Gli sposi promessi/Tomo III/Capitolo VIII

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[p. 544 modifica]A queste parole1 giunse egli alla soglia del palazzo del Capitano di Giustizia. Entrò, salì, fu introdotto, e fece ad un ufiziale la sua relazione: come era2 capitato all’osteria uno che non aveva voluto dare il suo nome, e come egli oste, dopo d’averlo ammonito di obbedire alle gride, dovette tacere per non far nascere uno scandalo.

«Lo sapevamo, » rispose l’ufiziale, con aria di importanza e di mistero; «ma voi3 avete ben fatto di compiere il vostro dovere. Ora badate a non lasciarlo4 partire costui.»

«Col dovuto rispetto a Vossignoria,» rispose l’oste, il quale con tutta la sua prudenza non aveva potuto a meno di non prendere un po’ di quegli spiriti arditi,5 di che era piena l’aria6 in quel giorno: «col dovuto rispetto, io faccio l’oste e non il birro: ho fatto il mio dovere: a lor signori tocca ora.»

«Va bene, va bene,» rispose l’ufiziale, il quale con tutta la sua7 arroganza non aveva potuto a meno di non tremare un po’ in tutta quella giornata,8 e non sapeva ancora bene a che punto le cose si fossero. L’oste ne andò pei fatti suoi.

9La prima informazione, come il lettore se n’è addato certamente, era venuta da quella falsa guida; la quale, per [p. 545 modifica]darne piena contezza, non era niente meno che un bargello travestito,10 in traccia d’uno, che gli desse una occasione di farsi onore e merito, eseguendo gli ordini assai difficili che erano imposti: e quest’uno fu il nostro povero Fermo.

Nel11 momento in cui la12 sommossa era al maggior grado di fermento13 e l’assedio posto alla Casa del Vicario, molti magistrati, scapolando furtivamente per vicoli e per vie deserte, s’erano riuniti nelle sale del consiglio segreto, e quivi avevano consultato non senza tremore sulla urgenza del caso. I pareri erano varj, proposti con esitanza e abbandonati facilmente, e non si conchiudeva.14 Ma quando15 sul declinar del giorno venne la relazione, che il Vicario era in salvo, che la folla cominciava a dissiparsi, un16 vecchio machiavellista del consiglio segreto: «oh!» disse, «signori miei: ora17 il partito è chiaro: centomila pani, e quattro capestri.» Tutto quello che fu detto da poi non fu che un commento a queste parole, e18 deliberazione su! modo di condurle ad effetto. Si ordinò che fossero mandate guardie ai forni rimasti intatti19 fin allora, per assicurarli, e per obbligare i fornaj tì far pane in abbondanza per l’indomani. Furono destinate persone autorevoli, e20 accette al popolo,21 le quali di buon mattino assistessero ai forni in uno colle guardie, e22 aggiungendo la persuasione alla forza, cercassero di23 regolare la distribuzione del pane, e mantenessero la tranquillità:24 il prezzo del pane fu riabbassato25 a quella prima tassa immaginata dal Ferrer.

Si mandarono soldati a sgombrare la via, dov’era la casa del Vicario, dai pochi che v’erano rimasti: e la via fu quindi sbarrata,26 e i soldati vi si posero 27 a stazione, per togliere alla sedizione il campo dov’ella aveva già ottenuta28 una vittoria, e dove probabilmente ella si sarebbe29 presentata di nuovo, per ricominciare la battaglia. Finalmente30 furono31 spediti attorno32 tutti i membri di quella che il popolo [p. 546 modifica]chiamava onorata famiglia,33, con l'ordine di metter mano su qualcheduno dei capi, o dei più turbolenti, ma però34 in modo che il colpo fosse sicuro, e non potesse dare occasione ad un nuovo ribollimento.

L’ordine era più facile da darsi che da eseguirsi:35 e per non parlare che di ciò che36 si lega alla nostra storia, quel falso Ambrogio aveva girato lungo tempo qua e là, su e giù,37 sempre in mezzo alle occasioni, senza poterne cogliere una, vedendo i rei a centinaja, senza poterne fare un prigione, e si rodeva come un cacciatore, che, viaggiando38 vegga levarsi a destra e a sinistra, dalle macchie, tordi, starne, e pernici, e non abbia lo schioppo con sé;39 quando gli capitò nelle ugne il povero Fermo, e vi rimase, come abbiamo veduto. Il bargello malandrino andò tosto a riferire, come aveva colto in flagranti uno che predicava, come l’aveva condotto all'osteria, come40 quegli aveva 41 negato obbedienza alla grida, ricusando di dare il nome, come poi egli uomo benemerito glielo aveva cavato di bocca, e come finalmente la42 bestia era nel covo, e non si trattava che di andarla a prendere.

11 Capitano di giustizia,43 avrebbe voluto che fosse presa subito subito senza tardare: — ma, — pensava egli, mettendo di tratto in tratto la mano sulla sua bernoccola: — bisogna prima assicurarsi che tutte le cose sieno quiete. - All’aurora tutto era disposto in modo che non si credeva più che la forza potesse trovare ostacoli, e allora fu spedito il bargello con un notajo e due birri all’osteria della luna piena. Saliti alla stanza di Fermo,44 che dormiva, il bargello lo riconobbe, disse al notajo: «è l’uomo,» e partì. Fermo russava già da sette ore, e non avrebbe finito così presto, se una mano che gli scoteva la spalla, e una voce che gridava: «Fermo Spolino,» non lo avesse fatto risentire. [p. 547 modifica]Aperse gli occhj a stento, e guatò:45 era giorno46 fatto e la luce che entrava per le impannate fece vedere a Fermo un uomo ravvolto in una cappa nera 47 stargli al cappezzale48 da un lato, e due in farsetto armati, l’uno dall’altro lato del cappezzale, e l’altro a piedi del letto. Mentre Fermo andava raccappezzando le sue idee, e cercando di ricordarsi delle circostanze che gli pareva di dover sapere, per potere comprendere quelle che gli erano affatto49 nuove e strane, s'udì dire dall’uomo della cappa nera: «alto, su, Fermo Spolino, alzatevi e venite con noi.»

«Che vuol dir questo?» disse Fermo quando potè aver la favella, e nello stesso tempo dubitando che fosse un sogno, scuoteva la testa e dimenava tutte le membra per destarsi affatto.

50 Ah! avete inteso una volta, Fermo Spolino?», disse l’uomo dalla cappa nera, «alzatevi, e venite con noi, che non abbiam tempo da perdere.»

«Fermo Spolino!» disse51 Fermo Spolino. «Chi v’ha detto il mio nome?»52 — Che sia uno stregone costui vestito di nero? - mormorò53 tra sé; «Ehi! l’oste, l’oste! gridò quindi a quanto fiato aveva in corpo.

«Meno ciarle, e su!» disse54 uno di quei birri.

«Che prepotenza è questa?» disse Fermo, «ah! adesso mi ricordo.... badate bene a quello che fate: non è più come una volta... »

«Badate voi, a far presto,» disse il notajo, «se non volete esser portato via in camicia.»

«E perché mò?» disse Fermo.

«Il perché lo direte al55 Signor Capitano di giustizia.»

«Io sono un buon figliuolo,56 non ho fatto niente...»

«Tanto meglio per voi; cosi dopo due parole vi lasceranno andare pei fatti vostri.»

«Mi lascino57 andare adesso, subito,» disse Fermo, «io non ho nulla che fare con la giustizia.»

58«Lo portiamo via?» disse uno di quei birri al notajo. [p. 548 modifica]

«Fermo Spolino!...» disse il notajo con aria di consiglio minaccioso.

«Come59 sa Lei il mio nome?» disse Fermo.

«Se non fate presto...»

«Voglio sapere perché60 vengono a fare questa sorpresa a un galantuomo. Che cosa ho fatto? parlino: io son uomo che intende la ragione, e darò conto di tutto.» Ma i birri, fattisi bruscamente61 vicini a Fermo, stavano per porgli le mani addosso, quando egli gridò: «non62 toccate la carne d’un galantuomo, che...»

«Dunque alzatevi subito,» disse il notajo.

«Ebbene mi alzerò» disse Fermo; «ma io non voglio andare dal Capitano di giustizia. Io non ho che fare con lui. Voglio esser condotto da Ferrer: quello lo conosco, e saprò fare intendere le mie ragioni.»

«Presto, vestitevi, venite con noi, e63 direte tutta la vostra ragione a vostro bell’agio.»

Fermo, vedendo che la resistenza era inutile,64 tolse sul letto i suoi65 panni, e cominciò a vestirsi, cercando intanto66 di scoprire la cagione di un avvenimento cosí67 nojoso e cosí inaspettato; ma la sua mente,68 ravvolgendosi per cercarla fra le memorie69 della sera antecedente, ora si confondeva, come un padre che70 s’aggiri71 in una folta mascherata, per riconoscere un suo ragazzaccio.72 Poco a poco però cominciò egli a ricordarsi della grida, del nome, e del negozio, delle istanze dell’oste, e73 dei suoi rifiuti;74 ma come diavolo, l’uomo nero sapeva egli appuntino quel nome e cognome, che Fermo non aveva mai voluto pronunziare? E poi, come erano cangiate le cose a segno, che colui il quale doveva in quella giornata fare il legislatore, la cominciasse coi birri al fianco per andare in prigione? — Qualche mistero ci dev’essere, — disse Fermo tra sé; — e intanto se potessi con un po’ di buona grazia uscire dalle mani di costoro, sarebbe meglio. — Con questa intenzione, volgendosi al notajo con un volto tra il gioviale e il furbo, gli [p. 549 modifica] disse: «Se non si trattasse75 che di dire il mio nome... jeri sera, veramente io era un po’ brillo, e abbiamo parlato per metà, il vino ed io... ma ora non ci avrei difficoltà; ed ella dovrebbe esser contenta; cosi rimarremmo in libertà tutti e due.»

«Bravo, bravo figliuolo,» disse il notajo, «voi pensate76 con giudizio: se farete le cose con garbo ne uscirete presto e bene; ma77 lo direte a chi78 ha l’autorità di farvi rilasciar subito: è una formalità da nulla; ma io non posso far niente.»

«Ham!» disse, o piuttosto fece Fermo, scotendo la testa, e ricominciò a pensare — Diamine ! Che cosa fanno tutti quei buoni fratelli di jeri? mi lasciano in ballo a questo modo! — Fra questi pensieri79 stava egli di tempo in tempo con le mani alzate tra un bottone e l’altro, interrompendo l'azione del vestirsi. Ma il notajo s’era tirato verso la finestra, e aprendo le impannate (ché i vetri80 in quel tempo erano riserbati soltanto alle case signorili, anzi alla parte più signorile di esse) guardò nella via non senza inquietudine, e81 vide che le cose non erano già più come le aveva trovate nel venire:82 i popolani sbucavano83 come vespe dalle case, e si riunivano a sciami: il ronzio sordo cresceva, e, quello che al notajo parve un segno mortale, le ronde, che giravano per impedire l’attruppamento, cominciavano a procedere con molta buona creanza. Chiuse l’impannata in furia, lanciò dal suo cuore, poiché ne aveva uno anch’egli, una imprecazione contra il Capitano di giustizia, che lo aveva84 messo in quell’intrigo, un’altra contra Fermo, che85 in un momento cosi urgente per lui notajo, pareva che86 volesse perdere il tempo a bella posta; indi fece un cenno ai birri che sbrigassero la faccenda. I birri rinnovarono più forti le minacce a Fermo: questi, accortosi della inquietudine 87 dei nemici, concepì88 buona speranza,89 e conchiuse che,90 se l’interesse di quelli era91 che si facesse presto, il suo doveva essere di tirare in lungo; e procurò di perder tempo, senza dare92 a coloro un pretesto di venire all’ [p. 550 modifica]estremo Ma finalmente93 si trovò vestito: e allora ponendo le mani nelle tasche del suo farsetto: «oh!» disse, «io aveva una lettera: voi me l’avete rubata.»

«La lettera è qui,» disse il notajo, traendoia di seno in fretta, e94 senza95 pensare in quel momento a ribattere l’irriverenza del rimprovero: «è ella questa?» soggiunse mostrandola.

«Questa appunto,» rispose Fermo, stendendo la mano per prenderla.

«Piano, piano,» disse il notajo; «ho piacere che l’abbiate riconosciuta, ma non ve la posso dare:96 vi sarà restituita a momenti da chi si deve, purché abbiate giudizio: andiamo, andiamo.»

«Voglio la mia lettera,» disse Fermo: «che bricconeria è questa? a forza di trattare coi ladri, avete imparato il mestiere.»97

I birri volevano gettarsi addosso a Fermo; ma il notajo, sporgendo in fuori il mento e la mandibola inferiore,98 allargando le narici, sbarrando gli occhi, e scotendo il capo in fretta, fece loro intendere di non muoversi.99 L’uomo era in angoscia: pensava che non v’era da perder tempo, che il pericolo cresceva, che il tragitto sarebbe stato rischioso, e che il miglior modo di farlo sicuramente era di condurre Fermo con la persuasione. Gli diede quindi la lettera,100 dicendo:101 «ecco ch’io mi fido di voi, ma abbiate giudizio, venite con buona maniera, ché sarà meglio per voi; quando sarete riconosciuto per un galantuomo, sarete messo tosto in libertà: è un affare di mezz’ora. Andiamo, da bravo.» Cosi detto, apri la porta, e precedette il corteggio; Fermo, non avendo più nessun pretesto d’indugio, gli tenne dietro, e i birri102 fecero la retroguardia. Scesa la scaletta, il notajo fece un cenno ai birri, e disse a Fermo: «abbiate pazienza,103 fanno il loro dovere;» e mentre gli proferiva questa bella parola, i birri104 afferrarono, l’uno la destra, l’altro la sinistra di Fermo, e105 le allacciarono con certi strumenti, [p. 551 modifica]che (per quell’uso comune d’ingentilire le cose col nome) si chiamavano manichini,106 ed erano congegnati in modo107 che colui che li aveva intorno ai polsi108 era fortemente tenuto109 senza che apparisse alcun segno di violenza; e il tenuto e il tenente potevano parere due amici che passeggiassero stretti per la mano.

«Che tradimento è questo?»110 sclamò Fermo: «a un galantuomo par mio!...» Ma i111 due amici, stringendo i manichini, gli fecero sentire che con essi si poteva non solo tenere112 un rassegnato, ma ancora martoriare un ricalcitrante; e nello stesso tempo il notajo, raccomandando ai birri di non far male a quel povero giovane, cercava di persuaderlo con buone parole. Fermo vide che fin tanto che egli si trovava solo con quei tre,113 era114 follia il competere: fece |a gatta morta, e disse: «andiamo.»

— Andiamo — soggiunse fra sé, — e vedremo se quei fratelli di jeri son tutti morti. —

«Andiamo,» disse il notajo, con un vólto tutto grazioso: «fidatevi di me che vi voglio bene; e voi,» continuò rivolto ai birri, «non lo stringete, è un buon figliuolo e mi preme;115 andiamo quietamente,» disse ancora a Fermo: «non fate vista di nulla, non guardate né a destra né a sinistra, e nessuno s’accorgerà di quello che è, e voi conserverete il vostro onore; nessuno potrà rinfacciarvi116 che siete stato nelle mani della giustizia; e a momenti sarete in libertà.»
. 117Il fine di quella ammonizione era di persuader Fermo a lasciarsi condurre tranquillamente, ma l’effetto ch’ella produsse invece fu di far sentire sempre più a Fermo,118 che si temeva di lui, e delle circostanze, e di determinarlo ad approfittarne.119 Non si vuol dire per questo che Fermo fosse più accorto del notajo: ohibò: ma è destino di quelli che120 [p. 552 modifica]vanno al disotto,121 ed hanno paura che tutte le122 parole ch’essi dicono per aiutarsi,123 dieno lume ed animo all’avversario.

Usciti nella via, Fermo tra i due birri, e il notajo dietro, Fermo cominciò tosto a gettare la testa a destra e a sinistra, guardando con ansia se v’era da sperare ajuto. «Giudizio, giudizio,» diceva il notajo, a bassa voce, accostandosi a Fermo: «non vi fate scorgere: l’onore, figliuolo, l’onore.» I birri intanto affrettavano il passo, tirando Fermo124 e ripetendo, «andiamo, andiamo.» La via formicolava di gente, e Fermo cercava di rallentare il passo, per125 osservare quelli che andavano e venivano, e per udire se non si parlava più nulla delle cose del giorno antecedente,126 e per accertarsi se la disposizione degli animi127 era affatto mutata. Quando intese «forni, pane, Ferrer, giustizia, abbondanza,»128 e vide una brigata di otto o dieci che gli veniva incontro, e che i birri volevano schifare, portandosi nel mezzo della strada, alzò la voce e scotendo le129 braccia e il capo gridò: «Ohe! fratelli!130 mi menano su, e non ho fatto niente: solo perché jeri ho gridato: pane e abbondanza: non mi abbandonate, fratelli:131 patisco per la patria: son legato; 132 ad uno per volta vi faranno la stessa festa: fratelli, date uno scappellotto a costoro che mi stringono le mani: ahi! ahi! sono un galantuomo, non ho fatto niente di male.»
133La brigata si fermò sulla via; ma i birri, stringendo pur Fermo, lo trascinavano nel mezzo, e affrettavano il passo: la brigata allora si volse,134 e si divise, altri a fianco, altri dietro, guardando pure e ascoltando: quegli che erano sparsi nella via accorrevano, e si faceva folla. Il notajo, tutto tremante, cercava di rimandare quegli che gli si avvicinavano, dicendo: «è un malandrino, un ladro colto sul mestiere, che svaligiava la casa d’un pover'uomo.» Ma [p. 553 modifica]intanto tutti quelli che135 venivano dalla parte ove il corteggio136 doveva passare, accorrevano, e si fermavano, di modo che la via si trovò sbarrata. Fermo predicava tuttavia, domandando misericordia: i birri137 sul principio comandarono,138 poi chiesero, poi pregarono i sopravvegnenti che dessero il passo;139 ma i più lontani cominciarono a mormorare, quindi a fremere, quindi ad urlare: i più vicini, parte per buona volontà, parte spinti, urtavano i birri, i quali,140 dopo aver fatto indarno ogni sforzo per tenersi insieme, e per non141 lasciare la preda, furono separati dalla folla, dovettero142 abbandonare i manichini, e non cercarono più che a perdersi nella moltitudine per uscirne salvi.

«Bravi fratelli,» gridava Fermo: «saldi, ancora un momento, ahi! strappateli,143 fate che mi lascino,144 siamo fratelli.» Il notajo veduta la mala parata,145 si fermò e poi si volse indietro, per uscire da quella parte dove il concorso era ancor rado,146 cercando intanto di far l’indiano, e componendo il vólto ad una certa curiosità e maraviglia sciocca, come s’egli giungesse ivi a caso, e non c’entrasse per nulla. Ma l’abito lo tradiva, e smentiva il vólto;147 per meglio nascondersi si volse egli ad uno148 dei molti che lo149 guardavano fiso, e disse: «che cosa è questa faccenda?»

«Uh! corbaccio!» rispose, invece dell’interrogato, uno che era più lontano. «Corbaccio! uh corbaccio!» fu ripetuto intorno. Il notajo impallidì; allora alle grida si aggiunsero gli urti di quelli che gli stavano a fianco: tanto che il pover'uomo ottenne in breve quello che150 invero desiderava ardentemente: d’esser fuori di quella calca, ma151 più colle gomita del prossimo che con le sue gambe.

Quando Fermo si vide tolto alle ugne dei suoi guardiani,152 e confuso nella folla dei suoi liberatori, si scosse i manichini dai polsi;153 il primo suo pensiero fu di approfittare di quella confusione,154 per fuggire in luogo di [p. 554 modifica]salvamento.155 Si ricordò tosto che il suo nome era scritto sui libracci del Capitano di giustizia, e fece ragione ch’egli non sarebbe sicuro né in Milano né156 a Monza [né] a casa sua, né in alcuna parte dello Stato. — Se mi pigliano la seconda volta — diss’egli fra sé — sto fresco157 e lo merito...Ma dove andare? — 158 domandò a se stesso. — A Bergamo — si rispose. - E la strada? Domanderò a qualcheduno di questi galantuomini: chi m’ha ajutato non mi vorrà [p. 555 modifica]tradire — 159 Mentre egli pensava, da molte parti gli160 veniva gridato: «presto, presto, a gambe, amico.» Egli seguì il consiglio alla prima: entrò per una via sconosciuta, e si diede a correre, senza saper dove;161 ma quando si trovò162 fuori della folla, allentò il passo, e cominciò163 ad affisare i vólti di quelli che incontrava, per trovarne uno che gli164 garbasse165 e gli desse fiducia166 a fare la sua inchiesta. Ma167 la scelta andò in lungo, e Fermo ebbe a fare rapidamente forse venti giudizj fisionomici, prima di168 fissarsi ad uno che fosse l’uomo per lui. Quel grassotto, che stava ritto169 su la porta della sua bottega,170 con le gambe aperte, con le171 braccia dietro la schiena, e le mani l’una nell’altra su le reni, col ventre in fuori, il mento levato, e la giogaja pendente,172 sollevando alternativamente su la punta dei piedi la sua massa tremolante, e lasciandola cadere su le calcagna, aveva una cera di cicalone curioso, che invece di risposta avrebbe173 dato interrogazioni:174 quegli che girava posatamente,175 adocchiando e origliando, pareva uomo da176 ripiombare un povero figliuolo nella177 fossa dei leoni e non d’aiutarlo ad uscirne del tutto: quell’altro,178 che s’avanzava col labbro spenzolato e con gli occhi immobili, non che179 segnare spicciamente e precisamente la via altrui, appena180 pareva conoscer la sua: e quel ragazzotto, che a dir vero181mostrava una intelligenza superiore all’età, mostrava però ancor più malizia che intelligenza, e si sarebbe potuto scommettere che182 nella domanda che gli fosse fatta egli non avrebbe veduto altro che l’occasione di183 burlare e184 di confondere un povero forese.185 Tanto è vero che all’uomo [p. 556 modifica]già impacciato ogni cosa è nuovo impaccio; e che186 ogni movimento, che si dà ad una matassa scompigliata per ravviarne il bandolo, può far nascere nuovi nodi. Ciò che rendeva più critica la situazione di Fermo, era187 l’essere egli affatto nuovo della città, dimodoché non sapeva nemmeno per qual porta188 si uscisse per pigliare la via189 sulla quale egli voleva porsi; e gli conveniva chiedere a dirittura la via di Bergamo:190 inchiesta sospetta, che poteva attirare gli sguardi sopra di lui,191 e rimetterlo in guaj. Giacché la sedizione,192 che era stata la salute di Fermo, cominciava appena a rialzare il capo, in qualche angolo della città; e in tutto il rimanente la forza era tuttavia nelle mani avvezze ad usarla; e per comprimere appunto la sedizione nel suo ricominciare, e per disperderla, giravano ronde di soldati;193 e sbucavano194 da ogni parte i colleghi di coloro, che195 i liberatori di Fermo avevan posti in fuga: e se per disgrazia196 quegli stessi si fossero di nuovo abbattuti in Fermo, e lo avessero afferrato, e’ poteva scuotere, e197 guaire, qui non v’era198 da sperare soccorso.

Finalmente, come la necessità aguzza l’ingegno, Fermo, adocchiato uno che veniva in gran fretta, si risolvette di voltarsi a lui, stimando giudiziosamente che l’uomo premuroso d’andare ad una sua faccenda risponde199 tosto e direttamente a chi lo interroga, perché quello è il modo più spiccio per isbrigarsene. Fattosegli dunque a canto, gli disse: «in grazia, Signore: quale è la strada che conduce a Bergamo?»

«Eh! amico », rispose frettolosamente l’altro: «vi conviene uscire dalla porta orientale...»

«Bene; e200 per andare alla porta Orientale?»

«Entrate per questa via a mancina; e sboccherete alla piazza del duomo ...»

«Basta, signore: il resto lo so: Dio gliene rimeriti.»

«Niente, niente,» disse il cortese preoccupato, e continuò la sua via. [p. 557 modifica]

Fermo con un passo più sicuro e più spedito entrò per quella che gli era stata segnata, giunse alla piazza del duomo, l'attraversò; diede, passando, una occhiata al mucchio di cenere e di carboni spenti, fredde reliquie della baldoria del giorno antecedente;201 poscia, raffrontando i luoghi con le memorie202 di ieri,203 riconobbe la via per la quale era venuto insieme con la folla trionfante, e204 si pose in quella, nell’attitudine d’un generale, che ripassa205 sconfitto e fuggitivo pel campo, dove aveva vinto poco innanzi. Rivide il forno delle grucce, smantellato e guardato da soldati, e passò innanzi, senza badare ai206 crocchj, che cominciavano di nuovo a formarsi, né alle grida, che già si facevano intendere. Via, via, giunse dinanzi207 al convento dei cappuccini; guardò sospirando la porta della chiesa, e disse fra sé: — quel frate m’aveva però dato un buon parere, senza saperlo, quando mi disse ch’io aspettassi in Chiesa; ma non ho avuto giudizio. — Quando fu presso alla porta rallentò il passo,208 perché la celerità non lo chiarisse un fuggitivo; e, preso il contegno placido209 d’uomo che vada pei suoi negozj, non senza battito al cuore, passò la porta.210 Uscito al largo, respirò;211 ma pure andava guardandosi in dietro ad ogni tratto, per vedere se non era inseguito: la strada maestra non gli andava a genio, e al primo viottolo, che scorse, vi s’internò, volendo piuttosto allungare212 e raddoppiare il cammino213 che farlo sempre in sospetto.

214Quietata un poco la paura, sorsero nel suo cuore mille pensieri di rimprovero,215 mille di sollecitudine per l’avvenire, e quindi mille proponimenti, che il lettore216 s’immaginerà facilmente. Con questa trista compagnia, passando di viottolo in viottolo, di217 casolare in casolare, chiedendo la strada di tempo in tempo, e cercando di stare più vicino che poteva alla maestra, senza toccarla mai, dopo aver [p. 558 modifica]fatte forse quindici miglia,218 senza essersi allontanato distante dalla città di cinque o sei, cominciò a sentire fortemente gli stimoli della fame: e, avendo veduto nella botteguccia d’un villaggio alcuni pani, ben diversi da quei bianchissimi, che il giorno antecedente aveva trovati sulle sue orme,219 ne comperò uno di220 quei pochi quattrinelli che gli rimanevano; e proseguì il suo cammino. Finalmente, dopo averne fatto altrettanto, e221 non rimanendo più che due ore di giorno, egli sentì di nuovo la fame, e per giunta222 la stanchezza;223 e la sollecitudine di porsi in salvo diede luogo al desiderio di cibo e di riposo. Vedeva Fermo da qualche tempo,224 attraverso i campi e le piante, un campanile,225 e, presolo per meta, si avviò direttamente verso quello. Giunto al paese,226 (Fermo non ne sapeva il nome ma era veramente Gorgonzola,) vide che era posto su la strada maestra, stette in forse un momento di227 tornare fuori; ma alla fine il bisogno vinse. - Non saranno venuti a cercarmi fin qui: — diss’egli fra sé: -- e qui nessuno mi conosce — 228

Col conforto di questa riflessione, entrò in una osteria per ristorarsi con qualche cibo, e per riposarsi, seduto però e finche durava il giorno; perché ai letti ed alle notti dell'osteria aveva preso orrore, e all’ultimo229 si sarebbe piuttosto accontentato di dormire al sereno, sotto un noce, in un campo. Sedette, e chiese230 qualche cosa da mangiare, e un mezzo boccale di vino, calcando la voce sulla parola mezzo, come per far sentire alla gola che231 quello era la misura prescritta irrevocabilmente, e per farle ricordare gli spropositi del giorno passato.

V’erano in quella stanza alcuni oziosi,232 i quali venivano ivi per abitudine, e allora s’erano ragunati anche per la speranza233 che arrivasse qualcheduno da Milano; il quale portasse le nuove più recenti. Si sapeva in234 cento maniere, secondo l’uso antico ed universale, il guazzabuglio del giorno antecedente, e s’era pur bucinato che il mattino la pentola [p. 559 modifica]aveva cominciato a ribollire; sicché la curiosità era infiammata.235 G1i occhi furono tosto addosso a Fermo, ma, visto ch'egli era un forese, nessuno pensò a lui, per sua buona ventura; perché chi gli avesse chiesto:236 «a caso, verreste voi forse da Milano?» Nella disposizione d’animo, in cui era Fermo,237 possiamo ingannarci, ma egli diceva certamente la bugia. Invece, senza essere importunato di richieste, potè egli, mentre mangiava saporitamente, sentire i discorsi che si facevano, e rimettersi un po’ al corrente deHe cose del mondo, dopo una lunga giornata di238 ritiratezza.

«Eh! eh!» diceva uno, «i milanesi non son mica uomini di stoppa: e non la finiranno prima che sia lor fatta ragione davvero.»

«Pure,» disse un altro, «il vicario se lo sono lasciato levare dalle mani.»

«Sì,» ripigliò un altro; «ma gli sarà fatto il processo.»

«Stiamo un po’ a vedere,» saltò in campo un quarto, «se questi cittadini superbi non penseranno che ai loro interessi, o se vorranno una legge nuova anche per la povera gente di fuora, che,239 perdiana, ha pure il ventre anch’ella, e lavora più di loro per far crescere il pane.»

«Basta,» riprese il primo: «si potrà vedere: mi pento di non essere andato a Milano, questa mattina.»

«Se vai domani, vengo anch’io,» disse un altro, poi un altro, poi un altro.

A questo punto della conversazione si sentì240 il passo d'un cavallo; e i nostri interlocutori241 indovinarono facilmente chi poteva portare, e ne furono molto lieti,242 pensando che saprebbero le notizie vere di Milano. Era infatti quegli, che eglino avevano preveduto: un mercante, che, andando più volte l’anno a Bergamo243 pei suoi traffichi, era uso fermarsi a passar quivi la notte, e, come trovava nell’osteria quei soliti244 frequentatori del paese,245 era divenuto conoscente quasi di tutti.

Accorsero nella strada, si affollarono a gara attorno all’arrivato:246 uno247 prese le briglie, l’altro la staffa. «Buon [p. 560 modifica]giorno,» «buona sera,» «avete fatto buon viaggio: che c'è di nuovo a Milano?»

248«Eh! eh! ecco quelli dalle notizie,» disse il mercante, «quelli che le vanno fiutando, come i bracchi le pernici. E poi, e poi le saprete voi a quest’ora, forse più di me.» Così dicendo, scese da cavallo: lo diede e lo raccomandò ad un garzoncello, ed entrò nella cucina, circondato dai curiosi.

249 «Davvero che non sappiamo niente,» disse il più antico di quei conoscenti.»
250« Possibile? » rispose il mercante: «bene, dunque sentirete. Ehi oste, il mio letto solito è in libertà? Bene: dunque non sapete che ieri è stata una giornata brusca in Milano? ma brusca vi dico!...»

«Questo lo sappiamo.»

«Vedete dunque, » continuò il mercante, « he le sapete le notizie. Voleva ben dir io che, stando qui sempre ad agguatare quegli che passano, e a frugarli, come se251 foste gabellieri, qualche cosa vi potesse scappare.»

«Ma oggi,252 che cosa è accaduto?»

« Ah oggi, » disse iI mercante, sedendo.253 «D’oggi non sapete niente?»

«Niente»

«Niente davvero? dunque vi racconterò io. Oste, il mio boccone solito, e presto; perché voglio coricarmi254 subito e domattina pormi in viaggio per tempo. Oggi, poco mancò che la giornata non fosse brusca, come quella di jeri. Ma, un po’ colle buone, un po’ colle cattive... m’intendete eh? olio ed aceto; e si fa l’insalata.»

255«In fine che cosa è accaduto?» domandarono in una volta due o tre di quegli ansiosi.

Abbiate pazienza,»256 disse il mercante, «ché se l'oste mi darà257 di che ammollare le labbra, vi conterò tutto.»

«Oh bravo!»

L’oste portò la refezione: il mercante si versò un bicchiere di vino, si accarezzò la barba, e lo tracannò; e258 [p. 561 modifica] trinciando la vivanda che gli era stata imbandita, cominciò la sua narrazione e la continuò mangiando,259 mentre i suoi conoscenti stavano intorno alla tavola con le bocche aperte; e Fermo, in disparte, senza far vista di dar molta attenzione, ascoltava però con più ansia e sospensione degli altri...

«Dovete dunque sapere,» cominciò il mercante, «che questa mattina per tempo cominciarono260 a congregarsi molti261 furfanti: gente senza casa né tetto, di quelli che jeri avevan fatto tutto il chiasso; e si misero a girare in troppa262 per la città, per far numero,263 e tornare da capo. Da principio264 fecero bravate e insolenze dove capitavano: far le corna265 alle spalle [dei] soldati, fare i visacci ai galantuomini, rompere il muso ai birri; in un luogo266 strapparono dalle mani dei birri uno267 che era menato su:268 un capo popolo, che aveva predicato269 jeri che si avessero270 a scannare tutti i signori, e tutti i bottegaj: pezzo di briccone! ma se271 v'incappa, gli medicheranno il pomo d’Adamo con un sovatto. Quando parve a costoro d’aver fatto popolo a bastanza, andarono alla casa del vicario, dove jeri avevano fatte tutte quelle belle prodezze, ma:»272 (e qui a guisa d’interjezione fece con la lingua quel suono con cui i cocchieri usano di dare ai cavalli il segnale della partenza.)

«Ma?» dissero gli ascoltatori.

«Ma,» continuò il mercante, «trovarono la273 via sbarrata, e dietro le sbarre una buona confraternita di micheletti cogli archibugi spianati, e i calci appoggiati ai mustacchi e... che cosa avreste fatto voi altri?»

«Tornare indietro.»

«Benone : cosi fecero anch’essi ; ma quando furono al Cordusio,274 dinanzi a quel forno, che jeri avevano cominciato a saccheggiare;275 dite mò', se non276sono birbi: si distribuiva il pane pulitamente, v’erano dei buoni cavalieri che invigilavano perché tutto andasse in ordine: e costoro: « dalli dalli, saccheggio, saccheggio:» in un momento, cavalieri, fornaj, avventori, tutti sossopra, chi qua, chi là; e cominciò il [p. 562 modifica] saccheggio277 che durò poco, perché poco v'era da rubare. Quando non rimasero più che le panche e gli utensili: « fuoco, fuoco,» si cominciò a gridare:278 tavole,279 madie, imposte, tutto il legname si pigliava a furore, per portarlo in mezzo al Cordusio e dargli il fuoco. Ma un dannato, peggio di tutti gli altri,280 dite un po’ che proposta diabolica mise in campo?»

»Che?...»

«Che? di abbruciar tutto nella casa, e la casa insieme. Ma un galantuomo ebbe una ispirazione del cielo:281 entrò nella casa, salì le scale, e, trovato per buona sorte un gran crocifisso, lo appese fuori d’una finestra, e v’accese intorno due candele,282 che aveva283 tolte da capo del letto del fornaio.284 A quello spettacolo, tutti rimasero in silenzio:285 v'era bene286 pochi diavoli in carne, che, per fare chiasso e baldoria, avrebbero dato fuoco anche287 al paradiso; ma, quando videro che tutti gli altri non erano ebrei come essi, dovettero tacere. Intanto venne tutto il capitolo del duomo in processione,288 a croce alzata, e gestiti pontificalmente, che era un gran bel vedere, e cominciarono a predicare: «figliuoli dabbene, cosa fate? è una vergogna, dove è il timor di Dio? questo è l’esempio che date ai vostri figliuoli? siamo289 in Milano, o in terra di Turchi? Via, tornate a casa, da bravi, che quel che è stato è stato. Avrete abbondanza :290 il pane di otto once ad un soldo: la grida è stampata.»

«Era vero poi?» domandò uno degli ascoltanti.

«Vero come il Vangelo. Volete voi che i canonici venissero in paramenti a dir bugie? Allora, la gente cominciò a sfilare, e i soldati con buona maniera, gli291 andarono sparpagliando di più, e fecero spazzare la piazza del Cordusio. Ebbene... pareva che non fossero contenti: andavano girandolando per le vie, come se aspettassero l’occasione di porsi insieme di nuovo. Ma ecco che venne l’ultima medicina, che fece l’effetto.» « E fu ?... »

«E fu, unguento di canape: bastò nominarlo, per far guarire tanti matti. Si292 fece pubblicare, ed è vera anche [p. 563 modifica]questa, che quattro capi erano stati293 presi294 jer sera, e saranno impiccati. Ah! ah! vi dico io che ognuno295 studiava la via più corta, per andarsene a casa, per non diventare il numero cinque. Quando io sono uscito da Milano, pareva un monastero.»

«Dunque gli impiccheranno?» domandò un altro uditore.

«Senza fallo, e presto,» rispose il mercante.

«E la gente che cosa farà?» domandò ancora quegli.

«Anderà a vedere,» rispose ancora il mercante.296 «Avevano tanta smania di vedere morire qualcheduno all'aria aperta, che volevano far la festa al297 Signor Vicario di Provvisione. Puh!298 che spettacolo un cavaliere ammazzato299 di mala grazia! Invece avranno quattro birbanti serviti con tutte le formalità. Quattro! quattro finora, ma chi sa?... Vi so dire che tutti quelli, che jeri e questa mattina hanno mangiato pane fresco in Milano, se ne stanno coll’olio santo in saccoccia. Per me, ho testimonj che300 tutta la giornata di jeri, e tutta la mattina d’oggi, me ne sono stato chiuso in casa: e poi, si sa che noi altri mercanti siamo nemici dei torbidi...»

«Anch’io non mi son mosso di qui,» disse un ascoltante.

«Non siamo qui tutti?» disse un altro: «la cosa parla da sé.»

«Ohe, come andrà per Bartolomeo, che è andato a Milano appunto jer l’altro?» disse un301 secondo.

«Se avrà avuto giudizio,» rispose il mercante, «ne sarà stato fuori, e non gli accadrà nulla.»

302 «Il guaio è,» disse quegli, «che sta male a giudizio.»

«Allora non so che dire;» rispose il mercante, in aria di chi si rassegna alle sciagure degli altri.

«Se io mi fossi anche trovato in Milano, per caso, per caso,» disse un terzo, «me la sarei battuta subito a casa.»

«Infatti,» ripigliò il primo, «in quei garbugli v’è sempre pericolo; e poi, via, bisogna dire il vero, sono cose che non istanno bene. Confesso la verità che303 i baccani non mi sono mai piaciuti. [p. 564 modifica]«È stata una provvidenza, vedete,» disse il mercante «che l’abbiamo fatta finir presto: altrimenti, arte per arte saccheggiavano tutte le botteghe di Milano, coloro.»

«Ma per noi foresi non si farà niente?» domandò un altro: «i milanesi a buon conto hanno il pane a buon mercato: e noi, povera gente?»

« Sarà quel che Dio vorrà,» disse il mercante, vuotando l’ultimo bicchiere, ed asciugandosi la barba col mantile. «Non sapete che jeri hanno guastata e gittata tanta farina, quanta basterebbe a dar da mangiare per due mesi a tutto il ducato?»

«Dunque,» disse quegli, «ha da patire il buono pel cattivo?»

«Ma non avete inteso che gl’impiccheranno?» rispose il mercante.304

«L’ho sempre detto io,» disse un altro305 «che a muover garbugli si fa peggio. Se i milanesi avessero avuto un po’ di giudizio, dovevano porre le mani addosso a306 quegli che cominciarono a parlare di far chiasso, e legarli come salsicce, e condurli alla giustizia.»

La conversazione continuava, ma Fermo ne aveva udito a bastanza: egli se ne307 era stato cheto cheto, con308 l’animo309 d’un attore, che, trovandosi sconosciuto310 presso tre o quattro311 uomini di buon gusto, sente fare il processo all'ultima sua opera;312 quel poco boccone tanto desiderato gli era tornato in veleno; però dal veleno pensò a cavare il rimedio d’un buon consiglio:313 si alzò, con aria indifferente, pagò il suo scotto, e usci dall’osteria, risoluto di314 non fermarsi fin che non fosse giunto sotto le ali del leone serenissimo di San Marco. Si avviò su la strada maestra,315 premuroso di giunger presto, confidando nelle tenebre che cominciavano a stendersi su la terra; ma, appena dati alcuni passi, pensò che il passaggio al confine sarebbe stato pericoloso più di notte che di giorno, e si sovvenne che vi doveva esser l’Adda da passare. Sconfortato, usci della via, entrò nei campi: andando al lume della luna,316 procurò di [p. 565 modifica]dirigere il suo cammino verso quella parte, dove gli pareva che l’Adda dovesse passare. Finalmente sentì il romore del fiume; e, camminando sempre verso quello, giunse presso alla sponda.317 Ma quivi non v’era modo di transitare, onde il povero Fermo, dopo aver guardato intorno se mai per caso qualche battello si trovasse su la riva, e non ne vedendo, tornò tristamente indietro; ed, entrato in un bosco che costeggiava il fiume, s’arrampiccò sur un albero, e vi si appiattò, aspettando con ansietà318 l’apparire del giorno. Ma la notte era appena incominciata, e il povero Fermo, ebbe molte ore da meditare in quella319 sua incomoda stazione. Don Rodrigo, Don Abbondio,320 il Vicario, Ferrer, la guida, l’oste di Milano, il notajo, i birri, il mercante, i curiosi, passavano a vicenda nella321 sua fantasia;322 ma nessuno di costoro conduceva seco una323 memoria, che non fosse di rancore o di sconforto. Solo324 due immagini avevano un aspetto consolatore,325 e spargevano un po’ di luce tranquilla su quel quadro confuso. Se noi inventassimo ora una storia a bel diletto,326 ricordevoli327 dell’acuto e profondo precetto del Venosino, ci guarderemmo bene dal riunire due328 immagini cosi disparate,329 come quelle che si associavano nella mente di Fermo;330 ma noi trascriviamo una storia veridica;331 e le cose reali non sono ordinate332 con quella scelta, né temperate con quella armonia, che333 sono proprie del buongusto: la natura,334 e la bella natura, sono due cose diverse.335 Diciamo dunque con la franchezza d’uno storico, che,336 mentre337 quasi tutti i personaggi, coi quali Fermo era [p. 566 modifica]stato in relazione,338 si schieravano339 e si affollavano nella sua immaginazione con un aspetto più o meno odioso,340 o tristamente misterioso, di modo che, dopo averli contemplati qualche tempo come forzatamente,341 essa gli rispingeva, e cercava di farli sparire;342 v’era però due343 immagini nelle quali essa riposava,344 con una specie di refrigerio: due vólti, i quali ricordavano ed esprimevano candore, benevolenza, affetto, innocenza, pace: quei sentimenti chiari e soavi, nei quali345 tanto si gode la fantasia degli infelici; e queste due immagini erano346 una treccia nera,347 e una barba bianca, Lucia e il Padre Cristoforo.348 Ma i pensieri, che349 questi vólti stessi facevano nascere,350 erano tutt’altro che di una gioja pura:351 alla immagine del buon frate, Fermo sentiva352 vivamente la vergogna della cervellinaggine, che aveva spiegata nel giorno passato,353 e della turpe sua intemperanza;354 e, contemplando Lucia, oltre la stessa vergogna, egli355 sentiva nel fondo dell’animo356 l'assenza,357 l’incertezza del rivedere, il terrore della dimenticanza. Meno potente, meno scolpita, ma pure mista anch’essa di compiacenza e di dolore, gii appariva pure l’immagine di quella povera Agnese, che lo aveva voluto per figlio, e che, a cagione di questo buon pensiero, si trovava ora358 fuor di casa, e assediata359 da quelle sollecitudini,360 che non hanno alcun compenso di consolazione.

Con questa lanterna magica dinanzi alla mente, vegliò Fermo tutta quella notte: quand’anche i pensieri non gli avessero tolto il sonno, il disagio361 e il pericolo della postura, [p. 567 modifica]e il freddo, che cominciava a frizzare,362 lo avrebbero tenuto lontano. Finalmente, quando363 la luce cominciò a dar forma e colore alle cose, Fermo, guardando attentamente al fiume, vide un364 pescatore che costeggiava la sponda, e che slegava un battello: scese365 dall'albero, e si avviò a quella parte, e vi giunse prima che il pescatore salpasse.

«Amico, volete voi farmi il piacere di traghettarmi all’altra riva?» disse Fermo al pescatore, che guardava non senza sospetto lo sconosciuto, che a quell’ora, gli si accostava.

«Volentieri,» rispose il pescatore, dopo aver guardato diligentemente intorno se non v’era alcun testimonio; e lo accolse nella barca,366 lo condusse all’altra riva, senza fargli altro motto.367 Fermo, prima di scendere a riva, cavò una mezza lira, e la diede al pescatore; che368 dopo aver fatta qualche cerimonia, la prese, e369 condusse la sua barca al largo. Perché nessuno si faccia maraviglia della pronta e discreta cortesia del pescatore, dobbiamo avvertire che quest’uomo era avvezzo ad essere richiesto sovente dello stesso servizio da contrabbandieri370 e da fuorusciti;371 e la massima forse la più importante della sua politica di pescatore era di non farsi nemico nessuno di costoro, perché la sua barca e la sua vita era372 quasi sempre in loro balia.373Prestava egli adunque ad essi quel servizio tutte le volte che potesse farlo senza correre rischio dalla parte374 di gabellieri, di soldati, di esploratori: altre classi, ch’egli375 doveva rispettare,376 per un altro punto della sua politica. Pigliò dunque Fermo per377 uomo d’una delle due prime condizioni, senza darsi briga di appurare quale, e lo servì.

Fermo, posto piede sulla terra378 di San Marco, respirò davvero;379 e, alla prima380 insegna che vide, entrò a ristorarsi col cuore più largo.381 Sentì quivi pure relazioni e ragionamenti382 su gli avvenimenti di Milano: a dir vero egli avrebbe [p. 568 modifica]potuto rettificare in molte parti383 i fatti e le riflessioni; ma da quei fatti egli aveva appunto imparato a tacere. Continuò la sua strada, giunse a Bergamo, fece inchiesta di quel suo cugino,384 e gli si presentò.

385 Era questi lavoratore di seta, come Fermo, e uno di quei tanti, che,386 vedendo mancarsi il lavoro a cagione delle discipline assurde che a quei tempi erano prescritte nel milanese e dei pesi insopportabili d’ogni genere,387 avevano portata388 la loro industria in un altro stato, dov’erano bene accolti e protetti.389 Massajo e diligente, in sei anni, da che si trovava a Bergamo, aveva egli fatta una provvigione, che gli era di grande soccorso390 in quell’anno malvagio. Rivide egli con piacere Fermo, che aveva instradato nei lavori della seta, e a cui aveva fatto da padre; e lo accolse lietamente,391 prese parte alle sue traversie, e gli promise intanto di procacciargli lavoro.392 «Se non ne troveremo,» soggiunse «starai con me: mangeremo insieme un po’ di pane; e, quando torneranno gli anni grassi, mi pagherai di tutto e farai un buon marsupio anche per te.» Se quel brav’uomo avesse letto Virgilio, non avrebbe mancato di dire in questa occasione: Non ignara mali miseris succurrcre disco;' perché in fatti questo era il suo sentimento.393 Lasceremo per ora Fermo, giacché si trova in una situazione tollerabile, e torneremo394 alla sua e nostra Lucia.

Note

  1. pareva egli
  2. [giunto] capi
  3. avete ben [fatto] fatto i
  4. uscire
  5. dei qual
  6. di Mila
  7. abituale
  8. L’oste ne andò pei fatti suoi,
  9. È inutile dire che la prima informazione era venuta da quella falsa guida di Fermo | L’ufiziale come il lettore lo ha certamente immaginato (lacuna)
  10. di quei volponi dalle
  11. bollore
  12. rivolta più bolliva
  13. molti magistrati stavano
  14. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «.punto fermo senza remissione.»
  15. sul far dell
  16. gran
  17. [la non si può) la strada è
  18. proposte
  19. per
  20. care a
  21. aggiungendo
  22. perché di
  23. mantenere l
  24. Si fece [sgombrare] sgombrare
  25. alla
  26. e guardata dai sold
  27. come a campo. Tutto questo per
  28. la
  29. accorsa
  30. fu dato ordine
  31. mandati
  32. A margine, in penna: « - tutti - è troppo.»
  33. per
  34. Senza
  35. [e quei] e quegli che lo avevano ricevuto, giravano qua e là, senza sapere che fare, e per non parlare che di co ❘ che tocca la nostra | i nostri personaggi, quel malandrino che ❘ quella guida malandrina che abbiamo (lacuna)
  36. tocca
  37. [vedendo ❘ sempre in mezzo alle occa] sempre in mezzo a persone
  38. pei suoi f ❘ senz’ar] senza lo schioppo
  39. quando [all'udire la predica di Fermo, si] gli capitò [il povero Fermo nella] nelle maglie il povero Fermo e vi rimase (lacuna)
  40. quivi
  41. violata
  42. caccia
  43. che [in quella) nelle consulte di quella notte, metteva la mano
  44. il bargello
  45. vide
  46. chiaro
  47. [e | e due in farsetto e] che gli stava al
  48. Sic; e altrettanto d'un altro e di raccappezzando
  49. strane e
  50. Su, su, Fermo (lacuna)
  51. colui che portava quel nome.
  52. Voi
  53. poi
  54. uno degli armati, i quali erano due birri, [come] come l’uomo vestito di nero era un notajo [avrà] si sarà immaginato il lettore
  55. capita
  56. e e... e...
  57. stare
  58. Mi
  59. sapete voi
  60. mi
  61. [vici] addosso
  62. mi
  63. far
  64. [cominciò a vestir] pres
  65. abiti
  66. di scoprire la cagione di una avventura cosí inaspettata
  67. inaspettato, ma
  68. ravvolgendosi
  69. del giorno
  70. [per | era come] si perdeva come una
  71. giri per
  72. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «.punto fermo».
  73. delle sue ripulse
  74. ma non sapeva
  75. d’altro
  76. bene: pigliate
  77. [non io | non] bisogna prima che veniate con noi;
  78. vi può rilasciare subito
  79. si ferma
  80. erano
  81. s’accorse che
  82. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «.punto fermo».
  83. a sciami
  84. spedit
  85. pensava più al
  86. si pi
  87. del
  88. un
  89. e cerca
  90. ess
  91. di
  92. senza dare
  93. fra
  94. non
  95. badare alia
  96. ve la restituiranno
  97. Segno richiamo, e a margine, in penna: «Qui Fermo s’accorga dei denari, e li richieda con ancor maggior premura».
  98. respingendo il naso
  99. Il pover dia
  100. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «e i denari SE TI PARE».
  101. ecco
  102. [che fa | loro] chiusero
  103. è no
  104. l’uno dall’una parte e
  105. coi
  106. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «. punto fermo ». Cancellato e [da una] tenuti da una mano pratica
  107. (che quegli che li avevano | che colui che gli aveva le mani che | la mano] che chi vi si era lasciato prendere era tenuto senza che
  108. era fortemente
  109. [senza che] e nello stesso tempo (lacuna)
  110. disse
  111. birri
  112. un uomo preso, ma
  113. [non v’era] era vano scuotere | non
  114. da serio
  115. e desidero | via, non più, andate, andate quietamente
  116. d’essere sta
  117. Quest’ammonizione
  118. che il notajo aveva
  119. [Certo] Non è certo da dire che Fermo fosse giovane
  120. sono [in basso] a pericolo
  121. Segno di richiamo, e a margine, in penna: « - vanno al disotto ? - Capisco, ma qui pare un contrasenso».
  122. loro
  123. dieno ecc. sottolineate in penna, e a margine «diventino stromenti in mano dell’avversario».
  124. e stringendogli un po’ or l'uno or l’altro il polso che gli era toccato in sorte, dicendo
  125. fenderla
  126. se la dis
  127. non
  128. alzò
  129. mani e le
  130. costoro
  131. La frase seguente (non è inopportuno forse notarlo) è a margine.
  132. mi vogliono fare la
  133. La brigata si fermò, e da ogni parte [accorse] la gente ch’era sparsa nella via si affollò intorno di modo che
  134. segui
  135. venivano incontro
  136. si avanzava
  137. chiesero sul principio
  138. ai signori
  139. [Ma la folla] ma il mormorio cresceva
  140. dopo d'aver
  141. abbandonare
  142. [abba | lascia] lasciare
  143. via
  144. fratelli
  145. tornò indietro, perché era la via più spiccia per trovarsi al largo, e sparì | e cercò di uscire] cercando di uscire
  146. compose tosto il vólto facendo
  147. ad uno che
  148. di quei
  149. guardava
  150. egli
  151. l’ottenne
  152. ed ebbe
  153. e per
  154. e di uscire da Milano e
  155. [Il mio nome l’hanno bello e scritto, disse egli fra sé, qui | Il mio] Il mio nome sul loro libraccio, diss’egli fra sé
  156. fin dove
  157. Segno di richiamo, e a margine, in penna: « - e lo merito? - Quest'idea EROMPE come una schioppettata». A quesl osservazione pare si leghi quanto della stessa mano è scritto in un foglietto volante (è tra le pagine II e III del foglio 92, con l'indicazione in lapis «92 bis»), foglietto, che contiene come in ischema parte del testo che segue, riportandone anzi alcune frasi, e dice precisamente: «Scrivo alla rinfusa alcune idee. Il primo pensiero di Fermo fu di porsi in salvo. Le sue prediche, e speranze e pazzie del dì innanzi non erano del suo temperamento, ma occasionate da circostanze straordinarie. Il pensiero - troverò forse i miei compagni, - da lui avuto quand’era condotto via da' birri non era che un pensiero di speranza: - forse potrò liberarmi. - Ora si trovava liberato. Una buona lezione avuta richiama l'uomo ai suoi pensieri abituali, e Fermo alla prima aveva risolto di starsene fuori del tumulto. Gli stessi oggetti si presentano sotto forme diverse in circostanze diverse. La farina sprecata, il tentativo d’assassinare il Vicario, lo fecero avvertire assai meglio alla follia ed alla perversità de’ tumultuamenti. Fermo era un uomo onesto: e bramoso di esser lasciato stare, condizione quasi necessaria al suo tempo per essere onesto quando non si era potente. Si ricordò che era sul libro del Capitano di Giustizia e quindi di non esser sicuro nello stato di Milano. Gli venne in mente il cugino di Bergamo. Al fuggire de’ birri aveva udito più voci sclamare: «salvati fa’ presto» Seguì il consiglio, ma in parte. Per allora non ebbe altra idea chiara fuorché quella di star lungi dai pazzi, e forse dai tristi, non compromettersi più: essere davvero un buon figliuolo. Si cacciò a correre per una via sconosciuta onde separarsi dalla folla. Uscito dalla folla, camminò più posatamente, e cominciò a guardare ben intorno per riconoscere come stavano le cose in Milano. La sedizione che era stata la salute di Fermo non rialzava il capo che in qualche angolo della città, in tutto il rimanente la forza era tuttavia nelle mani avvezze ad usarla. Fermo vide ronde di soldati che giuocavano. (Cancellato soldati [innanzi a due pensò] innanzi a cui passò ed il popolo affollato ivi ma tranquillo e quasi taciturno.) Sbucavano da ogni parte i colleghi di coloro che i liberatori di Fermo avevano posti in fuga ecc. Allora Fermo pensò risolutamente d’andarsene a Bergamo. Allentò il passo e si diede ad affisare i vólti ecc.»
  158. A Bergamo. Fatta la sua risoluzione
  159. [Così pensando] Mentre egli pensava pur camminando nella folla, uno dei suoi liberatori, gli si avvicinò, e gli disse :
  160. si gridava
  161. arrivasse
  162. [fuori | costretto] lontano da (lacuna)
  163. guardare
  164. convenisse
  165. [e conquistasse la sua fiducia e promettesse | un galantuomo | un uomo da| e ispirasse fiducia. Ma
  166. per
  167. Fermo non
  168. [trovar | capitare nell'uomo di cui bisognava] trovar l’uomo
  169. in piedi
  170. con le gambe aperte
  171. mani
  172. [e alzandosi alquanto su la punta dei piedi sollevava] e sollevava su la punta dei piedi
  173. doma
  174. quell’uomo ben vestito] quell’altro che
  175. come
  176. mandare
  177. buca del leone, dond'era uscito; que
  178. che con un passo
  179. insegnare brevemente
  180. sapeva
  181. di precorrer l’età coll’intelligenza
  182. [nella domanda | nella domanda | alla domanda che gli fosse f] all’udire una domanda gli avrebbe
  183. far
  184. d’impacciare
  185. Finalmente egli (lacuna)
  186. ogni
  187. la sua
  188. [dovesse uscire] si uscisse
  189. ch'egli [aveva] voleva
  190. doma
  191. e farlo [cadere] dar nelle mani dei colleghi
  192. [che aveva cominciato a ribollire, | era ancora sparsa] che cominciava a ribollire per
  193. [e truppe di] e colleghi
  194. baldanzosi
  195. erano
  196. Fermo
  197. gridare
  198. soccorsi da
  199. presto
  200. la
  201. e poi
  202. della
  203. [riconóbbe la lunga via] prese la via
  204. vi
  205. dopo una
  206. discorsi
  207. [all | alla] alla
  208. per non
  209. di u
  210. Quando
  211. ma al primo viottolo che scorse vi si gettò, volendo piuttosto allungare la strada che non
  212. la strada
  213. per
  214. [Cosìl Andava [per] con l’occhio e con l'orecchio teso in
  215. [Bella cosa] il bel garbuglio in ch’io m’era messo: Dio mi ha ajutato contra i miei meriti. Che cosa c'entrava io? io che sono sempre stato un figliuolo quieto! E quel Giudice! Schiamazzare a quel modo! e poi fare il bravo all’osteria!
  216. s’im
  217. villagg
  218. e non
  219. ne c ❘ entrò
  220. Sic.
  221. cominciando
  222. il bisogno di prender riposo
  223. e risolse di prender riposo
  224. un campanile
  225. [che alla statura] che parev [e] e presolo di mira
  226. era Gorgonzola, ma Fermo non ne
  227. uscirne
  228. [cosi] Con questa sicurezza e al (lacuna)
  229. avrebbe
  230. [qualche cosa da] una minestra e qualche po’ di compan
  231. era una misura
  232. i quali oziosi allora com
  233. di veder capitare
  234. mille man
  235. Guard
  236. per
  237. non vorrei
  238. solitudine
  239. ha
  240. lo scalpito d’un cavallo
  241. s’avvidero chi
  242. perché
  243. pel su
  244. avventori d
  245. aveva fatto conoscenza
  246. per
  247. tenne
  248. Abbiate un po’ di pazienza, disse il mercante (lacuna)
  249. Via, via non ci
  250. Eh! rispose il mercante; perché [voi se non] non le avete mai sentite raccontare abbastanza; [e volete sempre farvi] e sperate
  251. foste doganieri
  252. come non
  253. Oggi
  254. presto
  255. Ma
  256. continuò
  257. da
  258. disponendo
  259. mentre le sue
  260. ad attropparsi (sic)
  261. uomini
  262. Sic.
  263. incom
  264. com
  265. dietro ai
  266. poi
  267. scapestrato
  268. uno
  269. che
  270. ad
  271. [vi capit | vi] c’inca
  272. chi...
  273. strad
  274. vedendo quel forno che
  275. dalli, dalli si (parola illeggibile)
  276. erano
  277. Rubato (lacuna)
  278. e si fece la catasta, e si diede fuoco e si e pa
  279. ma
  280. si pose a gridare, fuoco alla casa
  281. entro
  282. di quelle della [ceriola] candelora
  283. trovate
  284. gridand | Allora rimasero tutti
  285. vi sareb
  286. certi
  287. al
  288. colla
  289. in paese cristiano
  290. è uscita una nuova grida che mette
  291. Sic.
  292. disse attorno, e sare
  293. presi
  294. fino da
  295. an
  296. Che volet
  297. Sign
  298. canaglia
  299. Sottolineatura in lapis a un cavaliere ammazzato
  300. tutta la su
  301. terzo al
  302. Il male è
  303. io non ho mai veduto volentieri quelle porcherie, e certo le turbolenze
  304. alzandosi staccando da se una lucerna | a dormire
  305. era quello che
  306. quei primi
  307. stava quatto quatto
  308. quell’
  309. che
  310. fra tre
  311. di quei milioni d’intelligent
  312. Segno di richiamo, e a margine, in lapis: « punto fermo. »
  313. e fu qu
  314. non fermarsi
  315. perché premuroso di giungere presto al confine
  316. cercò
  317. Ma come tragittare ?
  318. che
  319. incomo
  320. i fratelli
  321. memor
  322. e tutto era [sconforto] tristezza, rancore, disinganno e sconforto
  323. idea lieta
  324. una immagine
  325. e come si dice | e rendevano un po’ giocondo quel quadro confuso. Il lettore ci perdonerà | il padre Cristoforo e Lucia. Erano invero due cose molto disparate, ma non le abbiamo noi riunite a bel diletto
  326. ci guarderemmo bene dal riunire due cose tanto disparate e
  327. del sapiente
  328. cose tanto
  329. quanto un cappuccino e una giovinetta.
  330. e vi producevano la. stessa affezione
  331. e la natura non è come la s
  332. in quella | e temperate con quella unità e con
  333. [apparten] il genio delle invenzioni sa creare
  334. [non è come] è tutt’altra cosa che la bella natura
  335. A margine, in penna: «Questo passo su Orazio e la bella natura lo lascerei fuora».
  336. il padre Cristoforo e Lucia riuniti nella memoria e nel cuore di Fermo come due creature
  337. tutti
  338. apparendogli ora [nella] in quella notte vissuta in atto, | e non | schierandosi ed affollandosi nella sua immaginazione avevano
  339. nella
  340. [qual | o mistero | o di un mistero poco lieto, quale | o tristamente oscuro,] quale di soverchiatore scellerato, quale di vile egoista
  341. per quella forza che ci brama essa gli rispingeva e cercava di sottrarsi alla loro presenza, due
  342. [due personaggi] ve n’era però due sui quali
  343. vólti sui quali essa
  344. e si andava come con refrigerio
  345. la mente
  346. una barba bianca
  347. il Padre Cristoforo
  348. Meno potente, meno scolpita, [ma pure ma pure gli] v’era pure l’immagine di Agnese (lacuna) [Ma | dinanzi | alla presenza di queste immagini stesse.] Ma la presenza di queste immagini stesse
  349. queste immagini
  350. erano tutt
  351. il buon frate
  352. più
  353. [della | del] e di quella
  354. e pen
  355. provava
  356. il dolore dell’
  357. [la | dell] l'incerto rivedere
  358. profu
  359. dal solle | da
  360. senza
  361. dell
  362. gliel
  363. gli
  364. uom
  365. [dal su] dall'alto let
  366. senza
  367. Quando
  368. Segno di richiamo, e a margine, in penna : «perché queste cerimonie?»
  369. torna
  370. gente
  371. [questi | i quali | che tant | gente di che | confini coll | gente di cui | gente ch’egli aveva] e a prestare (lacuna)
  372. Sic.
  373. [; e Gli serv] Prestava a
  374. dei
  375. dovev
  376. non
  377. uno che esercitasse
  378. serenissima
  379. e al primo
  380. osteria che incontrò, fra sé
  381. Conti
  382. su le vicende | fa
  383. gli
  384. e lo tro
  385. Era questi un buon [giovane] uomo [di p] di alcuni anni più attempato di Fermo, e che aveva instradato questi ai lavori della seta e [Ma nel] gli aveva fatto da padre. Era uno di
  386. non trovand
  387. [erano andati] andavano a procacciarsi pan
  388. altrove in un al
  389. In [alcuni] sei anni
  390. [nei tempi] nel tempo cattivo, che allora correva per tutta Italia.
  391. promettendogli | senti
  392. e se la miseria crescente glielo impedisse, di (lacuna)
  393. Grazie al cielo possiam lasciare anche Fermo in una situazione tollerabile e tranquilla, dopo tanti guaj; e torniamo premurosamente alla sua e nostra Lucia
  394. a Lucia.