Storia della rivoluzione di Roma (vol. I)/Capitolo XVII

Capitolo XVII

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CAPITOLO XVII.

[Anno 1847]


Notizie storiche sul giornalismo in Roma. — Nomi di tutti i giornali che vi ebbero vita dal 1S46 al 1849, dei loro scrittori, e del paese cui appartenevano. — Indicazione degli altri giornali nello stato pontificio e di quelli più fomigerati in tutto il resto d’Italia, durante la rivoluzione romana.1


Attenendo la nostra promessa consacreremo ora tutto intero un capitolo al giornalismo, il quale costituì una delle molle principali nella macchina della romana rivoluzione.

Fin da quella del 1830 in Francia erasi introdotto in Roma il gusto del giornalismo. I giovani specialmente amavano i giornali francesi, e quelli di temperatura più calda erano i preferiti, perchè ritenevasi che più parlassero un linguaggio alto e risentito, e più fosser stimabili e sinceri.

Diffusa la istruzione e introdotto lo studio della inglese favella, s’introdusse il gusto eziandio di leggere i giornali inglesi, e gli articoli sopra tutto più risentiti e piccanti venivan letti e copiati avidamente. Magnificavansi il Times, il Globe e il Galignani fra gl’inglesi, il Constitutionnell, la Presse, e il Débats tra i francesi. Dei friancesi oratori poi dicevansi mirabilia, e molti leggevano e ricantavano i discorsi dei Laiitte, dei Lafajette, dei Foy, dei Sebastiani e dei Lamarque, che come santi Padri in politica predicavansi. Tanta era la illusione di quei tempi.

[p. 322 modifica]Frammiste poi alle lodi pei governi che permettevano tali discorsi, ed i giornali che riportavanli, intrecciavansi le gratulazioni pei popoli che di quelle letture fruivano.

A fronte poi delle esagerate simpatie per gli esteri giornali, e delle lodi entusiastiche (figlie dell’ardente immaginazione dei popoli meridionali) che loro prodigavansi, tu sentivi far le beffe del nostro Diario e di chi avevalo fra le mani, massimamente quando si leggevano quelle usate formule: «con biglietto di segreteria di stato» colle quali s’iniziavano i suoi articoli, o quando si leggeva negli atti pubblici, riportati dal Diario stesso, la menzione di certe commozioni, che mal sonavano alle orecchie dei maligni. 2

S’immagini pertanto ognuno con quale favore venisse accolto il nuovo giornalismo in Roma, la quale avrebbe ambito di rivaleggiare da questo lato con le tanto esaltate Londra e Parigi.

E primo di tutti il Contemporaneo attrasse le simpatie dell’universale col suo numero di saggio del 12 decembre 1846.

Quegli articoli variati e dotti, quei nomi che vi spiccavano, i bei caratteri, la carta, il formato, tutto raccomandavalo, e quindi lo associarvisi era ritenuto come segno di gusto, di generosità, e di civile pregresso. Aumentato di troppo il numero de’ suoi associati, fu forza ricorrere ad una seconda edizione. Il Contemporaneo pertanto, massime nell’anno 1847, fu considerato siccome il giornale per eccellenza.

Furon promotori del medesimo tutti individui estranei a Roma.

Eccone i nomi:

Potenziani marchese Ludovico di Rieti.
Gazòla monsignor Carlo parmigiano o piacentino.
Torre Federico beneventano.
Masi dottor Luigi perugino.
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Dragonetti marchese Luigi aquilano.

      Sterbini dottor Pietro di Vico, il quale quantunque non figurasse tra i promotori, erane uno dei capi; e difatti il Contemporaneo passò sempre per il giornale di Sterbini.3

Vi scrissero molti ch’erano in voce di dotti, e fra questi un Cesare Agostini di Foligno, un avvocato Filippo Ugolini di Urbania, un professore Don Eusebio Reali di Orvieto, un colonnello Alessandro Cialdi di Civitavecchia, un Luciano Scarabelli di Bologna, un Tommaso Tommasoni di Fano, un avvocato Achille Gennarelli di Fermo, un avvocato Carlo Armellini di Roma, un Filippo Paradisi, del quondam Tiberio, di Nepi, ed altri.

Il favore esclusivo del Contemporaneo si limitò all’anno 1847, perchè nel 1848, sia pei molti altri giornali subentrati, sia per le partenze di molti de’ suoi promotori, perdette il primato, e si confuse colla moltitudine degli altri.

La conseguenza che si ebbe però fu che il pubblico romano, uomini e donne, perchè a tutti era venuto il ticchio di leggere, venivasi così gradatamente liberalizzando collo avere adottato a suoi istruttori o maestri di liberalismo, che allora chiamavansi papalini progressisti, o liberali moderati, uno Sterbini, un Torre, un Masi, un Dragonetti, un Gazòla, italiani tutti bensì, ma estranei a Roma.

Non aveva esistito in Roma per tanti anni che un solo giornale politico, come dicemmo, il Diario Romano, ma senza polemica, e quindi destituito di quell’interesse che ovunque destava il giornalismo, ed alcuni giornali scientifici, artistici, e letterari come l’Arcadico, gli Annali delle Sciente religiose, il Saggiatore di Gennarelli e Mazio, la Rivista teatrale di Tosi, la Pallade di Gerardi, il Giornale del Foro, l’Album, il Fanfulla e il Messaggiero o l’Eclettico. La Rivista e la Pallade erano molto letti nei primordi [p. 324 modifica]del movimento romano, perchè diffondevansi nel narrarne le particolarità.

Intanto il Fanfulla il quale non era che un giornale scientifico e letterario, compilato dallo spoletino Pompili, incominciò ad occuparsi ancor esso del movimento italiano.

Fino dal secondo semestre del 1846 si vide sorgere un giornale scritto in lingua inglese, sotto il nome di Roman Advertiser, per opera dell’irlandese Hemans, al quale succede poi l’inglese Strutt. Era di formato in-4.

Si ebbe anche la Speranza in foglio scritta dallo spoletino Pompili, e sostenuta coi loro articoli dai seguenti:

Michele Mannucci toscano, principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso milanese, Corrado Politi di Recanati, Generale Giovanni Durando piemontese, Francesco Dall’Ongaro friulano, Achille Gennarelli di Fermo. Ed allorquando questo giornale, divenuto giornale di opposizione sotto la repubblica romana, assunse il nome di Speranza dell’Epoca, vi scrissero:

Il conte Terenzio Mamiani pesarese, il dottore Carlo Luigi Farini di Russi, l’abate Filippo Perfetti marchigiano, il dottore Diomede Pantaleoni di Pesaro.

Surse nel febbraio del 1847 l’Italico nel quale scrivevano Domenico Venturini marchegiano, Leopoldo Spini ravennate, Michelangelo Pinto romano, Tommaso Zauli-Sajani di Forlì, marchese Orazio Antinori di Perugia, Tommaso Tommasoni di Fano, principe Cosimo Conti romano, Ottavio Gigli romano ed altri.

La Bilancia comparve il 7 maggio 1847, come dicemmo più sopra, sotto gli auspici del professore Orioli viterbese, cui si associarono come collaboratori l’avvocato Andrea Cattabeni di Senigallia e Paolo Mazio romano. Vi scrissero talvolta l’avvocato Giuseppe Gabussi di Bologna, l’avvocato Angelo Carnevalini di Viterbo, il colonnello Pietro Armandi di Fusignano, l’avvocato Rinaldo Petrocchi romano.

Terminata la Bilancia, venne fuori l’Epoca, giornale [p. 325 modifica]in foglio, che fu uno dei più importanti e più ricchi di notizie della romana rivoluzione, il quale veniva considerato siccome il giornale del conte Mamiani. Associaronsi al medesimo per sostenerlo:

L’avvocato Cattabeni
Leopoldo Spini                          nominati di sopra,
Michelangelo Pinto

Michele Mannucci toscano e Filippo Caucci di paese incognito. Detto giornale però fu ben lungi dal conservare la moderazione della Bilancia.

Si diè in luce ancora il 16 marzo 1847 il Commercio, in foglio, di Vittorio Pascoli di Ravenna, che fece seguito al Banditore, di cui non si ebbe che un sol numero del 15 decembre 1846.

Il Popolare cominciò a pubblicarsi il 15 marzo 1847. N’era direttore il romano Emilio Malvolti, e secondo la Pallade di Gerardi, ne furono fondatori:

Monsignor Gazòla parmigiano o piacentino.

Federico Torre
Luigi Masi                          nominati di sopra.
Luciano Scarabelli

Il medesimo giornale non visse che otto mesi.

La Donna italiana, giornale in foglio, vide la luce nell’aprile del 1848 sotto la direzione di Cesare Bordiga romagnolo, e non durò che poco più di due mesi.

Ma la Pallade che venne in luce il 16 giugno 1847, fu il giornale più popolare di tutti e più diffuso, per il modico prezzo, per il comodo formato in-4, e perchè si affiggeva per le pubbliche strade. Esso era di sua natura umoristico o scherzevole, e romanescamente dicevasi pettegolo. Esso terminò il 22 giugno 1849, abbracciando nientemeno che cinquecento sessanta tre numeri. I primi direttori del medesimo furono il romano Giuseppe Checchetelli ed il romagnolo avvocato Edoardo Teodorani. Quindi venne sotto la direzione di Filippo Meucci, e durante la repubblica, sotto quella del sopramenzionato [p. 326 modifica]Bordiga. Per chi voglia conoscere meglio lo spirito e le particolarità della romana rivoluzione, è il giornale da consultarsi a preferenza di ogni altro.4

Avemmo inoltre il Giornale dei Dibattimenti del piemontese avvocato Pietro Ballauri in foglio. Avemmo pure la Guardia nazionale in foglio piccolo del napoletano Domenico Parente: giornale importantissimo per le indicazioni. Ma in fatto d’indicazioni, specialmente pel movimento del personale degl’impiegati civili e militari, il giornale più ricco e più esatto di tutti era l’Indicatore in foglio piccolo, redatto dal faentino Rebeggiani avvocato Giuseppe, che incominciò col 3 marzo 1848 e terminò coll’ingresso dei Francesi in Roma il 3 luglio 1849.

Quando però la rivoluzione trovossi più avanzata avemmo: il Positivo in foglio grande del più volte menzionato monsignore Carlo Gazòla nel quale scriveva ancora un Biagio Miraglia calabrese, autore di una storia sulle cose della repubblica: il Tribuno in foglio piccolo di Filippo De Boni di Feltro, che nacque nel gennaio e terminò nel febbraio del 1849: l’Italia del Popolo di Giuseppe Mazzini genovese, in foglio, che ebbe col 2 di aprile 1849 il suo incominciamento, e terminò il 3 luglio coll’entrar dei Francesi in Roma. Esso può riguardarsi siccome il giornale repubblicano per eccellenza.

Oltre il Mazzini vi scrivevano Lizabe Ruffoni di Ferrara, la principessa di Belgioioso, nominata di sopra, e Giacomo Bertoni di Faenza. E siccome fra i nomi degli amministratori, cassieri, o collaboratori troviamo quelli di un Numa Palazzini di paese incerto, di Giuseppe Avezzana genovese, di

Maurizio Quadrio
Adriano Lemmi                           tutti di paese incognito,
Gualdo Bonis

così potrà dirsi che l’Italia del Popolo fu un giornale [p. 327 modifica]romano, per la sola ragione cbe pubblicavasi in Roma, ma dove niun Romano prese parte.

Venne nella state del 1848 in luce un giornaletto in-4 intitolato il Cassandrino, vero tipo del così detto codinismo, ma che coi suoi lepori, e coi suoi frizzi anti-rivoluzionari, faceva moltissimo incontro presso il popolo. Il compilava l’abate Francesco Ximenes giovane di svegliato ingegno, al quale essendo stato confitto proditoriamente un pugnale nel seno il 25 di luglio dell’anno 1848, si diè a conoscere non essere quello il tempo di avversare apertamente la rivoluzione, e così si ebbe un saggio evidente della libertà individuale che godevasi in Roma.

Incoraggiati alcuni speculatori, quantunque di colore diverso da quello del Cassandrino, dall’incontro che il detto giornale faceva nel pubblico, vendendosi per le vie di Roma ad un baiocco a numero, vennero ad infestarci con un profluvio di giornaletti, che accenneremo soltanto affinchè i lettori possan formarsi una idea del movimento giornalistico di quel tempo.


1. La Befana.
2. Il Biricchino.
3. Il Casotto dei Burattini, con vignette , del napolitano Giucci.
4. Il Cicerone.
5. La Conversazione di alcuni giovani.
6. La Commedia.
7. Il Cassandrino vero.
8. Il Cassandrino repubblicano, del toscano Valeriani.
9. Il Nipote di Cassandrino.
10. Il Don Ciccio.
11. Il Diavolo zoppo.
12. Il Diavoletto.
13. La Donna bizzarra.
14. La Democrazia.
15. La Frusta.
16. Il Giornaletto pei Fanciulli.
17 Un Giornale senza titolo.

18. La Lanterna magica, con vignette.
19. Il Lanternino del Diavolo.
20. Il Menimpippo.
21. Il Mentore.
22. I Misteri di Roma.
23. Il Nemico del Diavolo zoppo.
24. Il Periodico municipale.
25. Il Pallon volante.
26. Il Pappagallo, con vignette.
27. Il Rugantino.
28. Il Somaro.
29. Lo Scontento.
30. Il Tevere.
31. La Torre di Babele, (titolo adattatissimo ai tempi che correvano).
32. Il Tedesco.
33. La voce di un popolano.
34. La voce del Campidoglio.

[p. 328 modifica]Questi giornaletti non visser tutti insieme, ma ebber corso precipuamente nel secondo semestre del 1848. Taluni di essi morirono appena nati.

Avemmo inoltre due giornali seri l’Unione, e la Locomotiva. Erano entrambi di formato in-4, e trattavano esclusivamente delle strade ferrate. Ne era direttore Ottavio Gigli del quale abbiamo parlato parecchie volte. Ne parleremo ancora per dire che al medesimo si debbe una raccolta di letture piacevoli ed istruttive pei fanciulli, che pubblicavasi sotto il titolo dell’Artigianello, il quale, incominciato nel 1845, terminò nell’ottobre del 1848 formando quattro volumi in-8.

Avemmo pure il Giornale del Popolo in-4, dell’avvocato Francesco Pieromaldi frusinate.

La Gazza ladra, in-4 del napoletano Domenico Parente.

L’Interesse nazionale, che il cavalier Pietro Righetti romano distribuiva gratis por ammaestrare il pubblico sulle cose di finanza.

L’Italia libera in-4 grande, di Domenico Cuzzocrea calabrese.

La Cronaca dell’Assemblea del P. Alessandro Gavazzi di Bologna.

Il Pasquino gazzettiere quotidiano, in foglio, di cui fu direttore R. Parma di paese incerto.

Nei primi del 1847 pubblicaronsi gli Annali di Giurisprudenza criminale dell’avvocato Giuseppe Petroni di Bologna, quello stesso che in epoche più recenti chiamossi il vicario di Mazzini. Essi pubblicavansi a fascicoli.

L’Astrea, giornale teorico-pratico di Giurisprudenza dell’avvocato Luigi Cerroti romano. Pubblicavasi a fascicoli in-4.

Gli Annali di Giurisprudenza e del Foro criminale, dell’avvocato Oreste Raggi di Carrara. Il medesimo ancora pubblicavasi a fascicoli.

II Didascalico per istruzione della gioventù dell’abate Ximenes, in-8, (lo stesso autore del Cassandrino). A detto giornale successe il Mentore menzionato più sopra.

[p. 329 modifica]Quanto al giornale ufficiale di Roma, che sotto il titolo di Diario di Roma finì il 16 gennaio 1848, il giorno 17 dello stesso mese ed anno assunse la denominazione di Gazzetta di Roma, che conservò fino al 29 gennaio 1849. Il 30 cambiò titolo ancora e chiamossi il Monitore romano, e durò fino al giorno 3 di luglio, in cui entrarono i Francesi. N’era stata confidata la direzione al friulano Dall'Ongaro. Dopo entrati i Francesi chiamossi il Giornale di Roma, ed incominciò il 6 luglio 1849, cosicchè nei giorni 4 e 5 non si ebbe giornale veruno.

Nella Gazzetta di Roma scrivevano, mentre erano ministri, tanto il conte Terenzio Mamiani di Pesaro, quanto il conte Pellegrino Rossi di Carrara. Vi scrissero pure l’abate Antonio Coppi piemontese, il professore Salvator Betti marchegiano, l’avvocato Carnevalini, e l’abate Perfetti, dei quali abbiamo parlato più sopra.

Dal 18 settembre al 20 novembre 1847 avemmo pure un giornale in foglio atlantico che intitolavasi l’Oceano foglio ebdomadale enciclopedico, di Erasmo Pistoiesi. Detto giornale era letterario soltanto, e non vi si parlava nè punto nè poco di politica.

Negli anni 1846 e 1847 si aveva il Giornale degli Architetti, e nel 1848 il Girovago Fanfulla in-4 del romagnolo Francesco Gasparoni. Erano essi estranei del tutto alla politica.

Ora parleremo del celebre giornale il Don Pirlone. Era di formato in-4; usciva ogni giorno in luce e conteneva una vignetta. Incominciò il 1 settembre 1848 e terminò il 2 lulio 1849, essendo duecentotrentaquattro numeri in tutto, Si disse che vi scrivesse il conte Mamiani, G. Borioni di Ancona, e Michele Mannucci toscano, e qualche volta anche il conte Oprandino Arrivabene lombardo.

Non vorremmo parlare del testo, che stante i nostri principî dovremmo disapprovare altamente, nè della improprietà e sconvenevolezza di moltissimi tra i soggetti trattati; diremo solo che per ispirito d’invenzione, e per [p. 330 modifica]gusto nelle caricature, tenne il primato, e superò ben anco l’Arlecchino di Napoli.

Questi furono i giornali, che per la quasi totalità ci dette la rivoluzione, ma ne avemmo pure alcuni nel senso conservatore, e di questi ora parleremo.

Le Capitole, per esempio, e la Correspondance de Rome erano di questo numero, e venivan compilati da alouni legittimisti francesi, ed in lingua francese pubblìcavansi.

Il Costituzionale romano, del march. de Malherbe francese.

L’Educatore in-4 dell’abate Domenico Zanelli parmigiano.

Il Labaro scritto da alcuni ecclesiastici (quegli stessi del Casino), che in sui primi parlando ancor essi di libertà e d’indipendenza eran venuti in grazia dei liberali; ma che poi, assunto un linguaggio più mite e conservatore, si attirarono il loro odio e le loro rampogne. Il loro giornale allora per dileggio chiamavasi il Don Labaro. Nel 1848 ebbe molta celebrità. Il suo formato era in foglio, ed era succeduto al Viminale, ch’era un periodico in-4 compilato da una società di Romani, e che conservossi estraneo alla politica.

Il Giornale Romano si disse essere il giornale che riceveva la inspirazione dal palazzo pontificio, poichè venne introdotto appunto per riportare con fedeltà ed esattezza i discorsi, le risposte, e gli atti tutti del Santo Padre. Era in foglio, e ne fu confidata la direzione ad Antonio Tosi, già autore della Rivista. Visse dall’8 luglio al 21 novembre 1848.

Questi giornali però che rappresentavano presso a poco la stampa conservatrice, chi li leggeva? Quei soli che per la stabilità dei lori principi avevano meno bisogno di leggerli. Egli è un fatto che o per correre appresso alh moda che seguiva i vessilli del progresso, o per timore di accattare la voce di oscurantista, quasi tutti si trattenevano dal leggerli.

Ma vi è di più. Senza parlare dei saloni, ove tu trovavi il Contemporaneo, l’Epoca, e gli altri giornali della [p. 331 modifica]stessa risma, e mai un solo dei giornali conservatori, anche nei caffè o nei quartieri civici i giornali conservatori non vi erano, e quelli della rivoluzione sì.

Lo spirito dunque della popolazione fu formato e mantenuto dalla kttura soltanto dei giornali del movimento più o meno pronunziato; e siccome la quasi totalità dei loro scrittori era estranea a Roma, ne consegue che l’educazione pubblica per ciò che riguarda la politica, e ciò che ne risultò, si dovette precipuamente agli elementi eterogenei che in Roma eransi riuniti.

Ma se abbiam parlato dei giornali che videro la pubblica luce, dei quali si conobbero e autori e stampatori, è giusto che diamo un cenno ben anco dei giornali clandestini, che dicevasi stampati alla macchia, i quali sopra tutto negli anni 1847 e 1848, circolarono e furono i seguenti:

1. L’Amica Veritas.
2. La Voce della Verità.
3. La Frusta
4. I Misteri della Polizia.
5. La Sentinella dei buoni cittadini.
6. La Sentinella del Campidoglio.
7. Lo Zibaldone.

Andiamo ora a riepilogare i nomi di tutti i giornali grandi o piccoli, moderati o esaltati, di lunga o di corta durata, ch’ebber corso il Roma dal 1846 al 1849.

1. L’Album.
2. L’Artigianello.
3. L’Astrea.
4. Annali di Giurisprudenza criminale.
5. Annali delle Scienze religiose.
6. L’Amica Veritas, clandestino.
7. Il Biricchino.
8. La Befana.
9. La Bilancia.
10. Il Banditore.

11. Il Commercio.
12. Il Contemporaneo.
13. Le Capitole.
14. Il Costituzionale romano.
15. La Correspondance de Rome.
16. La Corrispondenza scientifica.
17. Il Casotto dei Burattini.
18. Il Cicerone.
19. La Conversazione di alcuni giovani.
20. La Commedia.

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21 La Cronaca dell’Assemblea.
22. Il Cassandrino.
23. Il Cassandrino vero.
24. Il Cassandrino repubblicano
25. Il Don Ciccio.
26. Il Diavolo zoppo.
27. Il Diavoletto
28. La Donna bizzarra
29. La Democrazia.
30. Il Diario di Roma, e le Notizie del giorno.
31. Il Didascalico.
32. La Donna italiana.
33. L’Epoca.
34. L’Educatore.
35. Il Fanfulla
36. La Frusta, in-4.
37. Un Foglio.
38. La Frusta, clandestino.
39. La Gazetta di Roma.
40. Il Giornale degli Architetti.
41. Il Girovago Farfalla.
42. Il Giornale di Roma.
43. Il Giornale romano.
44. Giornaletto per Fanciulli.
45. Giornale senza titolo.
46. Giornale dei Dibattimenti.
47. Giornale dei Foro.
48. La Guardia nazionale.
49. La Gazza ladra.
50. Giornale del Popolo.
51 Giornale della Giurisprudenza e del Foro criminale.
52. L’Italico.
53. L’Indicatore.
54. L’Interesse nazionale.
55. L’Italia libera.
56. L’Italia del Popolo.
57. Il Labaro.
58. La Lanterna magica.
59. Il Lanternino del Diavolo.
60. La Locomotiva

61. Il Monitore romano.
62. Il Meninpippo.
63. Il Messaggero o L’Eclettico.
64. La Miscellanea istruttiva.
65. Il Mentore.
66. I Misteri di Roma.
67. I Misteri della Polizia, clandestino
68. Il nemico del Diavolo zoppo.
69. L’Oceano.
70. La Pallade, in foglio
71. La Pallade, in-4.
72. Il Don Pirlone
73. Il Popolare.
74. Il Pasquino gazzettiere quotidiano.
75. Il Periodico municipale.
76. Il Positivo.
77. Il Pallon volante.
76. Il Pappagallo, con vignette.
79. Il Panorama artistico.
80. The Roman Advertiser.
81. La Rivista.
82. Il Rugantino.
83. Il Saggiatore
84. La Sentinella de’ buoni cittadini, clandestino
85. La Sentinella del Campidoglio, clandestino
86. La Speranza.
87. La Speranza italiana.
88. La Speranza dell’Epoca.
89. Il Somaro.
90. Lo scontento.
91. Il Tribuno.
92. Il Sapere.
93. La Torre di Babele.
94. Il Tedesco.
95. L’Unione.
96. Il Viminale.
97. La voce di un popolano.
98. La voce del Campidoglio.
98. La voce della Verità.
100. Lo Zibaldone, clandestino



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Volendo noi provare, coerentemente al nostro assunto, la discrepanza immensa fra il numero dei Romani che preser parte al giornalismo, e quello dei non Romani, sottoponiamo e nome e paese di nascita degli scrittori.




Scrittori e Direttori di giornali in Roma tanto progressisti, quanto conservatori o indifferenti.


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NOMI PATRIA



1 Agostini Cesare. Foligno.
2 Arrivabene Conte Oprandino. Lombardia.
3 Armandi Colonnello Pietro. Fusignano.
4 Antinori Marchese Orazio. Perugia.
5 Avezzana Giuseppe. Genova.
6 Bordiga Cesare. Romagna.
7 Ballauri Avvocato Pietro. Piemonte.
8 Bertoni Giacomo. Faenza.
9 Bonis Gualdo. non Romano.
10 Belgioioso Principessa Cristina. Milano.
11 Borioni G. Ancona.
12 Betti Salvatore. Marche
13 Cattabene Avvocato Andrea. Sinigallia.
14 Carnevalini Avvocato Angelo. Viterbo.
15 Caucci Filippo. Incerto.
16 Cialdi Colonnello Alessandro. Civitavecchia.
17 Cuzzocrea Domenico. Calabria.
18 Coppi Abate Antonio. Piemonte.
19 Durando Generale Giovanni.            »
20 Dall’Ongaro Abate Francesco. Friuli.
21 De Boni Filippo. Feltro.
22 Dragonetti Marchese Luigi. Aquila.
23 Farini Dottore Carlo Luigi. Russi.
24 Gennarelli Avvocato Achille. Fermo.
25 Gabussi Avvocato Giuseppe. Bologna.
26 Giucci Gaetano. Napoli.
27 Gavazzi Padre Alessandro. Bologna.
28 Gasparoni Francesco. Fusignano.
29 Gazòla Monsignore Carlo. Parma.
30 Hemans Carlo Isidoro. Irlanda.
31 Lizabe Ruffoni. Ferrara.
32 Lemmi Adriano. Incerto.
33 Mazzini Giuseppe. Genova.
34 Masi Luigi. Perugia.
35 Mannucci Michele. Toscana.
36 Mamiani Conte Terenzio. Pesaro.
37 De Malherbe Marchese. Francia.
38 Miraglia Biagio. Stromboli.
39 Orioli Professore Francesco. Viterbo.
40 Potenziani Marchese Ludovico. Rieti.
41 Paradisi Filippo. Nepi.
42 Pompili Gioachino. Spoleto.
43 Politi Corrado. Recanati.
44 Pantaleoni Dottore Diomede. Pesaro.
45 Perfetti Abate Filippo. Romagna.
46 Pascoli Vittorio. Ravenna.
47 Palazzini Numa. Incerto.
48 Parente Domenico. Napoli.
49 Petroni Avvocato Giuseppe. Bologna.
50 Pieromaldi Avvocato Francesco. Frosinone.
51 Parma R. Incerto.
52 Quadrio Maurizio.        »
53 Rossi Conte Pellegrino. Carrara.
54 Rebeggiani Avvocato Giuseppe. Faenza.
55 Regnoli Avvocato Oreste. Romagna.
56 Reali Professore Eusebio. Orvieto.
57 Raggi Avvocato Oreste. Carrara.
58 Sterbini Pietro. Vico.
59 Spini Leopoldo. Ravenna.
60 Scarabelli Luciano. Bologna.
61 Strutt Arturo. Inghilterra.
62 Torre Federigo. Benevento.
63 Teodorani Avvocato Edoardo. Cesena.
64 Tommaseo Niccolò. Venezia.
65 Tommasoni Tommaso. Fano.
66 Ugolini Avvocato Filippo. Urbania.
67 Valeriani G. Toscana.
68 Venturini Domenico. Marche.
69 Ximenes Abate Francesco. Incerto.
70 Zauli-Saiani Avvocato Tommaso. Forlì.
71 Zanelli Abate Domenico. Parma.
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Seguono gli Scrittori Romani.

1. Armellini Avvocato Carlo.
2. Conti Principe Cosimo.
3. Checchetelli Giuseppe.
4. Cerreti Avvocato Luigi.
5. Gerardi Filippo.
6. Gigli Ottavio.
7. Mazio Paolo.
8. Meucci Filippo.
9. Malvolti Emilio.
10. Pinto Michelangelo.
11. Pistoiesi Erasmo.
12. Petrocchi Avvocato Rinaldo.
13. Righetti Cavaliere Pietro.
14. Tosi Antonio.

Abbiamo così accozzato alla meglio ottantasei nomi, tra romani e non romani scrittori, o direttori di giornali, I primi però non essendo che quattordici sopra ottantasei, rapresentano un sesto del numero, mentre gli altri cinque sesti son rappresentati da individui estranei a Roma, e quindi anche da questo lato provammo fino all’ultima evidenza quanto prevalessero in Roma gli esteri elementi.

Vogliamo ora, siccome facemmo pei circoli, sottoporre ai nostri lettori il titolo degli altri giornali dello stato pontficio; ma non di tutti quelli che hanno esistito, bensì di quelli che pervennero in nostre mani, e che possediamo tuttora. Essi sono i seguenti:

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Ancona 1. Gazzetta di Ancona.
» 2. Il Piceno.
Bologna 1. La Gazzetta di Bologna.
» 2. La Farfalla.
» 3. Il 9 Febbraio.
» 4. La Dieta italiana.
» 5. Il Felsineo.
Bologna 6. L'Unità.
» 7. Il Bullettino del Popolo bolognese.
» 8. L'Eco.
» 9. L'Utile dulci.
» 10. Notizie del giorno.
» 11. Il Quotidiano.
» 12. Il povero Diavolo.
» 13. Le Strade ferrate.
» 14. La Costituente italiana.
» 15. Il Messaggiero bolognese.
» 16. L'Italiano.
» 17. Un Esperimento.
Faenza 1. La Gazzetta universale.
Fuligno 1. L’Emilia.
Forlì 1. L’Imparziale.
Ferrara 1. La Gazzetta di Ferrara.
» 2. La Campana democratica.
Grottamare 1. Frate Crispino.
Macerata 1. Legalità e Progresso.
» 2. L’Educatore dd Popolo.
Ravenna 1. La Gazzetta di Romagna.
» 2. Il Romagnolo.
Sinigallia 1. L'Eco del Misa.
Terni 1. Foglio settimanale.


Affinchè poi non si perda la memoria di quei giornali ch’ebbero corso nelle altre città d Italia in detto periodo, cioè dal 1846 al 1849, poniam qui la indicazione di quelli soltanto di cui possediamo qualche numero. Ciò servirà eziandio per somministrare una ideagli quelle città, ove più vigorosamente si svolse la vita pubblica. Eccone i nomi


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Cremona 1. La Gazzetta privilegiata.
Cagliari 1. L’Indipendenza italiana.
Firenze 1. Il Monitore toscano.
» 2. L’Alba.
» 3. La Patria.
» 4. L’Avvenire.
Firenze 5. Il Nazionale.
» 6. Lo Statuto.
» 7. Il Popolano.
» 8. Il Lampione.
» 9. Lo Specchio.
» 10. La Vespa.
» 11. La Democrazia progressiva.
» 12. Journal universel poliglotte.
» 13. La Guardia nazionale.
» 14. Il Ferruccio.
» 15. Il Giornale militare italiano e di Varietà.
» 16. Belfagor Arcidiavolo.
» 17. Il Tribuno della Plebe.
» 18. Giornaletto, o Catechismo politico pei popolani.
» 19. La Costituente italiana.
» 20. Il Ricoglitore.
» 21. Il Filo-Cattolico.
» 22. La Rivista di Firenze.
Genova 1. La Gazzetta di Genova.
» 2. L’Imparziale ligure.
» 3. Il Corriere mercantile.
» 4. Il Pensiero italiano.
» 5. La Gazzetta dei Tribunali.
» 6. Il Censore.
» 7. Il Cattolico di Genova.
» 8. Il Balilla.
» 9. Il Diario del Popolo.
» 10. La Lega italiana.
Livorno 1. Il Corriere livornese.
» 2. Il Cittadino italiano.
» 3. Il Calambrone.
» 4. L’Italia repubblicana.
» 5. Le Courrier d’Italie.
Lucca 1. Il Giornale privilegiato di Lucca.
» 2. La Riforma.
» 3. Bollettino quotidiano di notizie.
» 4. Campana del Popolo,
» 5. Gazzetta di Lucca,
» 6. Il Vapore.
» 7. L’Era Novella.

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Milano 1. La Gazetta di Milano.
» 2. La Voce del Popolo.
» 3. Lo Spirito Folletto.
» 4. L’Operaio.
» 5. La Bandiera tricolore.
» 6. L’Italia del Popolo.
» 7. Il Pirata.
» 8. L’Italia rigenerata.
» 9. La Moda.
» 10. L’Eco della Borsa.
Napoli 1. Il Giornale costituzionale del Regno dell Due Sicilie.
» 2. La Libertà
» 2. La Libertà italiana.
» 4. Religione e Libertà
» 5. La Nazione.
» 6. Il Nazionale.
» 7. Il Secolo.
» 8. La piccola Posta.
» 9. Il Quirinale.
» 10. Il Lampo.
» 11. Il Telegrafo
» 12. Il Mondo vecchio e il Mondo nuovo.
» 13. Un altro Mondo.
» 14. L’Omnibus.
» 15. L’Eco della Libertà.
» 16. L’Arlecchino.
» 17. La Stampa.
» 18. Il Tempo.
» 19. Verità e Libertà.
» 20. La Sentinella dell’Esercito.
» 21. Coraggio e Perseveranza.
» 22. La Costituzione.
» 23. Un nuovo Inferno.
» 24. L’Araldo.
Novara 1. L’Iride novarese.
Nizza 1. Il Popolare nizzardo.
Parma 1. Foglio ufficiale di Parma.
» 2. Il Riverbero.
» 3. L’Unione italiana.
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Pisa 1. L’Italia dei Giovani.
» 2. L’Indicatore pisano.
» 3. L’Italia.
Palermo 1. Giornale ufficiale del Governo di Sicilia.
» 2. Il 12 Gennaro.
» 3. Il Cittadino.
» 4. L’Apostolato.
» 5. La Costanza.
» 6. La Democrazia.
» 7. L’Indipendenza e la Lega.
Padova 1. Il Caffè Pedrocchi.
» 2. Il Tornaconto.
Siena 1. Un’Ora di lettura per la plebe.
» 2. Un’Ora di lettura per l’artigiano.
S. Vito 1. Al Tagliamento. L’Amico del contadino.
Torino 1. Il Mondo illustrato.
» 2. La Democrazia italiana.
» 3. L’Istruttore del Popolo.
» 4. La Cronaca di tutti li giorni.
» 5. L’Armonia.
» 6. L’Opinione.
» 7. Il Risorgimento.
» 8. Il Costituzionale subalpino.
» 9. La Concordia.
» 10. La Legge.
» 11. Il Saggiatore.
» 12. Abracadabra.
» 13. Confederazione italiana.
» 14. Gazzetta del Popolo.
» 15. Gazzetta piemontese.
» 16. Il Fischietto.
» 17. Il Messaggere torinese.
» 18. Il Conciliatore torinese.
» 19. La Nazione.
Treviso 1. Il Popolano.
Venezia 1. La Gazzetta di Venezia.
» 2. Sior Antonio Rioba.
» 3. Il Mondo nuovo.
» 4. L’Indipendente.
» 5. Il Biricchino.
Venezia. 6. L’Italia nuova.
» 7. Il Libero italiano.
» 8. Asmodeo, Diavolo zoppo.
» 9. Lega italiana dei Popoli.
» 10. Lega italiana.

        Quantunque per noi non si pretenda di aver posto sott’occhio tutti i giornali che pubblicavansi nelle principali città d’Italia, pure confrontati quelli che circolarono in Roma con quei ch’ebber corso in altre città, ci sembra potere stabilire che Roma le superò tutte in fatto di sviluppo di vita pubblica, ma per opera bensì d’individui a Roma estranei.

Se si consideri adunque che Roma aveva nel tempo stesso un settanta o ottanta giornali, che tutti leggevano avidamente, una dozzina o quindicina di casini o circoli sempre in attività, ed una dozzina di quartieri civici aperti pei quattordici rioni di Roma, ove tutto giorno mantenevasi coi discorsi e cogli scritti il fuoco della rivoluzione: se si rifletta alla quantità delle dimostrazioni in piazza, dei banchetti che si dettero all’aperto ed a porte chiuse, ed alle processioni funebri numerosissime ch’ebber luogo nei primi due anni, e che formarono una delle occupazioni principali della città di Roma: se in fine si ponga mente che vi furono elezioni per le cariche nei circoli, elezioni per l’ufficialità della civica, elezioni pei deputati nel 1848, elezioni per la Costituente e pel nuovo municipio nel 1849, sarà forza il convenire che la città ch’era dianzi la più tranquilla del mondo, erasi trasformata in una vera torre di Babele.

Queste nuove occupazioni dei cittadini, questo movimento insolito che invadeva tutte le classi, fece sì che gli uffici pubblici privati, le segreterie, gli studi legali ed i negozi commerciali trovaronsi in un arretrato di scritture sempre crescente, perchè o per un motivo o per l’altro, in tanta distrazione e commovimento di vita [p. 341 modifica]pubblica, l’assentarsi dagli uffici per necessità o per abuso era divenuto una cosa ovvia.

Nè avevasi il coraggio dai capi di ufficio di fare rimostranza veruna, perchè sarebbesi loro risposto: «che così voleva la salute della patria,» e avrebber corso rischio di porgere al giornale la Pallade il pretesto di punzecchiarli coi suoi pungenti articoli, e designarli alla pubblica riprovazione. Pareva in somma che si volesse imitare quegli stoici, i quali, mentre segavansi lor le gambe, affettavano tranquillità, e si vantavano di non sentir dolore. Così coloro i quali sentivan pur troppo avversione a quel turbine che tutto e tutti travolgea ne’ vortici suoi, se ne mostravan contenti, e dichiaravano anzi che quello scompiglio era una bella cosa; e per tal modo permettendo tutto o per prudenza o per paura, non tanto si tacevano, quanto facevan mostra di allietarsene. Questa fu la vera condizione di Roma.

Coll’aver trattato nei capitoli XVI e XVII dei circoli e del giornalismo, abbiamo inteso di spargere qualche luce su questo argomento importantissimo, che nelle varie storie sulle nostre vicende non ci parve abbastanza chiarito, e riteniamo che coll’esserci addentrati in simili investigazioni, avremo schiuso meglio l’adito a conoscere la verità. Chi scrisse prima di noi, pur volendolo, non avrebbe potuto farlo per iscarsezza di quei documenti che agli nitri mancarono, mentre noi ne siam forniti a dovizia. Egli è coll’esame accurato di tutte quelle notizie che andammo o andremo somministrando, che potrà formarsi un giusto criterio di tutto. E allora non recherà meraviglia se vedemmo che la macchina che volea riformarsi, cadde in precipitosa rovina.

Sarà colpa forse della nostra ignoranza, ma non possiamo comprendere come col bitume e lo zolfo, e senza un buon cemento possa innalzarsi un edificio; e così, come col giornalismo, coi circoli, e coi banchetti, e senza il sussidio della religione (come pretenderebbesi dai [p. 342 modifica]rivoluzionari) possa formarsi un governo stabile e prosperevole.

Leggendo pertanto con attenzione lo cose per noi superiormente trattate nei due capitoli XVI e XVII si vedrà chiaramente non essere innocuo quello che tale sembrava. Vedrassi che la storia non si smentisce giammai quando consegna che gli uomini son sempre i medesimi perchè soggetti alle passioni stesse, le quali essendo oggi più accese e pericolose esigono maggiori antivedimenti per l’arte di chi governa.

Vedranno in fine che col ricoprire di circoli il suolo italiano, quasi che fosse un tappeto di fiori, e mettere in giuoco ovunque l’elemento potentissimo del giornalismo quasi che diffondesse le omelie di sanf Agostino, o le prediche del padre Segneri, fu tale fatto che a dir poco debbe qualificarsi d’improvvido ed inesperto. È grave il dover dire queste cose, ma è debito di chi scrive la storia.

Nè il nostro linguaggio colpisce i sommovitori soltanto che redarguimmo spesso nelle presenti carte, non tanto per Io scopo propostosi di ribellare Io stato pontificio, quanto per la inonestà dei mezzi usati per riuscirvi; ma riprende la trascuranza o l’incapacità di chi, dovendo tenerli a bada, illude vasi che con siffatti elementi potesse ottenersi perfezionamento di governo e ordine pubblieo.

Forse la Provvidenza volle umiliare prima i potenti coll’intronizzare per un momento i deboli; e dopo data la lezione, ritirar la mano, spezzare il flagello, e ricomporre a quiete il mondo sconvolto.

Ma questa lezione non deve andar perduta pei governi, perchè essi ancora devono agire rettamente, rispettare gli altri se vogliono essere rispettati, e tenere in onore la sincerità, la probità, la giustizia, perchè vi è qualche cosa nell’alto, che è la Provvidenza la quale, nel dar loro sì severe lezioni, volle che non dimenticasser giammai quel: «Discite justitiam moniti et non temnere Divos

Note

  1. In questo capitolo del giornalismo, come abbiam fatto in quello dei circoli, nel parlare di tutti i giornali complessivamente abbiam dovuto di necessità ripetere quello che dicemmo o diremo dei medesimi partitamente, allorquando per ordine di data dovemmo o dovremo farne menzione.
  2. Queste commozioni o emozioni cui alludiamo, potranno essere intese specialmente dai lettori romani
  3. Vedi Gualterio, vol. I, parte II. Riforme, pag. 212 e seguenti.
  4. Vedi Gualterio, vol. I. parte II. Riforme, Firenze, 1861, pag. 249.