Rivista di Cavalleria - Volume IX/I/La Scuola di Cavalleria
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La Scuola di Cavalleria
Credo di far cosa grata ai lettori della Rivista di Cavalleria coll’illustrare a mezzo di un articolo e di opportune incisioni la culla di ogni ufficiale dell’arma.
La promessa compresa in queste poche parole d’introduzione farà forse battere più forte il cuore a molti, nella speranza ch’io rievochi loro i ricordi d’un tempo che fuggì, ahimè, troppo presto, ma che lasciò orme profonde, in particolar modo a qualche ufficiale, che avendo varcato da qualche anno il mezzo del cammin di nostra vita, potrebbe sperare di rivivere nelle colonne di questa rivista pochi istanti di bella gioventù e di respirare un po’ di quell’aria spensierata ed allegra che lo circondava, nei suoi anni migliori, a Pinerolo. Il carattere del periodico non è tale da consentirmi ciò, che sarebbe a me più agevole, giacchè sentirei maggior lena, avrei maggior inclinazione a studiare piuttosto l’anima che il corpo di questo istituto, anima piena di attrattive le più svariate, anima che si conserva sempre costante, che non invecchia mai, perchè vive sempre a sua volta di anime piene di vigore e di gioventù.
Però la mia illustrazione pur essendo tecnica, perchè così dev’essere, avrà ugualmente il vantaggio di far rivivere per un istante nomi e cose care agli ufficiali di cavalleria, avrà il vantaggio di portare a conoscenza di quelli che non appartengono all’arma i metodi d’istruzione usati in un istituto militare che acquista ogni giorno importanza maggiore.
Un po’ di storia.
La Scuola Normale di Cavalleria ebbe le sue basi nell’antica Scuola Militare di Equitazione, istituita con R. Viglietto 15 novembre 1823 da S. M. Carlo Felice alla Venaria Reale «ravvisando detto Sovrano di molta utilità la fondazione di una Scuola di Equitazione per ottenere la necessaria uniformità nell’istruzione dei reggimenti di cavalleria».
Essa doveva servire non solo agli allievi dei corpi di cavalleria, ma altresì agli ufficiali dì ogni arma ed alle persone addette alla Real Corte.
La Scuola così costituita fu dotata di 36 cavalli e di un personale permanente per l'istruzione, l'amministrazione e la disciplina; il personale fu composto di un ispettore nella persona del marchese Saibante di S. Uberto, di un direttore, il cav. Sebastiano Ferrari di Castelnuovo, di un vice direttore, di un maggiore, un capitano, un cavallerizzo capo, due sotto-cavallerizzi, due garzoni di maneggio, un furiere, un sergente, e caporali e soldati per il servizio.
Il primo cavallerizzo fu Otto Wagner, meklemburghese, alla cui scuola si formarono molti ed ottimi maestri, i quali poi destinati ai vari reggimenti prepararono le glorie del 1848 alla cavalleria piemontese.
Otto Wagner prestò l'opera sua fino al 1845, epoca in cui si ritirò col grado di maggiore.
Al quadro permanente fu pure data di un’uniforme propria, consistente in un abito corto di panno turchino colle mostre scarlatte alle maniche, foggiate a punta, e l’incavalcatura sul petto a guisa di corazza; la goletta e le bande ai pantaloni di parata di panno scarlatto, bottoni a bomba di metallo giallo senza impronta, spalline di metallo giallo a squame di cavalleria. Chepi di panno scarlatto guernito con pennacchio di penne bleu.
L’istituto fu poscia comandato dal maggiore generale conte Cacherano di Bricherasio (1831) e dal conte Faussone di Germignano(1838).
Nel 1845, affinchè la Scuola meglio corrispondesse allo scopo pel quale era stata istituita, venne riordinata, e fu aumentato il quadro permanente. Ma poco dopo nell’aprirsi della campagna del 1848, con regio decreto 27 marzo, l’istituto veniva sciolto ed il personale ripartito nei vari reggimenti di cavalleria.
Nel 1849 però, essendo cessate le cause che ne determinarono lo scioglimento, la Scuola di equitazione, con R. decreto del 20 novembre, venne ricostituita in Pinerolo e denominata Scuola militare di cavalleria, con un largo personale permanente. Oltre al corso dei sottotenenti di nuova nomina veniva pure in essa istituito un corso per i luogotenenti che per la loro anzianità erano prossimi alla promozione a capitano.
Da questo momento la Scuola attraversa un periodo successivo di modìàcazioni e di miglioramenti, i cui particolari a noi non interessano; mi limiterò perciò ad accennarne le date ed ì promotori.
Nel ’52 e nel ’55 sotto il colonnello Valfré di Bonzo, nel ’60 sotto il colonnello conte Caccia Massimiliano, nel ’62 sotto il colonnello Billiani di Cantoira, nel ’63 sotto il colonnello Barattieri di S. Pietro; in quest’ultimi periodi per l’ingrandimento dello Stato, in seguito all’annessione delle nuove provincie, la Scuola richiese uno sviluppo maggiore ed un aumento nel personale (1861), si cambiò pure la denominazione precedente dell’istituto in quella di Scuola normale di cavalleria (1862).
Dal ’63 al ’65 tenne il comando della Scuola il cav. Alberto De la Forest quale ispettore, unitamente al colonnello Gropallo cav. Tommaso, e modificazioni al personale furono apportate nel 1865 e nel 1867 sotto il colonnello Lanzavecchia di Buri, il quale conservò per otto anni il comando.
Ed a questo punto debbo rallentare alquanto la mia corsa vertiginosa attraverso la storia, sia per accennare all’opera intelligente, appassionata e proficua del colonnello Lanzavecchia di Buri, sia perchè sotto le redini di questi la Scuola fu assunta all’importanza di primario istituto, mediante quell’indirizzo saggio che in molti punti conserva tuttora e che procacciò grandi vantaggi alla cavalleria italiana.
A raggiungere questi intenti oltre agli incontestabili meriti di questo comandante, il cui nome anzi vorrei segnato con carattere speciale, concorse la fortuna che egli ebbe di esercitare il comando per un lungo periodo di anni, la qual cosa gli permise di dedicare con maggior passione tutta la sua attività e tutte le sue cure all’istituto, avendo pure mezzo di conoscere meglio degli altri l’ambiente e le sue necessità.
Nel 1868, su proposta del colonnello Buri, il Ministero della guerra con circolare del 7 ottobre stabilì presso la Scuola normale un corso magistrale superiore di equitazione, allo scopo di fornire dei valenti istruttori pei corpi di cavalleria e di dare maggior incremento e sviluppo alla nobile arte del cavalcare.
Il comandante della Scuola venne inviato all’estero in Francia ed in Germania per studiare i sistemi allora vigenti nelle primarie Scuole e coll’incarico pure di cercare un cavallerizzo borghese, il quale dimostrasse i requisiti necessari per dare un indirizzo al nuovo corso di equitazione.
La scelta cadde sul signor Cesare Paderni, del quale discorreremo a parte, alla cui scuola si formarono i più abili cavalieri viventi dell’arma.
Arriviamo così all’anno 1872 epoca in cui il quadro di formazione della Scuola normale di cavalleria fu riordinato. Si compose allora di uno squadrone d’istruzione destinato a formare sottufficiali nell’arma di cavalleria, e di due squadroni palafrenieri destinati a fornire uomini e cavalli necessari alla Scuola Normale, alla Scuola di fanteria e cavalleria, alla Scuola superiore di guerra, alla R. militare accademia, alla Scuola di applicazione d’artiglieria e genio. Il giorno 1o febbraio venne sciolto il corso normale esistente pei graduati di bassa forza dei reggimenti, di cui una parte si fuse nello squadrone d’istruzione.
La Scuola continuò a funzionare sulle basi suesposte fino al 1887; di notevole in questo periodo vi è l’istituzione di un corso trimestrale di armi e tiro per ufficiali, indi di un corso semestrale per sottotenenti veterinari di nuova nomina, ed infine di un corso di mascalcia per gli aspiranti al grado di caporale maniscalco.
Comandarono la Scuola in questo frattempo il colonnello conte Giuseppe Colli di Felizzano (73-77), il colonnello Domenico De Morra (77-81), il colonnello cav. Eugenio Pautassi (81-86), il colonnello nob. Antonio Trotti Bentivoglio dal gennaio all’ottobre 1886.
Sotto il comando del colonnello Gozzani di S. Giorgio nell’anno 1887 l’istituto ha ancora un nuovo riordinamento; la denominazione viene mutata in quella più semplice di Scuola di Cavalleria e viene soppresso io squadrone d’istruzione.
Il quadro permanente viene stabilito in 28 ufficiali, di cui 20 appartenenti allo Stato Maggiore della Scuola ed 8 ai due squadroni palafrenieri, oltre ad un maestro civile capo d’equitazione e ad un maestro civile di scherma e ginnastica.
I cavalli in dotazione ammontavano in quell’epoca a 680.
Nell’ottobre del 1891 il Ministero della guerra determinò che avesse principio a Tor di Quinto (Roma) un corso di equitazione di campagna per gli ufficiali del corso magistrale, della durata di 4 mesi, disposizione che a cominciare dall’anno 1893, si estese poi ai sottotenenti d’ogni corso, dopo compiuto il periodo d’istruzione alla Scuola di Pinerolo, Questa innovazione, dalla quale si trassero subito ottimi risultati, portò per conseguenza l’abolizione del corso magistrale e del maestro civile nella persona del cav. Paderni, trovando ogni ufficiale il perfezionamento moderno nella nuova scuola complementare di Tor di Quinto.
Fu pare soppresso per decreto ministeriale il corso per aspiranti ad ufficiali istruttori, determinato dairabolizione di detta categoria di ufficiali.
Nel ’95 cessano di essere comandati alla Scuola i sottotenenti veterinari, sostituiti invece da un corso della durata di un anno degli allievi ufficiali veterinari di complemento, i quali vestirono dapprima l’uniforme della Scuola col distintivo di allievo ufficiale, ed ora posseggono un’uniforme propria che sarà in seguito descritta.
Ed a proposito di uniforme mi è d’uopo accennare che subì frequenti variazioni; all’uniforme propria si sostituì, per alcuni anni, l’uniforme dei singoli reggimenti di provenienza; più tardi fu nuovamente ristabilita e nuovamente soppressa e presentemente ogni ufficiale del quadro permanente veste l’uniforme del proprio reggimento, sostituendo sul trofeo, al numero, la croce.
Ma prima di chiudere questo brevissimo riassunto storico debbo ricordare tre splendide figure, particolarmente benemerite della Scuola e della cavalleria italiana, due delle quali per molti anni prestarono l’opera loro zelante e proficua in questo istituto e la terza l’avrebbe più lungamente prestata, se il crudele destino non l’avesse fatto vittima del dovere nel completo vigore d’una vita piena di lusinghe e di speranze.
Intendo parlare del cav. Cesare Paderni, maestro civile per molti anni del Corpo magistrale e dei sottufficiali aspiranti ad ufficiali istruttori, cavaliere senza pari, maestro insuperabile così dell’equitazione raffinata, che dell’equitazione di campagna, la cui arte ed i cui principi diffuse in tutta la cavalleria italiana; del Maggiore Baralis altro cavaliere e apertissimo ed appassionato, vittima del cavallo della sua passione, della sua tenacia, del suo indomito coraggio: del capitano Tancredi Brascorens di Savoiroux, che, scampato ad una terribile prigionia in Africa, scampato ai pericoli degli ostacoli imponenti della campagna romana, perdeva miseramente la vita saltando una piccola staccionata al campo degli ostacoli, mentre impartiva l’istruzione ai nuovi sottotenenti del corso.
Prima di parlare più diffusamente di ognuno di essi invio da questa rivista al primo auguri i più sinceri ed i più affettuosi di molti anni ancora di vita ed i ringraziamenti dell’intera cavalleria. Gloria agli altri due! Resti il ricordo loro ad ogni ufficiale di nobile esempio e di sprone.
...... lia di Buri, quando fu
...... eriore di equitazione, ritornato dal viaggio in Francia ed in Germania scriveva li 6 novembre ’67 al Ministero della guerra che «le difficoltà per trovare un cavallerizzo borghese non erano lievi» e che in vista c’ era soltanto un certo signor Paderni ex-ufficiale austriaco, il quale, per essere stato istruttore alla scuola di perfezionamento in Vienna e più ancora per essersi meritato favorevoli informazioni dal tenente generale Griffini, dava affidamento di rispondere ai requisiti richiesti.
Il colonnello Buri, autorizzato dal Ministero trattò, per
..... enti in Udine, col pre-
.... accettò l’incarico pro-
..... un anno di prova.
.... sito superiore a tutte
....la ricorderà il primo
....ome l’hanno appreso
.... arbietà proverbiale, il
.....Baralis, allora, credo.
capitano, non riesciva spesse volte a vincere completamente dopo lotte accanite, cavallo che foce va baciare spesso e volentieri il suolo, anche ai cavalieri più provetti.
Un giorno, allorchè il Paderni, la cui persona e la cui fama destavano in tutti una forte curiosità, era da poco giunto alla Scuola, venne an generale a passare un’ispezione all’istituto.
I cavalieri dovevano presentarsi all’antico campo degli ostacoli e il rettore del corso, capitano Baralis, aveva scelto cavalli che dovevano essere montati, escludendo quel cavallo caparbio.
Invece al momento opportuno il cavallo in questione lo si vide fra il novero di quelli pronti per il saggio. Chi ha fatto portare quel cavallo? grida bruscamente il capitano. Un soldato risponde: Il cavallerizzo borghese. Il Baralis sta per inquietarsi per questa contravvenzione ai suoi ordini, ma il colonnello Buri lo calma desideroso di vedere se la scelta del cavallo fatta da Paderni si doveva attribuire ad abilità od a presunzione.
Il capitano sorrideva sotto gli enormi baffi, sicuro di veder mortificato l’orgoglio di quel nuovo venuto.
Paderni è in sella, accarezza il suo cavallo, cerca di impadronirsene con qualche giro sulla pista. Alle diverse andature e quando si sente sicuro si accinge ad affrontare, come tutti gli altri, gli ostacoli prescritti.
Il cavallo al primo salto s’arresta, s’impenna, sgroppa, cerca ogni difesa per liberarsi del cavaliere, ma.... la lotta è breve. Paderni impavido serra fra le gambe l’animale e supera nel modo il più elegante e corretto il primo ostacolo, si dirige al secondo, lo stesso, così di seguito agli altri, e quindi li ripete ancora una volta l’un dopo l’altro, fra la meraviglia di tutti, con la massima calma e precisione.
Da quell’istante cominciò quella rivalità che tutti ricordano fra il Paderni ed il Baralis, rivalità che servi a mantenere alto in entrambi quello spirito e quella passione che li rese nell’equitazione due veri artisti.
Il Paderni lasciò pure opuscoli illustrativi della sua scuola, di cui era maestro nel vero senso della parola; e non è a credersi che egli fosse esclusivamente cavaliere di maneggio, egli era più ancora un eccellente cavaliere di campagna, ardito, sicuro, ed il migliore elogio per lui consiste nella grata memoria che tutti i suoi allievi ne conservano.
Egli domandò ed ottenne che la sua posizione morale fosse migliorata ed il Ministero apprezzando i meriti suoi, gli concesse un grado nella milizia territoriale e lo insignì della croce di cavaliere.
Cesare Paderni prestò l’opera sua fino a che non fu abolito il corso magistrale e diede prova fino agli ultimi anni di fibra e di cuore giovanile.
La fotografia che presento ai lettori lo raffigura sul Calcio, suo cavallo favorito.
Egli si ritirò col grado di tenente colonnello ed ora trascorre in quiete gli anni del meritato riposo tra Cividale nel Friuli e Pisa.
Il Maggiore Baralis, elevatosi a quel grado per puri meriti cavalleristici, è una figura caratteristica della nostra arma, poichè dopo aver dedicato tutta la sua vita all’istruzione degli ufficiali di cavalleria, dopo aver dedicato tutta la sua energia e le sue attitudini spiccate al cavallo moriva vittima di esso in quella stessa Pinerolo che l’aveva visto crescere, a pochi passi da quella Scuola che formava l’unica ragione della sua esistenza.
Il Baralis aveva doppio merito perchè doveva tutto a se stesso, essendo la sua origine modestissima. V’è chi sostiene ch’egli si vantasse d’aver aiutato nell’infanzia, quale garzone muratore, a fabbricare l’edificio stesso che doveva poi ospitarlo come ufficiale e come valente istruttore.
Egli era un gran cavaliere di maneggio, fino ed intenditore, e nell’equitazione artistica superava a detta di molti il Paderni a cui però era assai inferiore nell’equitazione di campagna; da questi dissentiva nei metodi e non regnò mai fra di loro, emuli, un grande accordo, sebbene reciprocamente apprezzassero il rispettivo valore.
La sua morte fu orribile. Egli ritornava dal campo di Marte, montando un morello di sua proprietà; all’altezza di piazza Fontana il cavallo imbizzarritosi s’impennò e si rovesciò, trascinando sotto il cavaliere che fu ridotto in uno stato raccapricciante.
Al Cimitero di Pinerolo s’erge un monumento innalzato dagli ufficiali di cavalleria alla sua memoria, in cui è scolpita alla perfezione la sua maschia e bella fisonomia. Assieme al Baralis meriterebbero di essere ricordati degnamente il capitano Grassi, il Bonino, ecc., che prestarono l’utile opera loro per tanti e tanti anni se i limiti prefissi da un articolo di Rivista non mi costringessero alla brevità.
Il capitano Tancredi Brascorens di Savoirouz. — «Povero Tancredi!» disse sul suo feretro uno dei suoi più intimi amici «chi avrebbe pensato che tu ci avresti lasciato così presto, che tu avresti finito così miseramente la tua forte esistenza?»
La storia del capitano Savoiroux è troppo recente e troppo nota agli ufficiali di cavalleria, perchè io diffusamente la ripeta.
Egli apparteneva ad una delle più illustri famiglie piemontesi, la natura l’aveva favorito di un personale slanciato ed elegante che, unito ad una passione innata pel cavallo e per lo sport, fece di lui oltre che un ardito cavaliere, spesso temerario, un brillantissimo ufficiale di cavalleria.
Recatosi in Africa per un viaggio di piacere egli fu, come tutti ricordano, catturato unitamenle al colonnello Piano e dovette sopportare una lunga e penosa prigionia, della quale riportava i segni ai polsi coronati da profonde cicatrici. Egli parlava a malincuore di quel periodo così triste della sua vita e non ne veniva in discorso se non spinto dai colleghi.
Riscattato parte dal governo e parte dalla propria famiglia, egli ritornò in Italia e riprese le sue abitudini sportive, facendo registrare sui principali campi di corse nuove vittorie.
Chiamato alla Scuola di Cavalleria fu inviato a Tor di Quinto dove destava col tenente Caprilli, ora capitano, suo amico e compagno di sport, l’ammirazione di tutti gli appassionati sportemens della campagna romana.
Egli cavalcava a Pinerolo alla testa dei sottotenenti arrivati da pochi giorni alla Scuola di Cavalleria, quando nell’affrontare una barriera al campo degli ostacoli, causa il terreno umido, gli scivolò il cavallo, il quale battendo sull’ostacolo lo balzò di sella e nel compiere la panache lo colpì con un ferro alla testa producendogli la frattura della base del cranio.
Da quell’istante non parlò più, nè diede alcun segno di vita, sebbene la morte solo tre giorni dopo lo rapisse per sempre all’affetto della famiglia e degli amici.
Gli ultimi comandanti.
A completare la serie dei colonnelli comandanti la scuola di cavalleria mancano quattro ancora o cinque, compreso l’attuale. A bella posta lasciai la loro citazione fuori della rassegna storica per richiamare su di essi la particolare attenzione del lettore, essendosi compiuta per mezzo loro l’evoluzione dalla così detta scuola antica alla scuola moderna.
Il colonnello cav. Giovanni Valfrè di Bonzo, successore del colonnello Gozzani, tenne per poco il comando dell’istituto e cioè dall’ottantanove al novanta e fu l’ultimo colonnello della vecchia scuola.
A sostituirlo fu chiamato il colonnello Avogadro di Quinto 1890-92, sotto il comando del quale fu iniziata l’evoluzione della scuola dal vecchio al nuovo indirizzo, fu soppresso il corso magistrale, si ritirò il cav. Paderni e fu istituito il corso complementare di Tor di Quinto. Ma effettivamente il vero innovatore fu il colonnello cav. Luigi Berta, cavaliere ottimo e appassionato, intenditore profondo di cavalli, il quale mantenendo per sei anni la direzione dal ’92 al ’98, seppe e potè dare il crollo a tutti i vecchi sistemi, dando un forte impulso alla razionale equitazione di campagna, chiamando attorno a sè il Savoiroux ed il Caprilli, veri campioni, i cui metodi sono noti ai lettori della Rivista e dei quali dirò in seguito anch’io brevemente.
I risultati furono subito registrati a Roma, ai reggimenti, sui campi dì corse e sui concorsi ippici, utili gare queste, atte a mantenere viva ed alta la passione nell’ufficiale.
Ma coi vantaggi si registrarono pure gli inconvenienti inevitabili in tutte le rapide trasformazioni.
Il colonnello Ruschi cav. Lorenzo comandante del l’Istituto dal 1898 al 1901 cominciò a frenare alquanto la spinta eccessiva alla modernità, richiamando in onore alcuni precetti dei nostri padri, ed una vera conciliazione, fra il vecchio ed il nuovo, pare destinato a compiere l’attuale comandante colonnello cavalier Sartirana nob. Galeazzo già colonnello del reggimento lancieri Vittorio Emanuele II. Ha 53 anni; è colonnello dal 1897 ed è perciò uno dei più anziani dell’arma. Cavaliere instancabile ed appassionato divide cogli allievi ventenni il lavoro in maneggio ed in campagna cavalcando molte ore del giorno. Fu aiutante di campo di S. M. il Re Umberto I. Ha preso il comando della Scuola nell’ottobre del 1901.
Gli intendimenti del nuovo comandante che riconosce ed apprezza altamente tutti i vantaggi di quei metodi che valsero in questi anni a formare degli arditi cavalieri di campagna, potrebbero essere, se mal non mi appongo, riassunti così: mantenere quanto sapientemente si è fatto per ottenere i risultati finora conseguiti ed insegnare all’ufficiale quella parie di antico che ha pur tanta ragione di esistere per le esigenze di manovra non solo, ma per quella necesaria coltura e pratica in materia di equitazione che dovrebbe tutto comprendere.
E non sarebbe certo fuor di proposito in una Scuola di cavalleria per quanto moderna, il culto di un po’ d’alta scuola, come avviene precisamente a Saumur, non per farne poi pratica applicazione, ma perchè rappresenta la quintessenza della finezza e del tatto in materia di equitazione.
Come pure io non troverei fuor di proposito una scuola di attacco e di guida, perchè sono cose che dovrebbero essere famigliari ad un ufficiale, oltrechè per coltura cavalleristica, per le svariale necessità che si incontrano nell'ambiente cavalli.
La Scuola di Cavalleria
(Continuazione, vedi fascicolo I).
La scuola attuale. — La caserma.
La Scuola di Cavalleria risiede in un ampio fabbricato di forma rettangolare all’ingresso della città di Pinerolo. Da pochi anni ha assunto la denominazione di Caserma Principe Amedeo. La Scuola ha
Caserma Principe Amedeo.
Scuola di Cavalleria.
l’ingresso principale dal Corso Torino verso cui è rivolta, esposta a mezzogiorno, la facciata dell’edificio. Ha pure altri due ingressi, per i cavalli, a ponente ed a mezzanotte.
Prossimo alla Scuola vi è un altro fabbricato, nella adiacente piazza Roma, adattato a scuderia per i cavalli del 2o Squadrone palafrenieri, e alquanto distante un secondo maneggio coperto (cavallerizza
Scuderie del 2o Squadrone Palafrenieri
nell’edificio di Piazza Roma.
Maffei) in vicinanza del foro Boario della città. Appartengono pure alla Scuola un campo di ostacoli, che ora si sta allargando, non lontano della caserma, ed a pochi chilometri dalla città, nei boschi del Ghisone
Interno della Caserma Principe Amedeo.
un ampio e splendido galoppatoio. — Gli uffici e le scuole sono modestissimi, ed anzi troppo modesti per un Istituto assai frequentemente
visitato da principi e da officiali stranieri, troppo modesti per ospitare degli ufficiali; per contro assai eleganti e ben tenuti i locali del circolo
Circolo degli Ufficiali.
Sala della mensa.
e della mensa ufficiali, composto il primo di una bella sala da bigliardo,
Circolo degli Ufficiali.
Sala da bigliardo.
di un’ampia e sfarzosa sala di lettura dove si conservano i premi riportati dagli Ufficiali della Scuola alle corse ed ai concorsi ippici e corredata di gran numero di giornali e riviste, e di un gabinetto di toeletta, donato agli ufficiali da S. A. R. il conte di Torino, a ricordo dell’anno di sua permanenza nell’istituto.
Circolo degli Ufficiali.
Sala di lettura.
La sala di scherma è bella ed ampia: le scuderie parte a boxes, parte a poste sono discrete, ma non sufficienti al bisogno, tantochè nei mesi
Cavallerizza scoperta. ― Corridoio.
Lato ovest della cavallerizza coperta.
d’estate, quando ritornano i cavalli del corso complementare dalle scuderie di Tor di Quinto, la scuola è costretta ad allogarne buon numero sotto ad un porticato nell’interno della caserma, la qual cosa non risponde certo alle esigenze di un istituto di tanta importanza.
L'infermeria cavalli a breve distanza dalla caserma Principe Amedeo è sorta da poco tempo e risponde realmente a tutti i requisiti per ricoverare cavalli distinti e per servire di scuola agli ufficiali veterinari ed ai maniscalchi; essa è degna di una Scuola di Cavalleria, costretta invece negli anni addietro a ricoverare i cavalli in un locale
Infermeria cavalli.
incomodo, senz’aria, angusto, ristretto dalle case della città e per conseguenza anche poco igienico.
Ora invece l'infermeria è pressochè fuori della città in un sito sano, è spaziosa, è elegante, costruita in modo da rispondere a tutte le moderne esigenze della terapeutica veterinaria.
Personale.
La Scuola di Cavalleria è costituita come per il passato di un personale permanente per l’istruzione, la disciplina e l’amministrazione, e di un personale transitorio fornito:
1o Dai sottotenenti di cavalleria di nuova nomina,
2o Dai sottufficiali del corso di perfezionamento,
3o Dagli allievi ufficiali veterinari di complemento;
4o Dagli allievi maniscalchi aspiranti al grado di caporale;
5o Dagli zappatori proposti per coprire la carica di caporale zappatore nei reggimenti di cavalleria.
Il quadro permanente è così composto:
1 Colonnello — Comandante.
1 Tenente colonnello — Comandante in 2.
1 Maggiore.
1 Capitano aiutante maggiore.
1 Tenente.
2 Capitani direttori del Corso dei sottotenenti di nuova nomina.
6 Tenenti istruttori d’equitazione.
1 Capitano professore titolare di telegrafia e topografia.
1 Tenente professore titolare di armi e tiro.
1 Tenente insegnante dei lavori da zappatore e del materiale del gruppo C.
1 Capitano direttore del Corso di equitazione dei sottufficiali.
2 Tenenti istruttori dei sottufficiali.
3 Capitani comandanti gli squadroni palafrenieri.
10 Subalterni pei 3 squadroni palafrenieri.
5 Impiegati civili, di cui 2 maestri di scherma e 3 ufficiali di scrittura.
1 Capitano medico — 1 Tenente medico — 1 Capitano veterinario — 2 Tenenti veterinari — 1 Capitano contabile — 3 Tenenti contabili.
Oltre a questi, a seconda delle circostanze, fanno parte del personale permanente un dato numero di ufficiali comandati in soprannumero al quadro fissato.
L'istruzione.
Il Corso dei sottotenenti nuovi promossi ha per ordinario principio nel mese di ottobre ed ha la durata di 10 mesi.
Fino a poco addietro alla Scuola non venivano comandati che gli ufficiali provenienti dagli allievi della Scuola militare, ma una importante innovazione è stata ultimamente fatta coll’ammettere a questo istituto di perfezionamento anche quelli provenienti dalla Scuola dei sottufficiali.
Il nuovo provvedimento ha il vantaggio di cementare assai più l’unione di tutti gli ufficiali dell’arma, di qualunque provenienza, e di dare un unico indirizzo alla loro istruzione.
Dimodochè i corsi sono ora più numerosi di quanto lo fossero negli anni passati.
Anni addietro il corso aveva il solo scopo di istruire i giovani ufficiali nell'equitazione, così teoricamente che praticamente, coll’aggiunta di qualche lezione di arte militare; oggigiorno invece s' insegna pure alla Scuola di Pinerolo quanto si apprendeva in un corso particolare alla Scuola centrale di tiro e cioè: armi e tiro, lavori da zappatore e materiale del gruppo C; inoltre è istituito un corso regolare di arte militare, di topografia e di telegrafia.
Esercitazioni di campagna. ― Argini del Chitone.
Compiuto il corso normale della Scuola a Pinerolo, gli ufficiali rientrano ai rispettivi reggimenti nel periodo delle manovre, e quindi in due riprese sono chiamati al corso complementare di equitazione di campagna a Tor di Quinto; la prima ripresa dall’ottobre al dicembre, la seconda dal gennaio al marzo.
Preposti all'istruzione dì equitazione ed all'instradamento delll'ufficiale nella carriera sono gli ufficiali istruttori: due capitani direttori che hanno verso i sottotenenti le incombenze di un comandante di squadrone e sei tenenti, tutti ufficiali distinti per ottime note caratteristiche. L'istruzione si compie d’inverno nelle due cavallerizze coperte, e d’estate in campagna, in piazza d’armi e nel galoppatoio di Baudenasca.
I sottotenenti all’inizio del corso vengono forniti di due cavalli, un cavallo di carica inviato dai rispettivi reggimenti cui furono assegnati, ed un cavallo di proprietà che estraggono per lo più a sorte alla Scuola fra un gruppo di cavalli di un’apposita rimonta fatta in Irlanda da un negoziante, che ne assume l’incarico, accompagnato da un ufficiale istruttore. I cavalli ora detti hanno l’età dai cinque ai sei anni e variano di prezzo dalle 1800 alle 2500 lire.
Oltre a questi cavalli, che ogni ufficiale tiene presso di sè, la Scuola provvede due altri cavalli per istruzioni varie nell’inverno, e nella stagione estiva anche i cavalli di puro sangue.
Esercitazioni di campagna.
Dimodochè l’ufficiale monta nella stagione invernale 4 cavalli e 5 nella stagione estiva.
Esercitazioni di campagna.
I cavalli assegnati hanno tutti uno scopo diverso per l’istruzione. Il cavallo di carica serve per far comprendere la potenzialità del cavallo di truppa in rapporto ai cavalli di classe, serve per sviluppare il programma di equitazione contemplato dal regolamento di esercizi, e nel periodo estivo per l’istruzione di piazza d’armi e per le istruzioni tattiche.
Il cavallo irlandese di proprietà serve quale puledro da addestrare, affine d’insegnare al sottotenente nuovo promosso i criteri esatti per istruire e risparmiare un cavallo giovane; dei cavalli forniti dalla Scuola una ripresa mista di irlandesi e italiani istruiti serve per esercitare l’ufficiale alla ginnastica in sella e nel periodo estivo per l’equitazione di campagna, facendogli in pari tempo comprendere il razionale impiego di un cavallo istruito.
I cavalli di razza Franchetti, istruitissimi, servono per esercitare l’ufficiale all’equitazione di maneggio raffinata, per raddolcire l’azione delle mani e delle gambe al cavaliere.
Finalmente il cavallo puro sangue deve rafforzare il braccio dell’ufficiale, abituarne i polmoni all’andature celeri, dargli i giusti criteri di un allenamento, e più che altro serve a fargli comprendere e studiare il cavallo di sangue per se stesso ed in rapporto cogli altri cavalli.
L’ufficiale salvo nelle istruzioni coi reparti di truppa monta sempre senza sciabola.
L’istruttore fa procedere di pari passo l’istruzione pratica colla teorica, cosicchè l’ufficiale mentre impara quanto i regolamenti esigono per proprio conto, impara anche il modo di insegnarli ai propri subordinati.
II sottotenente allievo è pure esercitato, per turno, a comandare la ripresa dei colleghi affine di acquistare quell’occhio, quella chiarezza ed inflessione di voce nel comando che sono necessari per bene istruire e per bene presentare una sezione di soldati in maneggio. L’istruzione tattica è impartita ai sottotenenti dal comandante in 2a della Scuola, che nel periodo invernale li prepara convenientemente con un corso di arte militare, riflettente in particolar modo la parte più importante della cavalleria moderna, l’avanscoperta.
Per le istruzioni coi reparti sono distaccati nella città di Pinerolo due squadroni; uno di lancieri dal reggimento di sede a Vercelli, un altro di cavalleggeri dal reggimento di sede a Saluzzo.
Per quanto riguarda la topografia, gli ufficiali colle nozioni già avute alla scuola militare devono attendere alla parte che più interessa l’arma nostra, il servizio di perlustrazione; sono quindi molto esercitati nelle levate a vista e nel disegno tipografico.
La telegrafia è insegnata in modo molto razionale, tale da fornire all’ufficiale quelle utili cognizioni al riguardo, in guisa ch’egli sappia in campagna trasmettere, ricevere, intercettare telegrammi, riparare ai più frequenti inconvenienti di un apparecchio e di una linea telegrafica, conoscere il modo d’impiantare il telegrafo da campo, ecc., ecc.
Il corso di armi e tiro in complesso non è che una ripetizione della stessa materia studiata già alla Scuola Militare, resa più pratica e sfrondata di tutto ciò che è puramente teorico.
Ricovero blindato.
Il corso di riparazione alle armi ha un’importanza grandissima per il subalterno che dovrà al reggimento fare il servizio di ufficiale
Zattera a sacchi.
d’armamento, ma più importanza ancora ha specialmente oggi giorno, sia per gli ufficiali che per i soldati lo studio dei lavori da zappatore.
Il moderno impiego della cavalleria trova un grande utile neirimpiego dei zappatori Tufficiale in pattuglia, lo squadrone in
Sacco-zattera.
ricognizione devono essere in grado di distruggere ponti o creare passaggi, di potere con mezzi semplici superare corsi d’acqua di una certa
Ponte a impalcate.
importanza ecc., senza ricorrere all’aiuto del genio, cosicchè questa partita merita molta considerazione ed uno sviluppo forse anche maggiore, ed una più larga applicazione nei periodi di manovre, specialmente durante le esercitazioni d’avanscoperta.
Ponte a contrasto.
L’istruzione di scherma ha avuto un forte incremento in questi ultimi anni, mercè l’impulso degli ufficiali preposti all’istruzione: il capitano Annibale Gatti e il capitano Adolfo Goulant, i quali cercarono di infondere nei giovani sottotenenti quella passione ch’essi accoppiavano all’abilità.
Difatti la nobile arte della spada non è meno utile di quella del cavallo per un ufficiale di cavalleria ed è ad augurarsi che i sottotenenti recandosi al reggimento non perdano la passione e l’esercizio e cerchino invece di animare al nobile giuoco anche i colleghi, poichè è una cosa dolorosa a constatarsi, ma a proposito della scherma fra gli ufficiali di ogni grado l’apatia regna sovrana.
Gli ufficiali della Scuola hanno giornalmente un’ora di ginnastica e scherma sotto l’insegnamento di maestri civili e militari e sotto la sorveglianza del capitano incaricato.
Il salto, la sbarra fissa, la pertica, la fune, la scherma e l’equitazione, promuovono e mantengono così nell’allievo della Scuola di cavalleria la massima elasticità, servendo gli esercizi ginnici di forte aiuto agli esercizi equestri.
L’istituto acquistò in Francia un cavallo meccanico per esercitare l’allievo alle sciabolate a cavallo contro un corpo mobile. Il cavallo meccanico è costituito da un cavallo di legno sotto cui è applicato un congegno, messo in moto per mezzo d’una manovella che fa girare un pupattolo imbottito attorno al cavaliere; il pupattolo può essere a volontà alzato, abbassato, ravvicinato ecc. Questo meccanismo ha il vantaggio di far acquistare al braccio lo slancio e la sveltezza ed all'occhio l’esercizio nel vibrare il colpo al momento più opportuno. Un’utile istruzione fa complemento a quella di scherma e cioè la pratica delle leggi del codice cavalleresco, dato che l'ufficiale ha maggiore probabilità di qualunque altro cittadino di trovarsi nella circostanza di fungere da rappresentante e di dirigere un duello.
(Continua)
Luigi Ramognini Tenente di Cavalleria. |