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riparo che per un momento non le lasciava più vedere la realtà.
Il conte Gastone di Spa guardava Elena, e si sentiva riafferrato da quello strano turbamento che aveva provato accanto a lei lungo l’Arno, quel giorno in cui l’aveva trovata.
— Dunque il matrimonio del conte Raul è stabilito, disse la marchesa.
— Davvero? sclamò Diana per interessarsi al discorso.
— Davvero. Sposa la contessina Costanza Santelmo; è un amore vecchio. La conoscete voi baronessa Torre? disse volgendosi ad una signora ch’era accanto a Gastone, piccola, elegantissima, piena di brio, e tanto convinta d’essere bella che finiva per parerlo.
— Io no, forse l’ho vista, ma non me ne ricordo, è bella?
— Gli uomini dicono di sì. E una bellezzina borghese, da figlia di droghiere, nè bionda, nè bruna, cogli occhi sporgenti senza esser grandi, una vitina piccola, ma un corpo meschino, le mani smorte, non bianche, Raul l’adora, e lei si lascia adorare, fa delle toelette splendide che non le figurano addosso, e si fa corteggiare dai giovanotti per conservare il piccante nella salsa d’amore del conte Raul.
— La dicono un’anima dolce, buona, serena, ha il nome fatto d’essere un angiolo, disse ridendo la Torre.
— Aspettate che l’angelo abbia accanto il demonio e le tentazioni..... Non è vero conte di Spa?