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Cesare Paderni prestò l’opera sua fino a che non fu abolito il corso magistrale e diede prova fino agli ultimi anni di fibra e di cuore giovanile.

La fotografia che presento ai lettori lo raffigura sul Calcio, suo cavallo favorito.

Egli si ritirò col grado di tenente colonnello ed ora trascorre in quiete gli anni del meritato riposo tra Cividale nel Friuli e Pisa.

Il Maggiore Baralis, elevatosi a quel grado per puri meriti cavalleristici, è una figura caratteristica della nostra arma, poichè dopo aver dedicato tutta la sua vita all’istruzione degli ufficiali di cavalleria, dopo aver dedicato tutta la sua energia e le sue attitudini spiccate al cavallo moriva vittima di esso in quella stessa Pinerolo che l’aveva visto crescere, a pochi passi da quella Scuola che formava l’unica ragione della sua esistenza.

Il Baralis aveva doppio merito perchè doveva tutto a se stesso, essendo la sua origine modestissima. V’è chi sostiene ch’egli si vantasse d’aver aiutato nell’infanzia, quale garzone muratore, a fabbricare l’edificio stesso che doveva poi ospitarlo come ufficiale e come valente istruttore.

Egli era un gran cavaliere di maneggio, fino ed intenditore, e nell’equitazione artistica superava a detta di molti il Paderni a cui però era assai inferiore nell’equitazione di campagna; da questi dissentiva nei metodi e non regnò mai fra di loro, emuli, un grande accordo, sebbene reciprocamente apprezzassero il rispettivo valore.

La sua morte fu orribile. Egli ritornava dal campo di Marte, montando un morello di sua proprietà; all’altezza di piazza Fontana il ca-