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Dragonetti marchese Luigi aquilano.

      Sterbini dottor Pietro di Vico, il quale quantunque non figurasse tra i promotori, erane uno dei capi; e difatti il Contemporaneo passò sempre per il giornale di Sterbini.1

Vi scrissero molti ch’erano in voce di dotti, e fra questi un Cesare Agostini di Foligno, un avvocato Filippo Ugolini di Urbania, un professore Don Eusebio Reali di Orvieto, un colonnello Alessandro Cialdi di Civitavecchia, un Luciano Scarabelli di Bologna, un Tommaso Tommasoni di Fano, un avvocato Achille Gennarelli di Fermo, un avvocato Carlo Armellini di Roma, un Filippo Paradisi, del quondam Tiberio, di Nepi, ed altri.

Il favore esclusivo del Contemporaneo si limitò all’anno 1847, perchè nel 1848, sia pei molti altri giornali subentrati, sia per le partenze di molti de’ suoi promotori, perdette il primato, e si confuse colla moltitudine degli altri.

La conseguenza che si ebbe però fu che il pubblico romano, uomini e donne, perchè a tutti era venuto il ticchio di leggere, venivasi così gradatamente liberalizzando collo avere adottato a suoi istruttori o maestri di liberalismo, che allora chiamavansi papalini progressisti, o liberali moderati, uno Sterbini, un Torre, un Masi, un Dragonetti, un Gazòla, italiani tutti bensì, ma estranei a Roma.

Non aveva esistito in Roma per tanti anni che un solo giornale politico, come dicemmo, il Diario Romano, ma senza polemica, e quindi destituito di quell’interesse che ovunque destava il giornalismo, ed alcuni giornali scientifici, artistici, e letterari come l’Arcadico, gli Annali delle Sciente religiose, il Saggiatore di Gennarelli e Mazio, la Rivista teatrale di Tosi, la Pallade di Gerardi, il Giornale del Foro, l’Album, il Fanfulla e il Messaggiero o l’Eclettico. La Rivista e la Pallade erano molto letti nei primordi

  1. Vedi Gualterio, vol. I, parte II. Riforme, pag. 212 e seguenti.