Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche/Indice
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Tavole di ragguaglio |
INDICE
§ 1. Misure degli aridi e dei liquidi presso i Romani; loro rapporti e ragguagli, p. 9. — § 2. Base di quelle misure e modo di verificarle, p. 10. — § 3. Unità di pesi e misure sotto Augusto, p. 11. Goti e Langobardi mantengono il sistema romano di pesi e misure, p. 12. Riforma di Carlo Magno, ivi. Confusione nei pesi e nelle misure dopo l’epoca di Carlo Magno, p. 14. — § 4. Considerazioni sull’epoca nella quale furono create le nostre misure degli aridi e dei liquidi, p. 14 seg.
§ 1. Prima menzione del Sextarius dei grani poco dopo la prima metà del secolo undecimo, p. 17. La riforma di questa misura deve essere avvenuta prima del 1037, p. 18. Questo Sextarius si mantenne inalterato fino ad oggidì, ivi. — § 2. La Soma multiplo dello Stajo; sua prima menzione nei nostri documenti, ivi. La Soma misura prima di peso, poi di capacità, p. 19. — § 5. Dal peso di una Soma di buon frumento si trasse la capacità del Sextarius, p. 21. Questo venne a contenere 20 libbre di buon frumento, p. 22. Le misure dei grani erano rozzamente fabbricate, ivi. Al Sextarius si diede probabilmente una contenenza stabile, fondandolo sulla misura lineare del Cavezzo, p. 23. — § 4. La Soma e il Modius dopo la riforma del secolo undecimo sono una stessa cosa, p. 25. Dopo il 1169 nei nostri documenti prevale il nome di Soma, p. 28. Il Modius o Soma del carbone, p. 30. — § 5. Il Sextarius salis prova che le misure degli aridi erano fondate sopra una stessa base, p. 31. La capacità del Sextarius della calce conferma la contenenza del Sextarius dei grani stabilita in queste ricerche, p. 32. Anche l’esame dei nostri più antichi Calmerii conduce alla stessa conclusione, p. 33. — § 6. Le suddivisioni della Soma e del Sextarius. La Mina ed il Quartarius, p. 35. Il Sedecinus, il Medius Quartarius ed il Tertiarius; divisione sedicesimale e ventiquattresimale del Sextarius, p. 35. Lo Stopellus un tempo misura effettiva dei grani; sua contenenza, p. 36. Prospetto delle misure degli aridi e loro reciproci rapporti, p. 37.
§ 1. La riforma delle misure dei liquidi fu coeva alla riforma delle misure degli aridi, p. 38. Essa avvenne prima del 1057, p. 39. Dopo d’allora si trova anche pel vino la forma Sextarius Civitatis Pergami, p. 39 seg. — § 2. Come per le misure dei grani, così anche per quelle dei liquidi deve essersi preso a fondamento il peso, p. 40. L’olio ora si misurava, ora si pesava, p. 41. La Mina dell’olio pesava 20 libbre di olio, p. 42. Tutto induce a credere che anche la Mina del vino avrà contenuto un egual peso di vino, p. 43. In conseguenza il Sextarius avrà pesato 40 libbre, la Mina 20, il Quartarius 10, p. 44. — § 3. Il Congius conteneva due Sextarii p. 44. Il Congius dei secoli undecimo e duodecimo e della prima metà del secolo decimoterzo corrisponde alla Brenta dei secoli posteriori, p. 45. Il Congius conteneva 80 libbre di vino; prove, p. 46. Il Cavallo e il Carrum o Plaustrum vini, ivi. La Bozzola sedicesima parte del Quartarius, p. 47. La Stopa vaso con cui si smerciava il vino al minuto, p. 47. Riduzione nelle attuali delle misure dei secoli undecimo e duodecimo e della prima metà del decimoterzo, p. 48. Prospetto e reciproci rapporti di queste misure, p. 49. — § 4. Nuovo assetto delle misure del vino dopo l’introduzione del peso di Marco, ivi. Base delle nuove misure secondo lo Statuto del 1331, p. 50. — § 5. Perchè i nostri avi abbiano prescelta l’acqua del Vasine per base di questa riforma, p. 51 seg. Questa riforma ebbe in vista solo il vino e l’aceto e non gli altri liquidi, p. 52. Quando sia avvenuta, p. 53. Difficoltà di un esatto ragguaglio di quelle misure colle attuali, p. 54. Valore approssimativo del Sextarius e prospetto delle misure secondo lo Statuto del 1331, p. 55. § 6. Colla riforma data dallo Statuto del 1331 si mantenne intatto il rapporto fra le misure del vino e quelle degli aridi, p. 55. Perchè alla Brenta siasi attribuita la capacità di solo un Sextarius e mezzo, invece di due, quanti ne conteneva il Congius dell’epoca precedente, p. 56. — § 7. Instabilità delle misure del vino. La mensura consueta quale dovesse essere, p. 57. Il Claudus o Bozzolo dello Statuto dei Dazii di sole Once 20 3/4, p. 58. La necessità di porre d’accordo la misura abusiva data dallo Statuto dei Dazii colla misura legale data dallo Statuto del 1331 fornì probabilmente la base della riforma del 1453, p. 59. Comincia la prevalenza della Brenta sul Sextarins, p. 60. Base della riforma del 1453, e prospetto delle nuove misure, p. 61. Prevalenza assoluta della Brenta sul Sextarius nelle misure del vino, p. 61 seg. Valore della nuova Brenta durata fino ad oggidì, p. 62. Valore delle misure dale dallo Statuto dei Dazii, p. 62 seg. — § 8. Suddivisioni del Sextarius o della Brenta. Il Claudinus ossia il Mezzo, p. 63. Al nome di Bozzola già fino dal 1342 nell’uso comune subentrato quello di Claudus, p. 63 seg. Verso la metà del secolo decimoquinto si trova nominato anche il Boccale, p. 64. Origine delle suddivisioni attuali della Brenta, p. 64. Il Solio e sua corrispondenza col Sextarius, p. 64 seg. — La Secchia corrisponde al Quartarius, p. 66. La Pinta non si trova mai nominata nei nostri documenti, ivi. La Pinta e il Boccale dei Mandamenti di Zogno e Piazza hanno la stessa base delle nostre misure del secolo undecimo, p. 67.
§ 1. Differenti libbre sotto i Romani, p. 125 seg. Alterazione delle misure di peso sotto Carlo Magno, p. 126. — § 2. La riforma ponderale di Carlo Magno non prese piede fra noi, e la libbre sottile rimase come continuazione della libbra romana, p. 127. Origine della libbra grassa e del suo multiplo detto Peso, p. 127 seg. Esistenza probabile della libbra grossa nel 828, p. 128. Ragioni che confermano questa congettura, p. 129. — § 3. Tutto permette di credere alla duplicità delle libbre fin dalla più antica legislazione Statutaria p. 129 seg. Prima menzione della libbra grossa negli Statuti di Como e di Milano, p. 130 seg. Da noi la libbra grossa è direttamente ricordata per la prima volta nello Statuto del 1263, p. 131. Nello Statuto più vecchio però si nomina già il Peso, e le misure dell’olio create nel secolo undecimo hanno per base la libbra grossa, p. 132. — § 4. Il Centenarium ed il Milliarium usati fin dall’epoca romana, p. 133. Questi due nomi servivano ad indicare grossi pesi, p. 134. Essi indicavano anche il numero degli oggetti, p. 134 seg. Il Centenarium ed il Milliarium contenevano 100 e 1000 libbre sottili, p. 135. Perchè siasi continuato da noi a conteggiare in questo modo i grossi pesi, p. 136. — § 5. Le suddivisioni della libbra grossa. Sistema frazionario dell’Uncia, p. 136 seg. Frazione minima detta Granum e origine di questo nome, p. 138 seg. Le suddivisioni della libbra piccola, p. 140. Sistema sedicesimale nella divisione dell’oncia, p. 141. Prospetto delle misure di peso, p. 142. — § 6. Il trovare nei nostri documenti più antichi indicata la libra senz’altra aggiunta non permette di credere alla esistenza di una sola libbra nella nostra città, p. 142 seg.
§ 1. Difficoltà di sapere quando siasi introdotto questo peso fra noi, p. 147. Lo Statuto più vecchio lascia credere che ciò sia avvenuto nella prima meta del secolo decimoterzo, p. 148. Digressione sulla lega dei metalli preziosi, p. 149 seg. — § 2. Argomenti che provano l’introduzione del peso di marco avvenuta fra il 1217 e il 1237, p. 150. Nel 1254 la coniazione delle monete spicciole era basata ancora sul peso dell’oncia comune, p. 151. Non prima del 1454 deve essersi usato il peso di marco per le misure dei liquidi, ivi. — § 3. Quando fu introdotto il peso di marco in Francia, p. 151. A Milano nel 1145 l’argento si pesava già coll’oncia di marco, p. 152. Esempi di altre città, p. 153. I nostri ricevettero da Milano il peso di Marco, p. 153 seg. Le marche conservate nella Camera del Comune di che metallo fossero, p. 155. Nel 1353 si rende più esplicito l’obbligo di far concordare il nostro marco con quello di Milano, p. 156. Anche sotto la Veneta Repubblica venne conservato il marco milanese, p. 157 seg. — § 4. Divisione del marco in otto once, p. 159. Divisione dell’oncia in quarti e in Denari e Grani, p. 157 seg. Prospetto delle suddivisioni del marco, p. 160.
§ 1. Nuovo Piede introdotto da Re Liutprando per le misure dei terreni e come fosse chiamato, p. 161. Leggenda sulla origine di questo Piede, p. 162. Nei documenti il Piede di Liutprando si trova indicato come misura agrimensoria, p. 163 seg. — § 2. Dodici Piedi formavano la Pertica lineare con cui si misuravano i terreni, p. 164 seg. Questa Pertica era detta anche Jucata, p 165. Il Capitium, metà di questa Pertica, sostituito ad essa nella misura dei terreni, p. 166. Suddivisioni del Piede agrimensorio, p. 167. Prospetto delle misure lineari agrimensorie, ivi. — § 5. Il nostro Piede agrimensorio quasi identico al Piede liprando di Milano, p. 167. Ragguaglio del Piede liprando secondo gli Statuti di Milano, p. 167 seg.; secondo Mabillon, p. 169 seg.; secondo Fedrighini e Cristiani, p. 170; secondo il Giulini, la Commissione del 1801 ed il Guerrino, p. 171. Valore del nostro Piede agrimensorio, ivi. — § 4. Origine del Piede di Liutprando secondo il Giulini, p. 171 seg. Questo Piede, corrispondendo al Cubitus romano, spiega il rapporto esistente col Braccio di Milano, p. 172. Testimonianza della Cronaca di Farfa, p. 173. Valore del Piede romano, che fu la base del Piede di Liutprando, durante la decadenza dell’Impero, ivi. Valore approssimativo e massimo dell’originario Piede di Liutprando, p. 174. Le espressioni della Cronaca della Novalesa confermano la origine attribuita al Piede di Liutprando, p. 174 seg. Il modo con cui si costruiva la Pertica agrimensoria non può connettersi che col valore originario attribuito a questo Piede, p. 176 seg. — § 5. Il Brachium da legname e da fabbrica ha origine dalla Pertica agrimensoria, o dalla sua metà il Capitium, p. 177 seg. Esso è la quinta parte del Capitium, p. 178 seg. Nella misura dei legnami il Capitium da cinque Bracci è detto anche Passus, p. 179 seg. Alterazioni di questo Brachium, p. 180. Suo valore, p. 181. — § 6. Cinque di questi Bracci si fanno abusivamente corrispondere al Cavezzo agrimensorio, p. 181 seg. Metodo empirico di costruire il Cavezzo agrimensorio, p. 182. Suddivisioni del Braccio da fabbrica, p. 184 seg. Prospetto delle divisioni del Cavezzo da legname e da fabbrica, p. 184. — § 7. Il Braccio da panno nei più antichi documenti è detto Passus, p. 184 seg. — § 8. Suddivisioni del Passus: il Somessus e il Medius Somessus, p. 186 seg. Il Passus e il Somessus in un’epoca posteriore detti anche Brachium e Quarta, p. 187 seg. Le suddivisioni nella pratica non andavano oltre la media Quarta, p. 188 seg. Valore del Braccio da panno, p. 189 seg. — § 9. I tessitori aveano una speciale misura detto Paries, ora Parét, p. 190. Questa servì anche come misura agrimensoria, ivi. La Paries è fondata sul Braccio da panno; suo valore, p. 191 seg. Cavezzi di diversa lunghezza in uso per la tela, p. 192. — § 10. Il Braccio da panno è formato da due Piedi franchi, p. 192 seg. La Ulna ai tempi di Augusto formata pure da due Piedi, p. 193 seg. I Bracci od Aune di molti luoghi d’Italia sono fondati sul valore di due Piedi, p. 194 seg. La suddivisione detta Somessus conferma una tale origine del nostro Braccio, p. 195. Origine del nome Somessus, p. 195 seg. Prove, p. 196. La origine del Braccio da panno conferma il valore attribuito alla Paries, p. 197. Prospetto delle misure della tela e del panno, ivi. § 11. Il Miglio bergamasco, ivi. Erroneo valore attribuito dal Rota a questo Miglio, p. 198. Esso è fondato sul Braccio da panno, p. 198 seg. Suo valore, p. 200. — § 12. Le misure superficiali dei terreni all’epoca romana, p. 200 seg. Lo Jugerum, la Pertica, la Tabula nelle età di mezzo, p. 201 seg. Le suddivisioni della Tabula, p. 203. — § 13. Rapporti fra queste misure: 24 Tavole formano una Pertica, ivi. Dodici Pertiche o 288 Tavole formano lo Jugerum, p. 204. La base dello Jugerum medievale è identica a quella dello Jugerum dell’epoca romana, ivi. Origine della Uncia de Tabula, del Pes de Tabula e della Pertica Jugialis, p. 205 seg. Il documento dell’Arcivescovo Anselmo spiegato, p. 206 seg. Le divisioni dello Jugerum medievale si trovano nelle divisioni dello Jugerum dell’epoca romana, p. 207 seg. Prospetto delle misure superficiali dei terreni, p. 209. Loro ragguagli, ivi. — § 14. Cause di alterazione delle antiche misure, p. 210 seg. Loro molteplicità nel medio evo, p. 212 seg. La Mera della Valle Seriana Superiore, p. 213. Origine di questa misura, p. 214. Prospetto delle misure dei terreni nella Valle Seriana superiore, p. 215.
§ 1. Difficoltà di trattare questo argomento, p. 217. Produzione media in farina, pasta e pane di un buon frumento, p. 218. Cause che possono influire sulla maggiore o minore produzione, ivi. Influenza della grandezza e della forma dei pani sul calo, p. 219. — § 2. Produzione in farina ed in pane di uno Stajo di buon frumento, p. 220 seg. Cause per le quali il Calmerio del 1263 assegna allo Stajo una produzione molto inferiore, p. 221 seg. — § 3. Riforma del Calmerio fatta dal Podestà Pagano da Bizzozzero, p. 225. Cause di questa riforma e nuova base data al Calmerio, p. 226. Calcoli empirici attuali sulla produzione di farina e di pane per ogni Soma di frumento, p. 227 seg. Prospetto della produzione in pasta e pane di uno Stajo di frumento secondo i diversi calcoli, p. 229.
Tavola I.ª A. Divisione sedicesimale del Sextarius, p. 231. B. Divisione ventiquattresimale del Sextarius, p. 232. C. I multipli del Sextarius, ivi. D. Misure colme della calce, p. 233. — Tavola II.ª Misure di capacità dei liquidi. A. Le misure del vino nei secoli XI°, XII° e nella prima metà del XIII°, ivi. B. I multipli del Congius nei secoli XI°, XII° e nella prima metà del XIII°, p. 234. C. Le misure dell’olio nei secoli XI°, XII° e XIII°, ivi. D. Le misure del vino secondo lo Statuto del 1331, ivi. E. I multipli della Brenta secondo lo Statuto del 1331, p. 235. F. Le misure del vino secondo lo Statuto dei Dazii del 1431, ivi. G. Le misure del vino secondo lo Statuto del 1453, ivi. H. I multipli della Brenta in base allo Statuto del 1453, p. 236. I. Le misure del vino di Valle Brembana, ivi. L. Le misure del vino del 1801, p. 237. Tavola III.ª Misure di peso. A. La libbra grossa e le sue suddivisioni secondo gli Statuti, p. 238. B. I multipli della libbra grossa, p. 239. C. La libbra sottile e le sue divisioni, ivi. D. I multipli della libbra sottile, p. 240. E. I multipli del Centenarium, ivi. F. Il peso di marco, p. 241. — Tavola IV.ª Misure lineari. A. Le misure lineari agrimensorie, ivi. B. I multipli del Capitium p. 242. C. Il Capitium ed il Brachium lignaminis et muri, ivi. D. La Paries ed il Passus (Brachium) da panno e da tela, p. 243. E. Il miglio bergamasco, ivi. F. I multipli del miglio bergamasco, p. 244. — Tavola V.ª Le misure superficiali dei terreni. A. La Pertica e lo Jugerum, ivi. B. I multipli dello Jugerum, ivi. C. Le misure lineari agrimensorie di Clusone e Rovetta, p. 245. D. Le misure superficiali dei terreni di Clusone e di Rovetta, ivi. - Tavola VI.ª Tabelle di confronto. A. Le misure lineari agrimensorie di Milano e quelle fondate sul Piede di Liutprando ritenuto uguale al Cubitus romano dell’epoca di Diocleziano, p. 246. B. Le misure superficiali dei terreni di Milano e quelle fondate sul Piede di Liutprando ritenuto uguale al Cubitus romano dell’epoca di Diocleziano, ivi.