Agrippina, madre di Nerone

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Agrippina, madre di Nerone
LXXXIX LXXXXI

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CAPITOLO LXXXX.

Agrippina, madre di Nerone.

Agrippina, madre di Nerone imperadore, fu non meno famosa per sua schiatta, parentado, signoria, e per la mostruosità di suo figliuolo e sua, che per suoi fatti1. Questa fu figliuola di Germanico Cesare, ottimo giovine, e di laudabile vita; da Agrippina detta fu generata, e fu chiamata Giulia Agripprina, sorella di Caio Caligola imperadore; e fu moglie di Gneo Domizio, uomo fastidiosissimo e grave, di famiglia de’ Iuliį Enobarbi; del quale ella partorì cogli piedi innanzi Nerone, bestia a tutto il mondo famosa. Ma morto Domizio d’infermità di lebbrosia, essendo ancora Nerone uno fanciullo, essendo Agrippina bellissima, Caio suo fratello, uomo disonestissimo, trasse quella a brutto adulterio. E fatto quello imperatore, o perchè ella avea fatto fallo con Lepido per isperanza di si[p. 382 modifica]gnoria, o perch’egli fusse stimolato d’alcuno nimico di quegli, privò lei di tutti i suoi beni, e confinolla in un’isola. Ma essendo egli poi morto da’ suoi cavalieri, e Claudio essendo sostituito imperadore; egli la fece tornare. La quale per ispazio di tempo avendo fatto uccidere Valeria Messalina per varie cagioni, incontanente ella mise la speranza alla signoria del mondo: con la sua bellezza trasse a grande desiderio di suo matrimonio, per favore di Pallante, Claudio, casto principe2, bench’egli fusse stato fratello di Germanico, padre di quella, contro Lollia Paulina, favoreggiando quella Callisto liberto, e contro Elia Petina, favoreggiandola Narciso3. Ma pareva che l’onestà contrariasse il suo desiderio perch’ella era sua nipote per lo fratello; ma per l’orazione di Vitellio, il quale era contaminato, avvenne, ch’egli [p. 383 modifica]fu stretto a quello ch’egli desiderava da’ prieghi del senato, pregando egli che il senato facesse uno dicreto che gli barbani potessino torre per moglie le nipoti; e così Agrippina, volendo Claudio, e pregando lo senato, fece matrimonio con lui; la quale finalmente fu chiamata Augusta, e andava in Campidoglio in carretta; la qual cosa era anzi solo concesso a’ sacerdoti; e cominciò a essere crudele contro a quegli i quali erano stati suoi contrarj. Finalmente, come quella ch’era astutissima, preso tempo, avendo Claudio figliuoli maschi e femmine; indusse quello, confortandolo Memmio Pollione, il quale allora era console, e stimolando molto Pallante liberto, il quale perchè commetteva adulterio con Agrippina era sommamente suo fautore, indusselo ch’egli adottasse per suo figliuolo Nerone figliastro, la qual cosa niuno si ricordava essere stata fatta nella famiglia de’ Claudj; e ch’egli gli desse per moglie Ottavia, la quale egli avea generata di Messalina, la quale era sposata per lui con Lucio Sillano, nobilissimo giovane: le quali cose come ebbe ottenute, pensando che la fiera era caduta nella tavola, non solamente stimolata da tedio della con[p. 384 modifica]traria avarizia di Claudio, ma smarrita che Britannico suo figliuolo non arrivasse a ferma etade, pregando Narciso molte cose per Britannico; quasi pensando a suo proposito quello contrario, per innanzi trovò scellerata invenzione per fare morire Claudio. E avea per certo Claudio diletto de’ boleti; dicendo, quello era cibo degli Dei, e questi per sè nascevano senza semente: la qual cosa considerando Agrippina, studiosamente gli cosse e avvelenogli, e quella, secondo alcuni, gli mise innanzi a Claudio, essendo egli tocco di vino. Alcuni dicono, che mangiando egli nel tempio cogli sacerdoti, Agrippina glieli mandò per Paraloto, suo eunuco corrotto da lei, il quale gli facea la credenza. Ma parendo secura la salute di Claudio per vomito e per flusso di corpo, per fattura di Xenofonte medico furongli date penne avvelenate per aiutare lo vomito4; e seguì quello che desiderava la moglie; e egli finalmente portato nella camera morì senza saputa d’alcuno, [p. 385 modifica]salvochè di Agrippina. La cui morte per certo non fu fatta palese per Agrippina infino che per aiutorio degli amici5, lasciato Britannico come più giovine, Nerone già adulto, fu levato imperadore. La quale cosa fu tanto grata a Nerone, che subito egli propose la madre, come quella che l’avea ben meritato, ad ogni uomo nelle cose pubbliche e nelle private; e pareva egli aver preso il titolo, e la madre presa la signoria e così Agrippina fu splendida a tutto il mondo nell’altezza di Roma. Poi questo splendore si grande fu bruttato da sozza macchia, perchè ella diventò crudele, facendo ella morire molti, e molti mandandone in esilio e ancora fu creduto che ella fusse amata, consentendo ella, dal suo figliuolo, oltre al debito amore verso la madre, disonestamente; e dicono alcuni che ella trasse il figliuolo al peccato per ricoverare suo stato dal quale ella era caduta; per chè dappoi Nerone pareva fuggire sua brigata, e non si lasciava parlare in segreto. [p. 386 modifica]Nondimeno perchè ella avea tratto a suo matrimonio suo barbano, e avealo morto cogli boleti, e avea levato all’imperio6 lo disconcio giovane, con inganno e con forza fu condotta a detestabile morte, benchè ella l’avea meritato. E perchè ella era grave in molte cose al figliuolo, ella fu odiata da lui, di che egli la privò d’ogni onore di maestà d’imperadrice; e sdegnandosi ella, essendo stimolata da furore di femmina, minacciò di fargli perdere l’imperio come glielo avea procurato. Per le quali minacce impaurito, conoscendola molto avveduta, e per memoria di suo padre avere aiutorio degli amici, sforzossi per tre volte ucciderla con veleno, ma quella prevenuta con bevande, faceva resistenza. Finalmente avendo ella schifato i lacci che egli avea tesi contro a lei, Nerone s’accorse che gli conveniva procedere con più celato inganno; e cercando egli, fugli insegnato da Aniceto, prefetto dall’armata presso Miseno, il quale già in puerizia era stato suo balio, che si poteva fare una nave debile, [p. 387 modifica]nella quale entrando Agrippina, non accorgendosi dell’inganno, poteva pericolare. Lo quale piaciuto a Nerone, ricevè quella, venuta da Anzio, in braccio, quasi pentuto dell’odio passato, mostrandole affezione di figliuolo, abbracciandola la condusse in casa. Poi essendo apparecchiata la nave per la sua morte, dovendo andare in quella, essendo accompagnato da Creperio Gallo, e Acerronia liberti, e navigando eglino di notte, fatto segno a quegli che sapevano lo fatto, cadde lo timone della nave, pesante per lo molto piombo, e uccise Creperio: poi sforzandosi li nocchieri, che, essendo lo mare in bonaccia, la nave si riversasse, chiamando Acerronia aiutorio, fu morta cogli remi e cogli spontoni; e Agrippina ferita nell’omero, e, finalmente gittata in mare, fu aiutata da quegli che erano per gli lidi e finalmente condotta per lo lago Lucrino alla sua villa. Poi di suo comandamento fu rapportato a Nerone, che ella era campata, per Egerino liberto di quella; il quale fu preso, quasi come fusse andato per ucciderlo a tradimento; e mandò Aniceto e Erculeo famigli, Tetrarco e un centurione dell’armata, i quali l’uccidessero. E essendo [p. 388 modifica]circondata la casa, essendo fuggita una serva dalla quale sola Agrippina era accompagnata, entrati i servi, a quella Eraclio diede d’uno bastone in su la testa; poi com’ella vide lo centurione apparecchiato a ucciderla di ferro, disteso innanzi il corpo, gridò ch’eglino la ferissero nel ventre, e così fu mortà. In quella medesima notte fu arsa e sotterrata vilmente in una sepoltura nella Via presso Miseno, e presso alla villa di Iulio Cesare. Altri dissero che ella fusse veduta da Nerone poich’ella fu morta; e ch’egli biasimò alcune sue membra, e alcune lodò, poi la fe’ seppellire.

Note

  1. Cod. Cass. odesi che per sua fatti. Test. Lat. ac sua non minus quam claris facinoribus.
  2. Test. Lat. celibem principem.
  3. Test. Lat. Decora pulchritudine sua, adver sus Lolliam Paulinam, opitulante Callisto liberto et Æliam Petinam, Narciso favente, opere, Pallantis, Claudium in pergrande nuptiarum suarum desiderium traxit.
  4. Cod. Cass. per aiutare lo medico. Test. Lat. ad vomitum continuandum.
  5. Cod. Cass. infinoche per aiutorio del tempo. Test. Lat. quam amicorum suffragio.
  6. Cod. Cass. allo vituperio. Test. Lat. imperio.