La cavalleria italiana e le sue riforme/Amministrazione

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Istruzione Vestimenta
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Amministrazione.


L’amministrazione richiede riforme ancor più serie, perchè oramai se n’è fatta una scienza talmente irta di difficoltà, che vi fu necessario crearvi un’apposita scuola normale per formare uffiziali atti ad occuparne gl’impieghi.

La diffidenza che sotto il nome di controllo non cessa dì inventar nuove forme ancor più complicate, facilita ciò che pretende impedire. — Le decisioni, le disposizioni, gli schiarimenti, le circolari che si moltiplicano, si urtano, si confondono, si contraddicono; ne hanno formato un tutto talmente imbrogliato e tortuoso, che la raccolta, conosciuta col nome di Giornale Militare, non è che un intricato labirinto di circa 40 grossi volumi, da cui molte volte l’amministrazione dei corpi non sa come uscirne fuori.

A furia di diffidenza s’è talmente complicata ogni cosa, che, [p. 45 modifica]difficile in tempo di pace, riesce impossibile in guerra, ove tutto richiederebbe brevità, facilità e prontezza; ed è per questo che nei momenti del maggior bisogno convien lasciare al deposito un personale numeroso in pregiudizio della forza attiva. — La carica di direttore dei conti si rende ognor più difficile, ed oramai ciò che vi si richiede è tale, che appena nel ministero delle finanze si trova di che rimpiazzarli; ed in compenso gli si circoscrive l’avanzamento, e gli si rende per così dire impossibile nell’arma loro. — La tenuta dei registri e dell’amministrazione di squadrone richiede da sè sola un’abitudine, che difficilmente si trova negl’individui chiamati a divenir forieri; ed è tanto raro trovarne capaci, che molte volte si è obbligati lasciare a quel posto chi non ne sarebbe degno, soltanto perchè conosce bene il giro tortuoso dell’amministrazione.

Tuttogiorno si grida contro coteste forme complicate che sempre si moltiplicano; ma le osservazioni più giuste, le vedute più savie, e persino le commissioni a ciò nominate, riuscirono sinquì senza effetto.

La manìa delle scritture e delle cartaccie inutili intanto è tale, che anche le pareti degli uffici ne sono invase; e i numerosi cartoni ivi affissi come tabelle votive..... attestano fin dove si è abbarbicata la burocrazia!

Istruzione pratica, disciplina, tenuta; tutto v’è continuamente sagrificato. — Volete far montare a cavallo o assistere ad altre istruzioni un forier maggiore, un foriere o un caporal foriere?... Il trimestre da chiudere! — Le competenze da copiare! — I libretti da regolare! — Ecco le scappatoie che hanno sempre opportune; e per giunta il direttore dei conti e l’ufficiale di massa chieggono anch’essi di tanto in tanto al Relatore 10 o 15 giorni d’esenzione pei loro scriba.

Per poco che non vi si badi, non v’è foriere o caporal foriere, che non voglia avere il suo frustrapenne a segretario; e a stento riuscite far montare a cavallo tutta cotesta computisteria, che riconoscete da lungi, dalla tenuta negletta, dal cavalcare incerto e dall’ignoranza negli esercizi.

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Se osate portare una mano sacrilega sopra qualcuno di cotesti ragionieri in erba, metterlo, p. e., in sala di disciplina; ecco l’uffiziale a cui appartiene far vive istanze al Relatore, perchè gli sia commutata la pena. — Lo consegnate o lo mettete al prevosto?... esce ugualmente dal quartiere con carte in mano, che all’occorrenza può mostrare sogghignando a chi gli ricordasse l’arresto!

Nei tempi ordinari e coll’attuale amministrazione di pace si possono contare da oltre 40 uomini impiegati alle scritture di un reggimento; ma quando una rassegna d’ispezione avvicina, e specialmente ispezione amministrativa, chiunque può tener la penna è requisito.

Eppure, con tanto numero d’imbrattacarte e con tutta l’attenzione dei capi di corpo, chi crederebbe che le scritture non sono in ordine, e che il più delle volte nelle rassegne o ispezioni i libretti di massa non quadrino coi conti correnti? Se interrogate il soldato, egli, profano a tanta scienza, vi risponde che ha ricevuto quanto è segnato; e pertanto il libretto, che dovrebbe aver sempre seco, giace per lo più in qualche officio; e le iscrizioni delle robe ricevute, delle somme versate, delle ritenenze subìte, non sono quasi mai fatte in sua presenza, nè combinano coi conti di massa; perchè i forieri e caporali forieri, occupati di più alti concetti, lasciano certe minuzie agli amanuensi loro, e i libretti si risentono degli sgorbi e delle raschiature.

È urgente adunque di semplificare l’amministrazione rendendola più che si può agevole ad ognuno, senza che per essa debbansi trascurare le istruzioni e le altre discipline inerenti allo stato militare; — è urgente, ripeto, perchè un’amministrazione, quanto più è chiara e semplice, tanto più è leale; dà meno presa agli abusi ed è più spiccia.

Io non tratterò dell’amministrazione generale dell’esercito, non essendo questo il mio assunto; — dirò solo che quivi potrebbero attuarsi le vere e grandi economie, che produrrebbero assai più delle riduzioni e delle aspettative, di cui il danno e il malcontento non compensano il vantaggio che se ne ricava; [p. 47 modifica]— ma parlerò di quella particolare dei reggimenti, sottoponendo alcune idee semplici, che possano agevolarne l’azione parziale e complessiva.

La prima e più importante riforma si è il decentramento, che dovrebbe oprarsi coll’accrescere la responsabilità dei capi di corpo a cui dovrebbe accordarsi la maggior fiducia, e limitare l’ingerenza amministrativa dell’intendenza militare ad un semplice mezzo di sorveglianza; perchè non si può ammettere che un colonnello, il quale è l’uomo del governo per la porzione di truppa che comanda, sia spogliato del potere di far da sè nell’interesse del soldato, e del diritto di decidere la minima cosa utile, senza l’intervento d’un impiegato dell’intendenza — talvolta anche subalterno — che ricusa, rigetta, ordina la più piccola disposizione amministrativa. — Non è neppur conveniente, che in un consiglio d’amministrazione, in cui risiede un colonnello, un uffiziale superiore ed altri, non si possa esercitare alcun atto, nè abbiano alcun valore le decisioni, senza il placito di un membro dell’intendenza, per lo più inferiore di grado al presidente.

Parrebbe assai più semplice e diretto, che l’azione del Governo si esercitasse coll’intermezzo dei colonnelli sotto la sorveglianza dei generali, perchè è un falso principio quello di voler dividere il comando in due parti; uno puramente amministrativo, l’altro puramente militare1; e tale è la situazione attuale delle cose, che un colonnello si trova, per così dire, ridotto alle sole funzioni di comandar gli esercizi e sorvegliare la disciplina.

I colonnelli e i consigli d’amministrazione dovrebbero incaricarsi degli acquisti di quanto si riferisce a vestimenta, [p. 48 modifica]cuoiami, bardatura, ecc., mediante buoni da rilasciarsi a magazzini appositamente costituiti dalla speculazione e dall’industria privata nelle primarie città, con succursali in tutti quei luoghi, ove generalmente risiedono i centri dei reggimenti; e i corpi vi si fornirebbero per conto loro e con tutta loro responsabilità.

Questi magazzini sarebbero costituiti con pubblici appalti, perchè gli appalti sono la vera economia dell’amministrazione della guerra, e tra gli oneri principali vi dovrebb’esser l’obbligo di servirsi di prodotti e manifatture nazionali, e di aver dei magazzini quella data quantità di provviste, anticipatamente fissata dai capitolati, per tutte le possibili evenienze.

I prezzi sarebbero stabiliti dal ministero, il quale eserciterebbe la sua sorveglianza, per mezzo dei corpi, affinchè non venisse mai meno il fondo fissato, e tutto vi fosse confezionato conforme i campioni, per evitare ai consigli di amministrazione tutte quelle lungaggini e scritture, a cui darebbero luogo le contestazioni nel momento dell’accettazione.

Da questo sistema ne verrebbe economia al Governo coll’abolizione del magazzino merci, e colla riduzione di tutto il personale che v’è applicato; l’industria nazionale ne guadagnerebbe, perchè si finirebbe una volta colle importazioni straniere; il rifiuto di qualità scadente o mediocre sarebbe un freno alle misleali fabbricazioni; la responsabilità effettiva dei capi di corpo guarentirebbe meglio contro qualunque abuso, e l’autorità del consiglio d’amministrazione non sarebbe più nominale come oggi, obbligato ad acconsentire suo malgrado all’accettazione di panni e robe di cattiva qualità, e molte volte peggio ancora confezionate; e questo perchè provenendo dal magazzino merci, e perciò del Governo, bisogna pigliarcele comunque siano. — Sarebbe insomma il sistema dell’impresa foraggi applicato a tutti gli altri bisogni della milizia.

L’altra riforma importante è quella di ridurre le varie masse e soprattutto di abolire il così detto deconto2, col dare a [p. 49 modifica]scadenza tutto ciò ch’è relativo a corredo, fissando la durata ad ogni articolo, ed un proporzionato assegno alle riparazioni, da computarsi dal numero delle giornate di presenza sotto le armi, mediante apposita colonna nel foglio generale delle competenze. — Sarebbero così tolte di mezzo le innumerevoli difficoltà di calcolo per la redazione e verifica del foglio nominativo di deconto, e sarebbe oltremodo semplificato il bilancio generale categorico.

I corpi non s’incaricherebbero d’altro che delle riparazioni, le quali sarebbero fatte come ora dai capi operai nei limiti degli assegni stabiliti, e si abolirebbe ogni sorta di manutenzione.

In questo modo i magazzini dei reggimenti sarebbero pressochè sgombri, e seguirebbero con poca spesa nei cambi di guarnigione; sparirebbero i debiti di massa quasi sempre bonificati ai congedandi, i vestimenti costerebbero assai meno e riuscirebbero migliori, e l’amministrazione in genere diverrebbe più chiara, più semplice ed economica, per le diminuite spese e complicazioni.

I limiti, ch’io mi son prefisso, non mi permettono entrare in tutti i particolari dei miglioramenti che ho accennato, e d’indicare tutti quegli altri di minore entità, di cui è suscettiva l’amministrazione militare, perchè richiederebbero intieri volumi. — Basti per ora quanto ho accennato, nella fiducia che i provvedimenti proposti dalla commissione a ciò deputata varranno a semplificare un’amministrazione che aggrava i capi di corpo, gli uffiziali incaricati, e persino i forieri e caporali forieri, d’una quantità di lavori minuziosi, che assorbono un tempo prezioso, e li frastornano da occupazioni che tornerebbero assai più utili al servizio e a loro stessi.

Note

  1. Chi professa il mestiere delle armi a molti attendere deve studi importanti nell’arte sua, e privazioni e fatiche sostener deve — quindi facilmente tiene in non cale quelli dei conti, tuttochè nol dovrebbe, poichè debbe del soldato non solo aver cura per ciò che all’armi, alla disciplina si addice, ma agli interessi di lui eziandio, ai suoi averi, perchè di esso tutore e padre. — F. Cibo-Ottone. Dell’amministrazione militare. Capo 91°, pag. 355, vol. 3.
  2. Deconto pretto barbarismo dal francese decompte. In alcuni eserciti d’Italia, prima delle annessioni, si diceva con più proprietà sconto, foglio di sconto, sconto di massa, pagar lo sconto.