Antigone (Alfieri)/Atto terzo

Atto terzo

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ANTIGONE TRAGEDIA.

ATTO TERZO.

SCENA PRIMA.

CREONTE, EMONE.



Creonte.

AD ascoltarti eccomi presto, o Figlio.
Udir da te deggio importanti cose,
Dicesti; e udirne potrai forse a un tempo
Tali da me.

Emone.

 Supplice i’ vengo: il fiero
Del tuo sdegno bollente impeto primo 5
I’ non dovea affrontar. Or che dà loco,
Spero, a ragion, io benchè sol, di Tebe
Pur tutta a nome io ti richieggio, o Padre,
Pietade. A me la negherai? Tua legge
Infranta, è ver, han le pietose Donne; 10
Ma chi tal legge rotta non avria?

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Creonte.

Chi m’ardiria pregar per chi l’infranse,
Altri ch’Emon?

Emone.

 Nè in tuo pensier tu stesso
Degna di morte la lor santa impresa
Estimi, nò; sì snaturato, e ingiusto 15
Non ti cred’io, nè sei.

Creonte.

 M’abbian pur crudo
A lor piacer Tebe, e ’l mio Figlio; giusto
Esser mi basta. A tutte leggi denno
Tutti obbedir quai ch’elle sien; ragione
Rendono i Rè dell’opre loro ai Numi: 20
Nè grado, etade, sesso havvi, nè caso,
Che il grave fallo imperdonabil scusi
Di non sempre obbedir. Pochi impuniti
Danno ai molti licenza.

Emone.

 In far tua legge
Credesti mai da tanto foran Donne, 25

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D’osar sol’esse dispregiarla, e farsi
Una Sorella, ed una Sposa prime
Di lor Sesso maggiori?

Creonte.

 Odimi, Figlio;
Nulla celar ti deggio. O sia non sappi,
O tu nol vogli, o finga il pensier mio 30
Non penetrar finora aprirtel voglio.
Credei, sperai; che dico? A forza io volli,
Che il mio divieto in Tebe a infranger prima,
Sola Antigone fosse; e sì l’ottenni,
E rea s’è fatta; e omai l’inutil legge 35
Fia tolta.

Emone.

 Oh Ciel! Che ascolto? E a me tu Padre?...

Creonte.

Ingrato Figlio; o mal’esperto forse;
Che tal finor crederti più mi giova:
Padre i’ ti son; e se tu m’hai per reo,
Il son per te.

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Emone.

 Ben veggio arte esecranda,40
Onde giovarmi credi. O infame Trono,
Mio non sarai tu mai, se mio dè farti
Sì orribil mezzo.

Creonte.

 I’ lo tengh’io finora
Quel, che non vuoi tu, Trono. A Rè tu parli,
Se qual dè Figlio a Padre a me non parli. 45

Emone.

Misero me!... Padre... perdona... ascolta....
Oh Ciel! — macchiar tuo nome, e perder forse
Puoi della trama il frutto. In Rè tant’oltre
Non val poter, che di Natura il grido
Opprimer possa. Ogni Uom della pietosa 50
Vergine piange il duro caso: nota,
Ed abborrita, e non sofferta forse
Sarà tal’arte dai Tebani.

Creonte.

 E dubbio
Dell’obbedir, che in cor d’altrui non nasce,

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Nel tuo dè nascer? — Taci — Altro confine 55
Che ’l mio voler al mio poter non veggio.
Regnar, tu non m’insegni. In cor d’ogni Uomo
Ogni altro affetto che il terror ben’io
Farò tacer.

Emone

 Vani i miei preghi dunque?
E il mio sperar di tua pietade?...

Creonte.

 Vano. 60

Emone.

Sangue di Rè, Donne, n’andranno a morte,
Perchè al Fratello, ed al Marito hann’arso
Dovuto rogo?

Creonte.

 Una v’andrà. — Dell’altra
Poco rileva; ancor nol sò.

Emone.

 Dunqu’io
Con Antigone a morte andrò pur’io. 65
Amo Antigone, sappi; e già gran tempo

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L’amo; e assai più che la mia vita l’amo.
E pria che tormi Antigone t’è forza
Tormi la vita.

Creonte.

 Iniquo Figlio! Il Padre
Ami così?

Emone.

 T’amo quant’essa; e il Cielo 70
N’attesto.

Creonte.

 Ahi duro intoppo! Inaspettato
Colpo mortal porti al paterno core.
Fatale amor al mio riposo, al tuo,
E alla gloria d’entrambi! Al mondo cosa
Non ho di te più cara.... Amarti troppo 75
È il mio delitto solo... E tal men rendi
Tu guiderdon? Ed ami; e preghi, e vuoi
Salva Colei, che il mio poter deride;
E me dispregia, e dirmel’ osa; e in seno
Cova del Trono ambiziosa brama: 80
Di questo Trono, oggi mia cura in quanto
 

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Un dì poscia sia tuo.

Emone.

 Pensier di Regno,
T’inganni, in lei loco non ha, tel giuro.
Pensier di Regno entro il tuo cor stan tutti;
Quindi non sai, nè puoi saper per prova 85
L’alta possa d’amor, cui debil freno,
Sia pur qual vuolsi, è la ragion. Nemica
Tu non stimavi Antigone, che amante
Io n’era già: cessar d’amarla poscia
Non stava in me: tacer poteami, e tacqui; 90
Nè parlerei, se tu costretto, o Padre,
Non mi v’avessi. — Oh Cielo! A infame scure
Porgerà il collo?... Ed io soffrirlo?... Ed io
Vederlo? — Ah! tu, se rimirar potessi
Con men superbo, ed offuscato sguardo 95
Suo nobil cor, l’alto pensar, sue rare
Sublimi doti, ah sì, tu stesso, o Padre,
Tu al par di me, di me più ne saresti
Ammirator. Chi sotto il crudo Impero
D’Eteocle mostrossi amico in Tebe 100

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Dell’esule Fratel? L’ardì sol ella.
Il Padre cieco, da tutti diserto
In chi trovò, se non in lei, pietade?
Giocasta infin, già tua Sorella, e cara,
Dicevi tu; qual s’ebbe afflitta Madre 105
Al suo immenso dolor conforto? Quale
Fida compagna al lagrimar? Qual Figlia
Altra, che Antigon’, ebbe? — Ell’è d’Edippo
Prole, dì tu; ma sua virtude ammenda
Ampia è del non suo fallo. Ancor tel dico; 110
Non è di Regno il suo pensier: felice
Vedermi a costo suo mai non lo spera.
Deh il potess’ella al mio! Del Mondo il Trono
Daria per lei, non che di Tebe.

Creonte.

 .....Or dimmi:
Amato se’ tu parimente?

Emone.

 Amore 115
Non è, che il mio pareggi. I’ non son’io
Amato, nò: s’ella non m’odia, è quanto

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Basta al mio cor; di più non spero: è troppo
Al cor di lei, che odiar pur mi dovrebbe.

Creonte.

Dì: potrebb’ella a te dar man di Sposa? 120

Emone.

 Vergin Regal, cui tolti a un tempo in guisa
Orribil sono ambo i Fratelli, e Madre,
E Genitor, può dar mano di Sposa?
Ed a chi darla? A chi d’un sangue nasce
A lei fatale, e a’ Suoi? Ch’io tanto osassi? 125
La mano offrirle, io di te Figlio....

Creonte.

 L’osa;
Poichè tua man vita le rende, e Trono.

Emone.

Troppo m’è nota; e l’amo troppo: in pianto
Cresciuta sempre, or più di pria nel pianto
Suoi giorni mena. A lei men tristo forse 130
Succederà poi tempo, e avverso meno
All’amor mio; ciò far stà in te.

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Creonte.

 Che al tempo,
Ed a’ suoi dubbj eventi il destin nostro
Accomandar voglia io? Tu invan lo speri. —
Al mio cospetto, olà, traggasi tosto 135
Antigone. — Di morte ella s’è rea;
Dargliela posso a dritto; e per me forse
Dargliela sia il più certo util partito.....
Ma pur, mi sei caro così, ch’io voglio
Lasciarla in vita, accoglierla qual Figlia, 140
Se d’esser tua consente. Or fia la scelta
Dubbia, fra morte, e fra regali nozze?

Emone.

Dubbia? nò .... morte ella scerrà.

Creonte.

 T’abborre
Dunque.

Emone.

 Tropp’ama i Suoi.

Creonte.

 T’intendo: Oh Figlio!

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Colei, che a me, dove il potesse, vita 145
Torria; tu vuoi, che in vita io serbi. A Padre,
Che tanto t’ama, osi tu chieder tanto?



SCENA SECONDA.

ANTIGONE, CREONTE, EMONE.



Creonte.

VIeni: da quel di pria diverso assai
A tuo favore, Antigone, mi trovi.
Non ch’io minor stimi il tuo fallo; o meno 150
L’ingiunta pena a te dovuta stimi.
Amor di Padre, più che amor del giusto,
Mi muove a tanto. Un Figlio è, che mi chiede
Grazia, e l’ottien per te, dove tu presta
Fossi....

Antigone.

 A che presta?

Creonte.

 A dargli al mio cospetto 155

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In meritato guiderdon.... la mano.

Emone.

Antigone, perdona; i’ mai non chiesi
Tanta mercè: darmiti ei vuol: salvarti
Vogl’io, null’altro.

Creonte.

 Io perdonar ti voglio.

Antigone.

M’offre Creonte grazia? E qual puoi farne 160
Miglior, che morte darmi? Agli occhj tuoi
Tormi, sol morte in sempiterno il puote:
Felice fai chi te non vede. — impètra
Per me la morte, Emon, questo a me sia
Pegno, sol pegno del tuo amor. Deh! pensa, 165
Che di Tiranno il miglior dono è morte;
Cui spesso niega a chi verace ardente
Desio n’ha in cor.

Creonte.

 Non cangerai tu stile?
Sempre implacabil tu, superba sempre,
Sia ch’i’ ti danni, o ch’i’ t’assolva, sei? 170

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Antigone.

Cangiar io teco stil?.... Cangiar tu il core
Fora possibil più.

Emone.

 Questi m’è Padre:
Se a lui favelli, Antigone, in tal guisa,
L’alma trafiggi a me.

Antigone.

 T’è Padre; in lui
Altro pregio non è; nè vegg’io macchia 175
In te, ch’essergli Figlio.

Creonte.

 In me, qual lampo,
Or passeggera è la clemenza: bada;
Rea di soverchio a me già sei; nè d’uopo
Fà ’l tuo più dire, a ciò.

Antigone.

 Soverchio rea
Già fammi aver incontrastabil dritto 180
All’usurpato Trono. Or và: non chieggio
Trono da te, nè vita. I’ t’avria chiesto

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Morte quel dì, che mi togliesti il Padre;
O data a me di propria man, se al rogo
Non rimanea del misero Fratello. 185
Or che compiuta ho la sant’opra, in Tebe
Nulla mi resta a far: se vuoi, ch’io viva,
Rendimi il Padre.

Creonte.

 Il Trono, e in un con esso
Io t’offro ancor non abborrito Sposo.
Emon, che t’ama più, che non m’abborri, 190
Che più di me, del proprio Padre, t’ama.

Antigone.

Potrebbe Emon più sopportabil forse,
Se cara nò, farmi la vita; e solo
Potrialo Emon: — ma qual sia vita, trarla
A te dappresso? Udir le invendicate 195
Ombre de’ miei da te traditi, e spenti
Gridar vendetta dall’Averno? E Sposa
Tranquilla in braccio io del Figliuol del crudo
Estirpator del Sangue mio?....

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Creonte.

 Ben parli.
Troppo sia casto il nodo: altro d’Edippo 200
Che non v’ha Figlio? Ei di tua mano illustre,
Ei, sì, sarebbe il degno.

Antigone.

 Orribil nome
D’Edippo Figlia: — ma più infame assai
Fia di Creonte Nuora.

Emone.

 Ah! che purtroppo
È vana omai mia speme! Il sangue solo 205
Placar può gli odj acerbi vostri: Il mio
Scegliete dunque, il mio versate. Degno
D’Antigon’ è quel ch’ella fà rifiuto:
Giusto in te, Padre, anco è lo sdegno: entrambi
Io v’amo al par; me solo abborro. — Darle 210
Vuoi tu, Creonte, morte? Or lascia, ch’ella,
Col darla al Figliuol tuo, da te la merti. —
Vendetta brami, Antigone, di lui?
Ferisci; eccoti, intera avrai vendetta

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In questo petto. Unico amato Figlio 215
In me gli togli; orbo del tutto il fai;
Più misero d’Edippo. Or che più tardi?
Ferisci; a me già non dai tu men morte
Coll’insultare il Padre.

Creonte.

 Ancor del tutto
Non disperar. Più che dolor, disdegno 220
Or parla in lei. Donna, a ragion dà loco;
In te stà il destin tuo: da te sol pende
Quell’Argìa, che cotanto ami; di cui
Più che di te ti duol: arbitra sei
D’Emon, che non abborri; e di me il sei, 225
Cui se pur odj oltre il dover, non meno
Oltre il dover conoscermi pietoso
A te dovresti. — Intero i’ ti concedo
A’ pensamenti il dì novel che sorge:
Emone, o morte al suo cader scerrai. 230

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SCENA TERZA.

ANTIGONE, EMONE.



Antigone.

DEh! perchè sei tu di Creonte Figlio?
O, se il pur sei, che nol somigli almeno?

Emone.

Questo, che a me di vita ultimo istante
Ben sento esser, deh soffri, a te verace
Nunzio sia de’ miei sensi. A me il vietava 235
Del crudo Padre la presenza. Or sappi
Per mia discolpa, che il rifiuto forte,
E il tuo sdegno più forte, io, di te stessa
Più lo commendo, e ammiro. A lento foco,
Pria che osartela offrir, questa mia destra 240
Arder vogl’io. Di te mi par non degna
Più che nol pare a te. S’io t’amo, il sai;
S’io t’estimo, il saprai. — Ma intanto, oh stato
Terribil mio! non sono io pur da tanto,

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Che a salvar con la mia basti tua vita? 245
Oh! almen potessi non infame morte
Ottenerti!.....

Antigone.

 Più infame ebberla in Tebe
Madre, e Fratelli miei. Mi sia la scure
Trionfo quasi.

Emone.

 Oh! Che favelli! Oh vista!
Atroce vista! I’ nol vedrò: me vivo 250
Non sia...Ma ascolta, Antigone... Il Rè forse
Deluder anco si potria....Non parlo,
Nè il vuoi, nè ’l vo’, che la tua fama in parte
Neppur s’offenda....

Antigone.

 Io non deludo, affronto
Tiranni; il sai: s’io lo delusi dianzi, 255
Pietà fraterna mi vi mosse. Io fraude
Usare? al viver nò; potgrei fors’io
Meglio usarla al morir.

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Emone.

 O tu, se il reo
Pensier di morte in te fisso è cotanto,
Sol che il sospendi prego. I’ non ti chieggio 260
Cosa indegna di te: ma se puoi forse,
Solo indugiando, altrui giovar, serbarti
Senza tua infamia a vita, or dì; sì cruda
Contro te stessa, e contro me sarai?

Antigone.

....Emon... nol posso... A me crudel non sono. — 265
Figlia d’Edippo io son. — di te ben duolmi;
Ma pur....

Emone.

 Ben sò: non io cagion di vita
Esser ti posso; — compagno di morte
Ti son bensì. — Ma tutti oltra le negre
Onde di Stige i tuoi pietosi affetti 270
Ancor non sono: ad infelice vita,
Ma vita pur, restano Edippo, Argìa,
E il Pargoletto suo, che immagin viva
Di Polinice cresce; a cui tu sgombra

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Di questo Trono suo potresti forse 275
Fare un giorno la via. Deh! mi t’arrendi.
Finger tu dei, che al mio pregar cedesti,
E ch’esser vuoi mia Sposa, ove s’accordi
Al giusto, e lungo tuo dolor frattanto
Di breve tempo sfogo. I’ fingerommi 280
Pago di ciò: l’indugio ad ogni costo
I’ t’otterrò dal Padre. Intanto lice
Tutto aspettar dal tempo: i’ mai non credo,
Che lasciar possa infra catene infami
Sua Figlia Adrasto. Onde s’aspetta meno 285
Sorge talora il difensor. Deh! vivi;
Per me nol chieggio, i’ tel ridico: fermo
Son di seguirti; e non di me pietade
Sent’io; nè tu sentirla dei. Pel cieco
Tuo Genitor, e per Argìa ten priego. 290
Lei trar di ceppi, e riveder fors’anco
Il Padre; e a lui forse giovar potresti:
Di lor pietà, che più di te non senti,
Sentir t’è forza; e tel rimembra, e pieno
D’amaro pianto a’ tuoi piedi si prostra, 295

[p. 277 modifica]

E ten scongiura Emon.

Antigone.

 ....Io ti scongiuro....
Or che m’è d’uopo, quanto i’ n’ebbi mai,
Costanza, in molli lagrime d’amore
Deh! non mi stempra il cor. Se in me puoi tanto; —
E che non puoi? — Mia fama salvar dei;...300
Lasciar ch’io mora, se davver tu m’ami.

Emone.

....Me misero!... Pur’io non ti lusingo....
Quanto i’ ti dissi esser potria.

Antigone.

 Non posso
Esser tua mai: che val, ch’io viva? — O Cielo,
Del disperato mio dolor la vera 305
Cagion non fà ch’io sappia — Or, s’io pur dessi,
Ancorchè finta, a te di Sposa fede,
Grecia in udirlo che diria? Quel Padre,
Che sol del viver mio cagion non vile
Mi fora, oh! s’ei mai di tal nodo udisse! 310
Ove gli stenti, e l’onta, e il dolor, morto

[p. 278 modifica]

Finor non l’abbian, al paterno core
Coltel saria l’orribile novella.
Misero Padre! il sò purtroppo, io mai
Non ti vedrò, più mai.... ma di tua Prole, 315
A cui dò fin, sola io morrò non rea.

Emone.

Mi squarci il cor.... eppur laudar m’è forza
Tuoi sensi: anch’io virtù per prova intendo....
Ma lasciarti morir! — ultimo prego,
Se tu non m’odj, accetta: al fianco tuo, 320
E pria che in te, l’atroce mortal colpo
Scenda nel petto mio: così vendetta
In parte avrai dell’inuman Creonte.

Antigone.

Vivi, Emon, tel comando.... È in noi delitto
L’amarci tal, ch’io col morir l’ammendo, 325
Col viver tu.

Emone.

 Mi resta ultima prova.
Padre crudel, tu Rè di sangue udrai
L’estreme voci disperate udrai

[p. 279 modifica]

Di forsennato Figlio.

Antigone.

 Oimè! Che pensi?
Ribelle al Padre tuo?.... Sì orribil taccia330
Sfuggila ognor, o ch’io non t’amo.

Emone.

 Or nulla
Piegar ti può dal tuo fero proposto?

Antigone.

Nulla; se tu nol puoi.

Emone.

 T’appresti dunque?...

Antigone.

 A non più mai vederti.

Emone.

 In breve, il giuro,
Mi rivedrai tu quì.

Antigone.

 T’arresta. Ahi lassa!... 335
Che vuoi tu far?

[p. 280 modifica]
Emone.

 Mal grado tuo salvarti.

Antigone.

T’arresta.....



SCENA QUARTA.

ANTIGONE.



 OH Ciel! Più non m’ascolta... Oh! tosto,
Guardie, a Creonte mi traete innanzi.