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cordoni, pennacchio, bandoliere, giberna e tasca-sciabola, arrecherebbe notevole vantaggio all’economia del tesoro e dell’esercito; sbarazzerebbe il soldato d’una quantità d’inutili ornamenti, diminuirebbe il peso delle sue robe, e più leggiero e ben fatto riuscirebbe l’affardellamento.
La divisa degli uffiziali avrebbe l’istessa foggia, tranne il gambale a uosa, che per essi sarebbe rimpiazzato dall’alto stivale a pieghe, colla tromba ricoperta sotto la rotula dalla ripiegatura del pantalone.
Il fazzoletto da collo di seta nera al disotto dalla camicia di panno sarebbe sovrapposto ad un solino bianco a piacimento, e la barba tanto difforme per sua natura non dovrebbe più aver modelli o prescrizioni.
Alla loro tenuta si aggiungerebbe ancora una comoda pelliccia1 di panno color celestino a un petto, soppannata in nero e prolungata d’alcuni centimetri oltre l’anca, con orlatura, goletta e paramani in astrakan. Le due cuciture alle spalle sarebbero cordonate in nero; in seta nera ugualmente i sei alamari al petto e i cordoni intorno al collo, e si porterebbe sulle spalle, o s’indosserebbe a piacimento invece del pastrano, in tenuta di città o nel cavalcare a diporto.
La cintura da sciabola sarebbe nera anche per essi in campagna, in marcia, in servizio di quartiere o agli esercizi; ma in tenuta di città avrebbe sempre i pendagli in argento, e la dragona non cambierebbe da quella attualmente in uso.
I distintivi dei gradi, affinchè non diano sull’occhio e non rendano bersaglio chi li porta, siano applicati sul velluto nero alle due estremità anteriori della goletta, per tutti indistintamente; e alla camicia di panno non solo, ma eziandio al pastrano, ed anche alla pelliccia per gli uffiziali; perchè i gradi si debbono distinguere in tutte le posizioni possibili, il che non sempre è agevole colla tenuta attuale.