Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche/Avvertenza
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Introduzione | ► |
AVVERTENZA.
A queste poche notizie ed a queste poche investigazioni sopra le nostre misure di capacità degli aridi e dei liquidi noi non vogliamo dare l’importanza di un trattato scientifico sulla nostra Metrologia medievale, chè, sarebbe stato un presumere troppo delle nostre forze e delle nostre cognizioni, se anche solo per un rapido istante ci fosse balenato nella mente un intendimento di tal fatta; nostro solo scopo fu quello di raccogliere quel pochissimo che nella nostra legislazione, come in numerosi altri documenti, si trova disseminato su questo argomento, di salvare queste domestiche memorie, che ogni di più vanno dileguandosi, e di preparare un materiale, che coi suoi risultati possa prestare un sincero ajuto a coloro che investigano i prezzi delle cose nella età di mezzo. A quest’uopo, speriamo, potranno giovare le Tavole che diamo in fine di questo volumetto, per quanto i valori in esse segnati non sieno che approssimativi. Volevamo aggiungere una Appendice sulla Moneta, ma trovammo difficoltà quasi insormontabili. Da noi si deve aver cominciato a battere moneta solo intorno al 1237 e si deve aver continuato non più in là del 1311 (Ronchetti, Memor. stor. 5 p. 14), poichè lo Statuto del 1331, mentre intralascia di occuparsi di questo grave obbietto, ne adduce anche apertamente la ragione, vale a dire, perchè da lungo tempo la nostra città non fabbricava più moneta propria. La storia della moneta adunque prima e dopo questo periodo non può essere per noi che la storia del corso delle monete forastiere sulla nostra piazza, con tutte quelle innumerevoli variazioni, che la maggior parte delle volte non erano regolate che da uno sfacciato arbitrio. L’operetta quindi del conte Sozzi sulla Moneta di Bergamo può supplire fino ad un certo punto alla mancanza del nostro scritto: il tentativo poi di porre d’accordo gli esemplari sopravvissuti colle indicazioni date dai documenti esigerebbe, oltre alla investigazione storica sui documenti stessi, nuovi e più dilicati assaggi, che per mille circostanze ci quasi impossibile di poter ottenere.
Perchè non abbiamo dato un titolo più generale a questo scritto, lo chiarirà la piccola Introduzione che lo precede; solo il Sextarius dei grani e quello del vino sono creazione veramente nostra: i pesi, le misure lineari e quelle di superficie non sono che alterazioni più o meno notevoli di vecchi sistemi a noi pervenuti di generazione in generazione: ed è per questo che non ce ne occupammo che in apposite Appendici. Se è ardire, senza veruna scorta, l’aver affrontato un argomento, al quale nessuno fra noi volse lo sguardo, come a troppo umile cosa, valga la buona intenzione di aver voluto riunire ordinatamente in un unico corpo quanto riguarda questo importante subbietto almeno a salvarci dall’accusaFonte/commento: Pagina:Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche.djvu/256 di soverchia temerità. Questi sono i limiti che ci siamo prefissi: questo è il modesto nostro cómpito. Naturalmente quando potessimo trovare riuniti assieme i materiali metrologici di un numeroso gruppo di città legate da antichi rapporti e da condizioni topografiche speciali, gli apprezzamenti riuscirebbero più agevoli e le induzioni più sicure. Così, a cagion d’esempio, un brano di Statuto modenese ci pôrse il modo di chiarire come venisse stabilito il calmerio per gli osti anche da noi nella prima metà del secolo decimoterzo: così gli Statuti di Como ci spiegano con qual forma si desse ai fornai nostri il calmerio prima del 1263, mentre le troppo brevi espressioni dei nostri Statuti ci avrebbero da sole lanciati in un campo di congetture, senza permetterci di dire alcunchè di certo. Libri, che contengono nudi prospetti di pesi e di misure di tutti i luoghi d’Italia, sono assai giovevoli pei confronti, ma possono anche condurre ad erronee induzioni in ricerche di questa natura. Il trovare, a cagion d’esempio, il Braccio di Cremona o quello di Como uguale a quello di Milano, potrebbe prestare argomento ad indurne una comune origine ed una perfetta conservazione in quelle città, se non sapessimo che solo nel 1781 i Bracci di quelle due città furono aboliti per sostituirvi il milanese. È necessario, non solo che noi conosciamo il valore di queste misure, ma che seguendole, per così esprimerci, passo passo colla indagine storica, possiamo accertarci, verbigrazia, che in un dato luogo le misure non subirono che alterazioni portate dal tempo, indipendentemente dalla volontà degli uomini, oppure che in un altro a una cert’epoca un sistema di misure cessò di esistere per fatto dell’uomo, e ad esso se ne sostituì un altro, come avvenne a Cremona ed a Como. In questo caso ogni apprezzamento ha una base nella condizione effettiva delle cose, e non in una isolata, e quindi ingannevole coincidenza di cifre. E questo ci premeva di avvertire, perchè collo scarsissimo materiale metrologico, che era a nostra disposizione, alcune volte dovemmo appoggiarci a cifre isolate, e lasciar quasi alla ventura il cómpito di raffermare le nostre induzioni. E una tale scarsezza di materiale è quella, che ci lascia incerti se, nel tentativo da noi fatto di porre in luce il sistema di misure dei terreni creato da re Luitprando, e la sua connessione col sistema romano, noi abbiamo portato vasi a Samo o nottole ad Atene. Tuttavia una nota confusa, posta dall’editore appiedi di un documento milanese pubblicato, non ha guari, nel Codex Diplomaticus Langobardiae (Histor. Patr. Mon. 13 col. 449), ci lascia sospettare, che nella stessa città, nella quale si mantennero vivissime le traccie di quel sistema, non si sia ancor giunti a formarsene un esatto concetto, e quindi restaci un debole filo di speranza, che non al tutto inutili abbiano a riuscire le nostre investigazioni. E quand’anche avessimo côlto in fallo, saremmo lieti di aver prestato mezzo ad altri di gettare una maggiore luce su questo sistema di misure agrarie, sul quale, tutti coloro, che sono a nostra cognizione, si esprimono, o con peritanza, o con incertezza.
Il sistema metrico decimale, per la base semplice insieme e rigorosamente scientifica sulla quale è fondato, fra non molto farà scomparire persino la memoria degli antichi pesi e delle antiche misure nostre: se a noi sarà avvenuto di far sì, che almeno qualche ricordo ne sopravviva, non foss’altro, che per una più chiara intelligenza dei nostri documenti medievali, avremo ottenuto quello scopo, che per noi maggiore non saprebbesi desiderare.
Villa d’Almè 30 Luglio 1877.