L'epopea della bonifica nel Polesine di San Giorgio/13
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Drammatica epopea tecnologica ed economica, la stagione delle bonifiche ferraresi vede avventurieri, sognatori, finanzieri scommettere fortune sui redditi futuri delle terre redente dalla palude. Non rischierebbero, palesemente, se una ragionevole valutazione dell’operare futuro di una forza capitale del contesto economico non li inducesse ad attendere, dai propri investimenti, guadagni ingenti. Quella forza è una delle chiavi degli equilibri economici di tutte le epoche: il prezzo del frumento. Dopo le vette toccate durante le guerre napoleoniche, nei primi decenni dell’Ottocento il prezzo del frumento ha conosciuto un temporaneo ristagno, ha iniziato, quindi, una vigorosa ascesa. A sospingere quell’ascesa è, a metà del secolo, la domanda dei primi grandi centri manifatturieri, la domanda, cioè, della nuova economia industriale, l’economia delle ferriere e delle filande meccaniche. Nel cuore della vita finanziaria europea, nella City dove si decide di investire nelle bonifiche ferraresi, nel 1870 le quotazioni del frumento toccano 2 sterline, 5 scellini per quarter di otto staia (291 litri), un prezzo che induce a vedere in paludi collocate nel cuore dell’Europa un autentico Eden.
L’economia industriale che chiede frumento in quantità senza precedenti offre a chi voglia produrre frumento su terreni dove lo impedisca il ristagno dell’acqua uno strumento nuovo: la pompa che può azionare una caldaia a vapore. I guadagni che, a metà dell’Ottocento, si possono sperare dall’operazione, sono cospicui. I terreni di palude costano poche decine di lire all’ettaro, una macchina a vapore alcune decine di migliaia di lire: il frumento, calcolano i pionieri della bonifica, ripagherà gli investimenti in pochi anni.
La previsione si rivelerà doppiamente fallace. Fallace perché ha mancato di prevedere l’evoluzione del prezzo del grano e perché le produzioni attese sono il frutto di un errore agronomico. A provocare la caduta del prezzo che i pionieri della bonifica hanno previsto stabile è lo stesso strumento al quale hanno affidato le proprie speranze, la macchina a vapore, che oltre ad azionare una pompa può essere impiegata a muovere un veicolo su una rotaia e un bastimento sugli oceani. Negli Stati Uniti viene impiegata a collegare a un porto le terre di fertilità primigenia della Prateria, liberate dai cacciatori di bisonti al prezzo di qualche cartuccia, quel porto viene collegato agli scali europei da navi di ferro di capacità mai sperimentata. La caldaia a vapore viene impiegata, ancora, ad azionare, nella Prateria, apparecchi che consentono a un pugno di uomini di realizzare, con rapidità senza precedenti, l’operazione che costituisce il nodo del ciclo dei cereali: la trebbiatura, preceduta dalla mietitura eseguita da apparecchi a trazione equina che evitano l’impiego di migliaia di uomini. Tre applicazioni della caldaia a vapore consentono a un numero ridotto di uomini di ricolmare, nel cuore della Prateria, vagoni senza numero di frumento, di riversare quei vagoni in un piroscafo a vapore, di ricolmare, in un porto europeo, nuovi vagoni diretti ai centri manifatturieri del Continente. Il prezzo del frumento conosce la flessione più drammatica di tutta la propria storia: alla borsa di Londra il quarter che nel 1870 costava 2 sterline e 5 scellini, viene venduto, nel 1895, a 1 sterlina, 2 scellini e 8 pence.
Il secondo errore dei pionieri della bonifica, l’errore agronomico, consiste nell’illusione che sotto il manto d’acqua che la pompa azionata dal vapore può rapidamente eliminare, si distenda una pianura dove sia sufficiente gettare il seme per ricavare raccolti opulenti. I terreni bonificati si riveleranno, in misura cospicua, terreni anomali, argillosi, torbosi, salsi, per portarvi sementi e bestiame sarà necessario costruirvi le necessarie reti stradali, e perché uomini e animali possano dissetarsi si dovrà portarvi persino l’acqua, siccome i pozzi realizzati in aree da millenni palustri non offrono acqua potabile.