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Fra i ghiacci 163

senza alcuna speranza di potersi rimettere in acqua prima dello scioglimento dei ghiacci. E anche allora non può credersi al sicuro, perchè nel ricadere in acqua avviene talvolta che si rovesci e si sommerga.

La Quiqua non ostante tutti quei pericoli procedeva audacemente nel canale, manovrando con la solita abilità impareggiabile. Quantunque di forma massiccia, e molto larga, realmente possedeva un’agilità poco comune e sentiva meravigliosamente l’azione del timone, in grazia della sua poca lunghezza e della rotondità del suo scafo.

Il canale era ingombro di frammenti, staccatisi dai banchi e dai margini delle montagne, e anche da lastroni, di spessore considerevole che la Quiqua assaliva poderosamente senza esitare, fracassandoli sotto la sua robusta chiglia.

Ai due lati i ghiaccioni e gli ice-bergs battagliavano fra di loro con un fracasso tale che certe volte non si potevano quasi più udire i comandi di Piotre.

Erano detonazioni spaventevoli, poi muggiti formidabili, quindi fischi acutissimi, poi colpi secchi che annunciavano l’apertura di nuovi canali.

Di quando in quando un ghiaccione, stretto da tutte le parti, diroccava e delle ondate mostruose si rovesciavano attraverso il canale, investendo la Quiqua e minacciando di scaraventarla dall’altra parte del passaggio dove altri ice-bergs parevano pronti a sfracellarla.

— Passeremo, o la nostra impresa finirà qui? — chiese il signor Lopez a papà Pardoe, il cui volto a poco a poco si scoloriva.

— Non lo so, signore, — rispose il pescatore. — Posso solamente dirvi che noi stiamo giuocando una terribile partita e che solo quel diavolo di Piotre poteva impegnarla con qualche speranza di vincerla. Al suo posto, un altro