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ATTO TERZO | 269 |
- Antigone.
Cangiar io teco stil?.... Cangiar tu il core
Fora possibil più.
- Emone.
Questi m’è Padre:
Se a lui favelli, Antigone, in tal guisa,
L’alma trafiggi a me.
- Antigone.
T’è Padre; in lui
Altro pregio non è; nè vegg’io macchia 175
In te, ch’essergli Figlio.
- Creonte.
In me, qual lampo,
Or passeggera è la clemenza: bada;
Rea di soverchio a me già sei; nè d’uopo
Fà ’l tuo più dire, a ciò.
- Antigone.
Soverchio rea
Già fammi aver incontrastabil dritto 180
All’usurpato Trono. Or và: non chieggio
Trono da te, nè vita. I’ t’avria chiesto