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La signora pestava la ghiaia con le sue fini scarpette di pelle di guanto e borbottava, guardando attentamente i numeri delle case:

— Uno, tre, cinque, sette.... Non ci siamo! La casa del Pulcino deve essere di due piani col terrazzino e la porta a vetri colorati.... Vediamo un po’: se quella porta fosse semiaperta, riconoscerei il giardino. A sinistra ci dovrebbe essere il casotto del cane, a destra una statuetta di Bacco.... Vediamo.... Ah! Eccoci! C’è il cartellino d’ottone: Gennarelli. È lui! —

Si fermò, premendo a lungo il bottone d’un campanello elettrico, che diffuse per tutto il villino la sua vocetta squillante.

Poco dopo, uno degli usci laterali del pianerottolo d’ingresso si dischiuse, e comparve nel vano un bel giovane sui diciotto anni, dalla fisonomia aperta e leale. Aveva il cappello in capo e dei libri in mano, come se fosse stato in procinto di uscire, ma appena veduta la signora, fece un grande atto di meraviglia e si scoprì.

— Perdoni, — fece la signora subito riani-