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capitolo lxxxx. 387

nella quale entrando Agrippina, non accorgendosi dell’inganno, poteva pericolare. Lo quale piaciuto a Nerone, ricevè quella, venuta da Anzio, in braccio, quasi pentuto dell’odio passato, mostrandole affezione di figliuolo, abbracciandola la condusse in casa. Poi essendo apparecchiata la nave per la sua morte, dovendo andare in quella, essendo accompagnato da Creperio Gallo, e Acerronia liberti, e navigando eglino di notte, fatto segno a quegli che sapevano lo fatto, cadde lo timone della nave, pesante per lo molto piombo, e uccise Creperio: poi sforzandosi li nocchieri, che, essendo lo mare in bonaccia, la nave si riversasse, chiamando Acerronia aiutorio, fu morta cogli remi e cogli spontoni; e Agrippina ferita nell’omero, e, finalmente gittata in mare, fu aiutata da quegli che erano per gli lidi e finalmente condotta per lo lago Lucrino alla sua villa. Poi di suo comandamento fu rapportato a Nerone, che ella era campata, per Egerino liberto di quella; il quale fu preso, quasi come fusse andato per ucciderlo a tradimento; e mandò Aniceto e Erculeo famigli, Tetrarco e un centurione dell’armata, i quali l’uccidessero. E essendo