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zionari) possa formarsi un governo stabile e prosperevole.

Leggendo pertanto con attenzione lo cose per noi superiormente trattate nei due capitoli XVI e XVII si vedrà chiaramente non essere innocuo quello che tale sembrava. Vedrassi che la storia non si smentisce giammai quando consegna che gli uomini son sempre i medesimi perchè soggetti alle passioni stesse, le quali essendo oggi più accese e pericolose esigono maggiori antivedimenti per l’arte di chi governa.

Vedranno in fine che col ricoprire di circoli il suolo italiano, quasi che fosse un tappeto di fiori, e mettere in giuoco ovunque l’elemento potentissimo del giornalismo quasi che diffondesse le omelie di sanf Agostino, o le prediche del padre Segneri, fu tale fatto che a dir poco debbe qualificarsi d’improvvido ed inesperto. È grave il dover dire queste cose, ma è debito di chi scrive la storia.

Nè il nostro linguaggio colpisce i sommovitori soltanto che redarguimmo spesso nelle presenti carte, non tanto per Io scopo propostosi di ribellare Io stato pontificio, quanto per la inonestà dei mezzi usati per riuscirvi; ma riprende la trascuranza o l’incapacità di chi, dovendo tenerli a bada, illude vasi che con siffatti elementi potesse ottenersi perfezionamento di governo e ordine pubblieo.

Forse la Provvidenza volle umiliare prima i potenti coll’intronizzare per un momento i deboli; e dopo data la lezione, ritirar la mano, spezzare il flagello, e ricomporre a quiete il mondo sconvolto.

Ma questa lezione non deve andar perduta pei governi, perchè essi ancora devono agire rettamente, rispettare gli altri se vogliono essere rispettati, e tenere in onore la sincerità, la probità, la giustizia, perchè vi è qualche cosa nell’alto, che è la Provvidenza la quale, nel dar loro sì severe lezioni, volle che non dimenticasser giammai quel: «Discite justitiam moniti et non temnere Divos