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Correzioni e Aggiunte |
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anche in altri volumi, non però nel primo. P. 129, n. 2: Menantimo — Menantino. P. 137, n. 3, aggiungi in fine: [“La voce mancosus, e la sua valuta di calcolo sono giunti fino a noi, ed oggi nel vernacolo romanesco.... indica il numero collettivo di XXX: un mencoso o mengoso di allodole vuol dire precisamente trenta allodole.„ (Capobianchi, in Bullett. di Numism. e Sfrag.; Camerino, 1887; vol. III, n.º 3, pag. 85.) Come dunque il Belli afferma che voglia dire cento uccelli? Parecchi pollaroli da me interrogati mi hanno risposto concordemente che il vero mengóso è stato sempre, come dice il Capobianchi, una filza o un gruppo di trénta uccelli grossi, specialmente di allodole, e qualche volta anche tordi. Sempre però si sono anche fatti mengósi normali di quarantacinque, o di sessanta, o di novanta uccelletti, computandone tre per due allodole, o due o tre per una; e non è escluso che in via di capricciosa eccezione se ne sian fatti e se ne facciano anche di cento. Il Belli quindi ha confuso questa rara eccezione con la regola generale. — Cfr. anche la voce mengóti, usata da lui in altri sonetti.] P. 141, n. 9: de — de’. P. 144, n. 1: Bale — Bâle. P. 158, cambia nelle note i numeri 5, 6, 4, in 4, 5, 6. P. 161, n. 4: la stessa correzione che alle pag. 78 e 105. P. 184, n. 1: sostensorio — sostenzorio. P. 190, n. 5, correggila così: [Cioè, nel cesso.] P. 197, infine della nota 6, aggiungi: [O, come oggi si crede, di Augusto.] P. 208, v. 4: arimamnno — arimanno. P. 220, n. 5: spiedo — spiede. P. 238, n. 8, dopo l’ultima parola, metti una virgola, e aggiungi: se è vero, come mi viene assicurato, che s’usi anche a Firenze , e che indichi cosa più o meno diversa dall’“orzata„ e dalla “lattata.„ In fine poi dell’ultima nota, aggiungi: [“Mosca cieca,„ in Toscana.] P. 240, v. 10, i richiami delle note 3, 5, 5, vanno cambiati in 4, 5, 6. P. 274, infine della nota 4, aggiungi: V. però la nota 1 del sonetto: Campo Vaccino (1), 24 ag. 30. P. 305, v. 9, togli la virgola dopo Brussio, e mettila dopo Russio. P. 308, v. 8: S’arifirigge — S’arifrigge. P. 327, n. 6: Pampieri — Pompieri; e alla fine della n. 9, togli il segno della parentesi. P. 338, infine della nota 1, aggiungi: [Il 6 gennaio 1833, il Belli mandava in dono alla cugina Orsola Mazio (Cfr, vol. V, pag. 162-64) pinocchiate e ossi di morto o stinchetti, con una letterina in versi, nella quale, scherzando, le dava i titoli di spapòrchia e di ciarafàna. La cugina rispose il giorno 8:
Spaporchietta quale io sono,
Ho gradito il tuo bel dono;
. . . . . . . . . . . . . . . . .
Ma se miro lo stinchetto,
Ti ravviso, o Cuginetto;
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