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le condizioni economiche 27


Le pecore in dieci anni sono diminuite in tutto il paese del 22 per cento, in certi distretti, come a Riva del 31 per cento, a Primiero del 24 per cento, a Rovereto del 23 per cento, nel distretto agrario di Trento del 37 per cento; questo in dieci anni.

Ma dal 1850 ad oggi le pecore sono ridotte da 111 000 a sole 25 000. Non ho alla mano le cifre per le capre, ma so che si sta peggio ancora.

Anche qui la colpa è del Governo. La applicazione della legge forestale vien fatta in modo assolutamente errato.

Ci sono enormi estensioni di terreno adatte all’allevamento delle pecore e inutili e inadatte per la produzione del legname: ma è vietato su esse il pascolare. Molti comuni per impedire la rovina delle famiglie più povere, hanno chiesto a loro spese un’inchiesta. Così fece il comune di Stenico. Il Governo non ha neppur dato risposta!

Nel comune di Povo, vicino a Trento, per dare un esempio, la montagna potrebbe mantenere ben più di 1000 pecore, ma assolutamente non se ne concedono più che 200! È ingiusto inoltre che si permetta ai cacciatori di assumere dei territori, per impedir il pascolo delle pecore e delle capre, la cui presenza, come essi dicono, fa scappare i caprioli!

Feroce fu il Governo nell’impedire ai pastori trentini di portare nell’inverno le loro pecore in Italia. Esso costrinse in tal modo i pastori di alcune regioni a cambiar professione; a quelli di Folgaria — specialmente ai più vecchi —