Capo III

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— M’ha detto che troveremo solamente il duca,

— Che duca? chiesa Diana in fretta, impallidendo istintivamente.

— Il duca San Pietro.

Il braccialetto che la contessa si fermava al polso, cadde sul tappeto. Diana non disse una parola, non diede un grido, nulla, era impietrita.

Lui, Attilio! il suo amore la riafferrava potente, invincibile, insidiatore; si sentiva il cuore che scoppiava: si chinò a raccogliere il monile e strinse la testa fra le mani con um moto convulso; per un momento brancicò sul pavimento colle mani bianchissime, ingemmate: Mio Dio! come lo amo! mormorara piano fra i denti stretti, mentre qualcosa pareva le si lacorasse dentro, come lo amo ancora!

Il marito non la guardava, continuava a leggere; Diana restava lì accoccolata per terra, presa da un tremito,

— Dunque l’hai trovato? disse Gastone alzando gli occhi.

— L’ho trovato, Si rizzò pallidissima, e prese il braccio che il marito le porgeva per discendere lo scalone e andare a pranzo.


La marchesa Elena Malaspina avera una maniera tutta sua di ridere, così bella, così affascinante, che mettera una vampa di fuoco nel cervello a chi la guardava.

Lei sapeva il fascino che esercitava quella sua bocca umida, rossa, quando si socchiudeva, ed era [p. 26 modifica]troppo vana per non usarne ed abusarne; rideva spesso e schiettamente, rise anche quando vide a comparire il duca San Pietro,

— Siete venuto, bravo!

Attilio le portava un grosso mazzo di violette cupe, profumatissime; prima di porgerglielo ne scelse una e la mise all’occhiello.

— Grazie. Volete farvi perdonare le impertinenze di quest’oggi, disse Elena, badate che riuscirete solo a metà.

— Siete vendicativa, marchesa?

— Un poco.

— Anche se si chiedo perdono?

Anche. Stassera sono tutta per Diana......

— Diana?

Sì, è il nome della contessa di Spa, vi piace?

— Molto.... è strano...

— Che vi piaccia? se è bello mi pare invece naturale; non mi avete detto cento volte che il bello vi piace?

— Moltissimo.... Attilio era lievemente distratto.

— Duca, mi permettete di far metà di queste violette con la contessa?

— Fate, sono vostre, anzi....

La conversazione, cadde, Il duca pensava, e quantunque serio, blasé ostinato, il nome di Diana lo aveva colpito. Se fosse stata lei! la sua vanità era dolcemente accarezzata da quell’idea. — Un uomo che sa di essere stato amato molto da una donna, conserva sempre in fondo al cuore l’illusione di essere amato ancora un pochino, di aver [p. 27 modifica]lasciato qualche cosa di sè, non fosse che cenere calda, ed ha la convinzione di saper ridestare la scintilla alla prima occasione. Attilio adesso aspettava con una specie di trepidazione che la contessa entrasse.

La marchesa lo guardava attentamente, con quel profondo senso di penetrazione ch’è nella donna: si sentiva lievemente ferita nella sua vanità vedendosi quasi dimenticata.

— S’è fermata una carrozza, è la sua, sclamò ad un tratto.

Attilio sussultò, Elena sorrise. Non era vero niente, nessuna carrozza s'eri fermata, ma la marchesa ne sapeva quanto ne voleva sapere.

La contessa di Spa entrò poco dopo, suo marito l’aveva lasciata alla scala, e sarebbe tornata più tardi a prenderla; era pallida e la voce le tremava orribilmente.

— Oh! mia buona Elena, come mi tardava di rivederti! esclamò gettandosi fra le braccia della marchesa.

Il duca s’era alzato, e stava immobile fissando intensamente la splendida figura di Diana.

L’ingenua, candida fanciulla si era completata, fatta perfetta; i grandi occhi che si alzavano così poco, ora mandavano lampi abbaglianti, ardenti, carichi di pensiero e di passione.

Si guardarono un momento, lei disopra le spalle di Elena, il duca sorrise stranamente, Diana volse gli occhi.

— Hai fatto bene a venire, come sei bella, più di prima, molto più di prima. È tua madre? ti surà rincresciuto lasciarla, m’immagino ... [p. 28 modifica]

Diana le strinse le mani e diede uno scoppio di pianto. Ne sentiva proprio il bisogno, aveva il cuore gonfio, gonfio, aveva troppo sofferto in due giorni, dalla partenza da Napoli a quel momento.

Attilio era dimenticato; le due amiche si erano isolate nell’intimità del loro affetto, e l’avevano escluso; ma il cuore di Diana era lì accanto al suo che batteva a spezzarsi, e lui sentiva vagamente che nel dolore della contessa aveva la sua parte.

Elena si volse finalmente:

— Scusatemi, duca, è tanto tempo che non ci siamo viste, e voi sapete che la lontananza rafforza i veri affetti, e noi ci vogliamo tanto bene. Poi senza dargli tempo a rispondere, volgendosi a Diana: Ti presento il duca San Pietro mio buon amico; — almeno, credo, aggiunse sorridendo, poi: La contessa di Spa, e dell’amicizia di lei, ne sono sicurissima.

Attilio non rispose, s’inchinò profondamente dinanzi alla contessa, Diana abbassò il capo in un saluto impercettibile.

Di mutuo accordo avevano finto di vedersi per la prima volta.

La conversazione che la marchesa cercava di tenere desta, zoppiccava malgrado i suoi sforzi. Diana parlava poco, il duca rispondeva a monosillabi, la marchesa chiacchierava moltissimo, volubilmente, sfiorando gli argomenti, sottolineando colla voce certe frasi, punzecchiando qua e là col suo spirito inesauribile.