Fenomeni fisico-chimici dei corpi viventi/Lezione XII

Lezione XII

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LEZIONE XII.

Azione fisiologica della corrente elettrica.


Vi parlerò in questa lezione dell’azione fisiologica dell’elettricità. Non mi fermerò lungamente a dirvi degli effetti dell’elettricità statica sugli animali e su i vegetabili. Nei libri antichi di Fisica troverete riportati prodigi, effetti grandi, stranissimi, operati dall’elettricità statica sugli animali e sulle piante. Oggi però sono banditi totalmente dalla Scienza, poichè non vennero essi comprovati da più esatte osservazioni. Un animale, una pianta, isolati ed elettrizzati colla macchina elettrica, non hanno offerto fin ora nulla di diverso da quello, che in simili circostanze presenterebbero i corpi inorganici. Non è così dell’azione della corrente elettrica sugl’animali. Questo studio è della più alta importanza, e non vorrei che ne ignoraste le più piccole particolarità.

In un quaderno trovato fra i manoscritti di Galvani su cui è scritto dal Galvani stesso Esperienze sull’elettricità dei metalli colla data dei 20 settembre 1786 è riportato un fatto che ha certamente influito nell’avanzamento delle Scienze, quanto le scoperte di Galileo e di Newton. Consiste [p. 155 modifica] questo fatto nelle contrazioni che si eccitano in una rana di recente uccisa e preparata alla nota maniera del Galvani, allorchè con un arco composto di due metalli diversi se ne toccano i nervi ed i muscoli.

Non starò qui a dirvi come il Galvani interpetrasse questi fatti, ammettendo un’elettricità animale che l’arco metallico non faceva che scaricare. Dopo che il Volta ebbe provato coll'ilelettrometro che nel contatto di due metalli eterogenei le due elettricità si separavano, non vi fu più chi credesse all'elettricità animale del Galvani, e si ammise generalmente che le contrazioni osservate nella rana dal Galvani erano l’effetto semplice dell’elettricità svolta dai due metalli e stimolante il nervo che traversava. Nelle Lezioni passate avete visto in che consista realmente l’elettricità animale e vi siete persuasi che non a torto il Galvani l’ammetteva, poichè molti dei fatti da lui scoperti sono dovuti certamente ad elettricità generata negli animali.

Le contrazioni che si eccitano nella rana o in un animale qualunque vivo o recentemente ucciso, allorchè una porzione d’uno dei suoi nervi e percorsa dalla corrente elettrica sviluppata dalla coppia voltiana, sono senza dubbio indipendenti da qualunque elettricità animale. È questo caso semplice dell’azione dell’elettricità sugli animali che comincieremo a studiare.

Nei primi tempi che succederono alle scoperte del Galvani e del Volta, ogni giornale, ogni libro parlava di fatti relativi a codesta azione. Le contorsioni, i salti che presenta un animale recentemente ucciso, assoggettato ad una corrente elettrica abbastanza forte, fecero quasi sperare esser giunta la Fisica a ridonare la vita. Naturalmente non durò e non poteva durare a lungo questa illusione; la Scienza rientrò nei suoi limiti. Eusebio Valli, Lehot, Humboldt, Giovanni Aldini, Bellingieri, Marianini e Nobili in questi ultimi tempi, studiarono l’azione fisiologica della corrente elettrica.

Non posso qui citarvi tutte le loro esperienze e devo [p. 156 modifica] limitarmi ad esporvi questo soggetto, quale si trova nello stato attuale della scienza.

Scuopro in questo coniglio, che vedete stabilmente fissato colle sue quattro gambe sopra una tavola, il nervo sciatico di ambe le coscie e lo separo, per quanto è possibile, dalle parti circostanti, l’asciugo con carta senza colla e fo passare al di sotto del medesimo una striscia di taffettà gommato, in modo da isolarlo perfettamente dai sottoposti tessuti. Osservate cosa avviene allorquando fo passare lungo il nervo la corrente di una pila di 10 coppie applicandovi i due reoferi alla distanza di pochi centimetri l’uno dall’altro, in modo che la direzione della corrente sia diretta dalla parte centrale alla periferica del nervo. Al chiudere del circuito tutti i muscoli della coscia si contraggono, l’animale stride, incurva fortemente il dorso, agita le sue orecchie.

Questi stessi fenomeni si riproducono, se cambiando la respettiva posizione dei reofori, faccio in modo che la direzione della corrente vada inversamente alla prima, cioè dalla parte periferica alla parte centrale del nervo.

Ciò che vedete avvenire al chiudere del circuito si ripete all’aprire del medesimo, cioè togliendo la comunicazione del reofori col nervo, sia nel caso della prima direzione della corrente, ossia della corrente diretta, sia nel caso della opposta direzione, ovvero della corrente inversa.

Mentre il circuito sta chiuso, qualunque sia la direzione della corrente, l’animale non mostra alcuno di questi fenomeni. Vedremo più innanzi in che consiste l’azione della corrente nel tempo del suo passaggio pei nervi.

Se la corrente è applicata al nervo in maniera da traversarlo, invece che percorrerlo, non si hanno nè contrazioni nè segni di dolore.

Ripetendo le sperienze riferite sopra diversi individui si trova in generale che ì segni del dolore manifestati dall’animale sono più forti al cominciare della corrente [p. 157 modifica] inversa, e che le contrazioni le più forti si fanno vedere al cominciare della corrente diretta.

La prima azione della corrente elettrica su i nervi d’un animale vivo, come l’interrompersi della medesima, danno luogo alli stessi fenomeni, qualunque sia la direzione della corrente nel nervo; se non che si osserva costantemente, che le contrazioni le più violente sono quelle che si eccitano al cominciare della corrente diretta. Se un uomo, comò osservò il Marianini, chiude il circuito d’una pila d’un certo numero di elementi, toccando con una mano un polo, coll’altra l’altro polo, la scossa la più forte la risente sempre nel braccio sinistro, in cui la corrente è diretta.

Continuando ad esperimentare sullo stesso animale non tarderete ad accorgevi, che i descritti fenomeni non hanno più luogo, e che dopo un certo tempo, tanto più breve quanto più è intensa la corrente, l’animale non vi darà più indizio del passaggio della corrente stessa. Ma lasciando l’animale per qualche tempo in riposo, o raddoppiando la forza della corrente, si vedono riprodursi i primi fenomeni.

Studiando intanto i fenomeni che avvengono a misura che l’azione delle corrente sull’animale si prolunga prima di cessare del tutto i segni del passaggio della corrente stessa, osserverete che allorchè la corrente diretta è interrotta, le contrazioni dei muscoli inferiori, ossia di quelli collocati al disotto del punto cui è applicata la corrente, divengono più deboli, mentre che sussistono ancora nei muscoli del dorso e che persiste l’agitarsi delle orecchie e sovente il grido dell’animale. Quando questa corrente comincia, gli effetti sono limitati alle contrazioni dei muscoli inferiori. Nel caso della corrente inversa le contrazioni dei muscoli del dorso, i movimenti delle orecchie, e quasi costantemente il grido, hanno luogo al chiudere il circuito, mentre le [p. 158 modifica] contrazioni nei muscoli inferiori, si mostrano appena sensibili; al contrario all’aprirsi del circuito sussistono le contrazioni dei muscoli inferiori e intanto quelle del dorso e i movimenti delle orecchie sono scomparsi e l’animale non stride più. Malgrado un grandissimo numero di esperienze che ho potuto fare, mi sarebbe impossibile poter precisare in qual ordine cominciano a scomparire questi fenomeni.

Conviene dunque ridurre a due periodi l’azione della corrente elettrica che eccita i nervi d’un animale vivente: nel primo periodo l’eccitazione del nervo è trasmessa in tutte le direzioni, tanto verso la sua parte centrale, come verso la sua parte periferica, e ciò tanto al momento della sua prima azione, come al suo cessare ed indipendentemente dalla direzione della corrente; nel secondo periodo l’eccitazione del nervo si propaga verso la sua estremità periferica al cominciare della corrente diretta, e all’interrompersi della corrente inversa: al contrario l’eccitazione del nervo è trasmessa verso il cervello, allorchè la corrente diretta è interrotta o quando la corrente inversa comincia.

Posso esprimere questi resultati in termini più semplici: la corrente agisce nel senso della sua direzione quando comincia a passare per il nervo e nel senso contrario della sua direzione quando cessa di passarvi.

Passiamo ora a studiare come la corrente elettrica può produrre le contrazioni nei muscoli del dorso e della testa agendo, come negli sperimenti che avete visto, sopra un nervo che non si ramifica in questi muscoli, e come ci sia possibile, in opposizione alle idee generalmente ammesse, di darci ragione della contrazione muscolare prodotta da una eccitazione che opera in senso retrogrado sul nervo.

Se tagliate in un coniglio la midolla spinale trasversalmente, e fate passare per il suo nervo crurale una corrente elettrica, osserverete che le contrazioni si riducono ai muscoli che si trovano al di sotto del punto ove venne tagliata la [p. 159 modifica] midolla spinale; e se tagliale la midolla spinale verso la sua estremità inferiore non vi sarà più contrazione alcuna nei muscoli posti superiormente al nervo eccitato.

I movimenti dunque eccitati nei muscoli collocati superiormente al nervo eccitato da una corrente elettrica, sono movimenti reflessi. L’eccitazione del nervo viene trasmessa alla midolla spinale, la quale per un’azione reflessa determina la contrazione nei muscoli che ricevono i nervi dalla medesima, Diremo perciò che la eccitazione del nervo, sul principio centripeta, si trasforma poi in una eccitazione centrifuga.

Abbiamo fin qui esposto le leggi dell’azione della corrente elettrica sopra i nervi d’un animale vivente; passeremo ora a parlare di quest’azione della corrente sopra gli animali uccisi di recente.

Operando colla corrente d’una sola coppia sopra conigli recentemente uccisi e preparati come nelle sperienze precedenti, si ha la contrazione dei muscoli inferiori al cominciare della corrente diretta e all’interrompersi della corrente inversa. Adoperando una corrente più forte si ottengono le contrazioni nei muscoli suindicati tanto al cominciare, quanto all’interrompersi della corrente, qualunque sia la direzione della medesima. Continuando a far passare la corrente per un certo tempo si termina col ottenere contrazioni al cominciare della corrente diretta, e all’interruzione della corrente inversa.

Si riesce in qualche caso e nei primi instanti del passaggio della corrente, a ottenere le contrazioni nei muscoli superiori ai punti del nervo eccitato, le quali presto cessano, e non si ottengono mai che con correnti molto intense ed agendo sopra animali recentissimamente uccisi e nei quali fu conservata l’integrità del sistema nervoso.

Questi fenomeni si verificano anche negli altri animali, e si mostrano distinti principalmente nella rana.

Eccovi una rana preparata alla solita maniera del Galvani [p. 160 modifica] e alla quale di più si sono tolte le ossa del bacino e le vertebre lombari: la rana così spaccata è messa a cavalcioni sopra due capsule piene d’acqua a pescarvi colle sue gambe. Immergendo i due reofori d’una pila di poche coppie nelle due capsule, vedrete da prima la rana sbalzar fuori, e se si ritiene con forza in posizione si hanno le contrazioni nelle sue gambe, tanto all’aprire quanto al chiudere del circuito, e perciò tanto nel membro in cui la corrente è diretta, quanto in quello in cui è inversa. Ma se si continua ad agire, non si tarda a scorgere il cambiamento descritto, cioè al chiudere del circuito un solo membro si contrae ed è quello in cui la corrente è diretta, mentre all’interrompersi si contrae l’altro, quello cioè in cui la corrente è inversa. Questa successione di fenomeni può ritardare più o meno ad apparire, e ciò secondo la forza della corrente e la vivacità dall’animale, ma non manca mai. Eccovi così la rana non solo sensibilissimo gelvanoscopio, ma di più l’istrumento che fa in parte l’officio del galvanometro potendo com’esso indicarvi la direzione della corrente che scorre una porzione di un suo nervo.

Il Marianini ha mostrato che le contrazioni all’aprirsi del circuito, ossia all’interrompersi della corrente, persistono tanto più lungamente quanto più prolungato fu il passaggio della corrente stessa.

Allo stesso illustre Fisico si deve pure l’osservazione, che le contrazioni sì ottengono all’interrompersi del circuito, senza averle ottenute al suo chiudersi. Per realizzare questo sperimento basta di disporre una rana nel circuito di una pila, e di chiudere poi il circuito, toccando con una mano il polo della pila, e tuffando le dita dell’altra mano nel liquido in cui pesca una delle estremità della rana. Nel primo modo l’intensità della corrente che circola è debolissima e va sempre crescendo a misura che il dito s’imbeve del liquido; la rana non si risente perciò alla prima introduzione di una corrente debolissima. [p. 161 modifica]

Fin qui abbiamo agito colla corrente sui soli nervi degli animali ed abbiamo stabilite le leggi di quest’azione. Abbiamo pure studiato il caso della corrente che scorre lungo l’intero animale, percorrendo ad un tempo nervi e muscoli. Ci rimane a dire dell’azione della corrente sulla sola fibra muscolare.

Egli è facile di concepire quanto questa ricerca sia difficile, giacchè quando anche si sono tolti ad un muscolo tutti i filamenti nervosi visibili, compresi quelli che si scorgono colla lente, non si può mai sperare che ogni traccia di sostanza nervosa gli sia così tolta. Nulla di meno è sul muscolo spogliato di nervi come si può, che ci è dato di agire, ed eccone i risultati.

Facendo passare la corrente di una pila di 20 a 30 coppie per un muscolo pettorale di un piccione, per esempio, spogliato dei suoi nervi, come si è detto, si vede sempre centrarsi il muscolo al chiudere del circuito. Questa contrazione però non dura che un istante e sembra consistere in una specie di raccorciamento delle fibre.

Qualunque sia la direzione della corrente relativamente a quella delle fibre muscolari, il fenomeno è sempre lo stesso.

Tenendo chiuso il circuito e continuando l’azione della corrente, il muscolo non si contrae più, riaprendolo, ricompaiono le contrazioni, che sono però più deboli che al cominciare della corrente, ed ove il passaggio della corrente sia stato prolungato per un certo tempo, al cessare della medesima, le contrazioni mancano interamente.

In generale si può stabilire, che le contrazioni al chiudersi del circuito persistono più a lungo di quelle che si producono all’aprirsi del medesimo, e che, aumentando l’intensità della corrente, spesso si vedono queste ultime ricomparire per qualche tempo.

Si può dunque conchiudere che la corrente elettrica che agisce sopra una massa muscolare, alla quale furono tolti [p. 162 modifica] i filamenti nervosi visibili, vi eccita una specie di contrazione, tanto al chiudersi, come all’aprirsi del circuito, qualunque sia d’altronde la direzione della corrente relativamente a quella delle fibre muscolari, e che la contrazione all’aprirsi del circuito è la prima a scomparire.

Ponendo mente alla conducibilità dei muscoli per l’eletricità, maggiore di quella dei nervi, si può dire anche a priori, che data una corrente di una determinata intensità, le contrazioni da essa eccitate agendo direttamente sopra una massa muscolare fornita dei suoi nervi debbano essere più forti che quelle eccitate sulla stessa massa spogliata di nervi.

Mi rimane a dirvi di alcune cagioni e circostanze le quali modificano l’azione della corrente elettrica sopra i nervi ed i muscoli degli animali viventi o recentemente uccisi.

Le alternative voltiane di cui passo a parlarvi, sono dovute al passaggio stesso della corrente nel nervo. Ed eccovi in che modo. Se si mette a cavalcioni di due bicchieri contenenti acqua salata, una rana preparata alla maniera sopra descritta e si chiude nel circuito di una pila si comprende di leggieri essere uno dei suoi membri percorso dalla corrente inversa e l’altro dalla corrente diretta. Sapete ciò che avviene in questa esperienza, la rana si contrae tanto al chiudersi come all’aprirsi del circuito, ma dopo un certo tempo le contrazioni non sono ugualmente intense in ambe le gambe il membro percorso dalla corrente diretta si contrae maggiormente al principiar della corrente, quello percorso dalla corrente inversa si contrae più fortemente all’aprirsi il circuito.

Lasciando chiuso per qualche tempo il circuito ed indi riaprendolo, avete visto già come non si manifestino più le contrazioni, e come non si rinnovino nemmeno al chiudersi di nuovo.

Ora se ridotto il ranocchio a questo stato, s’inverte la posizione dei reofori relativamente all’estremità del [p. 163 modifica] medesimo, oppure s’inverte la posizione della rana in modo che il membro che pescava in un bicchiere peschi nell’altro e viceversa, e si chiude nuovamente il circuito, vedonsi ricomparire le contrazioni, come si veggono ricomparire aprendolo di nuovo.

Se cessato che abbia la rana di contrarsi per il prolungato passaggio della corrente, la rimettete nella sua prima posizione, oppure cambiate di nuovo la posizione dei reofori, le contrazioni si riproducono come prima.

Il passaggio stesso della corrente è dunque una cagione che modifica l’azione della corrente sui nervi e sui muscoli degli animali. La corrente elettrica modifica l’eccitabilità dei nervi talmente da renderli dopo qualche tempo insensibili al suo passaggio in una data direzione, senza però renderli inetti a risentirne la sua azione allorchè s’inverte la sua direzione.

Queste alternative si ripetono più volte di seguito sullo stesso animale, e gli intervalli di tempo necessari fra l’un passaggio e l’altro onde prodursi il fenomeno, dipendono dall’intensità della corrente e dalla vivacità del animale stesso.

V’ha un altra cagione d’indebolimento dell’eccitabilità del nervo al passaggio della corrente e che è indipendente dalle alternative voltiane. Se si fa passare una corrente per il nervo d’una rana preparata alla maniera di Galvani e se ne prolunga l’azione per qualche tempo, si vedranno finalmente cessare le contrazioni, sia al chiudersi come all’aprirsi del circuito; ma se si applicano i reofori ad una porzione del nervo più lontana dal cervello di quello lo sia la prima porzione, su cui si ha agito da principio, si vedranno tosto ricomparire le contrazioni secondo le leggi superiormente esposte. Scuoprite una nuova porzione di nervo sempre più lontana dal cervello ed otterrete gli stessi effetti. Si direbbe dunque che l’eccitabilità del nervo a produrre la contrazione per la corrente [p. 164 modifica] elettrica, va ritirandosi verso la parte sua periferica mano mano che la sua vitalità va perdendosi.

Allorchè si opera nel modo or ora indicato sopra un animale vivo si vede, che i segni del dolore manifestati dal medesimo quando su i suoi nervi agisce una corrente elettrica, si ottengono se si agisce sopra parti del medesimo sempre più vicine al cervello, quanto più la sua vitalità s’indebolisce.

Era importante esaminare l’azione della corrente sugli animali avvelenati. A questo fine ho fatto un gran numero di sperimenti dei quali vi dirò i principali risultamenti.

I metodi d’adoperarsi per conoscere l’effetto che i diversi veleni producono sull’eccitabilità dei nervi al passaggio della corrente elettrica possono ridursi a quello che consiste nel tener conto del numero delle coppie voltaiche necessarie ad eccitare le contrazioni nelle rane avvelenate e nelle altre lasciate intatte, o meglio assai a quello che consiste nel paragonare il tempo necessario perchè il passagio d’una data corrente distrugga totalmente l’eccitabilità dei nervi in un’animale avvelenato ed in un altro ucciso nel modo ordinario.

Gli animali avvelenati nell’idrogene, nell’azoto, nell’acido carbonico, nel cloro, ed anche nell’idrogene solforato non presentano diversità sensibile nel loro grado d’eccitabilità alla corrente elettrica, da quello degli altri animali che non provarono l’azione di questi gas. Non così può dirsi di quelli animali uccisi coll’acido idro-cianico o con un certo numero di scariche elettriche d’una grande batterie fatte passare attraverso la midolla spinale. In questi casi la corrente d’una coppia sola ed anche d’un certo numero di coppie applicate su i nervi dell’animale, o non eccita alcuna contrazione, o bastano pochi secondi di passaggio della corrente per il nervo, perchè venga distrutta affatto le sua eccitabilità. Intanto però la stessa corrente applicata ai soli muscoli vi sveglia contrazioni abbastanza [p. 165 modifica] sensibili, ciò che prova, come già vi dissi, doversi ammettere nella fibra muscolare la proprietà a contrarsi sotto il passaggio della corrente indipendentemente dal nervo.

Mi resterebbe a dire detti effetti della corrente elettrica sugli animali narcotizzati, ma di questi credo più opportuno parlarvene a proposito degli usi terapeutici della corrente elettrica.

Fra le cagioni che modificano l’azione della corrente elettrica v’è infine la legatura del nervo. Scuopro ed isolo sopra un coniglio il nervo crurale ed alla metà circa del nervo scoperto fo una legatura. Ho cura nello stringere il nodo d’arrestarmi al momento in cui veggo cominciare le contrazioni nella gamba 5 allora applicando al disopra della legatura cioè verso il cervello, i due reofori d’una pila ad una certa distanza fra loro, ottengo le contrazioni del dorso e i segni del dolore, tanto all’aprire che al chiudere del circuito, sia colla corrente diretta, sia colf inversa. Poco dopo questi effetti si limitano al cominciare della corrente inversa e al cessare della corrente diletta. Se poi applico i due reofori al disotto della legatura, ho da prima le contrazioni della gamba all’aprire e al chiudere della corrente diretta e dell’inversa, e al solito dopo un certo tempo non si veggono più che le contrazioni al principio della corrente diretta e alla fine dell’inversa: sempre però le contrazioni sono maggiori per la corrente diretta. La legatura del nervo fin qui studiata non agisce dunque che isolando gli effetti della corrente, cioè producendo separatamente quelli della sua azione su i centri nervei da quelli che ha agendo sulle estremità dei nervi. E inutile il dire che se si opera sull’animale morto, i segni del dolore non possono aversi.

Onde non cadere in errore in queste sperienze conviene tenere il nervo ben isolato dalle parti umide che lo [p. 166 modifica] circondano e stringere convenientemente la legatura. Il meglio è di operare sulla rana preparata al modo solito, sospendendola per il suo nervo. In questa maniera non può più cadere dubbio che le parti umide sottostanti al nervo servano a condurre una porzione della corrente al difuori dell’intervallo che separa i due reofori. Senza questa precauzione una porzione della corrente può passare o al disopra o al disotto della legatura, secondo che i poli sono applicati al disotto al disopra della legatura stessa, e così si può venire indotti in errore.

Nel caso che i reofori siano applicati uno al disopra e l’altro al disotto della legatura, la corrente non essendo arrestata e solo venendo indebolita per il diffetto di conducibilità che induce la legatura nel nervo, i fenomeni sono gli stessi, come se la legatura non vi fosse, o tutto al più non sono che indeboliti.

Per compiere questa Lezione non avrei più che a dirvi degli effetti che la corrente elettrica produce applicata sulle diverse parti del cervello, sui nervi dei sensi, sulle radici dei nervi spinali e sui nervi ganglionari. Duolmi però che un soggetto così importante non sia stato ancora convenientemente studiato.

Può dirsi che tutto rimane ancora a sapersi e ve lo proveranno le pochissime cose che potrò dirvene.

Ho provato ad applicare i reofori di una pila, anche di molte coppie, sopra gl’emisferi cerebrali e sul cervelletto di un animale vivo, ho provato a farli penetrare nella polpa di questi organi, ma non vidi mai ne scosse nè segni di dolore nell’animale.

Giungendo però coi reofori a far passare la corrente nei corpi quadrigemini, nelle radici del cervello, nella midolla allungata, allora si ottengono scosse forti per tutto il corpo e l’animale stride.

Questi effetti continuano, benchè indebolendosi, anche a circuito chiuso, e non ho mai visto che insorgessero [p. 167 modifica] all’aprirsi del circuito. Dopo ciò che abbiamo visto accadere agendo sui nervi, tali effetti sembrano singolari. Vorrei però che fossero meglio studiati, ciò che non può farsi senza una gran pratica nelle vivisezioni.

Si è fatta passare la corrente per il nervo ottico di un animale vivo e non si ebbero nè grandi contrazioni dei muscoli, nè segni di dolore. Toccando sopra sè stesso colle estremità di una pila anche elementare, l’orecchio e l’occhio, oppure l’orecchio è la lingua, e finalmente l’occhio e la lingua si hanno le sensazioni d’un suono, d’un bagliore, d’un sapore particolari. Queste sensazioni non sembrano dipendere che da un’azione esercitata dalla corrente elettrica sopra i nervi sensorii di quelli organi, e non da contrazioni svegliate nei muscoli attenenti ai medesimi, poichè una corrente debolissima, che non è capace di eccitare i più piccoli movimenti muscolari è sufficiente a produrle; nè il sapore in particolare può esser dovuto all’impressione esercitata sulla lingua dai prodotti dei sali della saliva scomposti dalla corrente, dappoichè una corrente debolissima, e perciò insufficiente a produrre quella decomposizione, è capace di eccitare la sensazione del sapore.

Una parola finalmente sull’azione della corrente sui nervi del sistema ganglionare. Le pochissime cose che sappiamo su questo proposito le dobbiamo all’Humboldt.

Allorchè si fa passare una corrente elettrica attraverso il cuore d’un animale ucciso di recente, pochi istanti dopo che hanno cessato le sue pulsazioni, si osserva ripigliare quest’organo i suoi ordinari movimenti, qualche tempo dopo che principiò a passare la corrente, e questi movimenti continuare anche per qualche tempo dopo cessato il passaggio della medesima.

Se avvece di aspettare che i movimenti naturali del cuore sieno totalmente estinti, si fa passare la corrente allorchè questi sono sufficientemente indeboliti, si vedono allora farsi più frequenti dopo che la corrente ha agito per qualche [p. 168 modifica] istante e continuare così per un certo tempo, tolta anche l’azione della corrente.

Questi medesimi effetti si osservano nel moto vermicolare delle intestina nelle quali si faccia passare la corrente.

Se rifletterete all’importanza che ha il sistema ganglionare nell’esercizio delle funzioni organiche degli animali, comprenderete di leggieri quanto su questo soggetto ci resti a sapere.

La differenza d’azione che spiega la corrente su i nervi della vita di relazione e su quelli della vita organica è già molto notabile.

Nei primi i suoi effetti si mostrano nei soli istanti in cui essa comincia ed in cui cessa di agire; mentre nei secondi gli effetti tardano a comparire, continuano durante il suo passaggio, e persistono anche dopo che dessa ha cessato di agire.

Fin qui abbiamo studiata l’influenza esercitata sull’eccitabilità dei nervi dal passaggio della corrente elettrica continua. Ne resta ora a vedere quali effetti produce una corrente interrotta più volte di seguito, in modo da rinnovarsi il suo passaggio per il nervo a piccolissimi intervalli di tempo.

Fisso a questo fine una rana preparata al modo solito sopra una tavola per mezzo di piccoli chiodi; lego ad uno dei chiodi uno dei reofori della pila, e coll’altro reoforo tocco un altro chiodo più volte di seguito chiudendo così ed aprendo successivamente il circuito.

La rana tende i suoi membri e sembra presa da convulsioni tetaniche, sia diretta oppure inversa la corrente che così interrottamente s’introduce in essa.

In una rana tetanizzata per i ripetuti passaggi della corrente elettrica, l’eccitabilità dei nervi resta molto indebolita, relativamente ad un altra nella quale sia stata fatta passare una corrente continua. Ho fatto più volte questo sperimento comparativo sottomettendo due rane ugualmente preparate, una al passaggio d’una corrente continua di quarantacinque [p. 169 modifica] coppie, e l’altra alla corrente d’una pila simile la di cui azione però veniva rinnovata a cortissimi intervalli. L’esperienza durava da dieci o quindici minuti in ambe le rane. Sottomettendo quindi separatamente le due rane al passaggio d’una corrente che introducava per i loro nervi lombari, osservava esser d’uopo d’un maggior numero di coppie per far contrarre la rana che era stata precedentemente sottoposta alla corrente interrotta. Mi assicurai anche della differenza dell’eccitabilità delle due rane, sottomettendole contemporaneamente al passaggio d’una corrente continua; la perdita era sempre maggiore nella rana che aveva di già subita l’azione della corrente interrotta.

Marianini si è anche assicurato confrontando due rane, l’una delle quali è percorsa da una corrente continua sempre nel medesimo senso, e l’altra da una simile corrente, diretta ora in un senso, ora nell’altro, che nella prima l’eccitabilità dei nervi rimaneva esaurita per il passaggio della corrente, più che nell’altra.

Questo grande esaurimento dell’eccitabilità dei nervi per il passaggio della corrente rinnovata a cortissimi intervalli di tempo viene più particolarmente dimostrato dalle sperienze di Masson. Ecco l’apparecchio col mezzo del quale questo Fisico è giunto ad eccitare un gran numero di scosse elettriche in un tempo brevissimo. Consiste in una ruota metallica, fissa a un asse parimente metallico la quale si fa girare per mezzo d’un manubrio e sopra due cuscinetti amalgamati. Uno di questi cuscinetti è in comunicazione con uno dei poli della pila, e l’altro polo è in contatto con un filo il quale, dopo essersi avvolto spiralmente su di un cilindro di ferro dolce comunica con una lastra metallica fissa, la quale viene urtata successivamente dai denti della ruota. [p. 170 modifica]

Girando la ruota si chiude il circuito a ciascun contatto della lastra metallica con un dente, e si interrompe nell’intervallo che divide due contatti successivi. Toccando colle mani bagnate le due estremità del conduttore situate ai lati del punto ove si chiude e si apre il circuito, si prova una successione di scosse molto forti. Quando la velocità di rotazione è molto grande, queste scosse producono nelle braccia una sensazione di tensione dolorosa, la quale fa sì che lo sperimentatore non possa lasciare i conduttori che ha nelle mani e lo costringono anzi a stringerlo fortemente.

Masson ha potuto con questo apparecchio e con una pila d’un piccolo numero di elementi, uccidere un gatto in cinque o sei minuti.

È importante il fatto scoperto dallo stesso Masson, che la sensazione e le scosse scompaiono quando la velocità con cui gira la ruota è molto grande. Pouillet ha trovato che allorquando la durata dell’intervallo tra una scossa e l’altra era di circa 1/500 di secondo non si giungeva più a distinguere l’interruzione della corrente, per cui l’effetto era lo stesso di quello d’una corrente continua.

Eccovi un coniglio che assoggetto al passaggio d’una corrente interrotta, adoprando la ruota di Masson. Le due estremità della corrente gli sono applicate nella bocca e su i muscoli del dorso. Benchè la pila non sia che di dieci coppie il coniglio muore dopo pochi secondi del passaggio così interrotto della corrente.

Non terminerò questa Lezione senza parlarvi dell’applicazione terapeutica della corrente elettrica, poichè dessa si fonda sui principii scientifici che vi ho esposto.

Indipendentemente da qualunque idea teoretica e da ogni ipotesi sulla forza nervosa, dobbiamo ammettere, che in certi casi almeno di paralisi i nervi siano alterati in un modo analogo a quello che sarebbe in essi accaduto per il passaggio continuo della corrente elettrica. Abbiamo veduto che per ridonare a un nervo l’eccitabilità al passaggio della [p. 171 modifica] corrente, dopochè l’ha perduta per il passagio prolungato della stessa corrente, bisogna servirsi d’una corrente diretta in senso inverso a questa. Parimenti, per far cessare la paralisi, si dovrà fare passare una corrente in senso contrario a quella che l’avrebbe potuta produrre. Sì vede da ciò che noi supponghiamo che la paralisi che si deve sottomettere al trattamento elettrico sia o del solo movimento, o della sola sensibilità. Così per una paralisi di movimento converrebbe applicare la corrente inversa, mentre per una paralisi della sensibilità si dovrebbe usare la corrente diretta. Nel caso di una paralisi completa non v’ha più ragione alcuna per decidersi piuttosto per la corrente diretta che per l’inversa; se pure non si voglia calcolare quale delle due indicate funzioni è stata la prima ad alterarsi.

Non vi lascierò ignorare alcune regole che credo importanti nell’applicazione della corrente elettrica nella cura della paralisi. Cominciate in ogni caso da una corrente molto debole. Questa regola mi sembra oggi più importante di quello che non la credeva prima d’aver veduto un paralitico cadere in convulsioni decisamente tetaniche per l’azione d’una corrente d’una sola coppia.

Abbiate cura di non prolungare mai troppo il passaggio della corrente, e ciò tanto più quanto è più intensa la corrente che adoperate. Applicate la corrente interrotta, piuttosto che la corrente continua, ma dopo 20 o 30 scosse al più, lasciate il malato per alcuni istanti in riposo.

Gli apparecchi che potrete adoprare nella cura elettrica sono varii. La pila a corona di tazze è in generale il migliore, o almeno il più comodo degli istrumenti: giacchè con essa è assai facile il toglier delle coppie, di variare la conducibilità del liquido. Se vorrete usare la corrente interrotta con una certa regolarità, potrete ricorrere, alla ruota di Masson che v’ho mostrato. Magendie si serve della macchina elettro-magnetica di Clark, i di cui effetti possono moderarsi con un ancora di ferro dolce, [p. 172 modifica] applicata su i due poli della calamita. Potete adoprare per reofori due strisce di lamina di piombo o di rame, e cuoprirete con un pannolino imbevuto d’acqua salata le estremità che vanno applicate sulla cute. In qualche caso potrete servirvi degli aghi che si adoprano per l’ago-puntura come estremità dei reofori.

Le storie delle guarigioni di paralisi col trattamento elettrico degne di fiducia, sono già in numero sufficientemente grande per incoraggiare i medici e gli ammalati nella perseveranza che è necessaria nell’applicazione della corrente elettrica, senza di che non v’è speranza di buon resultato.

Un altra malattia per la quale si è proposta l’applicazione della corrente elettrica è il tetano. Credo essere stato il primo a tentare questa applicazione nell’uomo.

Eccovi su quali principi è fondato l’uso della corrente elettrica nella cura dal tetano. Una corrente che passi interrottamente per qualche tempo nei nervi d’un animale produce le contrazioni tetaniche; una corrente continua produce al contrario la paralisi dopo qualche tempo del suo passaggio. Era dunque naturale il dedurre che il passaggio continuo d’una corrente per un membro tetanizzato avrebbe distrutto questo stato, riducendolo a quello di paralisi. La verità di questa deduzione è dimostrata dall’esperienza. Agendo sopra rane tetanizzate con narcotici o con acido idrocianico si vede, sotto il passaggio continuato d’una debole corrente elettrica, lo stato tetanico cessare. Le rane muoiono senza quelle convulsioni che mostrano quando non vengono assoggettate all’azione della corrente.

L’applicazione della corrente elettrica in un caso di tetano, da me pubblicato nel maggio del 1838 nella Bibliothèque Universelle, sembrami provare la giustezza delle indicate conclusioni teoretiche. Durante il tempo del passaggio della corrente elettrica, l’ammalato non presentava le solite violente scosse, poteva aprire e chiudere la bocca, la circolazione e la traspirazione sembravano ristabilirsi. [p. 173 modifica] Sgraziatamente il miglioramento non durò a lungo; la malattia era cagionata e mantenuta dalla presenza di corpi estranei nei muscoli della gamba. Forse nei tetani non traumatici la cura elettrica potrà avere migliori risultati, e in ogni caso non è poco l’alleviare i patimenti in una malattia così dolorosa.

Vi dirò infine che in questi ultimi tempi si è proposta la corrente elettrica nella cura dei calcoli e della cateratta. Basta però il riflettere all’insolubilità nell’acqua delle sostanze che contengono i calcoli per persuadersi, non esser punto fondata una simile applicazione. Quanto alla cateratta vi farò notare, che invertendo la posizione dei poli d’una corrente fatta passare per una massa d’albumina, non ho mai veduto ridisciogliersi attorno al polo negativo l’albumina che era stata coagulata al polo positivo. È dunque possibile colla corrente di produrre una cateratta, ma non già di distruggerla.