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260 | A N T I G O N E |
- Emone.
Ben veggio arte esecranda,40
Onde giovarmi credi. O infame Trono,
Mio non sarai tu mai, se mio dè farti
Sì orribil mezzo.
- Creonte.
I’ lo tengh’io finora
Quel, che non vuoi tu, Trono. A Rè tu parli,
Se qual dè Figlio a Padre a me non parli. 45
- Emone.
Misero me!... Padre... perdona... ascolta....
Oh Ciel! — macchiar tuo nome, e perder forse
Puoi della trama il frutto. In Rè tant’oltre
Non val poter, che di Natura il grido
Opprimer possa. Ogni Uom della pietosa 50
Vergine piange il duro caso: nota,
Ed abborrita, e non sofferta forse
Sarà tal’arte dai Tebani.
- Creonte.
E dubbio
Dell’obbedir, che in cor d’altrui non nasce,