L'epopea della bonifica nel Polesine di San Giorgio
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L’antico golfo padano viene ricolmato dai detriti, nel corso del Pleistocene, dalle acque che dai lati montuosi fluiscono verso il centro, dove in ampie aree l’irregolarità dei depositi ostacola il deflusso creando vaste paludi. Con le paludi le popolazioni padane si confrontano nel corso di tre millenni, conquistando all’aratro quelle le cui acque è possibile smaltire sfruttando i dislivelli minori. La tradizione idraulica più augusta non può misurarsi, però, con le acque stagnanti, al livello del mare, che quando due apparecchi rivoluzionari, l’idrovora e la caldaia a vapore, consentono di innalzare volumi d’acqua che nessuna forza diversa poteva affrontare. L’avvento dell’idrovora si compie nei decenni in cui, a metà dell’Ottocento, le conurbazioni industriali moltiplicano la domanda di cereali: le distese paludose del Ferrarese accendono speranze di guadagni prodigiosi, affrontano l’avventura della bonifica banchieri, imprenditori convinti dei poteri della tecnica, avventurieri economici. Nel crepuscolo del secolo le paludi che da Ferrara si dilatavano fino al litorale si sono convertite in pianura in cui chi ha pagato la terra prezzi irrisori verifica di dover investire, per ricavare una produzione, cifre maggiori di quelle spese per latifondi la cui ricchezza si rivela un miraggio. I trasporti a vapore determinano, intanto, il crollo del prezzo dei cereali: la maggior parte degli acquirenti ha investito tutto nella terra, non dispone di riserve, deve rivendere. L’entità delle superfici offerte al mercato, che non cerca più terra per coltivare grano, converte il sogno dell’Eden nel Far West fondiario in cui gli affaristi più disinvolti si impadroniscono di quanto i pionieri hanno convertito in campi coltivati. La bonifica delle paludi ferraresi continuerà nel Ventennio fascista, si compirà in Età repubblicana, quando nella provincia emiliana si dilaterà la più florida frutticoltura del Paese. La fioritura del melo e del pero sarà, nel Ferrarese, fioritura effimera: tramontata la frutticoltura agonizzerà la bieticoltura, tramutando le campagne che hanno alimentato il sogno dell’Eden, che si sono convertite nel Far West immobiliare, nella Pampa in cui qualche decina di uomini coltiva, con macchine titaniche, la più vasta pianura maidico d’Italia
Da Consorzio di bonifica II circondario, Polesine di San Giorgio, 1605 – 2005. 1 anno per 400 anni di attività Ferrara 2005
Indice
- Un antico delta
- Canali, argini e giure delle acque
- Tra agricoltura e pesca un conflitto secolare
- Una spedizione tra argini e paludi
- L’aratro sacrificato al tramaglio
- Le epiche disavventure del maggiore Merighi
- La palude irride i primi progetti
- L’equivoca metamorfosi di un progetto di bonifica
- La tecnologia olandese soccombe al pantano
- Bonifiche minori, progetti maggiori
- Tre protagonisti
- Beni comunali, affaristi e banchieri
- La caldaia a vapore sovverte il mercato del frumento
- Il Far West immobiliare dell’Italietta di Giolitti
- Scompaiono gli ultimi stagni
- La Riforma fondiaria: quale bilancio?
- Dalla canapa al mais: una civiltà muore, un’altra la sostituisce
- L’irrigazione
- L’apparato tecnico
- Bibliografia