Reina d'Oriente/Secondo cantare
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SECONDO CANTARE
Celestiale, eterna Maiestade,
che senza la tua luce mai non veggio,
s’io sperdo il tempo in queste vanitade,
perdona a me, ch’io ’1 fo per non far peggio.
Ma perch’i’ho da me poca bontade,
della tua fonte tanta grazia chieggio
ch’io possa seguitar il convenente
di quella alta reina d’Oriente.
2
lo vi contai come lo ’mperadore
in camera era con quella reina;
e come a la sua gente con dolore
le donne turchie davan disciplina;
e come quella donna di valore
la’mperadrice uccise la mattina:
or seguirá che diece cameriere
uccise poi per si fatto mestiere.
3
Quando lo ’mperadore i suoi soccorse,
di sei baroni l’un non trova sano:
e la reina fuor la zambra corse,
dicendo alla sua gente: —Ora partiáno!
E, quando la brigata sua s’accorse
ch’avea la spada sanguinosa in mano,
mison mano alle lor, che colle pugna
infíno allor battuta avean la sugna.
4
E quella donna co’ turchi velati
tornò al suo albergo sanza dimorare;
e trovò tutti gli altri apparecchiati
di ogni arnesi acconci a camminare;
e disse: — Poi che siete tutti armati,
partianci quindi, se voglián campare;
clic, se ci suona adosso lo squillone,
a rischio tutti sián de le persone. —
5
E come fu partita dal Castello,
l’alta rcina al papa mandò a dire
che li piacesse rimediare a quello
che non potesserla impedimentire.
Allor suonò lo squillone a martello,
e’l papa disse: — Ah! le convien morire,,
però che questa gente son si cani,
che duro fia campar dalle lor mani. —
6
E poi le scrisse: «Reina, di saldo
a rischio se’ con quanta gente hai teco,
perché lo ’mperador si è molto caldo,
e gente senza numero ha con seco.
Ma prendi vestimento di ribaldo
e torna indietro, e saraiti con meco,
tanto che sfoghi alquanto l’ira sua:
poi ti potrai tornare a casa tua».
7
E la reina discreta ed accorta
immantanente disse: — A Dio non piaccia
che questa gente, che m’ha fatto scorta,
abbandonata sia dalle mie braccia:
’nanzi voglio esser io la prima morta,
poi che di loro ho guidato la traccia. —
E la sua gente gridava: — Campate —
alla reina, — e di noi non curate ! —
8
Disse un de’ savi suoi : — Di questa offesa,
de’ due partiti l’un convien pigliare:
o noi ci apparecchiam per la difesa
in ogni modo e ’l me’ che possián fare;
o disarmati, senza far contesa,
incominciamo mercé a domandare;
ché io son certo ch’e’ roman saranno
pietosi si che ci perdoneranno. —
9
E la reina disse: — Al mio parere,
meglio è a fare una morte che cento;
ché, se noi ci arrendiamo al lor volere,
ne le prigioni ci faran far stento. —
E confortò la gente e fé’ le schiere,
dicendo: — Cavalicr pien d’ardimento,
vogliate innanzi morire ad onore
che viver con vergogna e disinore. —
10
Lo’mperador correndo usci di Roma,
dicendo a la sua gente: — Siate accorti
di prender la reina per la chioma,
la strascinate insin dentro le porti;
e ciaschedun clic sua gente si noma,
pedoni e cavalier sien tutti morti;
le dame ignude tutte le ispogliate,
e incontanente a Roma le menate. —
11
Quando la donna piena di bontade
vide venir lo ’mperador possente,
guardando intorno, da tutte contrade
premer si vide addosso molta gente;
ond’ella, sospirando con pietade,
iscese da cavai subitamente,
e cogli occhi levati, inginocchiata,
si fu di cuore a Dio raccomandata,
12
dicendo: — O Dio, pietá di me ti prenda,
ché ciò m’avvien per voler viver casta;
ond’io ti priego che tu mi diffenda
da quello ’mperador, che mi contrasta,
si che di mille dame non si offenda,
la 1 )r virginitade e non sia guasta.
Soccorrimi, Signor celestiale,
che per ben fare io non riceva male. —
13
E l’agnol, poi che l’orazione ha detta,
li apparve e disse: —Non ti sgomentare:
perché istata se’ da Dio diletta,
mandato m’ha per non ti abbandonare. —
E poi li disse: — To’ questa bacchetta;
fra tuoi nemici si la va a gittare,
dicendo: — Gite come fumo al vento; —
e lo tuo cor di Ior sará contento. —
14
E dipartita quella santa boce,
l’alta reina a cavai fu montata,
fecesi il segno de la santa croce,
e contra e’ suoi nemici ne fu andata
Quando fu presso a lor, molto feroce
la bacchetta tra loro ebbe gittata,
dicendo come l’agnol detto avia,
e tutta quella gente si fuggia.
15
E in isconfitta a Roma se n’andáro,
non aspettando lo padre il figliuolo,
e settemilia e piú ne trafeláro
a piede ed a cavai di quello istuolo,
e de’ maggior baron pochi campáro.
Di che lo’mperador n’have gran duolo;
e que’ de la reina molto arnese
de li roman portarno in lor paese.
16
Sentendo la sconfitta, il Padre santo
andò al palazzo dello ’mperadore,
e in camera il trovò far si gran pianto,
che somigliante mai noi le’ signore.
E disse: — Dimmi il fatto tutto quanto. —
Ed e’ rispuose con molto dolore:
— Il fatto è gito come voi voleste,
quando la falsa reina assolveste.
17
1’ vo’ che voi sappiate, santo Padre,
ch’ella è maestra di diabolica arte,
e le ricchezze sue tanto leggiadre
tutte le vengon da si fatta parte;
e per tal modo uccise la mia madre
con dieci cameriere po’ in disparte;
e ora senza combatter mi sconfisse
con parole e mal cose ch’ella disse. —
18
E ’l papa, che la cosa tutta quanta
sapeva, disse: — Non mi ti scusare.
Tu m’accusasti quella donna santa,
poi la volesti qui vituperare;
perch’ella si difese, tu sai quanta
crudeltá inverso lei volesti fare.
Dio ne fe’ uno miraeoi manifesto,
e la reina non ha colpa in questo. —
19
E poi che l’ebbe molto predicato,
lo ’mperadore tornò a coscienza,
ed a’ suoi piè, di lagrime bagnato,
s’inginocchiò con molta riverenza,
dicendo: — Padre, i’ ho molto fallato,
ond’io mi pento e cheggio penitenza. —
E ’l papa l’assolvette d’ogni rio,
e benedisselo e poi si partio.
20
Appresso scrisse alla donna reale
in Oriente come il fatto istava.
Quando ella lesse la scritta papale,
fu molto lieta di ciò che contava,
perché aspettava l’oste imperiale,
de la qual cosa molto dubitava.
Quando sua gente la novella intese,
facean gran festa per tutto il paese.
21
La sera la reina di biltade
suo debito richiese al suo marito.
Rispuose il re: — Perché tal novitate?
Non mostri sanza quel tale appetito;
ché sián tant’anni stati in castitade
e or mi richiedi a si fatto partito. —
Ed ella disse: — Io ’l fo, perché di noi
nasca un figliuol che signoreggi poi. —
22
Udendo il re cosi buona ragione,
rispuose: — Tu di’ bene, al parer mio. —
Giacque collei, si ch’ella ingravidòne
in quella notte, come piacque a Dio.
E la reina poi il fatto contòne
a’ suoi baron, che n’aveano disio:
— D’un figliuol maschio io sono ingravidata;
onde di ciò si fe’ grande armeggiata.
23
E poco istante il re si fu ammalato
e in brieve si parti di questa vita.
Di ciò si fe’ lamento smisurato,
e gran gente di brun si fu vestita;
e non si vide mai corpo onorato
come fu quel d’adornezza infinita.
Po’ che fu soppellito, di presente,
l’alta reina amaestrò sua gente,
24
dicendo: — Ciascun sia come fratello,
e niuno faccia ad alcun altro torto;
ché a doppio punirò qual sará quello
che faccia peggio perché ’1 re sia morto.
Non dubitate, ché signor novello
so veramente ch’avrete di corto,
il qual sará bilancia di giustizia.—
E tutta gente n’andò con letizia.
25
Ed una ch’avea nome donna Certa,
sua segretiera istata sempre mai,
disse: — Reina, come se’ tu certa
di figliuol maschio aver, che ancor no’l’hai?
Iscandal nascerá di tal proferta
fra la tua gente, se femina fai! —
E la reina disse: — Tu di’ vero:
ripara tu, che ha’ ’l senno tutto intero. —
26
Appresso di dolore fu gravata
l’alta reina sopra a partorire;
e donna Berta savia ed insegnata
celato un fanciul maschio fe’ venire,
e in camera con quel si fu serrata,
eh’altra persona non vi potè’ gire.
Ed ella partori quando gli lece:
or vi dirò che donna Berta fece.
27
La donna partori una fanciulla,
che di bellezza fu maravigliosa;
e donna Berta no’ ne disse nulla,
ma fuor l’ebbe mandata alla nascosa,
e con quel maschio in collo si trastulla.
Gridando, apri la camera gioiosa:
— Venite dentro, ché ’l signore è nato,
piú bel figliuol che mai fosse portato. —
28
E delle donne fu la calca grande
a visitar la donna lor maggiore.
Quando la boce tra’ baron si spande
che gli era nato il lor novel signore,
tutti armeggiar con sopraveste e bande,
piú volte il giorno mutando colore:
e ciaschedun crede che maschio sia
quel che regger dovea la signoria.
39
Levandosi del parto la reina,
fece lattar quel maschio nel palagio.
E donna Berta facie la fantina
celatamente star senza disagio;
e po’, crescendo, a foggia mascolina
la faceva vestire e stare ad agio;
si che maschio pareva veramente
piú bel ch’altro bellissimo e piacente.
30
E quando di sett’anni fu in etade,
e la reina a donna Berta disse
che rimandasse il maschio in sue contrade,
siccome ella ordinò che vi venisse.
E poi che fatta fu suo volontade,
si che non fu persona che ’l sentisse,
ed ella fe’ tornare la figliuola
siccome maschio, per mandarlo a scuola.
31
E disse a donna Berta: — E’ ti conviene
andar con questa fanciulla a Bologna,
però ch’io temo ch’essa sanza tene
non ricevesse biasimo o vergogna:
teco non potre’ stare se non bene.
Prendi tesoro quanto ti bisogna,
e la non dir chi sia: falla studiare:
s’io non mando per te, giá non tornare.—
32
Ed ella si parti con molto avere
e vassene a Bologna quando puote.
Quando fu giunta, ella volle sapere
chi di scienza sape’ me’ le note.
Fu col maestro, e disseli: — Messere,
con voi vo’ porre questo mio nipote,
ché l’amo piú che mio figliuolo assai,
e qui da lui non mi partirò mai.
33
E se farete si ched egli appari
tanto che basti come voi sapete,
non ne pensate d’avere denari,
ch’io ve ne darò quanti vorrete;
si che, se non aveste piú scolari,
co’ sol costui ad agio ne starete. —
Disse il maestro, udendo tal sermone:
— lo ’1 faro savio piú che Salamone. —
34
E poi che la fanciulla fu avviata,
ella imprende’ciò che vedea d’inchiostro.
Se la reina n’era domandata
da’ suoi baroni: — Ch’è del signor nostro?—
ella dicea: — Ene bene — ogni fiata,
— però che studia nel servigio vostro;
e spero in Dio che tornerá si saggio,
che di scienza non ara paraggio. —
35
E quando la fanciulla fu cresciuta
tanto, era in etá di quindici anni,
e in quel tempo suo par non fu veduta
maestra di scienza sanza inganni:
da tutta gente maschio era tenuta
per atti, per sembianti e per li panni;
e di bellezze tante in sé avea,
che molte donne innamorar facea.
36
Ed in quel tempo la reina scrisse
a donna Berta che s’apparecchiasse,
che di Bologna in breve si partisse
e come re la figliuola menasse;
e d’un color cento donzei vestisse,
e gente a piè ed a cavai soldasse,
si che paresse bene accompagnato
il re novello d’oro incoronalo.
37
E donna Berta fece incontanente
ciò che da quella lettera comprese:
vesti donzelli e soldo molta gente,
e some fe’ di molto bello arnese;
e da’ signor de la cittá presente
prese comiato, e fece allor palese
che figliuol era: donde i cittadini
l’accompagnáro piú che a lor confini.
38
E, cavalcando poi, ogni cittade
gli fece onor quanto li convenia.
La madre, che sapea per veritade
la sua tornata, fece ambasceria
a tutti i suoi baron di nobiltade
ch’ognuno andasse a farle compagnia;
onde marchesi, barvasori e conti
con altra gente a cavai furon pronti.
39
Poi la reina fe’ per suo contado
tutta la strada, dove dé’ passare,
quaranta miglia coprir di zendado,
e poi la piazza, ove dovia smontare,
di drappo d’oro coprir, che di rado
si bel si vede mai adoperare.
Giunto ch’è il re, la fe*ta e l’allegrezza
fu tal, che a dire mi sare’ gravezza.
40
Ma, poi che ’l fu ne la sedia reale,
parlamentò si ben, che ognun da canto
diceva: — Il nostro signor naturale
parla per bocca di Spirito santo.
E certi sidn che ’l Re celestiale
colla sua man l’ha fatto tutto quanto,
però ch’uscito par del paradiso. —
E ciascun si parti con giuoco e riso.
41
E lo re poi, per piú chiaro mostrare
che ’l fosse maschio com’era tenuto,
apparò di schermire e di giostrare,
ed in ciascuno fu ardito e saputo.
Cantar sapeva e stormenti suonare,
di gran vantaggio l’arpa ed il liuto:
si che di sua virtú per ogni verso
fama n’andò per tutto l’universo.
42
Ed in quel tempo avia lo ’mperadore
una figliuola grande da marito;
e disse al papa un di : — Santo pastore,
mia figliuola vorrebbe anello in dito;
ond’io ne sto in pensiero a tutte l’ore,
poi che non so chi sia di tal partito:
se ne sapete alcun, che a lei si faccia,
di maritarla priego che ’l vi piaccia. —
43
Sapendo il papa la magnificenza
de lo re d’Oriente e sua vertute,
disse a lo ’niperador la convenenza.
— Questi sará di tua figlia salute:
però che, s’ella ha bella appariscenza,
odo ch’egli ha tutte virtú compiute:
da lui ’n fuor, non so in cristianitade
chi degno sia di tanta nobiltade. —
44
Lo ’mperador ne fu molto contento,
e lettere fúr fatte e suggellate,
e per ambasciador di valimento
a lo re d’Oriente fúr mandate.
E lo re l’accettò di fin talento;
poi disse a que’ messaggi: — Or m’aspettate;
e poi le lesse in zambra saviamente,
con donna Berta e la madre presente.
45
Quando leggendo intende la scrittura,
come lo ’mperador gli vuol dar moglie,
non sentendosi maschio di natura,
egli e la madre parean pien di doglie.
E donna Berta s’impromette e giura
di riparare a ciò, sed e’ la toglie;
dicendo: — Scusa parrebbe disdegno,
onde distrutto saria questo regno. —
46
E lo re fe’ chiamar l’ambasceria,
e disse lor: — Signori, in veritade,
che tutto ’l tempo della vita mia
promesso aveva a Dio verginitade;
si che per tal cagion grave mi fia
offender la divina Maestade:
ma, per aver con lui perfetta pace,
son per far ciò ch’alio ’mperador piace. —
47
E fece ragunar sua gente a presso,
e in parlemento fe’ dir l’ambasciata,
e tutta la sua gente gridò ad esso:
— Facciasi ciò che dice la mandata. —
E, fatto nel Consiglio il compromesso,
per cavalcar si fe’ l’apparecchiata.
Quando il re fu per mover la mattina,
s’inginocchiòe e disse alla reina:
48
— Forse che piú non mi rivedi mai;
ond’io ti cheggio la tua benezione.—
E la reina allor mise gran guai,
e cadde in terra per quella cagione.
E donna Berta le disse: — Dove hai,
reina, il senno e il core di lione? —
E la reina disse: —Omè! non dire,
ch’io veggio andar la mia figlia a morire.
49
Perch’io uccisi, donde son corrucciosa,
la madre di colui che ’l mondo regge.
Se il nostro re si spoglia con la sposa,
e’ non fia quel che ’l matrimonio legge,
e se torna in palese questa cosa,
ad aspra morte il condanna la legge! —
Rispose donna Berta: — Non dottare,
ché il re con lei qui san credo menare. —
50
E la reina allor l’ha benedetto,
ed el con donna Berta fu partito,
e cogli ambasciator di tale effetto,
e con altri baron, che l’han seguito.
Nel terzo vi dirò come nel letto
la moglie molto lusingò il marito,
pognam che poco valse il lusingare.
Al vostro onore Antonio fé’ ’l cantare.