La cavalleria italiana e le sue riforme/Vestimenta
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Vestimenta.
La divisa di tutta la nostra cavalleria non è comoda, non è igienica, non corrisponde alla natura del suo servizio, non ha carattere nazionale. — Aggrava il carico d’una quantità di robe inutili; dà soverchio peso al cavallo; lo impaccia nella sua leggerezza.
A tutti questi difetti regna sovrana l’incostanza, perchè i cambiamenti e le modificazioni nella forma, negli accessori, nelle dimensioni e nei colori, per lo più senza scopo d’utilità, si succedono incessantemente; e con quanto vantaggio del pubblico tesoro e del risecato stipendio1 dei minori uffiziali, ognun se lo immagini.
Dal 1860 ad oggi, tra’ regi decreti, note e circolari, se ne annoverano circa il centinaio che riferisconsi al vestire e sue riforme, e tra queste da oltre 20 risguardano la cavalleria.
Fu un fare e disfare continuo: non già perchè ne avesse utile, economia o maggior comodità il soldato; ma per rendere l’uffiziale più attraente, o meglio lusingar l’occhio degli spettatori; quasi che si trattasse di ragazze da marito o di comparse da palco scenico.
La truppa intanto è mal vestita, e questo è un fatto provato dall’esperienza dell’ultima guerra, e dai noti progetti delle commissioni, dove non si parla di leggiere modificazioni; ma vi si tratta di radicali cambiamenti, da incominciare dal cappello per finire alle scarpe.
Questa è la conseguenza d’aver sempre adottato servilmente e senza scelta tutto ciò che le straniere nazioni hanno ammesso conforme i loro costumi e il loro carattere dominante; senza tener conto che questi costumi e questo carattere essendo in opposizione ai nostri, ci avrebbe resi scimmie da meritar la frusta2.
Sembra incredibile che Italia nostra, la quale per ben due volte fu maestra e culla d’ogni civiltà, sia ora tanto basso caduta, da veder la poveretta andare aliando intorno i quartieri d’Europa, come il mendico in cerca d’abiti, che con più o meno garbo possano coprir le sue vergogne!
Si discute se più convenga quel costume di Francia, di Spagna o di Germania, come si farebbe sul figurino della moda; si consultano persino i pittori, e si finisce sempre coll’adottare il partito di coloro, cui otto anni di vita nazionale non bastarono per ispogliarsi delle impressioni e dei pregiudizi, in mezzo a cui divennero adulti.
Per questo poi, tanti ne vediamo, talmente impressionati degli austriaci, che non sanno trovar bello, se non quanto sa d’ussaro o d’ulano. Molti altri, invaghiti dei rossi calzoni (dei braconi alla barbara, direbbe Tacito3) vorrebbero introdotte costumanze francesi. — Taluni, tra coloro che i russi videro in Crimea, non sarebbero alieni dalle foggie cosacche. — Ciascuno vorrebbe adottati gli usi e i pregiudizi del modello che si è proposto; e lo scarso criterio ne accresce l’entusiasmo, perchè quanto più ristrette uno ha le idee, tanto più s’ostina in sostener le altrui4.
Intanto una divisa unica, non dirò definitiva, perchè il progresso a poco a poco deve portare utili modificazioni, ma che almeno abbia regno non tanto effimero, è ancora un desiderio quantunque l’erario potesse averne economia, e l’uffiziale più che ogni altro ne profittasse; perchè è chiaro che l’acquisto dei cavalli, il cambiamento d’arma e di tenuta equivalgono alla soppressione dello stipendio per qualche anno.
La nostra tenuta potrà a taluno apparir brillante, e forse anche tale da dar bello aspetto a chi la porta; ma niuno verrà a dirmi che sia comoda in guerra; che non offenda la logica e il buon senso, e che in sommo grado non manifesti i vizi che ho indicato in principio, e che ora imprendo a dimostrare.
La tunica ha foggia tedesca ma peggiorata; strozza alla gola, stringe il petto e lo riscalda; l’aria che si trova rinchiusa tra essa e il torace, non potendo rinnovarsi, acquista una temperatura anormale; impedisce l’evaporazione; provoca il sudore. — Stretta a vita dalla cintura di cuoio, tira al braccio; ne impedisce il libero moto nelle ruotazioni della lancia o nelle alte parate della sciabola, e facilmente si straccia sotto le ascelle. — I cordami5 aggiunti al petto degli Ussari e delle Guide, non so se per dar più risalto, o per seguire costumanza straniera, nulla tolgono ai difetti; molto aggiungono alla spesa: — la cintura posta al disotto è la sola cosa utile che vi si vegga.
La giubba ha ad un dipresso gli stessi inconvenienti della tunica ed aggiunge ingombro all’affardellamento6. — Nell’ultima guerra, pochi giorni prima delle ostilità, venne ordine di rimandarle al deposito, insieme alle pesanti gualdrappe e alle maniche del pastrano che furon fatte scucire, per dimiminire il volume del carico, alleggerire i cavalli e render più spiccio il cavaliere.
Gli spallini sono inutili, incomodi e molesti: — inutili, una volta che vi sono altri corpi che non ne fanno uso; incomodi, sia che s’indossi il pastrano, sia che si porti a tracolla; — molesti, tutte le volte che stando a campo si debba dormir vestiti.
Il goletto gareggia colla tunica a stringere il collo del soldato in un incomodo collarino, che urta colle abitudini del vestire attuale. — Nella campagna scorsa, la maggior parte fece uso d’una sciarpa di lana bianca, o d’un fazzoletto d’altro colore. — Fu questa la prima fra le tante alterazioni della tenuta, imperocchè dalle minuzie veggonsi sempre incominciar gli abusi7.
Il pantalone giornaliero e di parata è tirato e meschino, perciò dura poco e facilmente si rompe. Nelle pioggie, sprovveduto di gambale di pelle, s’inzuppa nelle estremità, e mantiene l’umidità alle gambe; il fango acre delle strade, che vi si appiglia, non si può togliere che diseccato, e col frequente stropicciar la stoffa, si dirada e deteriora. — Le sole Guide hanno quello giornaliero difeso dai gambali di pelle, che, essendo cucita più in basso, lo fanno apparir di giusta lunghezza, quantunque il sottoposto panno sia egualmente lesinato per l’indispensabile sconto alla nera massa d’economia. — Le bande, ond’è guernito, son tutte dell’istesso colore torchino scuro per la truppa, mentre variano per gli uffiziali secondo i colori del reggimento. — È una stonatura che non può scusare, nè la nettezza, nè l’economia; dopo che agli Ussari si lasciano rosse, e alle Guide di color bianco, ch’è assai più delicato e difficile a mantenersi.
Il cheppì8 foggiato alla francese, ma più duro e pesante, è brutto per la forma; non regge a difesa, non ripara dal sole, e non cuopre dall’acqua; perchè il rovescio della copertina non può sempre adoprarsi, specialmente in guerra. — Il peso del pennacchietto di crini che scende a destra dietro la spalla, lo tira da quella parte; la nappina non fissa, facilmente si perde, e allora dà brutto aspetto alla tenuta e all’uniformità d’un reggimento.
Gli Ussari e la scuola normale lo hanno invece di modello austriaco; la nappina è guernita di festa da un ciuffetto di crini, che non ha scopo, e come ornamento è nullo. Nei dì festivi e di gran tenuta, gli Ussari, come i più spicci e leggieri, v’aggiungono ad inutile e curioso ornamento un fascetto di cordoni con fiocchi, perchè meglio ritragga della foggia magiara. — I Cavalleggieri e Lancieri hanno anch’essi i loro cordoni, che se gli avvolgono intorno la vita coi fiocchi dondolanti a sinistra. È strano che mentre per gli uffiziali sono d’argento, la truppa, che dovrebbe averli bianchi, gli abbia invece del color delle mostre. — In armi, o a cavallo, ne attaccano un’estremità alla parte posteriore del cheppì, a scopo dicono di sostenerlo se avesse a cadere: — ma perchè allora non farne uso in guerra?!.. È un pretesto come tanti altri, per dare una ragione di essere, ad una gala inutile, che non serve ad altro che a toglier pieghe alla valigia, coll’imbottirne meglio qualche parte.
Il berrettone9 delle Guide è una importazione boreale che ha l’aria pesante e goffa. I peli che vengon giù davanti agli occhi coprono metà del viso. Visto per di dietro, toglie il garbo alla persona, e sembra che le spalle gli sian puntello. — Nel suo complesso, è una stravaganza da capo tamburo, adatta forse ai manciuri o ai calmucchi della santa Russia, ma non a noi, pel nostro clima, pel nostro tipo, pella taglia da cavalleggiere e per l’economia dello Stato; perchè all’importazione straniera, già tanto grave all’Italia, non ci mancavan più che le pelli degli orsi del settentrione, per coprire il capo con barbara foggia, ad un migliaio de’ suoi soldati.
L’elmo della cavalleria pesante, non fosse altro, è cosa nostra, e dà aspetto soldatesco e bello; ma troppo basso di coccia, nelle lunghe marcie al sole, il ferro soverchiamente s’infuoca, riscalda la testa, e si rende molesto a chi lo porta.
Il pastrano è troppo corto, perchè capi sarti e relatori fanno a chi più può a dare sconto maggiore alla cosiddetta massa di economia. — Non ripara abbastanza dall’acqua per la cattiva qualità del panno. Rotolato, riesce troppo voluminoso, sia che si tenga sulla sella, sia che si porti ad armacollo. Fu per questo che nella scorsa campagna vi si fecero scucir le maniche.
Le bandoliere, i budrieri e tutti gli altri cuoiami sono bianchi perchè meglio spicchino, ma facilmente si sporcano, e richiedono servitù continua. Si direbbe che la cavalleria in campagna non ha abbastanza occupazioni, per sopraccaricarla ancora della cura d’imbiancare i cuoiami. — Si dànno neri, agli uffiziali; perchè questa differenza di tenuta?.... Se sono buoni per essi, non sarebbero migliori pei cavalieri?... I soli Ussari gli hanno tutti in cuoio rosso detto bulgaro, che ha l’inconveniente d’esser contrario all’economia dello Stato, dovendosi provvedere all’estero; mentre il corame nero, che abbiamo in casa, favorirebbe l’industria nazionale, e non aggrava l’importazione.
La tasca sciabola, aggiunta alla tenuta degli Ussari e delle Guide, è una pretta imitazione magiara, talmente d’impaccio nel camminare, che per noi si direbbe non avere altro scopo, che di fare il gambetto nell’andare a piedi; perchè se un soldato a cavallo dovesse portare un piego, se lo metterebbe in petto, e mai più in mia tasca stretta e poco sicura, la quale, ciononostante, co’ suoi tre pendagli, aggiunge lire 10,200 alla spesa, e 700 grammi al peso.
Tutti questi abiti, sopraccaricati da tanti abbellimenti e superfluità, che in marcia o in campagna, si rinchiudono nella valigia, o s’aggiustano sulla sella insieme al resto, costano molto allo Stato, sagrificano l’utile all’apparenza, aggravano il carico, e rendono necessaria, indispensabile una riduzione.
Oggi un cavallo di truppa completamente bardato vi mostra sul dorso due prominenze più alte delle gobbe del dromedario. — Inzeppateci in mezzo un omaccione, strozzato alla gola dall’alto collare; stretto al petto dalla tunica, con cordami dinanzi ed altri in giro; con fiocchi che gli dondolano a sinistra; fasciato intorno dal grosso rotolo del pastrano, e dalla bandoliera d’una giberna, da cui se estraete una cartuccia ve ne cadon due; stretto a vita da grossa cinghia da cui scendon giù correggie e pendagli d’ogni specie; mettetegli in capo un gallicano cheppì tirato a destra dalla pioggia dei crini, o meglio un berrettone boreale coi suo doppio decimetro di pennacchio, e poi ditemi dove sta il buon gusto e l’eleganza; — venitemi a parlare dell’agilità del centauro!.....
Bisogna che la tenuta della cavalleria sia sciolta, e perciò nelle commissioni a ciò deputate — «il vecchio elemento che vorrebbe tutto cinghiare e serrare non primeggi10.»
Bisogna che la forma degli abiti sia appropriata alle necessità della vita, e non soggetta ad un gusto passeggiero o ai capricci della moda.
Bisogna che il corredo sia in armonia colla nuova tattica; con quella tattica in cui durante un’intiera guerra si resta sempre accampati. — A che aver cose che non servono che alle rassegne o nei dì festivi?...
Sia dunque la divisa comoda per la forma, semplice pei colori, forte per la sostanza e non chiassosa. Sia atta a vestirsi sollecitamente, non imbarazzi alcuna funzione vitale, riesca in un tempo calda e leggiera, regga all’acqua, non abbia inutili ornamenti, sia utile in tutto, nè manchi di buoni gusto e d’eleganza; perchè tra le passioni umane la vanità è troppo inerente alla natura del soldato ed alla sua giovinezza.
Un cavaliere deve poter saltare da terra a cavallo, e da cavallo a terra, completamente in armi. Deve potersi alzare, abbassare e rialzar da terra qualche cosa, senza esser legato o imbarazzato dal carico o dalla divisa.
S’abbia perciò non più tunica, ma una comoda camicia di panno color celestino, collo sparato sino al fondo, avente nell’interno due lacci a guaina alcuni centimetri sotto l'anca, affinchè, stretta a vita, le pieghe rimangan tutte ugualmente indietro sotto la cinta del pantalone, e alzando il braccio, non tiri sotto le ascelle. Sia chiusa dinanzi da nove bottoni piatti in acciaio bruciato, col numero del reggimento; ed abbia sul petto due saccoccie a taglio obbliquo. — Goletta rovesciata, contraspallini, rilievi sulle spalle e paramani in velluto nero, e al disotto cravatta nera a sciarpa. — Il militare strozzato chiuso ed istecchito, non è del nostro clima, non è più del nostro secolo.
Il pantalone di panno dell’istesso colore, fatto a mutanda, sia comodo a taglio dritto, scenda giù ribboccato sul gambale di cuoio, o sulla tromba dell’alto stivale, e sia guernito di pistagna di panno nero lungo la cucitura esterna.
Una fascia color torchino cinga la vita con due o tre giri, in modo da cuoprire la cintura nera della sciabola e la cinta del pantalone. — Cotesta fascia in campo, messa attorno ai reni la sera, la notte e il mattino, guarentisce il ventre dal freddo e dall’umidità, ed è un agente preservatore della maggiore efficacia contro i flussi addominali.
In capo, un caschetto in cuoio nero, con basso cimiero in metallo bianco, coprente nella sua lunghezza tanti fori, per dare libero sfogo all’aria, e avente in giro una piccola tesa, più prolungata alla gronda e al frontale, perchè possa ovunque riparar dal sole e guarentir dall’acqua.
La calzatura consista in due paia scarpe con un paio gambali di cuoio a uosa fermati esternamente. Cotesto gambale a uosa rimpiazzerebbe gli stivali sempre incomodi per adattarsi al carico; dà più garbo alla gamba allorchè è ben fatto, e non ne ha gl’inconvenienti nelle marcie a piedi. — Il secondo paio di scarpe sarebbe sempre più leggiero degli stivalini, e s’adatterebbe con facilità sul carico, mettendone una per ogni saccoccia all’arco anteriore della sella, essendo indispensabile che il cavaliere abbia doppia calzatura.
I guanti di pelle bianca scamosciata avrebbero la manopola in cuoio nero, che s’unirebbe al guanto mediante una catenella in acciaio bruciato all’estremità inferiore, avente in ogni parte un fermaglio invece del bottone, e così la mano della briglia, che è sempre scopo ai colpi di un cavaliere esperto, sarebbe meglio preservata.
La cintura della sciabola, co’ suoi pendagli in corame nero, fissata agli anelli, sarebbe fermata a vita con fibbia ad ardiglione, cucita alla sinistra, affinchè il cavaliere la possa mettere come più gli aggrada, senza aver d’uopo di far prima scorrere il riscontro.
In marcia o in campagna, aggravato dal peso della pistola a rivolta e sua taschetta, potrebbe anche portarsi sulla fascia, per allontanarne dall’addome il contatto, sempre faticoso dopo qualche tempo.
La dragona sarebbe ugualmente in corame nero, ad eccezione dei sottuffiziali, a cui si darebbe in seta torchina, con girello e passante in oro.
Il pastrano di panno color grigio sia più lungo dell’attuale; abbia due saccoccie a vita; una sul petto al didentro, e scenda dritto dinanzi. Le pieghe formate a cinta dalla sua ampiezza siano raccolte dietro da un fermaglio dell’istesso panno, che le contenga tra due bottoni. Le maniche ed il bavero mobile siano in guttaperca grigia, per l’uniformità del colore, e perchè nelle lunghe marcie alla pioggia adempie meglio al suo ufficio di guarentire dall’acqua; presenti rotolato minor volume; e in tenuta di città, quando s’indossa pel freddo, stante la sua foggia quasi uguale al cappotto soprabito dell’uffiziale di fanteria, possa pure portare senza il bavero.
La tenuta giornaliera sarebbe soppressa, perchè in origine la giubba di panno attuale era la tenuta pei servizi di quartiere, indi ne fu fatta la tenuta abituale del soldato. La sua soppressione non ha inconveniente e presenta notevoli economie; perchè i vecchi abiti di tenuta, rinnovati alla loro scadenza, li potrebbero rimpiazzare pel quartiere, e così in marcia o in campagna, lasciati al deposito, non vi sarebbe sul carico altra veste esterna all’infuori di quella che s’indossa.
Al deposito dovrebbe anche lasciarsi il pantalone di tela, che se è utile durante la pace, è d’imbarazzo in guerra; perchè più o meno prossimi al nemico, quando è che la propria sicurezza permette farne uso?... Soltanto nei cambi di guarnigione potrebbe tollerarsi fosse messo sulla sella, tra il seggio ed il cuscinetto.
Il berretto a visiera sarebbe rimpiazzato da un berretto da quartiere, simile a quello dei bersaglieri, ma di color celestino con nappa bianca. In marcia si potrebbe portare in tasca o in petto, non avendo visiera che lo impedisca. In accampamento di notte si può tirar giù sulle orecchie e anche coprirsi gli occhi, per preservarli dalle correnti d’aria, principali cagioni delle oftalmie. Il berretto a maglia sarebbe così soppresso per togliere dal corredo un articolo che sarebbe superfluo.
La valigia sarebbe in pelle nera, per la tolta gualdrappa, e non dovendo più contenere che due camicie di cotone, un paio mutande di tela, un asciugamano ed il libretto, dovrebb’essere ridotta metà dell’attuale, e fatta in modo che nel mezzo fosse più ristretta.
Il farsetto a maglia grossolano, sudicio ed indecente, sarebbe surrogato da una camiciuola di panno color grigio, con sue maniche e senza goletta, chiusa al petto da sei bottoni d’osso. Questa camiciuola col pantalone di tela formerebbe la tenuta di quartiere e degli esercizi a piedi. Nell’estate potrebbe anche risparmiare la camicia di panno nell’istruzione di piazza d’armi, e mi tempi freddi si porterebbe sotto.
La gavetta stante le diminuite dimensioni della valigie e del carico nei suo contorno, non potendo più adattarsi alla paletta per la sua forma, si ridurrebbe cilindrica, in modo da infilarvi il lato destro della valigia, od invece del manico avrebbe due anelli, con cui si fisserebbe alla correggia di destra.
In riassunto tutto il corredo del cavaliere sarebbe adunqe così composto:
1 Camicia di panno;
1 Paio pantaloni di panno;
1 Camiciuola di panno;
1 Paio pantaloni di tela;
1 Caschetto;
1 Berretto di panno;
3 Camicie di cotone;
2 Paia mutande di tela;
2 Paia scarpe;
1 Paio gambali a uosa;
1 Paio zoccoli per la scuderia;
1 Paio speroni;
2 Paia guanti;
1 Paio manopole in cuoio nero;
2 Fazzoletti;
2 Asciugamani;
1 Gavetta con cucchiaio;
1 Bicchiere di pelle;
1 Borraccia;
1 Involto con quanto occorre per cucire e pettinarsi;
1 Doppia scopetta da scarpe;
1 Scopetta da panni;
1 Scatola da lustro;
1 Scatoletta per manteca;
1 Sacco da biada.
In questo modo la riduzione del corredo al più stretto necessario, l’adozione di una sola tenuta e la soppressione di cordoni, pennacchio, bandoliere, giberna e tasca-sciabola, arrecherebbe notevole vantaggio all’economia del tesoro e dell’esercito; sbarazzerebbe il soldato d’una quantità d’inutili ornamenti, diminuirebbe il peso delle sue robe, e più leggiero e ben fatto riuscirebbe l’affardellamento.
La divisa degli uffiziali avrebbe l’istessa foggia, tranne il gambale a uosa, che per essi sarebbe rimpiazzato dall’alto stivale a pieghe, colla tromba ricoperta sotto la rotula dalla ripiegatura del pantalone.
Il fazzoletto da collo di seta nera al disotto dalla camicia di panno sarebbe sovrapposto ad un solino bianco a piacimento, e la barba tanto difforme per sua natura non dovrebbe più aver modelli o prescrizioni.
Alla loro tenuta si aggiungerebbe ancora una comoda pelliccia11 di panno color celestino a un petto, soppannata in nero e prolungata d’alcuni centimetri oltre l’anca, con orlatura, goletta e paramani in astrakan. Le due cuciture alle spalle sarebbero cordonate in nero; in seta nera ugualmente i sei alamari al petto e i cordoni intorno al collo, e si porterebbe sulle spalle, o s’indosserebbe a piacimento invece del pastrano, in tenuta di città o nel cavalcare a diporto.
La cintura da sciabola sarebbe nera anche per essi in campagna, in marcia, in servizio di quartiere o agli esercizi; ma in tenuta di città avrebbe sempre i pendagli in argento, e la dragona non cambierebbe da quella attualmente in uso.
I distintivi dei gradi, affinchè non diano sull’occhio e non rendano bersaglio chi li porta, siano applicati sul velluto nero alle due estremità anteriori della goletta, per tutti indistintamente; e alla camicia di panno non solo, ma eziandio al pastrano, ed anche alla pelliccia per gli uffiziali; perchè i gradi si debbono distinguere in tutte le posizioni possibili, il che non sempre è agevole colla tenuta attuale.
I trombettieri s’abbian dunque una cornetta per parte in lana bianca, e il trombettiere maggiore in argento.
I soldati di 1ª classe si distinguano per un’orlatura in passamano bianco alle due estremità anteriori.
I caporali abbiano sul velluto una stella di lana bianca per parte. I Caporali forieri v’aggiungano l’orlatura in passamano bianco, come pei soldati di 1ª classe.
I Sergenti v’abbian due stelle bianche ugualmente in lana, e tre i Forieri.
Il Caporale maggiore ed il Foriere maggiore ve le avranno invece in lana gialla.
Negli Uffiziali, una stella per parte in argento distingua il Sottotenente; due il Luogotenente; tre il Capitano. Gli Aiutanti maggiori v’aggiungerebbero inoltre alle due estremità anteriori, l’orlatura in passamano d’argento, qual distintivo della loro carica, perch’è un’indecenza mostrarlo come oggi, proprio là ove la schiena cambia nome.
Gli Uffiziali superiori avrebbero le stelle in oro; una per parte il Maggiore; due il Luogotenente Colonnello; tre il colonnello.
Il segno di servizio consisterebbe, per gli Uffiziali in due fiocchi di seta torchina appesi ad una staffa, a cui s’infilerebbe la fascia a sinistra, e si cuoprirebbe coi sovrapposti giri. Gli Aiutanti di campo dei Generali gli avrebbero pendenti a destra.
La truppa si distinguerebbe invece dal caschetto fermato col sottogola; perchè coll’abolizione del pistolone, surrogato dalla pistola a rivolta, le bandoliere della giberna divengono arnesi inutili, e il cavaliere dev’esserne sbarazzato.
Con questa divisa non vi sarebbero più che tre tenute:
1ª Tenuta in armi | a cavallo; a piedi; |
2ª Tenuta per gli esercizi | a cavallo; a piedi; |
Le due prime tenute sarebbero regolate da disposizioni speciali risguardanti lo scopo, il genere di servizio o il grado d’istruzione. Quella a diporto dovrebb’essere in caschetto e senz’armi, salvo circostanze eccezionali; perchè lo svolgersi delle liberali istituzioni, come porta modificazioni all’organamento morale dell’esercito, così deve modificare il carattere morale della tenuta militare.
Note
- ↑ I soli Stati Uniti d’America sono quelli che sino ad oggi abbiano saputo sciogliere il problema degli stipendi. Essi non ne hanno che di tre specie; uno per gli uffiziali subalterni compreso il capitano; uno per gli uffiziali superiori ed un terzo per gli uffiziali generali.
- ↑ L’Austria ha belli e numerosi reggimenti d’ussari perchè la pelliccia, il dolimano, ecc., formano il costume nazionale degli abitanti d’Ungheria. Le potenze vicine hanno scimmiettato l’Austria, ed hanno voluto aver degli Ussari, quasi sempre perchè alcuni cortigiani eleganti hanno voluto brillare con belle divise, in mancanza di talenti e d istruzione.
Tutte coteste uniformi brillanti, dispendiose all’uffiziale e allo Stato, e incomode al soldato, ci vennero sempre dalla stessa fonte. — Schauemburg (Le Baron de) Emploi de la cavalerie à la guerre, Cap. ii. pag. 134. - ↑ Superbo parve alle terre e città col dare alle persone togate udienza in saio di più colori, e braconi alla barbara (parlando di Cecina) G. Cornelio Tacito Delle Storie — Libro II. § XX.
- ↑ Paolo I, assunto al trono di Russia, eseguì subito il suo progetto favorito di adottare per l’esercito il costume prussiano, benchè quello che aveva allora l’esercito russo fosse più comodo e relativo al clima del settentrione. Souwarow vedendo il nuovo regolamento che prescriveva la cipria, i codini, una divisa affettata, incomoda e che non guarentiva il soldato dal freddo, gridò: «E che diavolo, la polvere da incipriare non è polvere da cannone, e i codini non sono baionette.»
- ↑ Gli alamari.
- ↑ «L’involto fatto colla giubba e pantaloni di tela arrotolati ambedue.... si ripongono per la loro giusta metà sul pomo della sella ove verranno stretti dalle correggie ivi esistenti.» Regolamento per l’esercizio ed evoluzioni della cavalleria. Vol. 2°, art. 3. pag. 50.
- ↑ Il veterano, quello che ha lunga pratica del servizio, giudica una truppa a prima vista, dalla sua tenuta ed immobilità nelle righe. Ove la tenuta non è regolare, manca la disciplina e tutto il resto. Schauemburg (le Baron de) De l’emploi de la cavalerle à la guerre. Pag. XXX.
- ↑ Se taluno volesse muovere appunti sul modo com’è scritta questa voce, l’invito a cercarne la ragione nel dizionario militare del colonnello Carbone.
- ↑ Per non far torto alla straniera origine lo chiamano Kolbak, come se nei dizionari militari italiani mancasse la voce corrispondente. — V. Dizionari militari italiani di Ballerini, Grassi, D’Ayala, Società Editrice e Carbone.
- ↑ Ulrico D’Aichelburg maggiore nei Bersaglieri. — Considerazioni sull’armata italiana dopo la campagna del 1866
- ↑ Chi non comprendesse il significato di questa parola dalla sua denominazione, non ha che cercarla nel Dizionario militare del Colonnello Carbone, per assicurarsi che equivale a ciò che con vocabolo forestiero è detto spencer.
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