Trattato del piede/Parte prima/Sezione prima

Sezione prima - Organizzazione del piede

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Sezione prima - Organizzazione del piede
Parte prima - Piede monodattile Parte prima - Sezione seconda
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SEZIONE PRIMA.


ORGANIZZAZIONE DEL PIEDE.

La composizione del piede monodattile risulta dall’unione di differenti tessuti, aventi ognuno proprietà particolari e costituenti sei ordini di parti, delle quali si darà la descrizione.

§ 1.° ossa del piede.

Queste due ossa, delle quali uno principale, l’ultimo falangeo, formano la base del piede, alla quale si riuniscono in certo qual modo le altre parti e dalla quale derivano molte denominazioni. Il secondo di queste ossa, il sessamoideo minore, non è, per così dire, che un’appendice del primo e serve a compiere l’articolazione del piede colla corona. [p. 32 modifica]

(a) Ultimo falangeo, ossia osso del piede.

Quest’osso (Tav. I, fig. 1, d, c) offre una conformazione analoga a quella dello zoccolo nel quale è rinchiuso, ed al quale serve di base; forma, col secondo falangeo ed il sessamoideo minore, un’articolazione a ginglimo, consolidata da un apparecchio legamentoso, di cui daremo particolare descrizione. Quest’osso, sommamente poroso e sprovvisto di cavità midollare, contiene una quantità di condotti diversi, provenienti dai due fori inflessi della sua faccia plantare, i quali si fanno strada al difuori nei differenti punti di sua superficie anteriore; i più considerabili di questi condotti rimarcansi nel suo lembo inferiore o tagliente. Da tutti questi canali passano divisioni arteriose e nervee, che s’uniscono, s’anastomizzano nell’interno dell’osso, da dove escono di poi per ramificarsi nel tessuto reticolare.

La sua faccia superiore ed articolare (fig. 1, a), incrostata da una lamina cartilaginosa, presenta due cavità scavate dall’avanti all’indietro; l’interna al quanto più ampia, è separata dall’esterna da una piccola eminenza, e queste cavità ricevono i condili del secondo falangeo. Lo sporto anteriore delle superficie diartrodiali offre nel suo centro un prolungamento, vera zeppa piramidale, la quale rassoda fortemente l’articolazione, impedisce ogni lussazione in avanti dell’osso della corona, e dà inserzione al l’espansione del legamento tendinoso fornito dai [p. 33 modifica]muscoli estensori. Questo sporto, semicircolare e scabro, si prolunga verso i talloni e termina da ogni parte vicino alla radice della fibro-cartilagine laterale, de scritta qui appresso. Vicino e dopo la protuberanza del tallone, vedesi una piccola incavatura destinata all’inserzione delle fibre del legamento laterale anteriore del piede. Il lembo posteriore della medesima superficie articolare sembra come ricalcato nel mezzo, ove rimarcasi una faccetta trasversale, che corrisponde al sessamoideo minore e s’articola con una simile faccetta di quest’osso.

La faccia anteriore dell’osso del piede (fig. 1, b), sulla quale s’adatta la parte dello zoccolo, è convessa da un lato all’altro, e si allarga dall’orlo superiore verso l’inferiore, ma più sensibilmente in punta che nei quarti. Sparsa d’asperità e di numerosi fori, che la rendono siccome porosa, sovrattutto lungo l’orlo inferiore, presenta delle specie di vegetazioni irregolari, lamine od aghi sovrapposti, e trovasi divisa nel suo piano medio da una depressione generalmente poco marcata. Dal lato del prolungamento fibro-cartilaginoso, vedesi una scissura trasversale che forma continuità col foro praticato alla base di questo prolungamento, si dirige dall’indietro in avanti sul quarto, e riceve l’arteria plantare (fig. 4, d c)nota. 1 [p. 34 modifica]

La faccia inferiore o plantare dell’osso del piede (fig. 3, a) corrisponde alla suola ed alla forchetta, e trovasi divisa trasversalmente da una piccola cresta semi-lunare in due parti distinte per la loro estensione ed i loro usi; l’anteriore più grande offre una superficie concava, poco porosa, la quale siegue la direzione della suola, alla quale è unita per mezzo d’un tessuto denso. La parte situata posteriormente alla cresta trovasi rugosa, inegualmente concava, e proveduta a’ suoi lati di due grandi fori tortuosi; questi fori progrediscono nell’interno dell’osso, s’incurvano trasversalmente dall’infuori all’indentro, si riuniscono l’un l’altro, s’internano in seguito per molteplici divisioni, che vengono a terminarsi alla superficie esterna dell’osso, e danno passaggio a ramificazioni arteriose e nervee. Nel resto di sua estensione, questa parte posteriore della faccia plantare intacca diverse produzioni legamentose, dapprima l’espansione piramidale del tendine perforante, poscia le fibre brevi e molteplici che fermano il piccolo sessanoide all’osso del piede.

Il lembo inferiore o tagliente dell’osso del piede corrisponde alla commessura della parete e della suola, ne siegue i contorni, e termina da ogni lato alla base della fibro-cartilagine: i molti fori dai quali è crivellato lo rendono frangiato irregolarmente e dentato; e questa disposizione sembra comunicare maggior [p. 35 modifica]solidità alla suola di carne, leggermente attaccata alla superficie plantare. Le eminenze dette patilobi occupano le estremità di questo stesso lembo inferiore, ove danno inserzione alle fibre della cartilagine laterale dell’ osso.

I prolungamenti fibro-cartilaginosi, più comunemente cartilagini laterali, vere dipendenze dell’osso del piede, sporgono dalle sue parti laterali e posteriori, s’assottigliano a foggia di ventaglio, contraggono diverse connessioni, comunicano all’osso alcune proprietà particolari, e favoriscono in ispecial modo l’elasticità generale del piede. Queste espansioni sono molto più importanti a conoscersi, poichè vanno soggette a parccchie alterazioni, e che di sovente trovasi obbligato amputarle od attaccarle coi caustici; protendono lo zoccolo, si prolungano sino in vicinanza dell’articolazione del pastorale colla corona, e sono alquanto più ampie nei piedi anteriori che nei posteriori2.

Riconosciamo ad ogni fibro-cartilagine una base, due lembi, distinti in superiore ed inferiore, due estremità delle quali l’una anteriore e l’altra posteriore, una faccia esterna ed una interna.

1.° La base, parte inferiore per la quale il prolungamento procede dal tallone dell’osso, offre una gran quantità di fibre che prendono differenti direzioni; e sono molto numerose verso l’estremità [p. 36 modifica]del lembo tagliente dell’osso, ove contraggono aderenze molteplici all’eminenza patilobe. Questo modo d’inserzione delle parti, stabilisce un centro particolare di movimento della fibro-cartilagine sull’osso del piede, il qual movimento cessa quando la base di questa fibro-cartilagine acquista molta durezza, o si ossifica.

2.° Il lembo superiore, sottile, contornato all’indentro e leggermente scavato secondo la sua lunghezza, abbraccia l’osso della corona, contro cui è fisso mediante un tessuto laminoso, abbondante e resistente.

3.° Il lembo inferiore, assai denso e fibroso, stabilisce una specie di continuità col lembo superiore dell’osso, dove trae la sua origine; dal lato interno e vicino a questo lembo osseo sembra confondersi colle fibre del legamento tendinoso posteriore, e fornisce al cuscinetto plantare una quantità di colonne fibro-cartilaginose.

4.° L’estremità o parte anteriore s’avvanza sino al legamento laterale anteriore, e vi è in modo tale unita, che sembra confondersi con esso : superiormente e verso la metà del secondo falangeo, fornisce un piccolo prolungamento, sorta d’appendice rotonda, applicata sull’estremità superiore del legamento laterale anteriore e fermata al legamento tendinoso anteriore3. L’unione di tutta l’estremità [p. 37 modifica]anteriore della fibro-cartilagine col legamento laterale anteriore si opera mediante fibre corte, molto forti, e che si estendono dall’un lato all’altro. Sovente il legamento acquista una tessitura cartilaginosa che procede sempre dall’infuori all’indentro, e sembra provenire dalla fibro-cartilagine. La produzione cartilaginosa, di cui trattasi, comunica alla parte una durezza assai ragguardevole, la rende suscettibile della stessa carie della fibro-cartilagine dell’osso, e complica singolarmente l’operazione del chiovardo. Questo genere d’alterazione del legamento, si fa rimarcare in generale assai più nei cavalli usati, i piedi dei quali furono danneggiati dalla ferratura e dal lavoro.

5.° L’estremità posteriore, larga, dilatata e molto fibrosa, s’applica contro la base del cuscinetto plantare, l’abbraccia e vi si mantiene attaccata con una quantità di prolungamenti fibro-cartilaginosi, come pure con un tessuto laminoso estremamente denso. Questo modo - d’unione è tale, che il cuscinetto plantare non forma, per così dire, coi due prolungamenti falangei, che un solo e medesimo corpo, l’uso essenziale del quale è di comunicare al piede una certa pieghevolezza, e contribuire efficacemente alla sua elasticità.

6.° La superficie esterna, irregolarmente [p. 38 modifica]convessa, seminata da fori e da scissure diverse, sostiene un reticolo venoso, assai anastomotico, formato dalle vene superficiali, e vieppiù pronunciato se l’afflusso del sangue nell’interno del piede fu vivamente eccitato, e i vasi vennero più distesi dall’accumulazione di questo fluido. Questa superficie è ricoperta superiormente dalla cute, e nella sua rimanente estensione dall’ugna della parete: le sue aderenze hanno luogo primieramente col derme, per mezzo d’un tessuto laminoso, abbondante, ma denso e serrato verso il cercine, in secondo luogo collo zoccolo per mezzo del tessuto reticolare.

7.° La faccia interna, inegualmente concava e diversamente unita alle parti che ricuopre, aderisce alla porzione della membrana capsulare che occupa l’intervallo del legamento laterale anteriore al posteriore, e produce, durante la flessione del piede, un gonfiamento più o meno considerabile, al quale fa d’uopo avere riguardo quando praticasi l’ablazione della fibro-cartilagine. Una rete venosa, formata dalle vene profonde che s’inalzano dall’interno del piede, si trova accollata alla faccia interna del prolunga mento fibro-cartilaginoso; e questa rete ha per sostegno il tessuto laminoso, abbondante e denso, che intacca la cartilagine alle parti sottoposte.

Se, dopo aver fatto conoscere minutamente i diversi rapporti e connessioni dei prolungamenti del l’osso del piede, gettiamo uno sguardo sulla struttura organica di queste fibro-cartilagini, vedremo non essere la medesima in tutti i suoi punti, e [p. 39 modifica]subire cangiamenti, secondo che il piede trovasi più o meno affaticato e danneggiato dalle cattive ferrature o da tutt'altra causa. La cartilagine laterale del piede, tenera, molto flessibile e fibrosa nel giovane puledro, perde la sua flessibilità col volgere degli anni, acquista insensibilmente della durezza, e passa persino allo stato osseo: queste alterazioni tanto rimarcabili, e che si stabiliscono più o meno presto, sembrerebbero non essere che accidentali e cagionate innanzi tutto dalla ferratura. La maggior durezza di questa cartilagine si osserva verso la base e presso a poco alla metà anteriore; la parte più fibrosa e più flessibile esiste nei taloni, specialmente al lembo inferiore del prolungamento. Abbiamo pure fatto rimarcare che riscontransi, alla riunione della cartilagine coll'osso, una quantità di fibre corte, e che questo punto fibroso è evidentemente un centro di movimento. Se tagliasi a strati ed a lamine sottilissime le porzioni più consistenti della fibro-cartilagine, mano mano si va avvicinando alla superficie interna, le fibre divengono più apparenti, e conseguentemente la durezza meno grande.

L'ossificazione accidentale di cui è suscettibile questa fibro-cartilagine procede quasi sempre dalla sostanza stessa dell'osso, la quale sembra in allora estendersi a spese del suo prolungamento. Ordinariamente questo processo non ha luogo che all'infuori, non occupando che la faccia esterna della cartilagine; altre volte, l'ossificazione progredisce trasformando tutto lo spessore della parte; quando questa [p. 40 modifica]non procede in modo regolare, e non formi che uno strato esterno, questa lamina ossea può mascherare i punti cariati, complicare l’operazione del chiovardo, e render neccessarie particolari precauzioni.

(b) Del sessamoideo minore, osso accessorio del piede.

Il sessamoideo minore, volgarmente osso navicolare, osso della noce (fig. 2), compie la superficie mediante la quale il piede si articola colla corona; quest’osso allungato trasversalmente, alquanto depresso dall’infuori all’indentro, e del quale le estremità sono come ricalcate in alto, è attaccato in ogni punto da un apparecchio legamentoso.

La sua faccia esterna e posteriore, leggermente convessa dall’alto al basso, separata nel mezzo da una piccola cresta, è incrostata da una lamina cartilaginosa e forma l’ultima scanalatura, su cui scorre il tendine perforante.

La sua faccia interna, diartrodiarle e biconcava termina posteriormente la superficie articolare del piede.

Il suo lembo superiore, denso e provvisto di diversi piccoli fori, dà inserzione alle fibre d’una produzione giallognola della medesima natura del legamento tendinoso posteriore, sembra anzi non esserne che una dipendenza; questa produzione molto distinta, sale assottigliandosi sino al livello della scanalatura formata dalla protuberanza posteriore e superiore dell’osso della corona; dopo un tragitto di 5 a 6 [p. 41 modifica]linee, raggiunge il tendine perforante, lo abbraccia e si confonde con esso. Il legamento di cui trattasi concorre dapprima a contenere l’osso; separa la piccola scanalatura sessamoidea dalla guaina falangea, e siccome aderisce colla sua faccia anteriore od interna al legamento capsulare dell’articolazione del piede, così mantiene questo legamento, lo porta in alto negli istanti d’estensione, gli permette di gonfiarsi, durante la flessione, e di ricevere una grande quantità di sinovia. Il lato interno dell’orlo superiore del sessamoideo minore è privo di fibre, e forma un campo articolare.

Il lembo inferiore dell’osso offre due faccette trasversali ed assai distinte: l’una, diatrodiarle, adat tasi ad una pari faccetta del lembo articolare posteriore dell’osso del piede; l’altra, esterna ed aspra, fornisce molteplici punti d’inserzione ad un lega mento corto e denso, che s’inserisce inferiormente all’ultimo falangeo, al disotto dell’espansione piramidale del tendine perforante.

Le sue estremità laterali, tuberose e depresse dal lato del lembo inferiore, sembrano siccome contornate in alto, e si attaccano ai legamenti laterali posteriori.

Nel compiere la cavità articolare biconcava, in cui si congegnano le eminenze condiloidee del secondo falangeo, il sessamoideo minore consolida in modo notabilissimo l’articolazione falangea del piede, si oppone in special modo alla lussazione che potrebbe avere luogo all’indietro dell’osso della corona, [p. 42 modifica]al quale serve di punto d’appoggio in tutti i movimenti ed attitudini in cui il piede si regge sul suolo, e vi prende un punto fisso.

§ 2.° apparecchio legamentoso del piede.

Quest’apparecchio si compone dei legamenti articolari laterali, del legamento capsulare e dei legamenti tendinosi, anteriore e posteriore.

(a) Legamenti articolari laterali.

Questi quattro legamenti, dei quali due esterni e due interni, si distinguono da ogni lato in anteriore e posteriore. Il legamento laterale anteriore, tanto interno, che esterno (fig. 5 e 6, b, b), è situato obliquamente dall’alto al basso e dall’avanti all’indietro sul lato della faccia anteriore dell’articolazione falangea, ed immediatamente all’estremità inferiore della fibro-cartilagine: è bianco, grosso, corto, di una tessitura fibrosa, densa, serrata, che diviene alle volte cartilaginosa; superiormente si inserisce in una fossa situata sul lato del condilo del secondo falangeo, e s’impianta inferiormente nella fossa inuguale che trovasi vicina al tallone ed alla radice della fibro - cartilagine laterale. Questo legamento, di cui le fibre sono tanto meno lunghe, quanto più sono interne, è essenziale al consolidamento dell’articolazione; l’esperienza prova che quando venne amputato in totalità od in parte, il cavallo resta zoppo, [p. 43 modifica]anche dopo la più perfetta guarigione del chiovardo cartilaginoso.

Il legamento laterale posteriore (fig. 6, c), situato più profondamente, dietro al precedente e sul lato della faccia posteriore dell’articolazione del piede, corrisponde presso a poco alla metà della fibro-cartilagine laterale, dalla quale trovasi isolato per mezzo della base del cuscinetto plantare. Più lungo, ma meno grosso e meno forte del legamento laterale anteriore, si inserisce superiormente alle eminenze laterali dell’articolazione delle ossa della corona e della pastoia, da dove discende obliquamente dal l’alto al basso e dall’avanti all’indietro, per inserirsi all’estremità del sessamoideo minore; fornisce pure fibre divergenti al cuscinetto plantare.

(b) Legamento capsulare.

Circoscrive tutta l’articolazione del piede coll’osso della corona, forma una borsa o serbatoio unico, proprio a secernere, riassorbire e contenere la sino via, la di cui quantità è in ragione della frequenza e dell’estensione dei movimenti. Questa borsa sinoviale aderise anteriormente all’espansione piramidale dei tendini estensori, da ogni lato ai legamenti laterali, come pure ad una porzione della fibro-cartilagine, e posteriormente trovasi riunita al legamento sessamoideo superiore. La parte di questa capsula, ricoperta immediatamente dalla fibro-cartilagine, e che estendesi da un legamento laterale all’altro, dà [p. 44 modifica]luogo, nel tempo della flessione del piede sulla corona, ad un gonfiamento molto ragguardevole, che può essere offeso facilmente nell’operazione del chiovardo cartilaginoso. L’esperienza dimostra che questa gonfiezza, che si fa sparire tenendo il piede in uno stato di estensione forzata, può alle volte acquistare molto volume e giungere alla grossezza d’un uovo da gallina.

Il legamento capsulare dell’ultima articolazione falangea offre la medesima composizione degli altri legamenti dello stesso genere; è formato da due lamine o strati intimamente uniti, l’esterno del quale fibroso e bianco, si attacca ai lembi de’ margini articolari, tanto superiori che inferiori, e partecipa alla borsa sinoviale la forza di cui abbisogna; la lamina interna fina e sierosa, forma la superficie libera, esalante ed assorbente del sacco.

(c) Del legamento tendinoso anteriore.

Questo legamento, essendo un prolungamento dei muscoli estensori, i tendini dei quali si riuniscono all’estremità inferiore dello stinco (Tav. I, fig. 6, a), trovasi applicato immediatamente sulla faccia prefalangea del pastorale e della corona, si dilata discendendo, e forma un’espansione piramidale, che s’inserisce al cercine dell’orlo anteriore dell’osso del piede. Verso la metà del pastorale, riceve, da ogni lato, una forte briglia legamentosa, che proviene dai sessamoidei maggiori, si confonde con questa e concorre [p. 45 modifica]ad aumentare la forza necessaria per consolidare le ultime due articolazioni falangee, ed impedire che vengano forzate. Prima d'inserirsi all'osso del piede, si riunisce da ogni lato al legamento laterale anteriore, come pure al prolungamento fibro-cartilaginoso, in modo che nell'animale adulto tutte queste parti sembrano confondersi e non formare che un solo e medesimo involucro.

(d) Legamenti tendinosi posteriori.

Molto differenti dai tendini estensori, i quali si riuniscono in una sola produzione piramidale, i legamenti tendinosi posteriori sono due, distinti in esterno o perforato, ed interno o perforante; rimangono esattamente separati l'uno dall'altro ed un solo di questi si inserisce all'osso del piede. Questi legamenti posteriori, grossi, densi, sovrapposti, ed inguainati l'uno nell'altro, sono da una quantità di inserzioni riuniti alle ossa; questi legami propagano molto la loro forza e li mettono nel caso di sostenere tutte le ossa falangee, e particolarmente di resistere al peso del corpo, che tende continuamente a forzare le articolazioni.

Il perforato offre lungo i sessamoidei maggiori un anello, nel quale passa il perforante; vcrso la parte inferiore del pastorale, questo stesso tendine perfo rato si biforca e fornisce due grossi rami che si in seriscono da ogni lato alle estremità della protuberanza posteriore del secondo falangeo; questi rami [p. 46 modifica]rimangono però riuniti da una larga produzione, che si dilata sull’espansione del perforante e finisce per identificarsi con essa.

Il legamento tendinoso, interno, molto più grosso, d’un tessuto estremamente denso e serrato, discende sotto al precedente sino all’osso del piede e si impianta, con una espansione piramidale, nella cresta semi-circolare della sua faccia plantare. Prima di giungere all’ultimo falangeo, questo tendine passa e sdrucciola sopra tre successive scanalature; l’una superiore, è formata dai sessamoidei maggiori; la seconda dipende dalla protuberanza posteriore del secondo falangeo, e la terza è dovuta al sessamoideo minore. Dalla prima sino alla seconda scanalatura, questo tendine è lubricato dalla sinovia accumulata in una grande guaina, della quale parleremo più avanti.

Questi tendini, incatenati insieme, sono mantenuti alla faccia posteriore di tutta la regione digitata da tre briglie legamentose distinte. La prima, grande involucro, ritiene i tendini nella scanalatura dei sessamoidei maggiori e si attacca alle parti laterali di queste ossa. Le due altre briglie costituiscono stretti legami, che provengono dalle parti laterali dell’osso della pastoia: l’una di queste, superiore ed impiantata nelle tuberosità laterali dell’estremità superiore dell’osso, si dirige obliquamente e si contorna sul tendine perforato, dove termina; la briglia inferiore è un legamento più denso e più importante, che nasce dalle eminenze inferiori del medesimo falangeo, [p. 47 modifica]e s’inserisce sull’espansione piramidale del tendine perforante. Quest’ultimo legamento si riunisce con quello del lato opposto e forma un ampio involto. Tutte le briglie di un lato si incontrano con quelle del lato opposto; le loro fibre s’intrecciano strettamente e si confondono con quelle dei tendini. Questi legami laterali fortificano grandemente i tendini; comunicano loro una proprietà molto rimarcabile, quella di resistere alle forzate estensioni delle ossa, ed impedire che tali violenti e bruschi stiramenti non si propaghino superiormente alla sostanza carnosa dei muscoli.

La guaina falangea, comune ai due legamenti tendinosi posteriori, occupa la piegatura della pastoia e si estende dai sessamoidei maggiori al minore, ha principio superiormente ai sessamoidei maggiori dietro lo stinco, con un anello che circonda il tendine perforante, si cortorna sulla scanalatura di queste medesime ossa sul tendine perforato, ma non lo abbraccia compiutamente; al livello della protuberanza posteriore dell’osso della corona e sulla faccia esterna del perforante, trovasi esattamente chiusa dall’espansione fibrosa, che riunisce i rami del perforato; da questo primo punto di terminazione continua dissotto il tendine perforante e discende sino al lembo superiore del sessamoideo minore, ove presenta un vero fondo cieco e trovasi separta dalla piccola scanalatura sessamoidea del legamento trasversale di cui si è già parlato. Questa guaina fortificata da ogni lato da produzioni legamentose, che si attaccano alle parti [p. 48 modifica]laterali dei sessamoidei maggiori, e dei due primi falangei, è molto importante a conoscersi, poichè diviene frequentemente sede d’ascessi estremamente dolorosi; la sua sinoviale alle volte forma all’alto ed al basso dei sessamoidei maggiori, dei gonfiamenti, tumori molli, che si distinguono volgarmente col nome di mollette (idrarti).

La scanalatura del sessamoideo minore, di cui si è già parlato, e che trovasi sotto l’espansione piramidale del perforante, è una piccola cavità sinoviale, transversa, chiusa da ogni lato ed esattamente separata, tanto dalla grande guaina falangea, quanto dall’articolazione del piede colla corona. Sebbene molto profonda, trovasi frequentemente aperta dai chiodi da strada, accidente in generale grave e che dà luogo allo scolo della sinovia4.

§ 3. cuscinetto plantare.

Il cuscinetto plantare, più comunemente corpo piramidale (Tav. II, fig. 1, c), e che viene anche chiamato forchetta molle o di carne, è una produzione fibrosa, floscia, posta tra le fibro-cartilagini ed applicata alla faccia esterna dall’espansione del perforante. Questo cuscino centrale comunica della [p. 49 modifica]flessibilità alle parti posteriori del piede, serve efficacemente alla loro elasticità siccome alla dilatazione dei talloni, e modera la violenza delle percussioni.

Composto d’un tessuto fibroso bianco, nel quale rimarcansi diversi prolungamenti fibro-cartilaginosi, il cuscinetto del piede presenta due faccie, delle quali l’una esterna, l’altra interna, una base ed una sommità. La faccia esterna, sostiene l’espansione reticolare della forchetta e presenta due eminenze disposte a foggia di V, separate l’una dall’altra da una cavità triangolare, essendo il tutto destinato a congegnarsi in modo intimo colle eminenze e cavità corrispondenti della forchetta cornea.

La faccia interna del cuscinetto aderisce immediatamente all’espansione del tendine perforante, e vi si unisce mediante un tessuto laminoso, denso e copiosissimo.

La base del corpo piramidale è ricoperta superiormente e posteriormente dagli integumenti ; sui lati si riunisce alle fibro-cartilagini dell’ osso del piede; in alto e verso la piegatura della pastoja è sostenuta da due forti briglie legamentose, provenienti dall’osso del pastorale.

La sommità termina nel mezzo della faccia plantare del piede, alla quale trovasi attaccata mediante un tessuto corto, denso e molto forte.

La sostanza del cuscinetto, bianca ed elastica, offre molta resistenza, e non sembra sensibile, siccome lo provano diverse esperienze; è formata da un tessuto laminoso e filamentoso, il quale sostiene [p. 50 modifica]diverse granulazioni adipose, e non viene penetrata che da un piccolo numero di vasi e di nervi. È indubitato che il cuscinetto del piede può rigenerarsi e riprendere a capo di certo tempo il primitivo stato d’integrità.

§ 4° tessuto reticolare.

Il tessuto reticolare (fig. 1, d, d), più comunemente carne del piede, forma un’espansione membraniforme, vascolo-nervosa, molto organizzata, e situata immediatamente sotto l’ugna, colla quale contrae aderenze assai forti, e diverse secondo le parti colle quali corrisponde. Questo strato sotto-ongulato, che ha molti rapporti coi bulbi dei peli, è un vero corpo papillare, la di cui struttura densa, resistente e assai vasculare gode di una certa elasticità, e fa in alcuni punti l’uffizio di cuscino. Lo strato di cui trattasi, si estende ed internasi su tutta la faccia anteriore dell’ultimo falangeo, si contorna al dissotto del piede e si propaga su tutta la faccia plantare; dividesi comunemente in carne scanalata della parete, carne della suola, carne della forchetta e carne del cercine.

1.° La carne scanalata, che Bracy-Clark distingue col nome di tessuto podofilloso, è la parte più densa, più vasculare ed in certo qual modo la più organizzata di tutta l’espansione reticolare: occupa tutta la faccia anteriore dell’osso del piede e si prolunga sotto i talloni, seguendo i contorni della parete. [p. 51 modifica]

La sua superficie esterna rossastra o biancastra, secondo la natura o la quantità del sangue sparso nei vasi, presenta un gran numero di lamine longitudinali, ordinate parallelamente le une a lato delle altre, e disposte come i fogli di un libro, tagliati allo stesso livello. Queste piccole lamine, il numero delle quali ammonta a circa cinquecento, s’incastrano con altrettante fogliuzze dello zoccolo. Le lamine più larghe trovansi in punta e le più strette sono quelle che risiedono nel circuito dei talloni.

La sua faccia interna aderisce alla faccia preplantare dell’osso con una quantità di filamenti diversi, i quali s’insinuano nella sua sostanza, vi si impiantano e stabiliscono tra le parti un’intima unione in modo tale, che la carne non può essere distrutta se non da lacerazione od incisione. Verso i talloni, il tessuto reticolare confondesi colle parti molli, senza che si possa scoprire traccia alcuna di separazione.

La sostanza costituente, formata da un tessuto inestricabile, denso, fermo, resistente, ed alquanto elastico, presenta maggior spessore in punta ed in mammella che nei quarti e nei talloni: colla lavatura e colla macerazione spogliasi della parte colorante e diviene bianca: le injezioni bene combinate lasciano penetrare nel suo interno una grande quantità di liquore, il quale dilata i vasi e li dispiega. La tessitura di questa sostanza sotto-ongulata risulta dal numeroso intralciamento dei vasi e dei nervi, che si associano in modo affatto particolare [p. 52 modifica]

2.° La carne della suola, o meglio il tessuto villoso5, presenta, allorchè fu di recente svelto il corno, una superficie nerastra o biancastra, secondo la parte corrispondente allo zoccolo, e pare guernita da un vellutato corto, raro e morbido al tatto.

Colla sua faccia interna trovasi attaccata all’osso del piede; ma questa aderenza è molto meno forte di quella del tessuto podofilloso colla superficie preplantare dello stesso osso. Codesta seconda porzione di tessuto reticolare del piede offre la medesima struttura organica del tessut o podofilloso, e non ne differisce che per trovarsi la sua faccia esterna sprovavista di lamine, le quali vengono sostituite da diversi piccoli filamenti.

3.° La carne della forchetta, seconda parte del tessuto reticolare villoso, mostrasi sotto gli stessi aspetti della carne di suola, e dà luogo alle medesime considerazioni. Faremo solamente rimarcare, che questa confondesi colla parte contro la quale trovasi applicata, dal che risulta evidentemente che questa carne della forchetta è formata di due parti sovrapposte, il cuscinetto plantare che ne costituisce la base, e lo strato reticolare che l’unisce all’ugna.

4.° La carne del cercine, ultima produzione del tessuto reticolare villoso, riveste il cordone circolare che forma la cute alla sua unione coll’ugna, e che Bracy-Clark chiama cutidura: differisce dalle carni [p. 53 modifica]della suola e della forchetta tanto per la sua disposizione generale ed intima unione colla cute, quanto per la sua tessitura più ferma e più compatta; pre senta pure lunghi filamenti, che fannosi rimarcare alla sua superficie esterna ed insinuansi nei fori corrispondenti del canale cutigerale del lembo superiore della parete.

§ 5° vasi e nervi.

I vasi ed i nervi del piede, disposti regolarmente da ogni lato della regione digitata, s’uniscono, s’accollano sulle parti laterali dei sessamoidei maggiori, dove sono superficiali, e da dove discendono innoltrandosi alquanto sino al piede, nell’interno del quale penetrano mediante parecchie divisioni.

1° L’arteria laterale, generalmente piccola, ma avente pareti spesse (fig. 2, d, d; fig. 3, a, a), riscontrasi, abbordando sul lato del cercine, situata al disotto del nervo e posteriormente alla corona; lungo il pastorale fornisce molti rami, che si possono distinguere in anteriori e posteriori; i primi sono in maggior numero e contornansi sulla faccia prefalangea; uno di essi forma l’arcata della pastoja; un’ altro più inferiore e più grosso si riunisce con quello del lato opposto, forma l’arcata della corona, la quale è situata immediatamente sotto il cercine. Fra i rami posteriori distinguonsi, 1° quelli che diriggonsi alla faccia posteriore del nodello, e si ramificano nel tessuto del fiocco; 2° molte finissime [p. 54 modifica]divisioni, le quali terminano alla piegatura della pastoja; 3° in fine un ramoscello che va al cuscinetto plantare.

Giunta sotto il corpo piramidale, contro l’estremità del sessamoideo minore, l’arteria laterale dividesi in due rami considerevoli; l’uno, anteriore, o preplantare, passa nel foro del tallone dell’osso del piede, serpeggia nella scissura trasversale della sua faccia anteriore e fornisce successivamente diverse ramificazioni corte e molto anastomotiche, le quali penetrano il tessuto laminoso (fig. 3, a, a). Il ramo inferiore o l’arteria plantare (fig. 4, e, e) s’immerge nell’interno dell’osso del piede, per mezzo del foro inflesso della sua faccia inferiore, siegue la direzione di questo foro, si contorna conseguentemente dall’infuori all’indentro, e s’anastomizza colla plantare opposta. Questa arcata inferiore fornisce due divisioni principali, che si avvanzano da ogni lato verso il lembo tagliente dell’osso e forniscono diversi rami anastomotici; questi si inalzano dall’interno dell’osso e guadagnano il tessuto reticolare. Vicino e prima della radice dei due rami plantari, l’arteria laterale lascia sfuggire, 1° un ramo tenue, che si dirige dall’indentro all’infuori e termina con ramoscelli nel cuscinetto plantare, come pure nel tessuto reticolare del dissotto del piede; 2° un ramo trasversale ed anastomotico, il quale domina lungo l’orlo superiore del sessamoideo minore (fig. 4, d, d) e forma una piccola e profonda arcata.

2.° Le vene del piede (fig. 2. c, c), assai [p. 55 modifica]numerose ed anastomotiche, prendono, in conseguenza di fatiche e di viaggi, uno sviluppamento considerevole, divenendo alle volte varicose. Emanano dal tessuto reticolare, con innumerevoli radici, formano diverse inflessioni, delle arcate, ed una rete anastomotica che occupa tutta la parte superiore ed anteriore del piede. Questa rete venosa fornisce ad ogni fibro-cartilagine dell’osso del piede due strati, l’uno esterno, l’altro interno; e queste espansioni vasculari comunicano l’una coll’altra, e sono riunite dalle vene che costituiscono l’arcata coronaria del cercine (fig. 2). Tutte Ie vene del piede si inalzano dall’interno dello zoccolo con due rami corrispondenti nell’ordine della circolazione alle arterie plantare e preplantare; questi rami si riuniscono al dissopra della fibro-cartilagine, per non formare che una grossa vena; questa sale a lato ed in avanti dell’arcata laterale (fig. 2, c, c), e riceve molte ramificazioni provenienti dalle parti circonvicine6.

3° I nervi, cordoni considerevoli, seguono, accompagnano i vasi, formano presso a poco le medesime divisioni delle arterie, e penetrano con queste nell’interno del piede. Siccome la sezione o piuttosto l’amputazione d’una parte di questi cordoni venne consigliata per rimediare alle zoppicature cagionate da un ristringimento dello zoccolo, importa entrare in alcune considerazioni circa la loro direzione ed [p. 56 modifica]alle loro principali divisioni sui lati della regione digitata. Verso la parte superiore del nodello e nel punto in cui i vasi ed i nervi si riuniscono insieme, il cordone è unico, situato sopra l’arteria, un poco indietro della vena ed immediatamente sotto l’integumento; dopo un cortissimo tragitto, e sulle parti laterali dei sessamoidei maggiori, si divide in due rami ineguali. Il posteriore, più grosso, siegue l’arteria laterale, deviando alquanto all’indietro, e discendendo con questa sino nell’interno del piede; il ramo anteriore, più piccolo, dirigesi dapprima in avanti e si applica sulla vena, che accompagna sino allo zoccolo; dopo avere oltrepassato il nodello, diventa più obbliquo e fornisce successivamente diversi piccoli rami, i quali si contornano sulla faccia prefalangea, e dei quali il più grosso guadagna l’arcata coronaria.

§ 6° l’ugna o corno.

L’ugna del piede (Tav. II, fig. e, f) forma un involto inegualmente duro e denso, accollato a tutta la superficie del tessuto reticolare ed unito superiormente alla cute. Questo involto, suscettibile di rigenerazione e di continuo accrescimento, rappresenta, quando è staccato, una scattola, che chiamasi zoccolo, la di cui conformazione esterna determina quella del piede, e la di cui concavità rinchiude il maggior numero delle parti che fecero il soggetto dei cinque precedenti paragrafi.

I due zoccoli d’un bipede, tanto anteriore, che [p. 57 modifica]posteriore, sono perfettamente uguali fra di loro; ma lo zoccolo dei piedi anteriori, paragonato a quello dei posteriori, è generalmente più sfiancato, più compatto; i suoi talloni sono anche più grossi e più discosti.

Questa scattola, intimamente legata alle parti contenute, presenta, quando ne venga separata, una ampia cavità interna, la di cui apertura, sfiancata e superiore, è rivolta in alto ed in dentro; il di cui fondo stretto, angolare ed anteriore, corrisponde alla commessura della parete e della suola; la di cui superficie anteriore e superiore descrive una concavità perfettamente analoga alla convessità esterna della muraglia; il di cui piano inferiore forma una superficie molto ineguale, nella quale scorgonsi diverse eminenze e cavità.

Distinguonsi nello zoccolo tre parti: la parete o la muraglia, la suola e la forchetta. Queste parti di cui abbiamo già parlato descrivendo la forma esterna del piede, differiscono fra loro, non solamente per la rispettiva loro disposizione, per la loro consistenza, spessore ed usi, ma eziandio per la natura del solido che costituisce ciascuna di queste parti. Ed in vero, lo zoccolo è evidentemente composto di tre sorta d’ugna, semplicemente unite insieme, e che si separano l’una dall’altra per la a lungo continuata macerazione nell’acqua.

1.° La parete o la muraglia, della quale abbiamo determinato i contorni e la forma esterna, tiene una direzione obliqua dall’alto al basso, dall’avanti [p. 58 modifica]all’indietro, e si allontana di più dalla perpendicolare nei piedi anteriori che nei posteriori. La sua inclinazione, sempre maggiore in punta, diminuisce lateralmente sino ai talloni, ma in modo ineguale; imperocchè il quarto interno si avvicina più alla perpendicolare, anzi il suo lembo inferiore rientra alle volte indentro. Posteriormente e da ogni lato, la parete si contorna dall’infuori all’indentro, siccome abbiamo detto precedentemente, e descrive in tal guisa i talloni. Dopo questa inflessione, si contorna alla faccia inferiore dello zoccolo con un prolungamento, sorta d’appendice piramidale, che siegue il lato della forchetta, si riunisce colla sua estremità al prolungamento opposto, e costituisce il puntello (barra od orlo).

Tutta la faccia interna della parete è guarnita di lamine longitudinali (tessuto kerafilloso di Clark), le quali si immergono, si congegnano tra le lamine della carne scanalata, e contraggono con essa un’intima aderenza, ma suscettibile però d’essere distrutta dallo svellimento, dalla infiammazione; e questa separazione si opera spontaneamente nel cadavere a motivo della macerazione e della decomposizione delle parti. Queste lamine fannosi inegualmente rimarcare nei talloni e nei puntelli; sono desse sola mente meno larghe e s’incastrano, come le precedenti, con altrettante lamine del tessuto reticolare.

Il lembo superiore della muraglia tagliato a bietta a spesa del suo labbro interno, è scavato a foggia di canale, forma la cavità cutigerale, che riceve il cercine (la [p. 59 modifica]cutidura) della cute, e si unisce intimamente con esso. Questa cavità cutigerale, comunemente l’ugnatura, trovasi fortificata e spalleggiata all’infuori dalla benda coronaria o periople, produzione della forchetta, che sembra essere una vera continuità dell’epidermide, e la di cui ugna, assai più tenera di quella della parete, alla quale aderisce fortemente, è suscettibile di sfaldarsi e staccarsi. Questa stessa cavità cutigerale è sparsa di piccoli fori, i quali danno passaggio ai filamenti della carne del cercine cutaneo.

L’ugna della parete, filamentosa e molto consistente, è più densa alla parte anteriore che nel rimanente di sua estensione; e questo spessore, maggiore verso il centro della punta, diminuisce progressivamente da ogni lato sino ai talloni, ma il quarto interno è sempre più debole e meno contornato dell’esterno. Al cercine ed ai talloni offre una certa flessibilità, mentre è resistente e molto compatta in tutti gli altri punti. La sua durezza, assai considerevole esternamente, diminuisce insensibilmente dalla faccia esterna alla superficie interna, in modo, che ad una certa profondità il solido presenta della flessibilità, la quale aumenta secondo che le parti trovansi più avvicinate al tessuto reticolare sottostante. La tessitura fibrosa dell’ugna della parete si avvicina assaissimo a quella del crine, trovasi molto marcata in alcuni piedi, soprattutto in quelli che furono trascurati, e la di cui parete non venne regolarmente abbattuta; nel qual ultimo caso, le fibre del lembo inferiore di questa parte si disseccano e si [p. 60 modifica]disuniscono, formando delle divisioni analoghe a quelle dell’estremità di alcuni grossi crini. Questa disposizione filamentosa si fa pure rimarcare negli zoccoli, che rimangono molto tempo esposti alle ingurie del l’aria, o che, dopo di avere macerato, furono seppelliti nella terra, e vi dimorarono per un certo tempo.

2.° La suola, la quale trovasi, siccome abbiamo già spiegato, favorevolmente disposta pel mantenimento dell’elasticità del piede e soprattutto per moderare la violenza delle percussioni, presenta all’interno dello zoccolo una superficie alquanto porosa ed inclinata d’ogni lato verso il lembo inferiore della parete colla quale si unisce ad angolo acuto. L’ugna che la costituisce non lascia scorgere la trama filamentosa, tanto marcata nella muraglia; ma dà luogo alle medesime considerazioni, su ciò che concerne la sua consistenza, la quale aumenta gradatamente dall’interno alla superficie esterna, dove il solido, privo di vita e disseccato, staccasi a squame ed a pezzi forforacei.

3.° La forchetta forma la chiusura del dissotto del piede, serve di chiave alla volta descritta dalla suola, tiene i talloni discosti, e si unisce allo strato reticolare del cuscinetto plantare. Essendo separata dalle altre parti dello zoccolo, rappresenta un corpo piramidale, biforcato, somministrando superiormente e da ogni lato una espansione fibrosa, la quale ricuopre i talloni e continua con una benda circolare sull’ugnatura della parete. La parte principale, centrale, posta tra i puntelli, offre alla sua faccia [p. 61 modifica]interna, porosa come quella della suola, delle cavità ed eminenze esattamente modellate sulla forchetta carnosa, e opposte alle eminenze e cavità della superficie esterna. Così questa faccia interna lascia scorgere 1° due grandi eminenze longitudinali, disposte a foggia di V, corrispondenti alle lacune della suola e formate dalle commessura di quest’ultima parte coi rami della forchetta; 2° un’ampia cavità piramidale ed opposta ai gambi esterni; 3° una protuberanza odontoide, la quale s’innalza nel mezzo della cavità precedente, ed alla quale Bracy-Clark diede il nome di ferma-fettone (arrête fourchette). I prolungamenti superiori e laterali della forchetta, che sembrano essere vere produzioni epidermoidali, forniscono ai talloni uno strato fibroso, denso, che in questi ultimi tempi si distinse coll’espressione di gomitoli (glomes) (glomi furcales). Il prolungamento o la benda coronaria (periople), che contorna l’orlo superiore della parete, e di cui venne già fatta menzione, è una continuità dei gomitoli laterali e serve a riunirli.

L’ugna della forchetta, molle e flessibile, sembra formata da fibre paralelle, assai meno coerenti di quelle della muraglia, e suscettibili di allontanarsi a motivo di diverse circostanze; questa tessitura fibrosa diventa soprattutto apparente, allorchè la forchetta s’ammollisce, s’intumidisce e produce delle sorta di vegetezioni.

L’ugna, staccata dal piede ed immersa per un certo spazio di tempo nell’acqua, diviene pieghevole, e prende tutte le forme che le si comunicano. [p. 62 modifica]Nell'animale vivente, s’ammollisce coll’uso continuo di sostanze grasse, acquose e mucillaginose; si dissecca, s’indurisce all’aria, diviene friabile e si fende. Gli animali nati ed allevati in paesi umidi e bassi, siccome i cavalli olandesi, hanno lo zoccolo poco consistente e molto sfiancato; il contrario osservasi negli animali originarj delle contrade meridionali. L’ugna di questi è generalmente assai dura, alle volte anche serrata al punto di comprimere le parti vive sottostanti e rendere l’animale claudicante. Un ugna nera, lucida, compatta e senza alterazioni esterne, è una delle preziose qualità del cavallo; uno zoccolo senza lucido e sfiancato accompagna d’ordinario una costituzione molle e floscia. I piedi bianchi, sono in generale, meno buoni, meno solidi dei neri.

Siccome l’abbiamo spiegato in una memoria sull’ugna7, lo zoccolo del piede monodattile si forma durante la vita fetale e sviluppasi di buon ora. La muraglia apparisce per la prima, viene in seguito la forchetta, e la suola si mostra per l’ultima. Considerato nel feto a termine, il piede del giovane animale è allungato e più grosso in corona che nel rimanente di sua estensione; dal lato della superficie plantare si assottiglia subitamente e termina in punta, questa subitanea diminuzione dipende principalmente dal lembo inferiore della parete, il quale oltrepassando di molto il dissotto del piede, s’incurva all’indentro, converge verso il centro e maschera intieramente la suola, [p. 63 modifica]nascondendo anche la forchetta colla quale contrae aderenze. Osservansi pure i rami di quest’ultima parte schiudersi sulla suola e ricuoprirla.

Dopo la nascita, varia lo stato delle cose; la sostanza cornea acquista prontamente della durezza, lo zoccolo si apre e dilatasi alla sua parte inferiore. Incominciando a servirsi de’piedi propri, il puledro trovasi come portato su corpi acuminati e sembra camminare sulle spine; a capo di qualche tempo, si stacca dalla superficie inferiore della muraglia un anello corneo, rappresentante una porzione del piccolo zoccolo, sopranumerario e fragile; la caduta di questa lamina, vera produzione dell’epidermide, lascia allo scoperto la suola e la forchetta, aventi di già acquistato un certo sviluppo. A motivo del camminare e di altre circostanze, lo zoccolo si allarga sensibilmente, finisce per acquistare la forma e l’elasticità che gli sono proprie e che la ferratura disordina, altera più o meno.

Il tessuto reticolare precedentemente descritto, è bensì il punto centrale di vitalità e di nutrizione dell’ugna, ma non è il solo organo suscettibile di produrre questa solida escrezione. L’esperienza prova che la cute concorre alla medesima funzione, e che fornisce l’ugna fibrosa della parete dello zoccolo. Allorchè si esporta una porzione alquanto estesa di muraglia, la superficie papillare, snudata, non tarda a guarnirsi di diversi punti bianchi, i quali sone altrettanti rudimenti d’ugna. Queste piccole granulazioni, dapprima molli, bianche ed isolate, si [p. 64 modifica]avvicinano poco a poco, si riuniscono infine in un solo e medesimo strato, poco consistente e giallognolo. Questa produzione acquista della durezza, dello spessore e finisce, se non viene levata, col formare un ugna rugosa e di cattiva qualità. Mentre si effettua questa elaborazione alla superficie del corpo reticolare, il cercine diviene la sede di un’altra secrezione, dalla quale emana una sostanza cornea, che si estende in basso e produce la completa cicatrizzazione della muraglia. Mano mano che, la cacciata del cercine discende, si modella sul tessuto laminoso, e si riunisce intimamente all’antica ugna restante; spinge in basso lo strato primitivamente formato alla superficie viva del corpo papillare, e finisce per ristabilire l’integrità dello zoccolo. Tutte le volte che la piaga siegue questo corso, la cicatrizzazione si fa perfetta, e l’ugna di nuova forma zione offre tutte le qualità richieste. Se quest’ordine viene ad essere interrotto in un modo qualunque, la guarigione non si ottiene che incompiutamente; si formano comunemente dei quarti falsi, e diverse altre alterazioni.

Giacchè la buona rigenerazione dipende dal cercine, l’integrità di questa parte sembrerebbe dovere essere una delle condizioni essenziali. L’osservazione pratica dimostra che, quand’anche il cercine venga distrutto dallo stromento tagliente, la cute che segue la parte recisa diviene centro d’una secrezione cornea, analoga alla prima, ma più lenta, in certo qual modo più difficile. Dietro ciò, si può [p. 65 modifica]chiudere, non essere il cercine un organo particolare, ma solo un gonfiamento della cute in questo posto.

L’accrescimento della muraglia operasi nello stesso senso di quello della sua riproduzione, ed ha luogo dall’alto in basso, dal lembo superiore al lembo inferiore. Egli è anche per l’orlo inferiore che praticasi la logoranza e la distruzione della parte, in modo che la parete perde in ragione di ciò che guadagna, ed havvi nel l’ordine naturale una specie di compensazione. Tutte le circostanze suscettibili di rendere pieghevole l’ugna oppure atte a sbarazzarla da ciò che le è superfluo e nocivo favoriscono questo accrescimento.

La muraglia non acquista che un certo spessore, il quale pare subordinato alla grossezza del cercine, e domandasi perchè questa parte dello zoccolo non cresca in spessore come in lunghezza? La spiegazione di questo andamento tutto naturale sembra facile. Se ci viene concesso che la parete possa essere supposta, e ch’essa non sia veramente che una riunione di peli nascenti dal cercine, diremo che questi peli non possono giungere che ad una certa grossezza, mentre possono allungarsi quasi all’infinito, È bensì vero che l’espansione papillare fornisce un sugo corneo; ma abbiamo veduto che l’ugna pelosa progredisce al basso, e rimpiazza questo prodotto, che d’altronde non è di natura a potere formare una buona rigenerazione. Si può dunque presumere, con qualche fondamento, che i fluidi secreti dal tessuto reticolare fortifichino la produzione pelosa del cercine; mantenghino nulladimeno la flessibilità, la [p. 66 modifica]pieghevolezza della muraglia; e per ciò appunto che ammorbidano, devono favorire l’allungamento dei peli, i quali discendono dal cercine e si inaridiscono dal momento in cui oltrepassano il corpo papillare. Così la sostanza pelosa della muraglia mette radice al cercine, da dove discende e si allunga progressivamente. Passando sull’espansione reticolare, riceve un aumento di nutrizione che mantiene un vigore ed una cedevolezza ovunque uguale. Partendo dal punto in cui abbandona il corpo papillare, questa stessa sostanza comincia a disseccarsi, e diviene siccome morta. Questa teoria trovasi confermata non solo dal corso naturale delle cose, ma eziandio dalla accidentale formazione di tutti i quarti falsi.

L’ugna non gode che di oscura vitalità, e non sembra sensibile, ma l’espansione reticolare sottostante supplisce a questa insensibilità, e riceve le impressioni un po’ forti prodotte alla superficie esterna dello zoccolo. Secondo la natura loro ed il punto al quale sono portate, queste impressioni determinano il tatto, ossia stabiliscono un modo d’azione, il quale, secondo i suoi gradi e la sua durata, dà luogo a cambiamenti di differenti generi, ad alterazioni di verse. Tali sono gli effetti o i risultati spiacevoli dei ferri male applicati, od applicati troppo caldi; dei ferri che comprimono parzialmente; dei chiodi che stringono troppo, o penetrano nel vivo; dei corpi duri che si incassano nelle lacune del disotto del piede, ec. Per più ampie particolarità, rimandiamo alle considerazioni generali sull’ugna, nell’Anatomie vétérinaire, 3° edizione, volume 1°. [p. 67 modifica]

RIASSUNTO

Dopo aver fatto conoscere, in particolare le diverse parti costituenti il piede, averle esaminate sotto i loro differenti rapporti di forma, d’estensione, di connessioni, di struttura e di proprietà, parve utile cosa ripigliare alcune considerazioni sull’azione generale di queste parti, le quali tutte tendono a comuni care alla regione digitata la solidità e la pieghevolezza di cui abbisogna.

Faremo però osservare che la regione dattilea del cavallo, essendo senza divisione e su di un piano inclinato, non trovasi per niente nelle favorevoli condizioni onde sopportare un peso considerabile e resistere a stiramenti energici. La natura riparò a questi svantaggi colla disposizione stessa delle ossa, soprattutto per la forza e moltiplicità dei legamenti; e la direzione obliqua della pastoja e della corona, tanto sfavorevole a prima vista, facilita i movimenti di projezione del corpo in avanti, e concorre grandemente ad affievolire la violenza delle percussioni. I due raggi che precedono lo zoccolo, e che non sono, per così dire, che formati da ossa e legamenti, rendono il cavallo svelto, gli comunicano la grazia, e più particolarmente la libertà di reggere il suo corpo, ora sui piedi anteriori ed ora sui posteriori. Senza la flessione della pastoja e della corona, l’animale non potrebbe mai librare tutto il peso del corpo sui membri posteriori, e si [p. 68 modifica]troverebbe per conseguenza nell’impotenza assoluta di impennarsi, come pure di eseguire alcuni salti. La mobilità e l’inclinazione della regione digitata anteriore erano necessarie per sostenere il corpo inclinato in avanti ed impedirne la caduta. Il piede contribuisce agli stessi risultamenti generali della pastoja e della corona; serve ad assicurare le battute sul suolo; rendere le andature comode e franche; facilita l’esecuzione di alcuni cambiamenti di positura che esigono il concorso di grandi forze muscolari, come il salto, il galoppo in due tempi, ec.8. Il piede così disposto presenta pure il prezioso vantaggio di divergere le percussioni, annullarle sino ad un certo punto, e preservarsi dalle loro funeste influenze.

Supponendo che il cavallo cammini su di un terreno compatto, resistente ed unito, si comprende facilmente che l’appoggio possa farsi solamente col lembo inferiore della muraglia e colla base della forchetta, parti esuberanti che traboccano il centro del piede, e l’impediscono di partecipare alle battute. È evidente allorchè havvi diffusione di percussione verso la circonferenza del dissotto del piede, e questa dispersione si trova favorita e considerevolmente aumentata per la dilatazione meccanica dello zoccolo ad ogni appoggiare sul suolo, dilatazione che è una conseguenza, un risultato dell’elasticità di cui sono dotate alcune parti del piede. [p. 69 modifica]Nel corso delle descrizioni abbiamo detto che lo zoccolo è suscettibile di dilatarsi e restringersi alternativamente. Tali cangiamenti di stato, sempre subitanei ed impercettibili, sono costantemente l’effetto delle battute sul suolo, o risultano dalla reazione delle parti compresse. Ogni posata del piede a terra produce una scossa, la di cui violenza trovasi sempre subordinata al peso ed alla velocità del corpo incidente o conculcante, alla solidità ed alla superficie del terreno calpestato. È il suolo duro ed unito? tutte le parti dello zoccolo si dilatano nel medesimo tempo, e riprendono il primitivo loro stato, tosto che cessa la pressione. Per produrre questo doppio effetto, il lembo inferiore della muraglia si apre all’infuori, e cede maggiormente quanto più la suola, disposta a volta, si presta a un simile movimento: nello stesso tempo, la forchetta preme i talloni, li ricalca all’infuori, e rende così compiuta la dilatazione. È dunque evidente che ciascheduna delle tre parti costituenti lo zoccolo subisce un cangiamento, una specie di movimento particolare: così la suola s’abbassa onde effettuare lo scostamento del lembo inferiore della muraglia, mentre la forchetta prova una specie di leva; la sua base viene respinta in alto, per produrre l’allargamento dei talloni, e la sua punta si raddrizza e siegue l’abbassamento della suola. Il cuscinetto plantare, che forma corpo colle fibro-cartilagini dell’osso del piede, favorisce questi movimenti, ne assicura l’esecuzione e ne previene gli stiramenti laterali. [p. 70 modifica]

Tali e tante rimarchevoli proprietà dello zoccolo possono essere pervertite, alterate, anzi annientate da una folla di circostanze. Nel novero delle cause pregiudicievoli all’elasticità del piede, devesi porre innanzi tutto la ferratura, pratica generale ed essenziale per garantire l’unghia da una troppo pronta logoranza e distruzione, specialmente nei cavalli che camminano e lavorano su strade selciate, ferrate o sassose. Il ferro, fermato al piede per mezzo dei chiodi, sforza la muraglia, l’imbriglia e ne impedisce la dilatazione. La continua applicazione di questa specie di scarpa cagiona insensibilmente la rigidità delle parti e produce in seguito la perdita totale dell’elasticità, della parete e della suola. Cessando d’essere elastico, il piede diventa meno proprio a sentire, a distinguere la solidità dei corpi; in una parola, il senso del tatto, già molto ottuso, s’indebolisce o si perde totalmente. Il metodo di ferrare i cavalli si oppone indubitatamente alle leggi della natura, e rende lo zoccolo soggetto a maggiori alterazioni; ma questi inconvenienti sono lungi dal controbilanciare i vantaggi sensibili che si hanno dal suo uso, per prolungare, assicurare e rendere più efficaci i servigj degli animali monodattili. Fin tanto che non siasi stabilito potere i cavalli far a meno de’ ferri ai piedi in ogni luogo e per qualunque servigio, dobbiamo continuare a considerare la ferratura siccome un male necessario ed inevitabile; gli sforzi debbono tendere solamente a ben combinare il suo impiego, per attenuare il più possibilmente i suoi effetti perniciosi.

  1. Al dissotto della fessura trasversale e verso il tallone, rimarcasi un’eminenza spungosa, allungata, che Bracy-Clark indica col termine di patilobe, ed alla quale non attribuisce alcun uso particolare. Lo stesso autore nomina fossa reticolare una depressione trasversale situata al basso della zeppa dell’orlo superiore, ed occupata dal tessuto podo-filloso, più denso in questo luogo che altrove.
  2. Al pari dei due quarti dello zoccolo, la cartilagine laterale esterna è sempre più forte dell’interna.
  3. Questo prolungamento pel quale la fibro-cartilagine trovasi attaccata all’ espansione piramidale formata dai tendini estensori, è molto più importante a conoscersi, poichè la sua ablazione, nell’uso d’operazione del chiovardo cartilaginoso, esige alcune precauzioni, e che l’esportazione di questo prolungamento può essere facilmente obbliata, lo che non è senza inconveniente.
  4. I chiodi da strada penetranti, che danno luogo alla sortita della sinovia, non penetrano siccome pretendevasi altre volte, nel l’interno dell’articolazione del piede; non potrebbero giungervi che attraversando il sessamoideo minore, ed un tale accidente sembra impossibile.
  5. Da villosus, coperto di papille morbide, e da peli fini,i quali rendono la superficie vellutata.
  6. Il punto di riunione della vena preplantare colla plantare, varia prodigiosamentc; dal lato esterno è quasi sempre più alto, più discosto dalla fibro-cartilagine, che dal lato interno.
  7. Recueil de médecine vétérinaire, maggio 1830.
  8. Per maggiori particolarità veggasi l’articolo delle Attitudes et Mouvemens, nel Traité d’anatomie vétérinaire.