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capitolo lxxxx. 385

salvochè di Agrippina. La cui morte per certo non fu fatta palese per Agrippina infino che per aiutorio degli amici1, lasciato Britannico come più giovine, Nerone già adulto, fu levato imperadore. La quale cosa fu tanto grata a Nerone, che subito egli propose la madre, come quella che l’avea ben meritato, ad ogni uomo nelle cose pubbliche e nelle private; e pareva egli aver preso il titolo, e la madre presa la signoria e così Agrippina fu splendida a tutto il mondo nell’altezza di Roma. Poi questo splendore si grande fu bruttato da sozza macchia, perchè ella diventò crudele, facendo ella morire molti, e molti mandandone in esilio e ancora fu creduto che ella fusse amata, consentendo ella, dal suo figliuolo, oltre al debito amore verso la madre, disonestamente; e dicono alcuni che ella trasse il figliuolo al peccato per ricoverare suo stato dal quale ella era caduta; per chè dappoi Nerone pareva fuggire sua brigata, e non si lasciava parlare in segreto.

  1. Cod. Cass. infinoche per aiutorio del tempo. Test. Lat. quam amicorum suffragio.