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76 | rivista di cavalleria |
Riscattato parte dal governo e parte dalla propria famiglia, egli ritornò in Italia e riprese le sue abitudini sportive, facendo registrare sui principali campi di corse nuove vittorie.
Chiamato alla Scuola di Cavalleria fu inviato a Tor di Quinto dove destava col tenente Caprilli, ora capitano, suo amico e compagno di sport, l’ammirazione di tutti gli appassionati sportemens della campagna romana.
Egli cavalcava a Pinerolo alla testa dei sottotenenti arrivati da pochi giorni alla Scuola di Cavalleria, quando nell’affrontare una barriera al campo degli ostacoli, causa il terreno umido, gli scivolò il cavallo, il quale battendo sull’ostacolo lo balzò di sella e nel compiere la panache lo colpì con un ferro alla testa producendogli la frattura della base del cranio.
Da quell’istante non parlò più, nè diede alcun segno di vita, sebbene la morte solo tre giorni dopo lo rapisse per sempre all’affetto della famiglia e degli amici.
Gli ultimi comandanti.
A completare la serie dei colonnelli comandanti la scuola di cavalleria mancano quattro ancora o cinque, compreso l’attuale. A bella posta lasciai la loro citazione fuori della rassegna storica per richiamare su di essi la particolare attenzione del lettore, essendosi compiuta per mezzo loro l’evoluzione dalla così detta scuola antica alla scuola moderna.
Il colonnello cav. Giovanni Valfrè di Bonzo, successore del colonnello Gozzani, tenne per poco il comando dell’istituto e cioè dall’ottantanove al novanta e fu l’ultimo colonnello della vecchia scuola.
A sostituirlo fu chiamato il colonnello Avogadro di Quinto 1890-92, sotto il comando del quale fu iniziata l’evoluzione della scuola dal vecchio al nuovo indirizzo, fu soppresso il corso magistrale, si ritirò il cav. Paderni e fu istituito il corso complementare di Tor di Quinto. Ma effettivamente il vero innovatore fu il colonnello cav. Luigi Berta, cavaliere ottimo e appassionato, intenditore profondo di cavalli, il quale mantenendo per sei anni la direzione dal ’92 al ’98, seppe e potè dare il crollo a tutti i vecchi sistemi, dando un forte impulso alla razionale equitazione di campagna, chiamando attorno a sè il Savoiroux ed il Caprilli, veri campioni, i cui metodi sono noti ai lettori della Rivista e dei quali dirò in seguito anch’io brevemente.