Al parlamento austriaco e al popolo italiano/Parte prima/II

Per il nostro Trentino. - Le condizioni economiche e la dittatura militare

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Per il nostro Trentino. - Le condizioni economiche e la dittatura militare
Parte prima - I Parte prima - III
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II.


PER IL NOSTRO TRENTINO. - LE CONDIZIONI ECONOMICHE E LA DITTATURA MILITARE.


12 dicembre 1911.1

Io non posso, o signori, prendere oggi la parola in questa Camera, senza elevar una protesta pel modo indecoroso con cui mercoledì fu trattata alla commissione del bilancio la eterna questione della Facoltà italiana.2

Gli oratori italiani di vari partiti hanno fatto appello al sentimento d’onore e alla lealtà dei deputati della Commissione perchè mantenessero la parola di risolvere finalmente la vertenza dopo che da parte italiana si era con pazienza accettato di lasciar prima trattare il provvisorio e si era atteso così più d’un mese. [p. 19 modifica]

Fu un appello inutile.

I signori del Club Nazionale tedesco, con alla testa Erler, Wolf e il loro amico Malik, assecondati dagli sloveni, hanno voluto dare una prova dell’antica fedeltà tedesca. Essi ci obbligano a dichiarare che in questo Parlamento non ci sono solo gli inevitabili conflitti di classe e le lotte nazionali, ma ci sono altresì conflitti fra uomini di onore e uomini senza onore.

I signori del Club Nazionale tedesco non si accontentarono di rendere inattiva la commissione ma aggiunsero il dileggio e lo scherno.

Il deputato Erler ha avuto la spudoratezza di dire che in fatto di cultura gli italiani sono privilegiati, sono beniamini dell’Austria, che bisogna perciò toglier loro, ma non dare. Così invece di concederci la Facoltà italiana ha chiesto una scuola nautica pei tedeschi perchè i suoi amici del Tirolo possano rinnovare in mare le gesta che resero glorioso Andrea Hofer fra i monti. Io qui non parlo, o signori, per polemizzare con questa gente satura di odio e di stupido sciovinismo, ma per chiedere ai partiti che sappiano sceverare le responsabilità e che con una azione giusta sappiano rimediare alla vergogna di mercoledì e per dire al Governo che se ha un po’ di dignità, non deve starsene inerte spettatore.

La questione dell’Università italiana non è di quelle che si seppelliscono. Il signor Erler non la seppellirà neppure con l’aiuto degli Hetzendorf.

Risorgerà e si farà più acuta, quanto più sarà [p. 20 modifica]combattuta. Non sparirà invece l’onta di cui, negandola, si coprono i partiti della borghesia tedesca e slovena.


Per l’agricoltura.


Entrando ora nel dibattito sul bilancio provvisorio, io devo rilevare che se Governo e Parlamento non hanno tenuto alcun conto dei bisogni di cultura degli italiani, altrettanto trascurati sono stati dal Governo i bisogni materiali del mio paese, il Trentino.

Ci sono in questo Parlamento dei deputati trentini che si sono in più riprese schierati con gli agrari, come se il mio paese avesse interessi analoghi con quelli degli agrari austriaci. In realtà il Trentino è un paese, dove, se si vuole uscire da una condizione di estrema povertà, bisogna contemporaneamente occuparsi dell’agricoltura e dell’industria. È un paese che fu ed è agricolo, ma che deve e può anche diventare industriale. Ma occuparsi dell’agricoltura in favore del Trentino, non vuol dire seguire i criteri degli agrari di questo Parlamento, poichè gli agricoltori del Trentino non sono latifondisti, cui giovano i dazi protettori, sul grano e sulla carne, ma sono in gran parte proletari: proletari se lavorano a giornata, proletari se sono coloni o affittuali, proletari se sono pastori che hanno per unica risorsa il diritto di godere un po’ di pascolo e di bosco comunale; proletari se sono piccoli possidenti. La grande possidenza agraria è rara; la media è relativamente scarsa. [p. 21 modifica]

I lavoratori a giornata dell’agricoltura sono in Austria — tutti lo sanno — dei paria. Non vi è per essi nessuna legge protettiva.

Non vi è limite legale nell’orario di lavoro, non vi sono casse infortuni o casse ammalati. Nel Trentino molti, anzichè adattarsi a queste condizioni ed accettare un’occupazione garantita solo per pochi mesi, trovano più opportuno emigrare; per cui la mano d’opera per la campagna si deve in buona parte cercarla e reclutarla fra le lavoratrici del Bellunese. Ed è così basso il tenore di vita di questa classe operaia, che fino a due anni fa esisteva a Trento uno scandaloso mercato, su cui donne e ragazzi attendevano notte e giorno gli accaparratori.

Gli stessi operai addetti agli istituti agrari provinciali hanno salari miserabili.

I coloni o mezzadri sono a condizioni ben poco migliori. Essi lavorano al servizio della media e della grande proprietà con un tipo di contratto tutto caratteristico dei paesi italiani del Regno.

Questo contratto si dice «mezzadria», perchè l’operaio dà il suo lavoro e tanto le spese che gli introiti dovrebbero dividersi a metà fra padrone ed operaio. In Austria esiste solo nel Trentino e nel Friuli.

Il Governo ha fatto nel 1907 un’inchiesta per stabilire le condizioni di codesti coloni; le ha trovate pessime, ma non ha fatto un passo più in là, per rimediarvi e stabilirvi norme protettive.

Nel Trentino i patti variano da luogo a luogo [p. 22 modifica]e da padrone a padrone. Ma per un contratto buono, se ne trovano dieci di cattivi.

Fra i coloni miete molte vittime la terribile pellagra. Questi lavoratori hanno per sè i danni del piccolo proprietario, senza essere proprietari. In loro sollievo i deputati clericali friulani, Don Faidutti e dott. Bugatto hanno nel luglio scorso invitato il Governo a presentare un progetto di legge che regoli i reciproci doveri e diritti fra possidenti e coloni. La loro proposta ha il difetto di essere un mezzo palliativo e di reclamare troppo poco. Poichè se è giusto imporre ai padroni l’obbligo dei patti scritti e delle rese di conto annue, se è giusto chiedere l’abolizione dei servizi domenicali — perfetto costume medioevale — e il diritto di risarcimento al colono che ha introdotto stabili migliorie nel fondo, è altresì essenziale abolire mediante legge molte altre disposizioni medioevali — fra cui citerò solo il diritto di pegno sugli attrezzi del lavoro — ed è essenziale stabilire che la mezzadria corrisponda nella sostanza anche al nome e sia per davvero divisione a metà delle rendite.3

Ed ora farò cenno della grande massa proletaria agricola, costituita dai piccoli possidenti.

Per avere un’idea delle condizioni della proprietà agricola, premetto che essa è gravata da un debito ipotecario di corone 150 milioni corrispondente al 200 per cento del valore fondiario dei terreni e delle case. [p. 23 modifica]

Per questa proprietà agricola, il Governo ha fatto qualche cosa con l’erezione del Consiglio Provinciale d’Agricoltura, l’unica istituzione governativa che ha potuto svilupparsi, perchè eretta autonoma per la parte italiana della provincia, senza alcuna mescolanza con la parte tedesca.

Quest’istituto però, per un complesso di circostanze, che qui non è il caso di esaminare, ma che non vanno addebitate a singole persone, ha potuto esplicare la propria attività, più per certi rami dell’agricoltura che per altri, riuscendo a recare maggiori aiuti alle colture del piano, ove prosperano la vite e il gelso e dove c’è proprietà grande, pur commista a quella piccola, che non alle colture di media e di alta montagna, ove, all’infuori dei pascoli, che sono comunali, non c’è che piccola proprietà.

Direi una grossa bestemmia se sostenessi che per la viticoltura e per la sericoltura s’è fatto abbastanza, specie nei riguardi della piccola proprietà.

Constato solo che qualche cosa s’è fatto, mentre pei proletari maggiori dell’agricoltura trentina, che sono gli abitanti del monte, si è fatto assai poco. Appena una, dozzina di anni fa il Consiglio Provinciale d’Agricoltura, dopo d’avere lodevolmente pensato a migliorare le razze bovine, prese di mira il miglioramento dei pascoli montuosi.

Ma ebbe dal Governo aiuti così esigui che non riuscì se non ad un’azione morale, mentre solo ora con l’erezione del nuovo ente autonomo [p. 24 modifica]Il Consiglio delle Malghe, si ha il principio di un’azione materiale, che è però alimentata con fondi assolutamente insufficienti e non sorretta da buone norme legislative.4

In tre quarti dei comuni del Trentino, la pastorizia ha una importanza straordinaria. Il suolo coperto da pascoli alpini è di 184 000 ettari; è la terza parte del terreno produttivo, ed è suddiviso in 584 « malghe ». Con questi pascoli, uniti a quelli del piano, si nutrono ora circa 100 000 bovini, che si adoperano solo per la produzione dei latticini, ed altri 20 000 che dal Regno d’Italia sono portati a passare l'estate sulla montagna trentina.

Ma questa cifra potrebbe essere aumentata di molto, se i pascoli venissero convenientemente migliorati. Per la miseria dei comuni e per l’incuria del Governo, essi sono stati abbandonati e rendono appena la metà di quello che dovrebbero rendere.

Tutti questi pascoli hanno bisogno di esser riorganizzati con concimazioni artificiali, con costruzione di acquedotti e di strade e di casolari.

Proprio in questi giorni il Consiglio d’Agricoltura di Trento ha pubblicato i risultati ottenuti con le migliorie introdotte in un solo pascolo, detto del Lagolo. Per migliorarlo si spesero in [p. 25 modifica]cinque anni 21 000 corone e il risultato fu che prima il pascolo nutriva a stento 25 bovini, ora ne nutre magnificamente 80. Prima la rendita netta del pascolo era di corone 200, ora è di circa 1800. Quest’esempio dovrebbe indurre il Governo a mettere a disposizione del Trentino non 70-80 000 corone all’anno, come abbiamo ora, in gran parte consumate con spese burocratiche, ma almeno mezzo milione all’anno, per dieci anni.

Si pensi che le malghe (pascoli) da migliorare sono 584, si pensi che si tratta di investire denari in un possesso collettivo (comunale di solito), si pensi che i comuni trentini possono offrir poco, perchè molti sono in condizioni che devono imporre imposte dell’800, del 1000, del 1200 per cento sull’imposta erariale.

Un largo intervento del Governo è indispensabile qui; se il Governo Vuol svolger un programma d’azione serio, per aumentare il bestiame, può realmente farsi onore ed aver presto buoni risultati in vantaggio di tutto lo Stato.

Ma se non fa nulla, accadrà quello che è avvenuto negli ultimi dieci anni: il bestiame diminuirà ancora più.

Ho qui i risultati dell’anagrafe del bestiame del 1910. Sono disastrosi. In certi distretti del Trentino i bovini sono diminuiti negli ultimi dieci anni fino dell’8 per cento!

Il distretto di Rovereto ha una diminuzione del 7,5 per cento, quello di Primiero, esclusivamente agricolo, dell’8 per cento, quello di Trento del 6,6 per cento. Nei dintorni delle città poi la [p. 26 modifica]diminuzione è maggiore: a Trento città del 13,5 per cento, a Rovereto città del 15,5 per cento!

Causa della diminuzione del bestiame è, oltre il cattivo stato in cui si trovano i pascoli, il fatto che intere montagne sono state comperate dall’erario militare a prezzi irrisori, quando i venditori erano i comuni, e a prezzi alti quando i venditori erano famiglie nobili feudali.

Dove il governo ha eretto forti e costruito campi di bersaglio, dove tuona il cannone, si dà il bando alla pastorizia!

Poi si è avuto un irrazionale trattamento dell’afta epizootica. Si sono tormentati i contadini senza riuscir ad estirpare la malattia. È una voce unica in tutto il paese, che i veterinari agiscono con criteri affatto irrazionali, con rigori insensati. Essi vanno a tentoni nel curare il bestiame e fanno sperimenti sulla pelle del contadino. Oggi proibiscono, domani permettono! Cedono poi sempre, ai cenni degli altolocati e dei militari e ad un ordine di questi fanno uscire le bestie malate dalle stalle, perchè trasportino le provviande. Questa non è previdenza scientifica, questa è partigianeria.

Eccessivo rigore, determinato non da ragioni sanitarie, ma da criteri politici, usa l’autorità anche nel non lasciare entrare nelle malghe trentine il bestiame del vicino Regno e molti comuni hanno perduto vistosissime somme d’affitto dei loro pascoli, mentre l’erba è rimasta infruttuosa.

In condizioni peggiori si trova l’allevamento delle capre e delle pecore, che è quello che più interessa la popolazione povera. [p. 27 modifica]

Le pecore in dieci anni sono diminuite in tutto il paese del 22 per cento, in certi distretti, come a Riva del 31 per cento, a Primiero del 24 per cento, a Rovereto del 23 per cento, nel distretto agrario di Trento del 37 per cento; questo in dieci anni.

Ma dal 1850 ad oggi le pecore sono ridotte da 111 000 a sole 25 000. Non ho alla mano le cifre per le capre, ma so che si sta peggio ancora.

Anche qui la colpa è del Governo. La applicazione della legge forestale vien fatta in modo assolutamente errato.

Ci sono enormi estensioni di terreno adatte all’allevamento delle pecore e inutili e inadatte per la produzione del legname: ma è vietato su esse il pascolare. Molti comuni per impedire la rovina delle famiglie più povere, hanno chiesto a loro spese un’inchiesta. Così fece il comune di Stenico. Il Governo non ha neppur dato risposta!

Nel comune di Povo, vicino a Trento, per dare un esempio, la montagna potrebbe mantenere ben più di 1000 pecore, ma assolutamente non se ne concedono più che 200! È ingiusto inoltre che si permetta ai cacciatori di assumere dei territori, per impedir il pascolo delle pecore e delle capre, la cui presenza, come essi dicono, fa scappare i caprioli!

Feroce fu il Governo nell’impedire ai pastori trentini di portare nell’inverno le loro pecore in Italia. Esso costrinse in tal modo i pastori di alcune regioni a cambiar professione; a quelli di Folgaria — specialmente ai più vecchi — [p. 28 modifica]promise degli indennizzi, ma quei vecchi li aspettano ancora! Ne venne uno da me, qualche giorno fa, a raccontarmi le sue miserie. E dire, mi diceva piangendo, che ho combattuto per l’Austria contro Garibaldi! Ed ora sono sul lastrico!

Non si può assolutamente pensare ad un’azione più disastrosa di quella che il Governo fa nel Trentino, ed io prego il ministro dell’Agricoltura a non voler limitarsi a promettere e dire che il Governo pensa a dare incremento all’allevamento del bestiame, ma ad agire sul serio. Io non ho la pretesa con queste mie osservazioni di aver esposto esaurientemente un programma d’azione del proletariato agricolo del Trentino, ma accennai ai problemi più vitali ed urgenti per gli operai, pei coloni e pei piccoli contadini, a quelli che un Governo che sia illuminato, può immediatamente risolvere. E credo altresì d’aver dimostrato che i contadini del Trentino non hanno proprio interessi comuni coi latifondisti della Galizia, dell’Ungheria, e cogli arciduchi imperiali, che possedono territori estesi quanto il Trentino stesso.


Per l’industria.


Con l’attuazione di un buon programma agricolo, il Trentino potrà rialzarsi dalle sue tristi condizioni, ma un avvenire prosperoso lo avrà solo se al fianco dell’agricoltura si svilupperà l’industria. L’industria nel Trentino è ai suoi inizii. Contro al suo sviluppo stanno le [p. 29 modifica]condizioni geografiche, la inerente lontananza dai mercati austriaci e sopratutto il contegno del Governo; in suo favore militano le condizioni del suolo: la esuberante quantità del carbon bianco, i grandi depositi marmiferi, le selve, una non indifferente ricchezza mineraria, non ultima la bellezza del paesaggio.

Per mettere in valore queste ricchezze occorrono anzitutto mezzi di comunicazione: strade e ferrovie. Su questo campo il Governo ci ha sempre abbandonati. Le più grandi arterie stradali sono state costruite con dispendio di milioni dai comuni, senza alcun aiuto governativo; vallate intere sono tutt’oggi prive di comunicazione; ben quarantasei strade, o nuove o da farsi, sono da anni progettate, reclamate, senza che si pensi sul serio ad accordarle.

In riguardo alle ferrovie il Trentino s’è abituato ad attendere in media dai 20 ai 30 anni, prima che un progetto diventi realtà. Il Trentino per le ferrovie è in assoluta condizione di inferiorità di fronte ad altre provincie alpine.

Mi limiterò a ricordare che quattro linee sono state studiate da anni, e sono invocate e reclamate continuamente: la ferrovia delle Giudicarie, per la quale il Governo è stato fino ad ora generoso solo a parole; la ferrovia di Val di Fiemme che fu garantita con un compromesso fra italiani e tedeschi della provincia, che deve essere rispettato;5 la normale Rovereto-Riva e la tramvia Malè-Fucine. [p. 30 modifica]

Marmi, metalli, legnami, ecc., non avranno nelle vallate alpine alcun valore, finchè non ci saran le ferrovie. È assolutamente indispensabile che non passi la primavera del 1912, senza l’approvazione della tramvia delle Giudicarie e di Val di Fiemme.

Le linee ferroviarie esistenti lasciano per l’esercizio molto a desiderare. Sulla Bolzano-Ala è urgentissimo il proseguimento del doppio binario da Lavis ad Ala. Col movimento attuale c’è il quotidiano pericolo di scontri. I servizi ferroviari nella Valsugana — dove c’è una ferrovia dello Stato — sono scandalosi. I vagoni sono sudici e pochi; mancano le locomotive di riserva; il personale è scarso e mal pagato; i treni sono in numero insufficiente; l’illuminazione manca! È roba da inorridire il vedere come si fanno viaggiare su questa linea gli emigranti.

Per dimostrare con che criteri sia diretta un’altra linea dello Stato, quella della Val di Non, [p. 31 modifica]mi limito a raccontare questo fatto, successo il mese scorso. Un tram investì di notte un carro, danneggiandolo (gli investimenti si contano ogni anno a decine!). Ne nacque una lite. Il carrettiere pretendeva l’indennizzo. L’amministrazione delle ferrovie citata in giudizio, si disfese dichiarando che essa non era responsabile dello scontro, perchè i fanali del tram fanno luce solo per 20 metri e i freni arrestano il treno solo dopo 30 metri. E il giudice assolse!!

La Meridionale tratta il Trentino come la Cenerentola. Tutti i vagoni di lusso, i vagoni-saloni arrivano fino a Bolzano, poi si fermano. I treni più importanti si arrestano pure fino a Bolzano. Qui finisce il mondo ferroviario austriaco. Recentemente la Meridionale ha concesso ovunque riduzione del 50 per cento di noli, per generi di prima necessità, foraggi e carne da macelli: ma pel Trentino non ha voluto applicare la riduzione.

Con questi sistemi ben poco si aiuta il Commercio. È evidente inoltre, da quanto ho esposto, che si trascura così il concorso dei forestieri, che potrebbe essere grandissimo e pel quale il Governo non dà a tutta la provincia del Tirolo che miserabili 26 000 corone annue, delle quali al Trentino non tocca neppure un terzo!

Posta, telegrafi e telefoni sono in condizioni ancora peggiori.

Non si hanno che 134 uffici postali, su 366 comuni e di questi uffici solo sei sono erariali. Gli altri sono i cosidetti uffici di classe, lasciati all’arbitrio dei maestri di Posta, che non hanno altro [p. 32 modifica]ideale se non quello di far economie sui locali, sulla pulizia e sul personale che maltrattano.

Il servizio telegrafico è pessimo, specie nella zona di confine. Un telegramma che si spedisce da Riva sul Garda, a Malcesine, distante un’ora di battello, deve fare il viaggio Riva-Trento-Verona-Malcesine, impiegando quattro ore!

E di simili esempi potrei darne parecchi. Il servizio telefonico è irrisorio.

Vallate importantissime, come la Val di Non, la Val di Fiemme, quelle di Primiero, di Ledro, di Rendena, di Tesino e tutti i paesi sulla destra dell’Adige, sono privi di telefoni e invano chiedono e chiedono da anni.

La linea telefonica della Val d’Adige finisce ad Ala, e si rifiuta l’allacciamento con Verona. A Riva si rifiuta l’allacciamento coi paesi del Lago di Garda. In Vallarsa si è rifiutato l’allacciamento col Regno, che sarebbe stato fatto a tutte spese dei valligiani!

Eppure questi allacciamenti, previsti dagli accordi internazionali, sarebbero importantissimi.

A quanto pare il Governo ha paura che sui fili telefonici capiti l’esercito di Vittorio Emanuele!

Ora che si è pensato a spendere milioni pei telefoni di Vienna e delle grandi città non si vorrà mancare di dare poche migliaia di corone alle vallate trentine. Con le reti telefoniche il Governo fa anche delle speculazioni sporche. Dove decide di piantarle si fa dare il 30 per cento dai Comuni, intasca i soldi e poi attende due o tre anni a costruir la rete. [p. 33 modifica]

Così è successo nelle Giudicarie; così accade proprio ora pel telefono del paese di Stenico.

A Trento il servizio telefonico è insufficiente per mancanza di personale e di spazio. Ed è assolutamente necessario che si pensi ad attuare subito il progettato ampliamento del palazzo postale.

Uno speciale accenno merita l’ostilità del Governo contro le nuove centrali elettriche. Spiegherò poi le cause. Noto intanto che il Trentino potrebbe sviluppare secondo i dati ufficiali 250 000 cavalli di forza elettrica, di carbon bianco; vale a dire una ricchezza immensa. 11 Governo invece tiene da anni sospese le concessioni per parecchi grandiosi impianti, negando fra il resto di vendere anche per pochi anni la forza elettrica oltre il confine, mentre il Tirolo la vende alla Baviera e la Germania ne introduce in Galizia.

Si noti che coloro che hanno chiesto la concessione delle nuove centrali elettriche si impegnavano a erigere grandi stabilimenti industriali. Ma il Governo non vuole che esistano masse di operai nei paesi di confine!

Mi pare di aver detto abbastanza per dimostrare non solo l’incuria, ma l’ostilità del Governo a promuovere lo sviluppo industriale del paese. Aggiungerò solo che esso non ha neppur riguardo per l’unica grande esportazione che fa il Trentino: l’esportazione di carne umana.

Per impellenti necessità partono ogni anno dal Trentino più di 20 000 operai che restano [p. 34 modifica]assenti nove dieci mesi e altri che vanno stabilmente o per molto tempo in America.

Tutti i governi civili hanno leggi per la tutela dell’emigrazione; l’Austria no. Una legge è necessaria ed occorre qualche cosa di più del progetto elaborato alcuni anni or sono nel quale si proteggeva l’emigrante solo fino al momento dell’arrivo sul luogo del lavoro.

Intanto, nell’attesa che si abbia una legge completa, il Governo dovrebbe di sua iniziativa mettere rimedio ai due maggiori inconvenienti: allo sfruttamento delle compagnie di navigazione e al trattamento di rigore verso gli emigranti che non hanno finito il servizio militare.

Il ministero del Commercio deve fissare alle compagnie di navigazione che trasportano emigranti austriaci un prezzo massimo fra i porti d’Europa, e quelli d’America seguendo in ciò l’esempio dell’Ungheria e dell’Italia, che fissano trimestralmente i prezzi per i singoli piroscafi, sicchè è evitata ogni e qualsiasi truffa a danno degli emigranti.

Il ministero della difesa del paese deve mettere termine ai castighi esagerati che si infliggono agli operai che in causa di assenza si presentano alla leva militare in ritardo, tanto più che essendo rarissimi i consolati austriaci in America è difficile presentarsi alla leva presso gli stessi.

Lo stesso dicasi per chi, dopo compiuto il servizio militare, non si presenta, mentre è in America, alle ultime riserve.

Infine mi permetto reclamare dal ministero [p. 35 modifica]del Commercio un conveniente sussidio per l’ufficio di emigrazione del lavoro esistente a Rovereto presso la Camera di Commercio, ufficio che compie un’opera utilissima e che fino ad ora è aiutato dal ministero del Commercio con sole 200 corone!


Contro la dittatura militare.


Nel Trentino, per riassumere, la politica del Governo è stata nel campo agricolo ed industriale solo negativa e tale da meritare la completa sfiducia.

Nel Trentino esso ha avuto cure solo pel militarismo, facendone sentire alle popolazioni il peso in modo ben più grave di quello che non tocchi alle altre popolazioni dell’Austria. Il militarismo oltre agli infiniti guai che porta ovunque reca a noi una sequela di disgrazie. E precisamente è causa di forti spese ai comuni; paralizza lo sviluppo economico del paese: è fomite di corruzioni inaudite; ed infine esercita un’ingerenza illecita, dittatoriale in tutta la vita pubblica. E vengo alle prove.

Come paese di confine il movimento delle truppe è grandissimo. La legge, come si sa, obbliga i comuni a dare per prezzi irrisori quartieri e attiragli.

Piccoli comuni che hanno un bilancio di poche migliaia di corone, devono per ciò spendere del loro centinaia di corone. Trento, per dare un esempio, riceve per quartieri a soldati di [p. 36 modifica]passaggio poco più di 3000 corone, ma ne deve spendere più di 8000. Un carro a due cavalli da Trento sul Monte Bondone costa 32 corone, ma il municipio deve darlo al militare per corone 18. Con 52 centesimi fuori di Trento, con 72 a Trento bisogna dare una stanza bene ammobigliata e riscaldata ad un ufficiale. Capita un arciduca. Per 72 soldi6 bisogna dargli due stanze.

Per quanto si dica che il Trentino è un paese rivoluzionario non si è ancora trovato un capocomune che abbia offerto agli ufficiali l’unica stanza che si può dare per 52 centesimi: la stalla, con letto di paglia, e riscaldamento coll’asino e col bue.

Dove poi il militare fabbrica od ha fabbricato forti si tiene la popolazione in istato di terrore.

A furia di vessazioni si fanno scappare dai luoghi di cura i forestieri. Per un grandissimo raggio si impedisce di costruire case o lo si permette dietro dichiarazione di essere pronti ad abbatterle, senza indennizzo, talchè oggi su queste case non si possono dare mutui ipotecari. Si toglie il suolo, come ho già detto, alla pastorizia. Si chiudon molte strade di montagna. Presso Trento c’è la strada militare diretta al forte di Maranza, costrutta su suolo ceduto dal comune di Povo al patto che si permettesse il passaggio coi carri della legna. Malgrado i patti, le autorità [p. 37 modifica]militari tormentano ogni giorno i contadini che passano.

Molte strade comunali, assai importanti, sono state massacrate, per es., la Folgaria-Calliano, col passaggio dei cannoni e delle torri di ferro; tuttavia non si pensa a riattivarle.

Le costruzioni dei forti, dei campi di tiro, delle caserme, delle funicolari, vengono affidate di solito a impresari forestieri, che occupano operai croati, mentre i lavoratori trentini devono andare in America.

Qui — fra parentesi — devo dire che questi operai croati portarono sull’altipiano di Rovereto una grave infezione di gastro-enterite, dichiarata dai medici cholera nostras. Essi si fanno dormire in baracche orrende, in cui penetra l’acqua. Un ammalato di artrite dovette ripararsi sotto il saccone del suo letto, per non avere l’acqua addosso. Per una sciocca paura di spionaggio si licenziano masse di operai di quindici in quindici giorni; così, a parer nostro, cresce il numero di coloro che vengono a conoscere i lavori dei forti!

Tornando ora a dire degli impresari stranieri, rilevo che si tratta non di una o due costruzioni all’anno, ma di decine di costruzioni, poichè nel Trentino c’è una vera rete di forti. Si sa che molti competenti li ritengono inutili, ma intanto si profonde in essi centinaia di milioni. È convinzione generale che si cercano come impresari certi avventurieri perchè si ha così campo d’esercitare corruzioni. Molte volte si sono respinti impresari trentini — fior fiore [p. 38 modifica]di patriotti austriaci — che offrivano condizioni migliori. È notorio che in varie costruzioni, in quelle sul Bondone, p. e., si son avuti quest’anno sorpassi di centinaia di migliaia di corone.

È notorio che certi lavori sono stati liquidati al doppio del loro valore reale. In un paese presso Trento tutti sanno che si poteva comperare a prezzi ridotti le polizze per ritirare il pagamento per trasporti di merce, mai eseguiti! Io ho reso attento nel luglio scorso, il ministro della difesa sulle soperchierie che avvengono ed ho anche chiesto se era vero che un colonnello si era (come fu pubblicato sui giornali) ucciso in seguito alla scoperta di malversazioni amministrative. Il signor ministro, così sollecito a difendere l’onore dell’armata, non si è incomodato a rispondermi. Io ho sentito degli ufficiali a dire che l’esecuzione dei lavori militari sul Bondone, era stata per certi lor superiori più lucrosa della conquista della Bosnia.

Ci sarebbe poi da raccontare — per quanto in confronto di quello che ho già detto si tratti di cose di poco valore — alcuni aneddoti sulla vita militare nelle caserme di alta montagna. Sul Bondone, ad es., a 1500 metri sul mare, una casa di lusso, in mezzo al campo trincerato, munita d’ogni comfort destinata per ufficiali, fu adibita a soggiorno estivo di intere famiglie di ufficiali in cui signore, signorine, ragazzi, zii e nipoti, figuravano come ufficiali ed erano alloggiati come tali con la piccola quota di cent. 20 al giorno. [p. 39 modifica]

Quando la cuccagna durava già da tempo, capitò un maggiore inviato da un generale a sciogliere la allegra compagnia, tanto benemerita della difesa dell’Austria.

Avrei da aggiungere qualche cosa sulla sfacciata partecipazione dell’armata a feste e dimostrazioni di partito, che urtano coi sentimenti della maggioranza della popolazione, ma sorvolo, per dire in chiusa del mio discorso qualche cosa sulla dittatura militare, inaugurata nel Trentino, sotto il regime del signor Hetzendorf.

Non esagero, miei signori; io racconto fatti che avvengono giorno per giorno e posso aggiungere che questi fatti sono in relazione con speciali disposizioni prese dall’autorità militare.

Con una circolare proveniente dall’autorità militare ed inviata alle autorità politiche, si sono dati ordini di trattare il paese con eccezionali rigori. È un vero piano di dittatura militare. Riferisco alcuni punti di questo documento. Si reclama anzitutto di negare o togliere ai sudditi del Regno, dimoranti nel Trentino, le concessioni industriali e i mezzi di lavoro e di procedere, appena c’è qualche pretesto, a sfratti. Si chiede di proibire l’investimento di capitali italiani nelle industrie. Si impone di difficoltare l’ingresso nel Trentino ai pastori del Regno con le armente, usando il pretesto delle malattie. Si consiglia di tormentare tutte le associazioni di carattere nazionale, impedendo feste, gite, ritrovi. Si consiglia di trovare pretesti per sciogliere le Società maggiori. Si suggerisce di impedire alle società alpinistiche italiane del Trentino di costruire [p. 40 modifica]propri rifugi (capanne) in montagna, dando invece la preferenza ad albergatori tedeschi.

Si consiglia di guadagnar terreno sulla linea di confine, sia col provocar questioni pei termini, dove il territorio del Regno d’Italia si incunea in quello austriaco, sia comperando terreni che appartengono come proprietà privata all’erario italiano entro il confine austriaco. Si eccita ad occupare il Lago di Garda (quasi tutto regnicolo) con imprese di navigazione austriache. Si reclamano servizi di spionaggio, speciale sorveglianza sulla stampa, ecc. Infine c’è anche la disposizione di preparare l’elenco delle persone pericolose da inoltrarsi nelle provincie interne ad un dato ordine, e quello dei regnicoli da trattenere come ostaggi in caso di guerra.

Io non so se queste liste di proscrizione siano state eseguite; se il signor Hetzendorf fosse rimasto al potere, si sarebbe veduto anche questo, tutto il resto del programma incluso nella circolare segreta si è almeno in parte effettuato.

Le persecuzioni e gli sfratti dei regnicoli — specialmente operai — dal Trentino, sono all’ordine del giorno. Ad un grande industriale, il signor Zontini, che vuole costruire nelle Giudicarie una centrale elettrica di 12 000 cavalli di forza, s’è imposto due mesi or sono, con protocollo, dall’autorità militare intervenuta al sopraluogo commissionale; di non usare capitale italiano, pena la perdita della concessione.

Ad un consorzio di azionisti che vuole costruire presso Trento una filovia fra Lavis e l’altopiano di Molveno, si è imposto dall’autorità militare [p. 41 modifica]non affidare la costruzione alla ditta mondiale Ceretti e Tanfani di Milano, solo perchè è italiana! E questa ditta ha potuto assumere senza noie invece la costruzione della filovia della Plose-Hütte, presso Brixen.

Ai pastori italiani che vengono nell’estate nel Trentino furono fatte — come voleva la circolare — tutte le angherie possibili. Sulla linea di confine si sono sollevati incidenti sopra incidenti. Basta ricordare quello della Cima Dodici. Alle società si son fatte persecuzioni a iosa; agli alpinisti trentini si è impedito di ampliare un loro rifugio presso la Cima Tosa, mentre si è dato il permesso di costruirne di nuovi ai tedeschi. Come e quanto spesso si imbastiscan processi a base di spionaggio, è cosa che sanno benissimo i giurati di Vienna. La introduzione di battelli austriaci sul Garda è stata tentata e se ne è smessa l’idea solo di fronte alle proteste di parte italiana.

Tutto, tutto quello che è suggerito nelle istruzioni segrete dell’autorità militare, si va effettuando. I sequestri contro i giornali quando solo nominino cose militari, sono continui. Alla Procura di Stato di Trento, ci sono ogni momento gli ufficiali dello Stato Maggiore.

Questi fatti che io ho esposto gettan un nuovo fascio di luce sul tenebroso lavoro del partito della guerra, sulla politica di quei signori, che per bocca del cristiano-sociale signor Schraffl, chiedono nuovi forti e nuovi battaglioni pel Trentino e pel Tirolo.

Ah, no! miei signori! Ne abbiamo abbastanza [p. 42 modifica]di forti e di soldati! Noi la vogliamo finita con questa forsennata politica. Se nel repertorio burocratico austriaco c’è una frase esatta è quella che chiama «potere irresponsabile» quello di certi signori.

Comunque si chiami, sia esso l’Erede al trono o chi si voglia, l’autore di questa politica di compressione verso il Trentino, di odio verso la nazione italiana, di sperpero e di pericolo per tutte le popolazioni dell’Austria, chiunque esso sia, esso è davvero un irresponsabile, un pazzo, un uomo destinato al manicomio.

Noi perciò insorgiamo in nome della civiltà e dell’umanità e gridiamo: La sia finita con un simile Governo; la sia finita col partito della guerra, col militarismo dissanguatore, coi pazzi che lo dirigono.


Presidente Silvester. Richiamo all’ordine l’oratore deplorando le sue espressioni offensive per un membro della casa imperiale.

  1. Questo discorso fu tenuto al parlamento austriaco durante la discussione del bilancio provvisorio pel primo semestre del 1912.
  2. Si tratta di uno dei molti tentativi ostruzionistici da parte di pochi pangermanisti e sloveni per impedire la pertrattazione del progetto di legge sulla erezione della Facoltà legale italiana a Trieste.
  3. Una proposta del dep. Dott. Battisti per l’elaborazione di una legge sul patto colonico nel Trentino fu presentata alla Dieta tirolese ed accolta ad unanimità nella tornata Maggio-Giugno 1914.
  4. Questo Consiglio delle malghe ha poi svolto negli ultimi anni un’azione che riuscì dannosa, anziché utile, perchè si informò esclusivamente ai criteri dell'autorità militare, tendenti a escludere l’introduzione del bestiame regnicolo durante l’estate. In proposito il dep. Dott. Battisti svolse un’interpellanza nel dicembre 1913.
  5. Il Governo austriaco anzichè concedere, in base agli impegni assunti, questa ferrovia reclamata dal paese e per la quale gli interessati erano pronti a concorrere largamente, elaborò un nuovo progetto che mettesse in congiunzione, attraverso un valico alpino, la Valle di Fiemme con la bilingue Bolzano, cittadella del pangermanismo, distaccandola così dal suo centro naturale, Trento. Il progetto, tendente a germanizzare la valle di Fiemme, ebbe, malgrado l’opposizione ostruzionistica della Deputazione liberale, l’approvazione della Dieta del Tirolo. Dovea esser discusso in Parlamento assieme a molti altri progetti di ferrovie locali austriache. Ma la pertrattazione fu da prima dilazionata perchè ii Governo non poteva disporre dei fondi necessari; poi perchè, mentre si preparava la guerra, dal febbraio all’agosto il Parlamento non tenne che pochissime sedute.
  6. Nel Trentino si chiama soldo la moneta del valore di due centesimi.