Al parlamento austriaco e al popolo italiano/Parte prima/III

Emigrazione e militarismo. - Lo sfratto di Scipio Sighele

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Emigrazione e militarismo. - Lo sfratto di Scipio Sighele
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III.


EMIGRAZIONE E MILITARISMO.

Lo sfratto di Scipio Sighele.


26 giugno 1912.1

Emigrazione e militarismo.


Se io dovessi esaminare la legge in discussione dal punto di vista generale, dovrei, come già fecero molti precedenti oratori, constatare che essa è del tutto negativa e lascia l’Austria ad un livello di vera inferiorità di fronte agli altri Stati civili. Vi è solo la parvenza di migliorie e riforme democratiche; in realtà non si fa che imporre nuovi oneri e pesi al proletariato. Ma io, che sono rappresentante di una delle più povere ed abbandonate regioni dell’Austria, ho il dovere di esaminare questa legge da un punto di vista speciale.

Ed esaminerò anzitutto i rapporti del militarismo col problema dell’emigrazione che è urgentissimo pel Trentino, come lo è del pari per la Galizia, la Bucovina, la Dalmazia. In [p. 44 modifica]secondo luogo ho il dovere di ben accentuare le speciali e critiche condizioni create al Trentino dal militarismo.

Mentre il Governo austriaco ha tanta premura di mettere in piedi un poderoso esercito di armati per poter dire che l’Austria è una grande potenza, per darsi il lusso delle annessioni e per tentare magari imprese pazzesche se potesse prevalere la volontà di certi signori, esso finge di non accorgersi che in Austria vi è un altro esercito ancor più grande in continuo movimento.

Vi è l’esercito dei pezzenti, dei miserabili che devono abbandonare la patria per cercarsi un pane in terra straniera. Questo esercito, composto di giovani sul fior degli anni, è più grande di quello che voi tenete nelle caserme.

Esso supera ogni anno i 700 000 uomini. Nei soli Stati Uniti d’America arrivano ogni anno circa 180 000 emigranti austriaci.

Di questi diseredati, lo Stato non ha alcuna cura.

Di essi la borghesia si ricorda solo quando si tratta di incassare i sudati guadagni che mandano in patria e il Governo per reclamare a furia di punizioni l’adempimento del servizio militare.

Questi emigranti vanno peregrinando nel mondo non per divertirsi, ma per una stringente necessità. Per essi quindi si dovrebbero avere speciali riguardi in quanto non possano esser puntuali nel presentarsi alle leve militari e per tutte le speciali situazioni create dalla loro posizione. Tale criterio è stato saviamente [p. 45 modifica]adottato dalla legge francese, dalla spagnuola, dall’italiana e in parte anche dalla germanica.

L’attuale riforma militare che noi qui discutiamo, non contiene nessun provvedimento favorevole; essa nei paragrafi 63 e 65 parla solo delle punizioni da infliggersi in sede politica, in sede giudiziaria e in caserma pei refrattari.

In Austria esiste in riguardo agli emigranti qualche ordinanza militare, ma anzitutto si tratta di ordinanze che non recano benefici seriamente notevoli; secondariamente bisogna conoscere la speciale circostanza, che le ordinanze militari sono assai spesso polvere buttata negli occhi ai gonzi. Quando i deputati e la stampa reclamano provvedimenti urgenti, allora si fanno queste ordinanze e si spediscano ai comuni: ma si ha cura di far seguire immediatamente ad esse delle circolari confidenziali, in cui si fa capire che la ordinanza deve restar lettera morta.

Che tale mancanza di speciali riguardi per gli emigranti crei uno stato di cose affatto anormale ed intollerabile è dimostrato dalle statistiche giudiziarie.

Dal 1904 al 1907 si sono avute in Austria in media, ogni anno, 1250 condanne per delitto di refrattarietà, condanne varianti da tre giorni a mesi di carcere.

Di queste condanne ne sono toccate al Trentino ben 180, vale a dire la settima parte delle condanne avute in tutta l’Austria, ad un paese che per popolazione è solo la settantesima parte dello Stato. [p. 46 modifica]

Dopo il Trentino figurano come colpite da queste condanne la Galizia (con 680), la Bucovina, la Dalmazia e le provincie slovene, mentre, le altre provincie sono quasi completamente esenti.

Le autorità locali tendono a infliggere condanne miti, ma le procure superiori, sollecitate evidentemente dal governo militare, reclamano sempre punizioni più aspre.

Se non che per ogni condanna per delitto in sede giudiziaria, si hanno almeno tre o quattro condanne a carcere o multa per contravvenzione in sede politica. E si hanno molte punizioni in sede militare, consistenti nel carcere e nel prolungamento del servizio militare, fino ad un anno, secondo la presente legge. Naturalmente delle condanne in sede militare non si hanno statistiche.

A molti emigranti reduci poi si fa subire per lo zelo di certi gendarmi il carcere preventivo. Io ricordo l’arresto di un emigrante tornato in patria, per assistere alla morte del padre. Era appena spirato il padre che il gendarme arrestò il figlio per la paura che ritornasse in America!

È evidente che i criteri attuali non possono più tollerarsi e che la legge deve prendere in considerazione speciale l’emigrante.

Ciò deve essere fatto in due maniere: anzitutto col far entrare nella legge quelle ordinanze militari che già esistono ma che sono troppo incomplete, e troppo poco praticate, in via di concessione e non di diritto e coll’introdurre speciali disposizioni pei casi più gravi e complicati. [p. 47 modifica]

Fra le ordinanze in parola vi è la concessione di assoggettarsi alla visita militare all’estero presso le autorità diplomatiche o consolari ed in via del tutto eccezionale e solo nei paesi extra-europei di esser dispensati dalla prima e seconda leva, presentandosi soltanto alla terza leva.

Se non che il diritto di subire la leva all’estero ha ben scarsa importanza pei paesi ove sono scarsissime le autorità consolari.

Negli Stati Uniti, ad esempio, l’Austria non ha che undici consolati con dodici agenzie quasi tutte nei paesi commerciali.

Regioni estesissime invece a carattere industriale, preferite dagli emigranti austriaci, sono affatto prive di rappresentanze consolari.

Per i seguenti Stati: Colorado, Utah, Vyoming, Montana, Idaho, Nevo-Mexico e Arizona, ove ci sono molte centinaia di migliaia di austriaci, c’è un solo consolato a Denwer.

Il che vuol dire che per recarsi a quel consolato da molte località bisogna fare fino a venti ore di ferrovia.

Si può pretendere che ci vadano a loro spese gli emigranti? E si possono condannare, se non ci vanno? Questa mancanza di agenzie ho voluto rilevarla anche per constatare la deficienza di rappresentanze che tutelino in genere gli emigranti austriaci oltre oceano. Nell’Argentina l’Austria ha solo quattro consolati e cinque agenzie. Nel Brasile ha cinque consolati e quindici agenzie. E si tratta di Stati grandi come almeno mezza Europa! [p. 48 modifica]

Il diritto di leva all’estero va quindi sancito nella legge; ma la legge deve altresì tener conto delle difficoltà che si presentano, sia con l’indennizzare gli emigranti pei viaggi, sia con l’istituire commissioni consolari ambulanti, e sopratutto col creare, sull’esempio dell’Italia, numerose agenzie di tutela per gli emigranti.

Altra ordinanza da codificarsi e da migliorarsi è quella di concedere agli emigranti, dichiarati abili al servizio militare, una dilazione alla prestazione del servizio fino al 1.° ottobre dell’anno in cui l’emigrato compie i venticinque anni. Tale disposizione, concessa fino ad ora in via di grazia agli emigranti extra-europei, dovrebbe essere estesa a tutti.

La legge germanica e quella italiana concedono fino al venticinquesimo anno; una tale disposizione potrebbe essere accettata anche dell’Austria.

Infine dovrebbero essere stabilite per legge le concessioni che si fanno agli emigranti nei paesi extra-europei relativamente alla dispensa dalle riserve, senza l’obbligo di prestazione posticipata.

Tali dispense dovrebbero essere applicate anche agli emigranti europei, che si trovano in paesi molto distanti dalla frontiera austriaca.

Problemi più gravi nei rapporti fra emigrazione e servizio militare insorgono quando ci si trova di fronte o a emigrati in America che hanno acquistato la cittadinanza dello Stato ove dimorano, o a emigrati partiti in età affatto giovane coi loro genitori, o a emigrati che non [p. 49 modifica]abbiano per qualsiasi ragione potuto ritornare in patria se non dopo i trent’anni.

È abbastanza frequente il caso di emigrati in America che si trovano indotti, talvolta perfino obbligati, se vogliono avere certe occupazioni, a chiedere la cittadinanza del territorio ove vivono, mentre non si curano di ottenere lo svincolo dalla cittadinanza austriaca.

Inoltre nell’Argentina, nel Brasile, nel Cilì, nel Perù, in Bolivia, in Columbia, all’Equatore, al Paraguay e in varie altre repubbliche americane è imposta la cittadinanza americana a tutte le persone nate nei rispettivi territori, senza differenza fra nati da indigeni o nati da stranieri.

Viceversa il Governo austriaco ritiene sudditi austriaci tutti i nati da cittadini austriaci anche all’estero. Ne nasce che abbiamo cittadini con doppia cittadinanza, cittadini americani e cittadini austriaci al tempo stesso, costretti al servizio militare in America ed obbligati a ripeterlo in Austria, se per caso vi tornano.

Nè questa è un’ipotesi teorica; è un fatto che purtroppo si ripete ed è destinato a verificarsi maggiormente nell’avvenire, se non ci si mette rimedio. Ci sono dei giovani del mio paese che dopo aver fatto all’estero due e anche tre anni di servizio militare, ne hanno dovuto fare altri tre in Austria!

Qui si impone evidentemente al legislatore di esonerare questi cittadini da un secondo servizio, quando comprovino di aver già adempiuto al loro dovere all’estero. [p. 50 modifica]

Vi è poi il caso in cui, emigrando intere famiglie, partano col padre dei ragazzi in tenera età. Costoro, avendo la loro famiglia permanentemente stabile all’estero, vanno incontro a sacrifici e disagi non piccoli, se vogliono recarsi a fare il servizio militare in Austria.

Dovrebbesi perciò, imitando la legislazione italiana, dispensare provvisoriamente dal presentarsi alle armi quei giovani residenti all’estero che sono espatriati in paesi extra-europei prima di aver compiuto il sedicesimo anno di età, e ciò finchè duri la loro residenza all’estero.

Nè il diritto di dispensa dovrebbe decadere, se, previo permesso dell’autorità diplomatica, si recassero in patria per una dimora brevissima di due o tre mesi.

Infine, poichè è inevitabile con un’emigrazione così grande come è quella austriaca, che un numero abbastanza rilevante di giovani non adempia fra i venti e i trentanni gli obblighi di leva, bisognerebbe stabilire che questi obblighi, che attualmente durano fino a trentasei anni, fossero limitati fino a trent’anni, accettando la proposta del collega deputato Vinarsky, come ammette la legge francese, o almeno fino ai trentadue, come ammette la legge italiana.

Non far così, sarà come voler condannare tutta questa gente a starsene in perpetuo lontana dalla patria.

Chi non ha potuto sobbarcarsi al servizio militare fino ai trentun anno, non pensa certo a farlo dopo. Succede allora che l’emigrante si risolve a rimanere all’estero per sempre, sia che [p. 51 modifica]si faccia una famiglia, o che diventi proprietario, o che si procuri un’occupazione stabile.

La risultante ultima è la perdita di cittadini per lo Stato; mentre è lo Stato quello che ha tutto da guadagnare dal richiamo in patria dei suoi figli.... e delle sostanze che hanno accumulato all’estero.

Io raccomando perciò di tener conto di queste condizioni di cose.

Pensate, o signori, che noi occupandoci degli emigranti ci occupiamo delle sorti di milioni di cittadini, poichè ai 700 000 che emigrano ogni anno vanno aggiunte le molte centinaia di migliaia di quelli che, una volta emigrati, non hanno più fatto ritorno.

Pensate che una certa larghezza è doverosa verso chi emigra per la grande ragione che la società non ha saputo procurar per essi un pane in patria.

Pensate che, ammettendo nella legge militare le facilitazioni da me accennate, non si fa un rischio, non si fa un salto nel buio, perchè si tratta di disposizioni vigenti; già sperimentate nella legislazione di altri Stati che possono servire di modello all’Austria nell’opera di protezione degli emigranti.

Coloro che emigrano, se amano di solito molto la loro piccola patria, sia essa italiana, polacca, slovena o tedesca, non hanno nè possono avere alcun sentimento di affetto per l’organismo dello Stato, per quella cosa che si chiama Austria. Se voi volete perciò che lo Stato non perda ogni prestigio fra i suoi cittadini [p. 52 modifica]all’estero e non sia maledetto anche di là dai mari, nei continenti nuovi, voi dovete aver cuore per gli emigranti.


Il terrorismo militare.


Ed ora, come ho premesso, devo aggiungere brevi considerazioni sul militarismo nel mio palese. Come altra volta ho qui dichiarato, nel Trentino impera la dittatura militare.

L’autorità politica è all’assoluta dipendenza di quella militare.

I comandanti delle guarnigioni dettano legge ai capitani distrettuali; la procura di Stato prende gli ordini dallo stato maggiore; la maggior parte delle disposizioni che riguardano il paese non emanano dal ministero degli Interni, ma da quello della Difesa del Paese.

I militari si ingeriscono in tutte le concessioni industriali e ostacolano in ogni modo il sorgere delle industrie, perchè non vogliono che vicino al confine politico ci sieno masse operaie.

Il movimento dei forestieri e la pastorizia sono inceppati da assurde disposizioni che si prendono per la solita paura dello spionaggio.

Sotto protezione militare sono stati chiamati a occuparsi di costruzioni di forti dei veri avventurieri stranieri. Si è con ciò creato un terreno saturo di corruzioni. In tal riguardo io ho denunciato altra volta in questa Camera dei gravi fatti, ma il signor ministro della difesa ha fatto orecchie da mercante. [p. 53 modifica]

L’esempio delle alte autorità militari è seguito dagli ufficiali che nelle piccole guarnigioni di confine si comportano da signorotti con albagia e prepotenza.

In una borgata si volevano costringere gli impiegati a far amicizia, a convivere con gli ufficiali e portare le loro signore alle loro feste da ballo. Chi non piegò il capo, dovette lasciarsi trasferire.

Ecco un anticipo del come sarà applicato nel Trentino il paragrafo 31 della nuova prammatica di servizio per gli impiegati.

Più volte degli ufficiali hanno aizzato i soldati semplici contro dei borghesi, come recentemente è avvenuto a Grigno.

La più odiosa funzione delle autorità militari nel Trentino è quella di poliziotti. A Trento c’è un vero ufficio speciale di polizia militare costituito da ufficiali dello stato maggiore.

Non mancava che questa per completare il regime quarantottesco riservato al Trentino!

L’impiegato di polizia è sempre un essere antipatico; ma giova riconoscere che certi funzionari, venendo in contatto con le popolazioni, finiscono coll’esplicare in senso equo e civile la loro funzione, per quanto ciò non torni spesso gradito alle alte sfere.

Un capitano distrettuale, mandato da Vienna a dirigere un importante capitanato, raccontava di esser venuto con la prevenzione che nel nostro paese fosse necessario girare ben armati per difendersi dai briganti. Dopo breve tempo egli si convinse che non c’era bisogno di regime [p. 54 modifica]poliziesco e che i trentini hanno solo due torti: quelli di essere molto poveri e troppo buoni.

A Vienna però dissero che egli era mezzo matto!

Ma gli ufficiali austriaci, educati in caserma, senza contatto col popolo, quando vengono destinati a far da poliziotti, non capiscono niente dell’ambiente in cui devono esplicare la loro opera, vedono solo e sempre i pericoli per lo Stato, le congiure, le società segrete, e mandano ai dicasteri centrali dei rapporti che sono romanzi, e che come romanzi noi abbiamo sentito qualificare da alti impiegati della provincia.

È in base a questi romanzeschi rapporti che da Innsbruck e da Vienna piovono le più assurde proibizioni, mentre le autorità locali devono sempre riconoscere che il paese è calmo, tranquillo, ordinato!

Sopratutto i continui sfratti di cittadini del Regno sono notoriamente chiesti dall’autorità militare. Ci vuole tutta la bassa mentalità di un caporale austriaco per non capire che il bando dall’autorità inflitto a Scipio Sighele, a questo uomo di scienza che è onore non solo della sua patria, ma della cultura europea, oltre ad esser un atto di persecuzione brutale, è altresì un atto assai inopportuno per l’Austria e destinato a seminare molto odio.2

E all’ufficio di polizia militare che si devono i continui processi per spionaggio, che finiscono [p. 55 modifica]in bolle di sapone, ma costano mesi di carcere preventivo a dei galantuomini.

È alle stesse autorità militari che si deve l’imposizione fatta al Governo italiano di ritirare dalle città di Ala e di Riva la regia dogana italiana e trasportarla a qualche chilometro più in giù, su suolo del Regno.

Tutto ciò per paura che gli impiegati italiani possano vedere chissà mai quali segreti militari. Intanto la piccola città di Ala è stata di un colpo privata di ben duecento impiegati e addetti alle amministrazioni e risentirà un danno di mezzo milione di corone all’anno; in altre parole Ala, che era una città fiorente, viene da questo colpo di testa del militarismo buttata in una squallida miseria, senza che, a quanto pare, il Governo pensi a darle un equo compenso.

Aggiungete a queste vessazioni del militarismo i sempre maggiori balzelli di cui si aggravano — per trasporti militari — i comuni di confine, dove si agglomerano sempre truppe su truppe; tenete conto dell’azione militare sempre intesa a creare conflitti contro la nazione a cui noi apparteniamo e comprenderete che chi vuol rappresentare gli interessi reali del Trentino e interpretarne i desideri, deve esser fedele al programma di non dare il più piccolo contributo per l'incremento dell’esercito austriaco.

  1. Discorso tenuto al parlamento austriaco durante la discussione della riforma militare.
  2. Contro gli sfratti arbitrari e segnatamente contro quello del deputato Guido Podrecca, il Dott. Battisti protestava anche con una sua interpellanza del Marzo 1912.