Paulina romana

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Paulina romana
LXXXVIII LXXXX
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CAPITOLO LXXXIX.

Paulina romana.

Paulina, romana donna, acquistò nominanza inestinguibile per alcuna sua semplicità. Questa, signoreggiando Tiberio imperadore dei Romani, come era tenuta innanzi alle altre di bellezza di corpo, così poi che fu maritata era riputata da ogni uomo, di gloriosa onestà e oltre al marito non curava alcuna cosa con singolare studio, se non potere servire, e acquistare la grazia di Anubi, Dio degli Egizj, il quale con sommo amore ella [p. 378 modifica]amava. E essendo le belle donne amate dai giovani in ogni luogo, e in ispezialtà quelle che hanno sollecita cura di castità; un giovane romano preso dalla bellezza di quella, chiamato per nome Mondo, strettamente avea cominciato a sollecitare quella cogli occhi, con atti e con piacevolezze, quando con promesse e doni, e quando con prieghi e con lusinghe, se per ventura potesse ottenere quello che egli ardentemente desiderava; ma ogni cosa era indarno, perchè la castissima donna congiunta solo al marito rifiutava ogni cosa dell’amante. Il quale, seguendo sua impresa, accorgendosi per manifesti segni che gli era tolta la via per la costanza di quella donna, convertì lo ingegno all’inganno. Era usata1 Paulina di visitare ogni dì il tempio d’Isis, e con continui sagrificj onorava Anubi: la qual cosa come il giovane seppe, mostrandogli quello l’amore, pensò uno inganno non udito altra volta; e avendo pensato che i sacerdoti d’Anubi potessero giovare molto a suo desiderio, andò a quegli con grandissimi doni, e gli trasse a sua in[p. 379 modifica]tenzione. E avvenne ai prieghi di quello, che lo più venerabile sacerdote per la vecchiezza disse con piacevoli parole a Paulina, sopravvenendo al modo usato: Che Anubi era venuto a lui la notte, e aveagli imposto che egli dicesse a quella, che egli molto s’era dilettato della divozione di lei; e che egli desiderava parlare con lei nel tempio, dormendo ella. La qual cosa come Paulina ebbe udita, pensando ella quello fusse avvenuto per la santità di lei, smisuratamente si gloriò in sê medesima di quelle parole, e credette quelle esser vere, come se l’avesse colle proprie orecchie udite da Dio Anubi; e tutte queste parole riportò a suo marito; il quale, più sciocco che la moglie, consentì alle di lei domande, che ella stesse nel tempio; nel quale Paulina dormi tutta la notte. Ma facendosi giorno2, disse, ch’ella avea generato uno figliuolo: e fatto già riportare il letto fuori del tempio per gli sacerdoti, Paulina riportò al marito quello ch’era fatto: quel semplice [p. 380 modifica]uomo3 credette, e allegrossi con la moglie ch’ella dovesse partorire uno Dio. E non era dubbio ch’avrebbero aspettato il tempo del partorire, senonchè il giovane troppo ardente incautamente manifestò lo ’nganno. E fattosi incontro a Paulina che andava al tempio le disse con bassa voce: Paulina, tu sarai beata quando di me avrai generato Anubi Dio: di quella parola seguì, che maravigliandosi Paulina, e tornata a memoria più cose di quelle ch’aveva udite e ch’era fatto, subito s’accorse dello ’nganno, e turbata tornò indrieto al marito, e a lui disse l’ingiuria di Mondo e de’ sacerdoti, com’ella s’accorgeva. Della qual cosa seguì che il marito si lamentò a Tiberio; il quale trovato l’inganno, punì i sacerdoti con supplicio, e Mondo mandò in esilio: e Paulina sì schernita fu convertita in favola del popolo di Roma; e fu più famosa per la sua semplicità e per l’inganno di Mondo, che per la devozione di Anubi, e per la castità servatasi lecitamente.

Note

  1. Cod. Cass. erauscita. Test. Lat consueverat.
  2. Cod. Cass. faciendosi gia. Test. Lat. nox iret indiem.
  3. Cod. Cass. semplice no. Test. Lat. insulsus homo.