario si getta in confusione la cronaca; che il testo della medesima, di cui non abbiamo codice anteriore agli ultimi decenni del cinquecento, non può aver avuto altra forma nè disposizione dell’attuale, quale risulta dal lavoro fattovi dal Papebroch; che l’inesattezza nelle indicazioni di date e di fatti è tale da render inammissibile la supposizione d’uno scrittore contemporaneo e, secondo che asserisce, spesso testimone oculare; che i Diurnali sono una contraffazione del cinquecento, eseguita prima che fossero pubblicali il Tamsilla, Saba Malaspina, Niccolò da Curbio ec. coll’aiuto di qualche indagine archiviale, ma particolarmente colla scorta della cronaca di Giovanni Villani, il quale per quel periodo copiò il Malespini, e delle opere del Platina, di Biondo Flavio, di Pandolfo Collenuccio, del Fazello e d’altri; che Angelo di Costanzo è stato il primo a fare nel 1572 menzione dei Diurnali, ignoti al Fazello dodici anni prima, noti ott’anni in poi a Scipione Ammirato che li ebbe dai Gesualdi; che i Diurnali sono probabilmente fattura del Costanzo, il quale li avrebbe composti tra il 1532-68, maggiormente coll’intento di magnificare varie famiglie del regno, facendole partecipare agli avvenimenti memorandi dell’epoca sveva, e di procurare alla sua patria l’onore di possedere il primo scrittore di storia in volgare. Non entra nell’assunto delle presenti notizie di esporre minutamente le ragioni del Bernhardi, ciò che non potrebbe farsi senza ripetere la sua critica dei fatti a uno a uno, confrontandola coi testi e cogli scrittori da lui combattuti. Mi basta accennare alla disamina di due punti principali, alla storia cioè degli anni 1261-02 (Bernhardi, pag. 23 segg. M. Riccio, pag. 41 scgg.), difficile assai a raddrizzarsi, e alla data tanto combattuta della morte di Federigo II (Bernh. pag. 33 seg. M. Riccio pag. 27 segg.). Le diverse conclusioni alle quali arrivano il critico tedesco e l’italiano, dimostrano che non sarebbe superfluo nuovo esame, confrontando l’uno coll’altro. In ogni modo è peccato, il diligente lavoro dello storico napoletano, esimio conoscitore di quest’ultimo periodo degli Svevi e dei primordii Angiovini, essere rimasto ignoto allo scrittore berlinese.
Il Pabst, in un articolo inserito nelle Göttinger Gelehrte Anzeigen, 1868, num. 24, adottando la critica del Bernhardi, dichiarasi contro l’autenticìtà dei Diurnali.
Programma scolastico. Esposizione succinta e chiara delle teorie ecclesiastico-politiche dei due protagonisti dei sistemi tra loro guerreggianti del XIV secolo.
Al medesimo argomento spetta la memoria di Emilio Friedberg: Die mittelalterlichen Lehren über das Verhältniss von Staat und Kirche. Augustinus Triumphus. Marsilius von Padua (Le dottrine del medio evo intorno alle relazioni tra Chiesa e Stato). Nel giornale pel gius canonico (Zeitschrift für Kirchenrecht), pubbl. da Dove e Friedberg, vol. VIII. Tubinga, 1809 (Intorno al Friedberg e al di lui libro: De finium Inter Eccl. et civitatem etc; vedi Bibliografia, pag. 76).
- Vedi Höfler.
Vedi Arch. Stor. Ital., III serie, vol. IX, II. 145 segg., dove si ragiona anche del vol. IV della sezione Leges nella raccolta dei Monumenta German. histor. del Pertz contenente le leggi longobardiche. Il Bluhme ha reso conto della ragione dell’edizione da lui procurata, nella Historische Zeitschrift. vol. XXI, pag. 410-421 . Esso di poi ha procurato l’edizione minore delle leggi col titolo: Edictus regum Langobardorum etv. Annover, 4869. Vedi Arch. Stor. Ital., III serie, vol. XI, p. I, pag. 208.
Al medesimo argomento spetta: Summa legis Langobardorum etc. ed. A. Anschütz. Halle, 4870. Vedi Arch. Stor. Ital., III serie, vol. XI. p. I. pag. 209.
Memoria inserita nella Historische Zeitschift, vol. XXIV, pag. 125, segg. Argomento alla medesima porgono i trattati tra i principi Longobardi e i duchi greci di Napoli riguardo alle contrade situate tra Capuae le vicinanze dell’attuale capitale, conosciute anticamente col nome di Laboriae, Laburinus campus, nell’epoca della cadente latinità Liburiae, Leburiae ec., finalmente Terra di Lavoro. Tali trattati, cioè quello di Arichi del 772, di Sicardo dell’836, di Landolfo od Atenolfo con Giovanni console del 933, sono stati riprodotti dal Pellegrini, Muratori, Pratilli, Canciani, ed ultimamente dallo istesso Bluhme nello Leges Langobardorum (ediz. min., pai:. 130-194). Dopo di avere esposto, come il fondamento dei trattati fosse il comune possesso, con uguali diritti, della Liburia, coll’eccezione dei beni demaniali dei principi capuani, del possesso territoriale libero ventenne di Longobardi e di Napoletani liberi, e di un terzo dell’antico possesso passato per compra regolare in mano di Longobardi e di Napoletani liberi; dopo di avere poi notalo, come tutto il rimanente dei terreni, o abitati o rimasti privi d’abitanti, fosse diviso tra le due nazioni (dividimus per medium), la Memoria esamina quale fosse la sorte degli antichi abitanti ancora superstiti. Essi erano i servi e i terziatori. Nei primi, l’autore ravvisa gli antichi coloni, dai Longobardi col rimanente dei non liberi confusi. Nei secondi, detti ancora censiles homines, esso riconosce gli antichi possessori, ora somiglianti agli Aldi longobardi, con libertà limitata, nella prima metà del decimo secolo non più nominati, sicchè abbiamo da credere che essi o comprarono la libertà intera ovvero finirono col lasciare il patrio suolo.
Vedi Renata. - La storia dell’uomo, il quale diresse la coscienza e negli anni suoi più maturi la vita della figlia di Lodovico XII, è stata nuovamente composta sulla fede di molti documenti nuovi e coll’aiuto di lunghi studi degli scritti suoi, da F. W. Kampschulte, professore a Bonna: Johann Calvin, seine Kirche und sein Staat in Genf,, vol. I, Lipsia, 1869.
Vedi Not. bibl, suppl. VIII.
La vita di Gio. Federigo Böhmer ( intorno a cui vedi L. Ranke nella Historische Zeithschrift, vol. XX, e Arch. Stor., N. S,, vol. XVIII) è stata ampiamente descritta coll’aggiunta di scelto carteggio e degli scritti suoi minori da J. Janssen (editore dell’opera importante: Frankfurts Reichscorrespondenz): Johann Friedrich Böhmers Leben, Briefe und kleinere Schriften. Friburgo, 1868, 3 vol. 8vo. Opera di segnalato interesse per conoscere lo sviluppo e la direzione degli studi storici in Germania, in cui il Böhmer ebbe parte principalissima. Se n’ha anche un compendio: J. Fr. Böhmers Leben und Anschauungen. Friburgo, 1869.
» Fontes rerum Germanicarum. Geschichtsquellen Teutschlands. vol. IV, Stuttgarda, 1868, 8vo.
Vedi Bibliografia pag. 179. Il presente ultimo volume della pregevole raccolta dopo la morte del benemerito editore venne pubblicato da A. Huber, il quale nel presente momento sta preparando per la stampa le Regesta di Carlo IV imperatore dal Böhmer non condotte a perfezione. Spettano alla Storia d’Italia: Excerpta, ex libro Nicolai minoritae de controversia puperitatis Christi; Minoritae florentini gesta imperatorum 1106-1278, ora per la prima volta stampati nella parte principale ma di già note al Raumer; Annales florentini 1288-1431, di non molta importanza; Croniche di Viterbo 1080-1254, porzione di cronaca Viterbese, la quale giunge 1450 ma raccoglie in sè scritture molto più antiche, di maggior interesse per gli anni 1243-47.
Opuscolo diligente il quale tratta di quelle celebri conferenze avute luogo nella dieta di Ratisbona tra il Contarini, assistito dal Morone, da Tommaso di Modena ed altri, e vari capi del protestantismo, Melantone, Bucero ec, all’uopo d’intendersi sulle differenze dommaticlie intorno alla giustificazione ed altre questioni; conferenze dalle quali Lutero tennesi lontano, mentre Calvino, presente a Ratisbona, ne giudicò con quell’acrimonia, che risulta dalla narrazione del Kampschulte nella di lui vita (Johann Calvin, ec. vol. I, pag. 334) Il Ranke nel primo volume dei pontefici romani e nella Storia di Germania nell’epoca della riforma espose lucidamente lo tendenze di quella parte tra i Cattolici, di cui era tra i capi il Contarini. L’opuscolo del Brieger ne corrobora generalmente le conclusioni, mentre espone i particolari coll’appoggio di documenti. Quand’anche fosse stato possibile il pieno accordo nelle questioni dommatiche, non lo sarebbe stato riguardo alle istituzioni della Chiesa cattolica dai protestanti impugnate.
Nella Historische Zeitschrift, vol. XII.
Forma il vol. IV della Storia dell’Architettura di Fr. Kugler, interrotta per morte dell’autore (vedi Bibliografia pag. 365). Il primo libro (332 pagine) contiene l’Architettura italiana dell’epoca del rinascimento, descritta dal Burckhardt non secondo l’ordine storicobiografico, ma classata sisteinalicamonte secondo le materie. Così il lavoro pregevolissimo e oltre modo ricco di falli e di giudiziose osservazioni, che lo rendono interessante anche per la storia della civiltà in genere, vien diviso in due sezioni. Architettura e Decorazione. La sezione prima si compone coi seguenti capitoli: 1. Carattere monumentale dell’architettura italiana. 2. Signori, dilettanti ed architetli. 3 Primordii del rinascimento e arte gotica. 4. Studio dell’antichità e di Vitruvio. 5. I teorici da L. B. Alberti al Serlio. 6 e 7. Le l’orme del rinascimento nei secoli XV e XVI. 8. Il modello. 9 Chiese. 10. Conventi e confraternite, 11. Palazzi. 12. Spedali, fortificazioni, ponti. 13. Piazze e strade, 14. Ville. 15. Giardini. La seconda sezione è ripartila nei capitoli seguenti: 1. Indole della decorazione del rinascimento. 2. Scultura decorativa in pietra. 3. Decorazione in bronzo. 4. Lavori di legno. 5. Pavimenti, calligrafia. 6. Facciate dipinte. 7. Pitture e stucchi nell’interno delle fabbriche. 8. Orificeria, maioliche ed altro. 9. Decorazioni per occasioni di feste.
Il II libro contiene la storia dell’architettura del rinascimento in Francia, composta dal Lübke. Le incisioni in legno (160 per la parte italiana) sono giudiziosamente scelte e ben eseguite.
Vedi Arch. Stor. Ital., III serie, vol. XI, p. 1, pag. 191, seg.
Intorno a un quadro comprato a Napoli (Gaeta) dal conte Lottum, già ministro di Prussia presso quella corte, e ora posseduto dai di lui eredi, quadro il quale pretendesi essere l’originale di Raffaello, vanto generalmente attribuito a quello esistente nella Galleria Imperiale di Pietroburgo.
La parte principale del presente lavoro si è quella che spetta alle trattative del re di Castiglia coi Ghibellini italiani, cominciando da quelle con Pisa del 1256, e colla Santa Sede, continuate sin dopo l’elezione di Rodolfo d’Absburgo. Vedi O. Lorenz nella Historische Zeitschrift, vol. XVII, pag. 184 segg.
Lavoro diligente, il quale nei capitoli I a IV tratta dei codici e delle edizioni, degli scrittori, del tempo in cui venne composta la cronaca, e delle fonti di cui sono-i servili gli autori, per discorrere poi nei cap. V e VI dell’uso che ne fecero Gio. Villani e fautore della Divina Commedia. L’autore s’ingegna di provare, che dano, avendo avuto sotto gli occhi la cronaca di Martino Polono, la quale è stata d’autorità infinitamonte più grande che buona nella storiografia del medio evo, non può aver dato principio alla sua istoria se non dopo il 1278, e forse non prima del 1293; che ne stava ancora occupato nel 1299; che la continuazione di Giachetto venne composta probabilmente dal 1302 al 1309, anno della morte di Carlo II re di Napoli. La rivista delle fonti tratta della cronaca latina, seguendo l’esame fattone dal Pollini, e maggiormente di Martino Polono (Mart. di Troppau) anzidetto, di cui incontriamo moltissime tracce, viemaggiormente in ciò che spetta alla storia universale, principiando dal cap. 50. Si è accennato ancora agli Annales florentini stampati nel vol. XIX dei Monumenta German. Inst. Per ciò che spetta al Villani e all’Alighieri, è rimasta ignota all’autore la bella memoria di Salvatore Betti inserita nel Giorn. Arcad. del 1842. Anche il Nannucci di già aveva avvertito (nel Manuale della Letteratura del I.° secolo) alla somiglianza che passa tra vari luoghi della Comm. e la Cronaca.
L’autore delle presenti notizie, trattando della dissertazione del Busson (nel Theologisches Literaturblatt di Bonna, 1870, num. 8) non aveva mancato di avvertire, parergli strana la corrispondenza tra siffatti passi della Div. Commedia, e una cronaca nemmeno condotta a termine, secondo il Busson, allorquando era di già principiato il poema. Ora il D. Paolo Scheffer-Boichorst, in una recensione del sopraccitato opuscolo (nelle Göttinger gelehrte Anzeigen 1870 num. 20) s’ingegna di provare che la cronaca dei Malespini non è genuina ma fattura d’epoca posteriore. Opinione la quale incontra molti aderenti, e di cui forse un’altra volta si discorrerà nell’Archivio Storico Italiano.
Versione con varie aggiunte, note e correzioni della New History of painting in Italy, il cui primo volume venne pubblicato a Londra nel 1864. L’opera in ogni modo era meritevole di una traduzione, quantunque in varie occasioni si possa non dividerne le opinioni. Il primo volume giunge dai primordii ai seguaci di Giotto: il vol. II comprende i Fiorentini dall’Orcagna a Fra Angelico, i Sanesi antichi sino a Taddeo Bartoli ed agli imitatori di lui, e le prime scuole dell’Umbria, di Romagna e di Lombardia. Il vol. III, è dedicato alla scuola fiorentina del Quattrocento dall’Ucelli al Ghirlandaio e Cosimo Boselli, e all’arte umbro-fiorentina, Piero della Francesca, Melozzo, Palmezzano, Giovanni Santi. In appendice al II vol. trovasi ristampato il Memoriale di Francesco Albertini del 1510.
Delff, H. Dante A. und die Göttlische Comödie. Lipsia, 1869, 8vo.
Grieben, H., Dante in Holland. Colonia, 1867, 4lo.
Hultgren, Rede über Dantes Karakter. Programma ginnasiale. Lipsia, 1860, 4to.
Mussafia, A., Ueber Dante A., Nella Ostreich. Wochenschrift, 1865.
Nosti, G. E., Sopra D. A. e sul concetto della D. C. Dresda, 1866, 8vo.
Paur, Th., Francesca da Rimini und ihre Verwandtschaft. Nel Neues Lausitz. Magazin, vol. XLIV. Görlitz, 1867.
Raab, Fr., Ein Maitag. Poema pel Centenario. Trieste, 1865.
Schanz, Julius, Zur Dantefeier. Dresda, 1865, 8vo.
Schneider, C. F., Ueber den Reim in D. Div. Comm. Bonna, 1869, 8vo.
Thaulow, G., Rede zur Feier des boojahr. Geburtstages D. A. Discorso pronunciato nell’Università di Kiel nell’Holstein, 1865.
Della traduzione della D. C. di Philalethes si è pubblicata una ristampa in sesto minore dell’ediz. 1863-66. Lipsia, 1869. Escono alla luce nel presente momento due nuove versioni, di W. Krigar con introduzione di Carlo Witte e coi disegni di G. Dorè, Berl. 1870, e di F. Notter (i due primi canti, Stuttg. 1869). Nuova versione dell’Inferno di R. Baron pubblicossi a Oppeln in Silesia 1870.
Il 5 canto dell’Inferno venne tradotto ed illustrato nell’opuscolo: Dantes Hölle der Verliebten. Teutsch gereimt mit einigen Bemerkungen und einer Belegstelle aus dem Roman du Lancelot von Dr . R. Minzloff. Annover, 1870, 8vo.
Per ciò che spetta all’asserzione riprodotta da vari giornali di Milano, Napoli, ec, doversi cioè al re Giovanni di Sassonia un’edizione del testo della Div. Comm. «a cui prese parte grandissima il Witte», pare quasi superlluo l’osservare che vi corre stranissimo equivoco, l’edizione berlinese del 1862 portando, siccome è noto a ogni dantofilo, il nome di Carlo Witte cui essa è dovuta, il re Giovaimi altro non avendo pubblicato fuorché la versione orora registrata, col commento ricco di profonda erudizione e di prove di sommo acume nell’interpretazione del poema.
Della versione inglese di H. W. Longfellow celebre poeta americano, si è eseguita una ristampa. Lipsia, 1867, 3 vol. 16mo.
Delle illustrazioni della D. G. dis. a cont. di B. Genelli si è fatta un’edizione con testo di E. Förster. Lipsia, 1868; di quelle di B. Emler possedute dal re di Sassonia abbiamo copie fotografiche con testo di C. Witte. Dresda, 1860.
A Dresda, dove di già esisteva la copiosa Biblioteca dantesca posseduta dal Re (vedi Bibliografia pag. 43), si è cominciata a formare nuova raccolta per la Società Dantesca, di cui si ha il catalogo di J. Petzholdt nell’Jahrbuch der teutschen Dante-Gesellschaft, vol. II, pag. 411-425.
Vedi Busson, Jahrbuch, Krasczewski, Piper, Scartazzini, Witte.
Nelle Forschungen zur teutschen Geschichte, Vol. IX, Gott, 1869. Intorno a Benzone vescovo d’Alba e al suo panegirico di Arrigo IV, vedi all’art. Will, Bibliografia, pag. 298. Del medesimo argomento tratta:
Hegert, Ant., Quae fides sit adhibenda narrationi Benzonis de discordia ecclesiastica annorum 1081-1084.
Ivi vol. VIII, 1868. Questa lettera, il cui originale esiste fra le pergamene di S. Pietro di Salisburgo, tratta della doppia elezione pontificia, che fece nascere lo scisma d’Innocenzo II e di Anacleto II.
Scopo principale di quest’opera importantissima, la quale avrà il suo compimento nel terzo volume, si è quello di mostrare, quali fossero le forme della vita politica e legale, nei secoli in cui rimase potente in Italia l’autorità imperiale; quale fosse poi l’azione del diritto romano e delle istituzioni vigenti in Italia sulla costituzione dell’impero, e in genere e particolarmente nelle relazioni della medesima colla penisola. Azione, secondo il nostro autore, più grande di quella esercitata dal dominio tedesco in Italia, dimodochè l’esame delle forme politiche e legali ivi vigenti contribuisce a chiarire ugualmente e la storia di Germania e quella delle parti meridionali dell’Impero. L’opera vien divisa nelle seguenti sezioni e capitoli. A. Giudizj e bando. 1. Documenti giudiciali e forme dei medesimi. 2. Procedura nell’Italia longobarda. 3. Procedura nella Romagna. 4. Bando regio antico (bannum dom. regis). 5. Bando imperiale (bannum imperii). 6. Bando municipale. 7. Bando temporale 8. Bando perpetuo. 9. Bando siculo. 10. Residenti nei tribunali. 11. Potestà dei Conti (Comitatus). 12. Potestà dei Marchesi (Marchio, Marchia). B. Presidenti alla curia del re o imperatore (Hofgericht). 13. Giurisdizione imperiale. 14. 11 re e i di lui delegati. 15. Il conte palatino. 16. Il cancelliere per l’Italia. 17. La regina. 18. Il vicario imperiale (Dom. Imperatoris in Italia vicarius ad iustitiam faciendam). 19. Il giustiziere maggiore per la Sicilia (Magister iustitiarius magnae curiae imperialis). C. Presidenti alla curia dell’impero (Reichsgericht) . 20. Messi regi per i singoli casi. 21. Nunzi e Delegati. 22. Messi regi slabili. 23. Giudici d’appello stabili. 24. Conti palatini moderni. 23. Messi senza soggiorno fisso (Missi discurrentes). 26. Legati generali (Legatus per Italiam). 27. Ufficiali provinciali nel XII secolo per la Lombardia, il Piemonte, Romagna, Toscana, Ducato di Spoleto, Marca d’Ancona, e condizioni generali della potestà ed amministrazione imperiali. 28. La Chiesa romana e i territorj suoi, fondamento e vicende dei medesimi nei tempi anteriori ad Arrigo VI; ricupere dopo la morte di quest’imperatore. 29. L’impero e le ricupere dei territori della Chiesa da Filippo di Svevia e Ottone IV sino a Rodolfo d’Absburgo. 30. Vicari dei Legati generali nella prima metà del XIII secolo. 31. Vicari o capitani generali degli ultimi tempi di Federigo II.
Intorno al primo vol. vedi S. Andreis nell’Arch. Stor., Ital. Terza Serie, vol. XI, p. 1, pag. 200 segg.
Spetta in parte ai medesimo argomento il libro di O. Franklin: Das Reichshofgericht im Mittelalter. (La curia dell’impero nel medio evo) Weimar, 1867, 68: 2 vol. 8vo.
Dai Sitzungsberichte della classe filosofico-storica dell’I. Accad. delle scienze viennese, vol. LX, 1868. La presente dissertazione tratta di tre documenti stampati dal Muratori Antiq. Ital. IV, 295-306, poi da altri, dal Pertz nei Monum. Germ. hist., IV, 167-174 tra i Pacta Piacentina, finalmente da C. Vignati nella Storia diplom. della Lega Lomb. con ordine inverso di quello degli editori antecedenti (Vedi Arch. Stor. Ital., Terza Serie, vol. V, i, 171 segg., VI, i, 96 segg.). Il Ficker conclude che il secondo documento muratoriano, la Petitio Societatis, cioè le domande della Lega, non spetta alle trallative di Piacenza del 1183 sibbene a quelle di Pavia del 1175, e che non contiene le richieste della Lega ma l’arbitrato di Cremona, mentre il primo dei documenti, intitolato dal Perlz Responsum ex parte imperatoris, appartiene bensì al 1183, ma invece di esporre le proposte imperiali, pubblica quelle messe innanzi dalla Lega. La dissertazione (di 55 pag.) espone con molta chiarezza le varie fasi dello trattative In il Barbarossa e le città. Riguardo ni risuiati finali della pace di Costanza, così conclude esso, l’autorità imperiale di molto venne scemala ove si misurino le anteriori pretensioni di Federigo, non mollo però ove si badi alle condizioni coll’andar de’ tempi stabilite. Giacché quei diritti che allora legalmente concedevansi alle città, le quali di già avevanli esercitati, erano stati quelli dei feudatarj ecclesiastici e secolari dell’impero, non già della corona stessa. Mentre però tali diritti dai Conti e dai vescovi passarono nei municipi, non può negarsi esserne rimasto indebolito grandemente il principio feudale.
Programma ginnasiale.
L’opera avrà 5 volumi.
La presente raccolta d’incisioni (in corso di pubblicazione) eseguite maggiormente sui disegni tratti dagli originali dal Förster pel defunto re Massimiliano di Baviera, servirà in qualche modo d’atlante alla storia precitata.
Vedi Not. Bibliog. Suppl. VIII. Col presente volume rimane compiuta l’opera.
Storia dell’elezione di P. Clemente XIV.
Nei Berliner Blätter für Münz- Siegel- und Wappenkunde, vol. III, (1866). La medaglia di cui si tratta, quanto bella rara, fu data incisa dal Litta, secondo che pare da un esemplare di poca perfezione, nella genealogia degli Estensi. L’ipotesi che possa essere di Filip- pino è molto incerta. Il Grimm (Kunst u. Kunstler II, 8i segg.) in qualche modo propende pel Buonarroti senza voler affermarlo.
Memoria biografica contenuta nel medesimo giornale, vol. IV, (1867).
Al medesimo argomento spetta la memoria di E. Feuerlein: Zur Machiavelli-Frage (Della questione riguardo al Machiavelli). Nella Historisce Zeitschrift, vol. XIX, 1-23 (1868).
GILBERT, W., Lucrezia Borgia Herzogin von Ferrara. Nath seltenen und zum Theil unbekannten Quellen bearbeitet. Ueberesetzt von Dr. Friedr. Stegner
(Lucrezia Borgia duchessa di Ferrara, Storia tratta da fonti rare e in parte sconosciute. Trad. dal D. F. St.). Lipsia, 1869, 8vo con ritratto e facsimile.Vedi Theolog. Literaturblatt di Bonna, 1870 num. 12. L’autore ha disposto di molti materiali, ma senza critica e con scarsa pratica della storia di quel tempo.
Collezione delle tradizioni maggiormente dei contorni dell’Etna, con note storico-letterarie di R. Köhler, e introduzione di O. Hartwig, sullo sviluppo della nazionalità e della lingua italiana in Sicilia. Le tradizioni, siccome è naturale in un paese a vicenda occupato da esteri conquistatori, orientali ed occidentali, sempre aperto poi all’azione dell’elemento italiano per le comunicazioni non mai interrotte in pace e in guerra coll’italo continente, tengono del carattere dell’oriente e dell’occidente, e spesso non sono se non trasformazioni localizzate e dei racconti arabi e di altri di regioni più remote. Tale affinità trovasi accennata nelle pregevoli annotazioni. L’autrice, ora madame La Racine, è di famiglia alemanna ma nata in Sicilia.
Il presente volume contiene la storia della città durante il soggiorno dei pontefici in Francia e lo scisma d’Occidente, sin al ritorno di P. Martino V a Roma.
Del vol. I e II trattò G. Rosa nell’Arch. Stor. Ital. N. S., vol. XV; dei voi. III e IV, ib. Serie III, vol. VIII; dei vol. V e VI, ib., vol. iX.
» Intorno al Codice aragonese di Fr. Trinchera., Napoli 1866-70, nell’Allgemeine Zeitung 1870, num. 146, 147.
GRIEBEN, vedi DANTE, JAHRBUCH.
Nella presente raccolta di saggi e memorie troviamo intorno all’arte italiana i seguenti articoli: Vol. I, Andrea del Verrocchio, Lionardo, Michelangelo. Casa di Michelangelo a Roma, nel Foro Traiano, poi abitata da Daniele di Volterra. Documenti inediti di Raffaello e di Michelangelo. Bassorilievo attribuito a Michelangelo. Dell’arca di S. Domenico a Bologna, di Nicola Pisano e di opere d’arte nell’Italia meridionale dell’epoca di Federigo II imperatore. Dell’edizione procurata da Cesare Guasti delle rime di M. A. Buonarroti (Vedi Risposta del Guasti inserita nel giornale romano Buonarroti, pubb. da G. Gasparoni.) Di Alessandro Leopardi e della statua equestre di Bart. Colleoni a Venezia. Dei sepolcri Medicei nella sagrestia nuova di S. Lorenzo. Intorno alle notizie sopra Raffaello Sanzio raccolte da G. Campori Leonardo a Milano.
Vol. II, Raff. Sanzio in relazione coll’antichità. Nuove notizie intorno a Raffaello e Michelangelo; la Galatea della Farnesina; Raffaello e Alberto Dürer; Chiamata di Raffaello a Roma; Raffaello e Pinturicchio; Case possedute da Raffaello ec. Chiamata di Giotto a Avignone. Medaglia con ritratto di Lucrezia Borgia attribuita a Filippino Lippi (Vedi Friedländer).
Nel Vol. II, leggesi inoltre una memoria di H. Brunn (professore d’archeologia a Monaco) sulle pitture di Raffaello nella stanza della Segnatura.
Della vita di Michelangelo Buonarroti del Grimm Vedi Bibliografia, pag. 349 e Suppl. VII), si è pubblicala la terza edizione, Annover, 1868, in tre volumi, 8vo (Di M. A. scrittore tratta A. Coquerel fils, Michelange penseur et poëte. Libres ètudes. Paris, 1869).
Del medesimo argomento tratta la dissertazione di C. P. Bock, Bonna, 1844; Vedi Arch. Stor. Ital., Append., vol. II, pag. 567 573, e Bibliografia, pag. 327. Laddove il Bock ammette l’identità della statua aquense, descritta da Walafrido regnante Lodovico Pio, con quella della reggia di Ravenna di cui traila l’Agnello, il Grimm tenta di sciogliere i dubbi provocati dalla poca concordanza tra le due descrizioni, e dall’esistenza a Pavia d’una statua del re dei Goti, creduta essere quella che Carlomagno levò da Ravenna onde collocarla in Aquisgrana, e la quale non avrebbe oltrepassala l’antica capitale longobarda.
Forse la statua d’Aquisgrana proveniva da Roma, dove Teodorico ancora ebbe siffatto onore ai tempi suoi non raro. Il pregevole lavoro del Grimm meriterebbe un esame più maturo e minuto di quello che è possibile farne nel presente luogo.
Memoria inserita nei Preussische Jahrbücher, vol. XXIV. Berlino, 1869. L’autore s’ingegna di provare che il quadro già di casa Altoviti, ora nella galleria di Monaco, rappresenta non Bindo Altoviti, come fu creduto anticamente e generalmente ai dì nostri dopo lo scritto di M. Missirini del 1821, ma Raffaello, secondo fu proposto da Gio. Bottari nel 1739, e per lo più ammesso dai posteriori. A tale conclusione l’aut. trovasi condotto e dalla costruzione grammaticale (molto dubbia) delle parole del Vasari, e dal paragone fra il predetto ritratto, quello della Scuola d’Atene, l’altro inciso da Giulio Bonasone e l’incisione in legno delle antiche edizioni del Vasari e finalmente dall’occorrere, nell’indice dell’edizione del 1550, il nome di Bindo tra quelli dei possessori di cose d’arte, non già di coloro di cui esistono ritratti. In ogni modo gli antichi dubbi intorno a siffatta questione sono tornati in campo, e la memoria del Grimm è da raccomandarsi caldamente agli studiosi della storia dell’arte.
Narrazione storico-romantica, sul fare delle altre molli anni fa composte dall’autore, intorno a Lorenzo Ghiberti, Leonardo da Vinci e S. Caterina da Siena (Vedi Bibliografia, pag. 101). Il periodo in questo volumetto descritto è quello che abbraccia gli ultimi anni di Clemente VII e i primi di Paolo III. Vedi Allgemeine Zeittung, 1869, N.° 210.
Memoria inserita nella Historische Zeitschrift, Vol. XX., pag. 1-12. A proposito dei lavori d’Isidoro La Lumia sopra il regno di Guglielmo il Buono e sui quattro Vicarj.
- Vedi Gonzenbach.
Il VI volume di quest’opera importantissima giunge al Concilio di Pisa 1408; la parte I del VII a quello di Costanza. L’autore, già prof, dell’Università di Tubinga, è adesso vescovo di Rottenburg.
Della storia ecclesiastica dell’Alzog: Handbuch der Universal Kirchengeschichte si è pubblicata l’edizione ottava in 2 volumi; Magonza , 1866-67. Del medesimo si ha un Compendio: Grundriss der Kirchengeschichte, ib. 1868. Le lezioni di J. A. Möhler sulla storia della Chiesa sono state pubblicate da P. B. Gams in 3 volumi; Ratisbona, 1867-68.
Il compendio della storia ecclesiastica di C. Hase (protest.) è giunto alla ottava edizione; Lipsia, 1808.
Della grande opera di G. Phillips: Kirchenrecht (Il gius canonico) , è uscita la I parte del VII vol., Ratisbona 1869; la quale tratta dell'autorità vescovile. È giunto alla seconda edizione il Manuale del gius canonico di F. Schulte, Prof. a Praga: Lehrbuch des katholischen Kirchenrechts, Giessen, 1868. Si sta preparando nuova edizione di quello di F. Walter.
Vedi P. Capei nell'Arch. Stor. Ital., III Serie, vol. VII, p. 1, pag. 132 segg. Si confronti l’edizione degli Ordinomenta iustitiae di F. Bonaini, Arch. Stor. Ital., N S., vol. I, p. 1, pag. 1 segg.
- Programma ginnasiale.
- Programma ginnasiale.
Compendio d’una parte della Storia di Cipro sotto la casa di Lusignan, di L. de Maslatrik.
Lettere indirizzate al prof. Filippo Bruun d’Odessa, autore di una dissertazione sugli Italiani in Crimea (Notices historiques et topographiques concernant les colonies italiennes en Gazarie, nelle Memorie dell’Accademia delle scienze di Pietroburgo, VII serie, volume X, 1866). Vedi Bullettino della medesima Accad., XIII volume. La dissertazione del Bruun spettava al lavoro dell’Heyd sul medesimo argomento, inserito nella Zeitschrift für Staatswissenschaft di Tubinga, 1861-64, e rifatto per l’edizione italiana delle Colonie commerciali degli Italiani in Oriente, procurata dal prof. G. Müller, Venezia, 1866-68.
Dissertazione diligentissima (di pag. 112) inserita nelle Forschungen zur teutschen Geschichte; vol. VII. Gottinga, 1867. Aggiungesi un esame critico degli Annales Cassinenses.
Ivi vol. VIII (pag. 202-325), 1868. Esame critico della cronaca stampata in antica versione francese dal Champollion-Figeac: L’Ystoire de li Normant, Par. 1835, Vedi anche Bibliografia, pag. 300 all’art. Wilmans.
HÖFLER, Constantin, Die Zeit der Luxemburgischen Kaiser Carl IV, Wenzel, Sigmund (L’epoca degli Imperatori della casa di Lussemburgo Carlo IV, Venceslao, Sigismondo). Vienna, 1867, 8vo.
Forma la quinta parte di una storia popolare austriaca: Östreichische Geschichte fur das Volk.Aus Avignon ( D'Avignone). Praga, 1868, 4to.
Ristampato dalle Memorie della R. Società boema delle scienze, Serie VI, vol. I. Tratta delle relazioni tra la Chiesa e l’Impero, regnando Giovanni XXII e Clemente VI pontefici, Lodovico Bavaro e Carlo IV re e imperatori; argomento inesausto, intorno al quale troviamo nel presente luogo, oltre a documenti sinora sconosciuti, molte giudiziose osservazioni. La dipendenza cui Carlo IV assoggettò l’Impero colpisce viepiù allorchè si consideri quella nella quale i papi avignonesi trovavansi riguardo alla Francia. Per la storia d’Italia è di maggior interesse l’esame del progetto di P. Giovanni XXII di sciogliere il legame tra Italia e Germania, progetto cui Lodovico il Bavaro accennò quattr’anni dopo la morte del papa, e che non rimase ignoto ai cronisti e storici del tempo.
L’Höfler trasse da un Cod. Magliabech. (XXXVIII, 87) una bolla di Giovanni XXII (senza data), bolla che principia «Quia in futurorum» e nella quale leggiamo: «Provinciam Italiam ab eodem imperio et regno Alemannie totaliter eximentes ipsam a subiectione communitate et iurisdictione eorundem regni et imperii separamus, dividimus, per partes scindimus ac de potestatis nostre plenitudine liberamus». L’autenticità però di tale bolla sembra che soggiaccia a gravi dubbi. Non mancano d’importanza né anche i documenti spettanti alla lunga controversia dei fraticelli ossiano spirituali della religione francescana, e alla politica di P. Clemente VI, con cui il papato francese toccò al suo apogeo.
Le Memorie della Società per la storia dei Tedeschi in Boemia contengono varj lavori dell’Höfler sui sovrani della schiatta Lussemburghese e sopra altre materie della storia boema, storia al pari della politica e della lingua divenuta campo di battaglia tra Tedeschi e Czechi.
HÖFLER, Constantin, Wenzels von Luxemburg Wahl zum römischen Könige 1376. Eine historische Untersuchung (L’elezione di Vinceslao di Lussemburgo in re de’ Romani. Esame storico). Vienna, 1869, 8vo.
Dai Sitzungsberichte dell'Accad. imp. Viennese, classe fil. stor., vol. LX, 1869. Vedi Arch. Stor. Ital., III, Serie, vol. XII, p. I. pag. 161.
Del medesimo argomento trattano le seguenti dissertazioni inaugurali: Henrich, Ferd., De Wenceslao regis Romanorum electione. Bonna 1868, 8vo.
Voiss, Franc, De Wenceslao rege Romanorum. Bonna, 1869, 8vo. Della deposizione di Venceslao (1400) trattò F. Loher: Das Rechtsverfahren bei König Wenzels Absetzung (Il processo legale nella deposizione di re Vinceslao) nel Manchener historisches Jahrbuch, Monaco, 1865, pag. I-130.
HOFFMANN, C. Chr., Kurze Abhandlung über die Münzen, Medaillen und Orden
der souveränen Fürsten von Monaco (Breve trattato delle monete, medaglie e decorazioni dei principi sovrani di Monaco). Homburg, 1870, 8vo.
IIOPF, Cari, Die beiden Foscari. Witlniieil ni’-lit Dichtung (l due Foscari. Yeritù, non |ioc»«ia). Memoria inserita ncW’IIislorisches Tasrhenhw.h di F. r- RauMEu, 1808 (Serie IV, anno IX). L’antore appoggiasi sui documenti pubblicati nel 1832 da F. Beuian nelle sue Memorie sui Foscari, e sulla narrazione contenuta nella Storia Veneta del Romanin; ma egli ha ricavato mollo utile dal diligente esame delle carte dei Misti del Consiglio dei Dieci.» Walter VI vcn Brienne llcrsog von Athen und Graf von Lecce (Uiiallieri VI di Brienne duca d’Atene e eonte di Lecce). Memoria contenuta nell’Annuario storico di F. de Raumer, volume XXV, 1854. Vedi l’opera francese: Les Brienne de Lecce et d’Alhènes, 1200-1336, par le Comte Fernund de Sassenay, Parigi 1809. H ìTIiO, H. G., Gescìiiclìte der christlichen Molerei in ihrem Enlivicldungsganq dargestellt ( storia della pittura cristiana esposta nei suo sviluppo). Slulg., 1868, 69, fase. 1 e 2, 8vo. ■ HUBcR. Vedi JAHRBUCH. IIUBLKR, B., Die Constanzer lìefnr mation vnd das Concordai ron mS{t.a riforma di Costanza e il concordato del t41$it j. Lipsia, 1867, Svo. La presente opera espone le circostanze nelle quali ebbe luogo l’elezione di P. Martino V e la redazione, fatta dal comitato di riforma, dei sette decreti sinodali del marzo 1418, rimanendo sospeso il negoziato comune col nuovo pontefice, mentre vennero conclusi i tre concordati constanziensi per la Germania, l’Inghilterra e la Francia, l’ultimo dei ouali, con alcune modificazioni, venne adottato dalla Spagna e dall’Italia. Il testo dei concordati trovasi aggiunto alla narrazione storica, corredalo di note e d’indici. Vedi Hefei E. BUFFER, Hermann, Òslreiiìi und Preussen gegenaher der franzósischeti Revolution bis sum Abschluss des Friedens von Campofonnio ( Austria e Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/221 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/222 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/223 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/224 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/225 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/226 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/227 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/228 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/229 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/230 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/231 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/232 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/233 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/234 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/235 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/236 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/237 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/238 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/239 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/240 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/241 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/242 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/243 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/244 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/245 Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/246