La Stella dell'Araucania/Capitolo XII
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CAPITOLO XII.
Fra i ghiacci.
La barriera di ghiaccio vista di fronte era davvero imponente, quantunque non sembrasse molto profonda. Erano due o trecento montagne, tutte enormi, divise da banchi di estensioni notevoli, i quali pure cercavano di forzare il passo per invadere lo stretto.
Lottavano fra di loro per sorpassarsi, portati dalla corrente e spinti dagli ice-bergs che premevano poderosamente sui loro fianchi.
Si spostavano continuamente con assordanti detonazioni, ora alzandosi quasi ad arco sotto lo sforzo incessante dei colossi, ed ora spezzandosi in migliaia di frammenti.
Dei canali si formavano qua e là, che subito venivano occupati da altri ghiacci i quali a loro volta subivano la stessa sorte dei primi. Le pressioni che esercitano i banchi quando il freddo li ingrossa e li dilata o quando le montagne li premono è tale, che nessuna nave per quanto solida e ben costruita, potrebbe resistere oltre cinque minuti. Le sfondano i fianchi, fracassandole i puntelli, e si riuniscono attraverso la stiva, tagliando così la nave in due parti. Se non la stritolano la sollevano ed allora la nave rimane prigioniera .... si preparava a saltare sulla tolda. (Cap. X.) senza alcuna speranza di potersi rimettere in acqua prima dello scioglimento dei ghiacci. E anche allora non può credersi al sicuro, perchè nel ricadere in acqua avviene talvolta che si rovesci e si sommerga.
La Quiqua non ostante tutti quei pericoli procedeva audacemente nel canale, manovrando con la solita abilità impareggiabile. Quantunque di forma massiccia, e molto larga, realmente possedeva un’agilità poco comune e sentiva meravigliosamente l’azione del timone, in grazia della sua poca lunghezza e della rotondità del suo scafo.
Il canale era ingombro di frammenti, staccatisi dai banchi e dai margini delle montagne, e anche da lastroni, di spessore considerevole che la Quiqua assaliva poderosamente senza esitare, fracassandoli sotto la sua robusta chiglia.
Ai due lati i ghiaccioni e gli ice-bergs battagliavano fra di loro con un fracasso tale che certe volte non si potevano quasi più udire i comandi di Piotre.
Erano detonazioni spaventevoli, poi muggiti formidabili, quindi fischi acutissimi, poi colpi secchi che annunciavano l’apertura di nuovi canali.
Di quando in quando un ghiaccione, stretto da tutte le parti, diroccava e delle ondate mostruose si rovesciavano attraverso il canale, investendo la Quiqua e minacciando di scaraventarla dall’altra parte del passaggio dove altri ice-bergs parevano pronti a sfracellarla.
— Passeremo, o la nostra impresa finirà qui? — chiese il signor Lopez a papà Pardoe, il cui volto a poco a poco si scoloriva.
— Non lo so, signore, — rispose il pescatore. — Posso solamente dirvi che noi stiamo giuocando una terribile partita e che solo quel diavolo di Piotre poteva impegnarla con qualche speranza di vincerla. Al suo posto, un altro avrebbe già rinunciato e se ne sarebbe tornato a Punta Arenas.
— Non scorgo la fine di questo canale.
— E nemmeno io, quantunque non debba essere molto lungo.
— E al di là di questa barriera troveremo il mare libero?
— Si spera, se riusciremo a liberarci dallo stretto e a superare il capo delle Undicimila Vergini.
— Dubiti che Piotre possa attraversare questi ghiacci?
— Eh signore! Siamo nelle mani di Dio. Che una montagna si rovesci nel momento che noi le passiamo vicino, e allora buona notte a tutti!
— Mariquita, — disse il signor Lopez, volgendosi a lei, — hai paura? —
La giovane non rispose. Appoggiata col dorso contro la murata, sembrava che non s’interessasse affatto dei ghiacci e tanto meno dei pericoli che minacciavano la piccola nave.
Invece di guardare le montagne natanti, guardava verso poppa dove Piotre si trovava alla barra del timone.
Si sarebbe detto che ammirava quel forte uomo che, pari ad un gigante, lanciava una sdegnosa sfida ai colossi che si stringevano attorno alla Quiqua.
— Mariquita, — ripetè il signor Lopez, non ricevendo risposta. — A che cosa pensi? Pare che tu non ti accorga che stiamo per affrontare la morte.
— Ah! — fece la giovane, scotendosi: — è vero.
— Non dimostri d’aver paura.
— E perchè, padre mio?
— Impallidiscono perfino i marinai.
— Sono tua figlioccia, e poi ho sangue araucano nelle vene.
— Eppure anche il mio cuore trema, se non per me, almeno per la tua vita.
— Vinceremo, padre mio.
— È appena cominciata la lotta.
— Finchè non vedrò il volto di Piotre impallidire, non mi preoccuperò del pericolo.
— È sempre calmo?
— Calmo, padre.
— Che uomo!
— Sì, un uomo forte, — rispose Mariquita con voce lenta.
— Guarda quelle due montagne, figlia mia. Si direbbe che hanno una voglia matta di abbracciarsi sopra di noi. —
La giovane diede uno sguardo ai due ice-bergs, poi rivolse nuovamente le spalle alle montagne mostrando il suo bel viso a Piotre.
L’ex esiliato pareva che sentisse lo sguardo della giovane. Quando il pericolo era cessato e subentrava un istante di calma, i loro occhi s’incrociavano e sul viso del fiero marinaio passava un rapido fremito.
Sentiva per istinto che Mariquita ammirava la sua audacia e ciò lo spingeva a scherzare con maggior temerità colla morte.
Sotto la sua mano di ferro la nave gli ubbidiva, come se fosse un essere animato. La lanciava con pazza temerità contro i ghiacci, radendo i margini delle montagne, pronto a sfuggirle quando là stringevano troppo da vicino; l’avventava contro i banchi che si divertiva a fracassare, facendo rombare cupamente la stiva e scricchiolare la carena; quando due ghiaccioni minacciavano di chiudere il canale, non esitava a cacciarvisi in mezzo, scivolando in uno spazio così ristretto che le estremità dei pennoni toccavano i mostruosi bastioni di quei colossi.
Pareva che si divertisse a giuocare colla morte ed a far impallidire il suo equipaggio.
E tutto ciò lo faceva senza che un muscolo del suo viso trasalisse, senza che un tremito, anche impercettibile, facesse vibrare le sue mani, senza che la sua fronte, anche per un solo momento, si offuscasse.
E passava la Quiqua, passava dovunque, protetta da una fortuna incredibile, scivolando fra montagne e montagne, fra banco e banco, senza mai esitare.
Ad un tratto però parve che la sua buona stella l’abbandonasse e che la sorte si fosse stancata di proteggere la nave ed il suo comandante.
La Quiqua aveva già percorso più di mezzo canale, quando delle montagne di ghiaccio che si spostavano lateralmente in senso contrario, oscillarono spaventevolmente come se fossero lì lì per perdere l’equilibrio.
Erano due delle più enormi, le cui cime dovevano raggiungere i quattrocento metri, e si erano trovate l’una di fronte all’altra nel momento in cui la baleniera, per evitare lo sperone di un terzo ice-bergs che minacciava di sventrarla, si era cacciata in mezzo ad esse. Un urlo di terrore era scoppiato sulla tolda. Anche il volto di Piotre, per la prima volta, era diventato pallido, ed una sorda imprecazione gli era uscita dalle labbra. La morte stava sopra di loro, pronta a piombare sulla povera nave; e quale morte!
Piotre aveva subito ripresa la sua tranquillità.
— Silenzio! — aveva gridato con voce tonante.
I suoi occhi, nondimeno, avevano guardato Mariquita con una inesplicabile espressione d’angoscia.
Le due montagne s’accostavano barcollando sempre più e sotto di loro passava la Quiqua, spinta fortemente da un vento rapidissimo. Se riusciva a sfuggire alla stretta era salva: questione di pochi secondi.
Piotre l’aveva lanciata risolutamente innanzi. Sperava ancora.
D’improvviso i due enormi ghiacci, quasi contemporaneamente, s’inchinarono uno verso l’altro con mille scricchiolii: l’uno e l’altro perdevano l’equilibrio nell’istesso momento.
L’equipaggio istintivamente si era slanciato verso poppa. Anche Mariquita aveva lasciata la prora sulla quale già cadevano i primi massi staccatisi dalle cime dei due colossi.
— Siamo perduti! — aveva gridato una voce.
— In acqua la scialuppa! — aveva gridato una seconda.
— Si salvi chi può! —
Il momento era terribile. I due ice-bergs continuavano ad inchinarsi sopra la Quiqua che fuggiva sotto di essi.
Piotre, vedendo i suoi uomini fuggire, aveva fatto colla sinistra un gesto minaccioso.
— Chi tocca una scialuppa è uomo morto! — aveva gridato, mentre il suo viso assumeva una terribile espressione di ferocia. — Ai vostri posti!.... —
Se sapeva dirigere la sua nave, sapeva anche farsi obbedire. Vedendolo lì pronto a slanciarsi, i marinai s’erano fermati più per paura della sua minaccia che della morte imminente, sapendo di che era capace quel formidabile uomo.
Ma no, la morte non li voleva ancora!
Per un miracolo inaudito, le due punte degli ice-bergs si erano appoggiate l’una contro l’altra, formando sotto di esse una specie di canale e ritardando così per qualche minuto la rovina.
Quel momento era stato più che sufficiente a Piotre per sfuggire al grave pericolo. La Quiqua era passata e le montagne non si erano ancora fracassate che già era lontana parecchi metri e navigava in uno spazio assolutamente libero.
La barriera, mercè l’audacia incredibile di quell’uomo, era stata felicemente superata e davanti alla prora della Quiqua s’apriva ora l’ultimo tratto di canale racchiuso fra il capo Dungeness e quello delle Undicimila Vergini, e più oltre vi era l’Atlantico le cui onde larghe e poderose si rompevano sulle scogliere del capo d’Espirito Santo, che segna l’estremità della terra fuegina.
Al di là della barriera non c’erano più ghiacci che potessero costituire un qualche pericolo per la baleniera, ma soltanto dei piccoli banchi che le onde trastullavano e che a poco a poco spezzavano, urtandoli contro le rive del canale.
Un evviva fragoroso, partito da tutte le bocche, aveva salutato l’ardita manovra del baleniere, che aveva salvato da una morte, che pareva ormai certa, la spedizione.
Mariquita, assai commossa e ancora un po’ pallida, si era accostata lentamente a Piotre, dicendogli con voce esitante e sommessa:
— Grazie, Piotre.... per tutti..... —
Udendo quelle parole, un vivo rossore aveva imporporato le gote dell’uomo di mare, mentre un lampo di trionfo aveva illuminato i suoi occhi. Afferrò la piccola mano che la giovane araucana gli tendeva e la tenne per alcuni secondi fra le sue dita callose, mormorando:
— Grazie a voi, Mariquita. —
Si guardarono a lungo con aria imbarazzata, stupiti forse ambedue di quella stretta, poi il baleniere, lasciando libera la mano della giovane, s’allontanò bruscamente, dirigendosi verso prora. Il suo volto, quasi ordinariamente cupo e triste, non era mai apparso tanto sereno come in quel momento.
— Mariquita, — disse il signor Lopez, accostandosi alla giovane, — la gran prova è ormai finita e spero che coi ghiacci non avremo più a che fare.
L’oceano Atlantico è là dinanzi a noi e non gela mai e la Terra del Fuoco sta alla nostra destra.
Se tutto va bene, fra due o tre settimane troveremo la Rosita o i suoi rottami e tu rivedrai Alonzo.
— Ah, sì, Alonzo, — rispose la giovane, quasi distrattamente.
— Quale felicità per lui, quando ti vedrà comparire! Dovrà della riconoscenza a questo bravo Piotre e anche noi glie ne dovremo molta.
— Sì, molta, — rispose Mariquita.
— Faremo far la pace ai due cugini, lo vedrai, e torneranno ad amarsi come prima.
— E credi tu, padre, che Piotre la farà?
— Ne sono sicuro; ha un cuore leale e generoso. Non ti sembra? —
Mariquita non rispose, ma il suo viso aveva assunto una tale espressione d’angoscia, che il signor Lopez se ne accorse subito.
— Che cos’hai, Mariquita? — chiese.
— Nulla, padre mio, — rispose la giovane. — Pensavo alla sorte toccata alla Rosita.
— Temi che non la troveremo?
— Sì, non so.... oh, sono paure da fanciulla, — disse poi, cercando di apparire calma e di sorridere. — La troveremo... in qualche luogo di certo. Come si chiama quel capo, padre mio? Come è orribile! Guarda come il mare vi si rompe contro.
— È quello delle Undicimila Vergini, nome datogli da Magellano.
— E quell’altro che si vede laggiù, che s’incurva verso il nord?
— Dell’Espirito Santo, poi al di là s’apre l’Atlantico. Ed ecco lassù verso la costa patagone la punta degli Appiccati.
— Perchè quel sinistro nome? — domandò papà Pardoe, che lo aveva udito.
— Perchè su quella spiaggia Magellano fece innalzare la prima forca che si sia veduta su questo estremo lembo dell’America meridionale.
— E chi vi appese?
— Due dei suoi luogotenenti che assieme ad altri avevano ordito un complotto per ucciderlo.
— E la lasciò in eredità ai patagoni? — chiese papà Pardoe.
— Ma non se ne servirono quei selvaggi.
— Come, fu adoperata ancora?
— Da un altro navigatore che esplorò questo stretto cinquantasette anni dopo Magellano, Francis Drake, un famoso corsaro che godeva nondimeno la protezione della sua regina, Elisabetta d’Inghilterra.
— L’aveva trovata ancora eretta dopo tanti anni?
— Sì, mio vecchio Pardoe, e ne usò per appiccare uno dei suoi più valorosi compagni, il capitano Doughly, nel quale aveva creduto, a torto o a ragione, di scorgere un pericoloso rivale.
— Non andavano molto pel sottile quegli avventurieri, signor Lopez.
— A quei tempi, mio caro, la vita d’un uomo valeva meno d’una pera.
Ecco l’Atlantico! Guarda, Mariquita! —
La giovane araucana pareva che non lo avesse nemmeno udito. Appoggiata alla murata, coi gomiti puntati e la testa fra le mani, guardava distrattamente le onde che venivano ad infrangersi, con sordi muggiti, contro i fianchi della nave.
— Guarda l’Atlantico, Mariquita, — ripetè il signor Lopez. — Fra poco le sue onde baceranno la prora della Quiqua.
— Oh, sì, — rispose ella. — L’Atlantico.... l’oceano. —
E ricadde subito nelle sue meditazioni, continuando a guardare l’acqua.
La Quiqua, che un fresco vento del sud-ovest spingeva con notevole velocità, aveva già superato il capo Dungeness e moveva verso quello d’Espirito Santo per cominciare la sua rotta verso il sud.
Lo stretto si allargava considerevolmente, lasciando libero il passo alle larghe ondate dell’Atlantico, le quali non trascinavano con sè nessuna montagna galleggiante. Solamente verso il nord, in direzione del capo delle Undicimila Vergini, se ne scorgeva qualcuna errare solitaria, cappeggiando pesantemente.
Le due spiaggie dello stretto in quel luogo erano selvagge ed orribili. Cadevano quasi a piombo da altezze prodigiose, con gole, spaccature e caverne marine dove si precipitavano i cavalloni con lunghi boati che l’eco ripercuoteva.
Era un caos di rupi granitiche, colle basi sventrate e minate dall’eterna azione delle onde sempre irrequiete, quasi prive di vegetazione, non vedendovisi che magri muschi e licheni, e sempre popolate da un numero infinito di uccelli, specialmente di albatros giganti e di bellissime chlaëphaghe che volando fischiavano acutamente.
Sui banchi sabbiosi invece si vedeva qualche coppia di foche in attitudine sospettosa, appartenenti alla specie delle eystophare leonine, razza ormai quasi spenta in causa dell’attiva e feroce caccia data loro dai balenieri per impadronirsi della pelle e dell’olio che si estrae dal loro grasso.
A mezzodì anche il capo Espirito Santo veniva superato e la Quiqua solcava ormai le onde dell’Atlantico, di quell’oceano che dodici ore prima aveva disperato di poter raggiungere.
Anche là niente ghiacci di considerevole mole. Qualche banco, qualche montagnola gremita d’uccelli marini, di gabbiani e di micropteri rumorosi e pettegoli: nient’altro.
Il vento, che doveva aver soffiato dall’ovest, aveva allontanati gli ice-bergs, dopo di averne cacciati alcuni nel canale e chissà dove ora si trovavano, se pure non si erano squagliati a poco a poco.
L’oceano appariva deserto. Nessuna nave si scorgeva nè all’est, nè al nord e nemmeno al sud. Anche le coste della Terra del Fuoco, che in quel momento la Quiqua fiancheggiava, tenendosi ad una distanza di un paio di miglia, parevano disabitate.
— Bisogna cominciare ad aprire gli occhi, — disse José a papà Pardoe, il quale osservava attentamente le spiaggie rocciose dell’immensa isola. Da oggi dovremo scrutare ogni insenatura della Terra del Fuoco, poichè non sappiamo dove si sia arenata o spezzata la Rosita.
— Avremo tempo, — rispose il vecchio pescatore. — Non troveremo certo gli avanzi della nave così presso allo stretto.
— Dove credi che si sia arenata, amico Pardoe?
— Dirlo non sarebbe facile, perchè i due balenieri che abbiamo trovato sul dorso del cetaceo, non si sono spiegati troppo chiaramente!
Ma suppongo che non sia andata molto lontana dal Capo Horn. Si tratta di sapere ora se le correnti e le onde l’avranno spinta verso la Terra del Fuoco o verso l’Isola degli Stati.
— Esploreremo tutte quelle spiaggie?
— Finchè non avremo trovato la nave o gli uomini.
— Disperi tu?
— No, José, eppure quasi quasi preferirei che tutti fossero periti nel naufragio.
— Perchè, Pardoe?
— Che cosa vuoi? Non vorrei assistere all’incontro dei due cugini.
— O, di che hai paura?
— Ma credi tu José, che il signor Piotre abbia acconsentito ad andare in cerca del suo rivale, senza uno scopo segreto?
— Che cosa può sperare?
— Non lo so, sospetto tuttavia che qualche cosa di grave sia stato convenuto fra lui e Mariquita, o che egli abbia dei disegni tenebrosi. L’incontro fra i due rivali non passerà liscio, te lo dice papà Pardoe, e tremo per quel giorno perchè la vittima sarà la povera Mariquita. Non torneranno vivi ambedue, ne ho il presentimento, e Alonzo non è tale uomo da tener fronte a quel Piotre.
— Mariquita ha qualche sospetto?
— Non lo so, non avendomene più parlato. Ho notato che non è più la giovane di prima, allegra e gaia, che cantarellava da mattina a sera come un usignolo.
Da quando ha messo il piede su questa baleniera, l’ho sempre veduta triste e preoccupata.
— E l’ho notato anch’io, — disse José, diventato pensieroso. — Al pari di te e del signor Lopez, forse trema per l’incontro dei due cugini, il cui odio non deve essersi spento tutto d’un tratto, almeno nel cuore di Piotre.
Che ami sempre Mariquita, il baleniere?
— Forse più che mai. Si mostra ruvido, quasi brutale verso di lei, eppure non le stacca mai di dosso gli sguardi e la sua fronte si rasserena solamente quando Mariquita gli si accosta.
— È vero, papà Pardoe. Quando stamane Mariquita lo ha ringraziato e gli ha porto la mano, mi pareva che fosse diventato un altro uomo.
— Chi vivrà vedrà, — disse il vecchio pescatore, come parlando fra sè, — e se nessun malanno ci manda a fondo, quel giorno saremo pronti a difendere Alonzo da qualsiasi attentato.