<dc:title> Come andò a finire il Pulcino </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Ida Baccini</dc:creator><dc:date>1918</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Come_and%C3%B2_a_finire_il_Pulcino/Una_visita&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20180304171913</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Come_and%C3%B2_a_finire_il_Pulcino/Una_visita&oldid=-20180304171913
Come andò a finire il Pulcino - Una visita Ida BacciniBaccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu
[p. 117modifica]o (0J~> c3*o (3J^> c3^t! c2^">
I.
Una visita.
.... e la carrozza, dopo aver percorso rapidamente il lato occidentale della piazza del
Duomo, la via de’ Martelli e la via Cavour,
sboccò nel viale Principe Amedeo. Lì rallentò
alquanto la corsa, e il fiaccheraio cominciò
a guardare attentamente tutte le case e i villini che si prolungavano a sinistra, fino all’antico cimitero degl’inglesi. A un tratto, un
simpatico viso di signora si affacciò allo sportello della carrozza, e una dolce voce comandò :
— Ferma! —
Il fiaccheraio saltò da cassetta e aiutò la
signora a scendere.
0 — Baccini, Memorie d’un Pulcino, ecc.
— 118 [p. 118modifica]—
— Oi siamo (ligia ? — domandò, toccandosi il cappello.
— Non so. Come ti ho detto dianzi, non
ricordo pili il numero del villino. Sono tanti
anni che non vengo più da queste parti! È
più facile ch’io mi orizzonti a piedi, guardando
col mio comodo. Tu seguimi a passo. —
Anchfe se non si fosse trattato di riconoscere una data casa, la signora avrebbe avuto
mille ragioni di preferire, alla carrozza, le proprie gambe.
Era una splendida mattina di primavera,
una di quelle mattine incantate, tutte azzurro
e profumi, quali solamente possono sorridere
a Firenze. L’aria era così limpida, il cielo così
puro e turchino, che si sarebbero potute contare ad una ad una le verdi foglioline tenerelle
di cui erano ricoperti gli alberi del viale. I
villini, le palazzette e perfino le case di apparenza più umile, parevano esultare sotto la
tepida carezza del bel sole d’ oro ; per tutto
era un gorgheggio, un ronzìo festoso, uno
stormire soave di timido vento tra le fronde
rinnovel [p. 119modifica]late.
— 119 —
La signora pestava la ghiaia con le sue
Uni scarpette di pelle di guanto e borbottava,
guardando attentamente i numeri delle case:
— Uno, tre, cinque, sette.... Non ci siamo!
La casa del Pulcino deve essere di due piani
col terrazzino e la porta a vetri colorati.... Vediamo _un po’: se quella porta fosse semiaperta, riconoscerei il giardino. A sinistra ci
dovrebbe essere il casotto del cane, a destra
una statuetta di Bacco.... Vediamo.— Ah! Eccoci! C’è il cartellino d’ottone: Grnnaket.lt.
È lui! —
Si fermò, premendo a lungo il bottone
d’un campanello elettrico, che diffuse per tutto
il villino la sua vocetta squillante.
Poco dopo, uno degli usci laterali del pianerottolo d’ingresso si dischiuse, e comparve
nel vano un bel giovane sui diciotto anni,
dalla fisonomia aperta e leale. Aveva il cappello in capo e dei libri in mano, come se
fosse stato in procinto di uscire, naa appena
veduta la signora, fece un grande atto di meraviglia e si scoprì.
— Perdoni, — fece la signora subito riani— 120 — [p. 120modifica]mata da quella muta ma cortese accoglienza
— abita qui la signora Carolina Gennarelli ?
— Sì, signora; ma ili questo momento è
fuori. Se io potessi servirla....
— E lei.... perdoni, è forse di casa?
— Sono il figlio della signora Gennarelli....
— Lei! — proruppe la signora facendo due
passi indietro. — Lei è il piccolo Masino!
— 121 —
— Non [p. 121modifica]posso dire di esser M asi no il grande
— rispose scherzando il giovine sul cui labbro superiore spuntava una leggiera pelngine
d’oro — ma è un fatto che io sono Masino.
Favorisca, la prego.... — aggiunse, spalancando l’uscio e invitando la signora ad entrare — parleremo con più agio in salotto. —
La signora fece cenno al fiaccheraio di
aspettare, e seguì il giovanotto lungo una graziosa galleria adorna di fiori e di quadri, che #
faceva capo a un piccolo salottino arredato
con tutto il gusto moderno.
— Tocca ora a me il dirle il mio nome
e le ragioni per cui sono venuta a incomodarla....
— Ella non ha bisogno di dirmi il suo
nome — la interruppe Masino, inchinandosi. —
Non è lei la signora Ida Baccini, la signora
che ha scritto tanti libri per i fanciulli e a cui
tutti i fanciulli vogliono bene come a una
mamma?
— Signor Masino, lei è d’una compitezza
squisita! E ciò, naturalmente, m’incoraggia a
spiegarle la ragione.. [p. 122modifica].. N
— 122 —
— Per cui le dobbiamo l’onore della sua
visita? Qualunque essa sia, la benedico!
— Grazie, grazie ! senta : lei ricorderà forse
clie molti anni or sono io pubblicai le Memorie cVun Pulcino!
— Se me ne ricordo ! E le darò anche una
notizia che le farà molto piacere : l’Autore
di quelle Memorie trovasi tuttora presso di
noi e vive! —
La signora fece il viso rosso come una
rosa maggese; e fu tale e tanta la sua commozione, che gii occhi le si velarono di lacrime.
— Vive ! — ella ripetè con voce tremante
— Ah ella non sa, caro signore....
— Mi chiami Masino, la prego!
— Caro Masino, ella non sa qual gioia profonda mi faccia palpitare il cuore!
— Oh, signora! Ciò fa onore al suo buon
cuore.
— E anche un po’ al mio egoismo ! Non sa
lei ch’io devo al Pulcino quel po’ di nome
che mi son fatta? Creda pure che per me fu
una gran fortuna l’imbattermi in quella be— [p. 123modifica]123 —
stiola che volle affidarmi la pubblicazione delle
sue Memorie!
— Oh! ma l'ei ha scritto molti altri libri
dove parla di bravi uomini, di donne illustri,
di bambini istruiti....
— Tutte buone e belle cose, caro Masino,
ma il pubblico ha preferito a tutti quei libri
le Memorie d’ un Pulcino....
— Forse perchè sono state composte da
una bestia ! Il caso è piuttosto raro, ne convengo.
— ]STon lo creda, mio giovane amico. Oggi-
giorno i libri per i bambini sono fatti tutti o
quasi tutti dalle bestie.... Lei non dà un’occhiata alla vetrina d’un libraio senza trovarci
la Storia d’ una famiglia di topi raccontata dai
medesimi, Vita d’un Gatto, le Memorie d’un
grillo, 1’ Autobiografia d) uno scimmiotto.
— Ha ragione. B allora come si spiega?...
— Meglio non spiegare, in certi casi. Se
il pubblico preferisce le bestie avrà le sue
buone ragioni.
— Intanto, senta: io ricevo giornalmente
dei pacchi di lettere dove centinaia e centi [p. 124modifica]naia
— 124 —
di fanciulli mi domandano come andò a finire
il Pulcino, se è vivo, morto, se sta sempre da
lei, un mondo di notizie, insomma. Come può
credere, io mi sono mantenuta finora in nn
prudente silenzio, perchè l’idea di venire a disturbare lei e i suoi genitori mi sgomentava.
Finalmente lio preso il mio coraggio a due
mani ed eccomi qui. Dunque il Pulcino vive?
— Vive, ma come può immaginarsi, non è
più un pulcino; è bensì un povero galletto invecchiato, di salute cagionevole....
— Oh poveretto ! E.... mi dica :
Scrive sempre? Ha
sempre la manìa di
raccontare i fatti
suoi ?
— Signora mia,
chi di un vizio vuol ■
guarire, preghi Iddio di non lo avere.... Il disgraziato non si è mai stancato di scrivere,
tant’è vero che giorni sono, sentendosi più
male dell’ usato, consegnò la seconda parte
delle sue memorie a mia madre....
125 [p. 125modifica]—
— E sua madre — domandai palpitando
— che ne ha fatte di quelle Memorie? Spero
che non le avrà distrutte....
— Le pare? Sono state rinchiuse diligentemente nel cassettone; e se lei le desidera per
farle stampare, la mamma sarà fortunatissima
di metterle a sua disposizione.
— Non ho parole per ringraziarla. E.... —
aggiunse la signora timidamente — abuserei
forse della sua gentilezza se la pregassi di
farmi intervistare il Pulcino ? Scusi se lo chiamo
così.... ma il Pulcino è quasi un figliuolo peline; e Lei sa bene che per le mamme i figliuoli sono sempre bambini!
— Ha ragione ! Anche mia madre, parlando
di me, dimentica spesso che ho diciannove
anni, che fo il secondo anno di medicina e mi
chiama ancora « il bambino ! » Ma venga a vedere il nostro vecchietto! Se mi permette vo
avanti per insegnarle la strada. —
E Masino si avviò, seguito dalla signora
Ida Baccini, verso la porta a vetri colorati che
metteva nel giardino.
— 126 — [p. 126modifica]Quanti pensieri tumultuarono nell’ anima
ilella gentile signora durante il breve tragitto !
Ella rivide il « Pulcino » bambino, quando
viveva a Vespignano nel Mugello, sotto la
protezione della Marietta. Le si schierarono
davanti, come in una visione fantastica, le figure della Lena, della Tonia, di Geppino, di
Giampaolo, di Alberto e della signora Clotilde.
Le parve di rivedere quel bel campo, ricco di
mèssi e di frutteti, ove il Pulcino aveva avuto
tante avventure, ove una savia e amorosa
madre gli era stata larga di tanti buoni consigli.
Ahimè! Tanti anni erano trascorsi, e del vispo giovinetto, tutto brio e spensieratezza, non
rimaneva forse più che una magra carcassa
di galletto invecchiato ! Così va il mondo....
anche per i polli!
— Signora, ecco l’amico! — E Masino, con
l’indice teso, accennò un galletto spelacchiato,
— [p. 127modifica]127 —
secco come un uscio, che stava accovacciato
al sole, con gli occhi semichiusi.
— Come lo chiamano? — chiese la
signora Ida con voce tremante dalla
commozione.
— Cacò, signora.
— Il poverino,
dopo tanto tempo,
non mi riconosce
più certamente.
Guardi di presentarmi e di rinfrescargli un po’ la memoria.
— Con tutto il piacere. Cocò, — disse Masino a voce alta, avvicinandosi al galletto e
carezzandogli il groppone — c’ è qui una signora che ti ha voluto molto bene, anni sono,
quand’ eri giovane....
— Cose che succedono! — rispose melan-
conicamente il galletto, aprendo un occhio. —
Chi è? La signora Clotilde?
— No. È un’ altra....
— Chi può esser mai?... Delle signore, in [p. 128modifica]vita mia, ne lio conosciate pochine: quindi
non saprei !
— Come! Ingrato! Non rico'rdi più la gentile signora che fece stampare le tue Memorie.
che ti fece conoscere a tutta l’Italia?
— Ah ! La signora Ida Baccini ! Me- ne
rammento benissimo! Come potrei averla dimenticata? —
E aprì tutt’ e due gli occhi.
— Oh coni’ è mutata ! — esclamò con accento di profonda tristezza. — Ohi riconoscerebbe in quella pallida e mesta signora la
tresca giovinetta di tanti anni sono?
— Zitto ! — interruppe Masino — codeste
cose non si dicono alle signore!
— Capisco.... — disse il galletto stendendo
le ali al sole — capisco che la verità è buona
soltanto per i polli.... —
La signora Baccini sorrise, e tanto per dare
un altro indirizzo alla conversazione, disse al
galletto :
— Ho saputo da Masino che hai scritto il
seguito delle tue Memorie. —
Lo scrittore si alzò tutto diritto, s [p. 129modifica]cosse la
— 129 —
cresta con una cert’ aria orgogliosa, e rispose
pronto, mentre i suoi occhietti sfavillavano
come due margherite:
— Infatti, ho continuato a scrivere ; ma
non supponendo che Ella si ricordasse di me,
consegnai il manoscritto alla signora Carolina.
— Mia madre si farà un dovere di consegnarglielo! — esclamò Masino, rivolgendosi
alla signora.
Questa sorrise in atto di assenso, e carezzando il « Pulcino » con la sua fine mano
guantata :
— Addio,... amico, — gli disse — spero di
rivederti presto.
— La mamma, sarà fortunata di riceverla,
signora, — disse Masino. — Noi restiamo in
Firenze fino al dieci di luglio; e subito dopo
i miei esami andiamo in campagna.... —
Il galletto allungò il collo in atto di profonda attenzione.
— Ah ! — esclamò la signora — vanno in
campagna. E dove, se è lecito?
— Lei non se lo può immaginare. [p. 130modifica]Dica, si
— 130 —
ricorda del signor Angelo e della signora Clotilde,’ genitori di Alberto, di quell’ Alberto che
divenne il padrone di Gocò?
— Me ne ricordo benissimo.
— Essi avevano ed hanno tuttora la villa
a Vespignano, nel Mugello.... —
Il galletto allungava sempre più il collo.
— Ebbene : noi abbiamo acquistato una tenuta accanto a quella dei nostri amici e vi passeremo i mesi delle mie vacanze. Alberto ed
io anderemo a caccia e ci divertiremo! —
La signora era divenuta pensierosa e tracciava dei segni sulla ghiaia col bastoncello del
suo ombrellino da sole.
— Curioso destino! — esclamò. — E.... naturalmente, quando anderanno via, lasceranno
qui Gocò, affidato a qualche persona di servizio? —
Masino si mise a ridere.
— Stia zitta ! — disse — Lo sa che c’ è venuta un’idea curiosa, alla mamma ed a me? —
Il galletto si avvicinò al giovane e si
mise a beccargli furiosamente la punta delle
scarpe.
— 131 —
— Q [p. 131modifica]uale? — chiese la signora Baccini.
— Quella di portar con noi Cocò: di fargli
rivedere il suo paesello nativo, la sua prima
padroncina....
— La Marietta?
— Lei. E con lei la buona Tohia, Giampaolo, Geppino.... —
Il galletto tentò di slanciarsi fra le braccia di Masino, ma non gli ressero le forze e
proruppe in un Chicchirichì che era tutto un
poema di gratitudine e di tenerezza.
— Povera bestiuola! — disse la signora
Baccini, asciugandosi gli occhi. — Ec’è chi
nega l’intelligenza alle bestie? — Com’ è vivo,
com’ è sentito anche nei polli l’amor di patria! —
Avvenne un breve silenzio.
La signora, dopo aver fatta una nuova carezza al « Pulcino », si congedò con bel garbo
dal giovane che l’accompagnò fino alla carrozza, dicendole:
— Uno di questi giorni, la mamma o io,
verremo a portarle il segitìto delle Memorie
di Cocò. —
»