La cavalleria italiana e le sue riforme/Armi

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Armi.


Nelle armi la lancia è ottima; la sciabola pessima; il pistolone d’imbarazzo; la pistola antiquata.

La lancia, che si conserva tuttora come l’ereditammo dall’esercito Sardo, è l’unica arma perfetta che abbia la nostra cavalleria. Sopra di essa non v’è nulla a dire; nulla a modificare. Quel suo chiodo sottile e quadrangolare ne fa un’arma micidiale, terribile e di potente effetto morale, su quanti nimici abbia l’Italia che volessero farne saggio.

Ammirabile nella carica e nell’urto; ottima nel rincalzo; vantaggiosa nel combattimento isolato; quando sia ben maneggiata, è l’arma migliore e più perfetta che possa darsi alla cavalleria.

La sciabola ha forma non cattiva; ma è pesante, rotonda d’impugnatura, e non equilibrata. Il soverchio peso della lama, non proporzionato all’elsa, si trae dietro il braccio, e i colpi cadon giù di piatto.

Affinchè una sciabola sia buona, è d’uopo che il peso della guardia sia in proporzione colla lunghezza della lama, perchè da cotesto equilibrio ne dipende l’effetto; e che l’impugnatura sia piatta nei quattro lati, per impedire che si possa stringere così ermeticamente, come sarebbe se fosse ovale e rotonda, essendochè in una giusta proporzione di forza e di agilità risiede l’utilità della sciabola.

Se questi principii invariabili si fossero osservati da chi ne presentò il modello, l’erario non avrebbe oggi il danno di [p. 64 modifica]rinnovarle tutte, dopo il settimo anno da che fu approvato, ed il quarto che furon distribuite.

Il pistolone è un imbarazzo, perchè l’uso generale delle armi da fuoco di precisione ristringe talmente l’azione della cavalleria nella più impetuosa e repentina offesa, che il suo combattimento in esploratori, impraticabile in guerra, non va più annoverato che tra i tanti perditempo delle nostre piazze d’armi.

Tutta l’azione difensiva della cavalleria, abbandonata a se stessa, e quando non sia protetta dall’artiglieria volante, che è propriamente il suo fuoco, si riduce a sottrarsi colla maggior velocità al tiro lungo e fitto delle nuove armi, senza che per questo la sua gloria venga meno, perch’è in conseguenza della celerità delle sue mosse, che, quantunque battuta e respinta, vi ritorna spesso in azione balda e vittoriosa.

Difatti, contro una linea d’esploratori di cavalleria, spiegata a coprire e protegger cavalleria contro fanteria, bastano pochi bersaglieri appiattati dietro scogli o alberi, per levarsela presto d’attorno, e senza averne danno, per la minor gittata dell’arma, quando anche il tiro ne fosse il più preciso.

Contro esploratori di cavalleria, non avrebbe miglior effetto; perchè il fumo, il lampo ed il rimbombo del tiro, l’inquietezza e l’agitazione del cavallo, la continua mobilità del cavaliere, per non essere bersaglio fisso ai colpi nimici, rendono il lontano fuoco della cavalleria così incerto, che lo stesso regolamento d’esercizi non ne fa mistero1.

Il cavaliere non può dunque aver niuna fiducia in un’arma la quale, se pochissimi effetti produce nel tiro individuale di piè fermo contro un bersaglio fisso, non può darne maggiori in mezzo all’emozione del combattimento, e a distanza incognita. [p. 65 modifica]

A quest’inconvenienti, comuni a qualunque arma da fuoco a lungo tiro, di cui si volesse armare la cavalleria; altri ve ne sono, che fanno del pistolone un imbarazzo anche maggiore.

La prima condizione d’un’arma da fuoco è la prestezza e la facilità della carica. — Un’arma, che dalla fonda va passata nella mano che tiene le redini, poi girata per introdurvi la carica e la bacchetta, indi rigirata per innescarla, e tutto questo in un momento in cui il cavallo deve tenersi in continuo movimento, non è l’arma che più convenga a cavalleria. — Oltre a questo, una carica facile con un’arma a bacchetta ha d’uopo di una differenza tra il diametro della palla ed il calibro della canna, e questa differenza è il vento, per cui la palla non forzata esce facilmente dalla canna, allorchè nelle andature vive è tenuta l’arma nella fonda o appesa alla bandoliera, perdendo così il principale elemento della sua efficacia.

Aggiungete inoltre la difficoltà di puntarlo giusto, con una sola mano, atteso la sua grevezza; l’impossibilità di mira con due, perchè troppo corto di calcio, e non abbastanza inclinato d’impugnatura, e chiaro apparisce l’utilità di sbarazzare il cavaliere di un’arma, che non possiede neppure uno dei vantaggi della pistola nella mischia o nel combattimento a corto, ed ha tutti gl’inconvenienti d’una carabina a bacchetta.

La pistola è vantaggiosa e necessaria, tanto per difesa personale, corpo a corpo in una mischia, quanto per le altre necessità del servizio di guerra. Quella attualmente in uso, la dico antiquata, dopo l’invenzione della pistola a rivolta, la quale, possedendo in sommo grado le tre proprietà di una arma da fuoco, cioè: solidità, facilità di carica e di maneggio, dovrebb’esser l’unica arma da fuoco da darsi alla cavalleria.

Atta a servire a sei colpi senza aver d’uopo di caricarla sei volte, non ha bisogno d’essere innescata per la speciale costruzione dell’involucro metallico della sua carica; può montarsi e scattarsi con una sola mano, — cosa non indifferente pel cavaliere; in caso d’allarme, o quando si volesse far [p. 66 modifica]fracasso, ha il vantaggio di poter tirare di seguito parecchi colpi; ha molta passata a 100 metri, ed ha una precisione quasi eguale alla pistola da bersaglio.

È inoltre un’arma che molto influisce sul morale d’un cavaliere; perchè, sapendo d’aver sei colpi sicuri, darà dentro con più ardire in mezzo a un gruppo; e per la sicurtà dell’arma, caricherà il nimico con più audacia.

A tutti questi vantaggi, aggiunge quello di sbarazzare il carico, della giberna, bandoliera e bacchetta; e portata in una vagina, fissata con passante sulla cintura sinistra, ed ivi attaccata ad una correggia, abbastanza lunga per non impedirne il maneggio, e destinata a ritenerla in caso di caduta, permette surrogar la fonda con altra saccoccia. Una taschetta di pelle, d’applicarsi con un passante sulla cintura a destra, conterrebbe le cariche, le quali, essendo ad involucro metallico, avrebbero il vantaggio di cavarle intatte, risparmiando lo sciupo della polvere nello scarico delle armi, siccome accade colla pistola attuale.

La lancia adunque, come arma principale; la sciabola, come arma ausiliare, e la pistola a rivolta, come arma da fuoco, sarebbero le sole armi offensive con cui si dovrebbe armare la cavalleria italiana.

Note

  1. «Il tiro al bersaglio è per la inevitabile mobilità del cavallo già alquanto difficile. Se il cavallo poi è inquieto diventa quasi impossibile. — Regolamento d’esercizi ed evoluzioni della cavalleria.» Vol. 2°, pag. 232, § 1072.