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212 scrittori tedeschi

Nel Vol. II, leggesi inoltre una memoria di H. Brunn (professore d’archeologia a Monaco) sulle pitture di Raffaello nella stanza della Segnatura.

Della vita di Michelangelo Buonarroti del Grimm Vedi Bibliografia, pag. 349 e Suppl. VII), si è pubblicala la terza edizione, Annover, 1868, in tre volumi, 8vo (Di M. A. scrittore tratta A. Coquerel fils, Michelange penseur et poëte. Libres ètudes. Paris, 1869).


GRIMM, Das Reiterstandbild des Theodorich zu Aachen und das Gedicht des Walafried Strabus daruuf (La statua equestre di Teodorico in Aquisgrana e il poema di Walafrido Strabo relativo alla medesima). Berlino, 1869, 8vo.

Del medesimo argomento tratta la dissertazione di C. P. Bock, Bonna, 1844; Vedi Arch. Stor. Ital., Append., vol. II, pag. 567 573, e Bibliografia, pag. 327. Laddove il Bock ammette l’identità della statua aquense, descritta da Walafrido regnante Lodovico Pio, con quella della reggia di Ravenna di cui traila l’Agnello, il Grimm tenta di sciogliere i dubbi provocati dalla poca concordanza tra le due descrizioni, e dall’esistenza a Pavia d’una statua del re dei Goti, creduta essere quella che Carlomagno levò da Ravenna onde collocarla in Aquisgrana, e la quale non avrebbe oltrepassala l’antica capitale longobarda.

Forse la statua d’Aquisgrana proveniva da Roma, dove Teodorico ancora ebbe siffatto onore ai tempi suoi non raro. Il pregevole lavoro del Grimm meriterebbe un esame più maturo e minuto di quello che è possibile farne nel presente luogo.


     «      Hermann, Raffaels eigene Bildnisse. Beitrag zur Geschichte der modernen Kunstforschung. (I ritratti di Raffaello dipinti da lui medesimo. Saggio per servire alla storia e critica dell’arte moderna).

Memoria inserita nei Preussische Jahrbücher, vol. XXIV. Berlino, 1869. L’autore s’ingegna di provare che il quadro già di casa Altoviti, ora nella galleria di Monaco, rappresenta non Bindo Altoviti, come fu creduto anticamente e generalmente ai dì nostri dopo lo scritto di M. Missirini del 1821, ma Raffaello, secondo fu proposto da Gio. Bottari nel 1739, e per lo più ammesso dai posteriori. A tale conclusione l’aut. trovasi condotto e dalla costruzione grammaticale (molto dubbia) delle parole del Vasari, e dal paragone fra il predetto ritratto, quello della Scuola d’Atene, l’altro inciso da Giulio Bonasone e l’incisione in legno delle antiche edizioni del Vasari e finalmente dall’occorrere, nell’indice dell’edizione del 1550, il nome di Bindo tra quelli dei possessori di cose d’arte, non già di coloro di cui esistono ritratti. In ogni modo gli antichi dubbi intorno a siffatta questione sono tornati in campo, e la memoria del Grimm è da raccomandarsi caldamente agli studiosi della storia dell’arte.


» Vedi ZAHN.